E' una corrente artistica che si sviluppa in tutta Europa coinvolgendo
tutti i settori della produzione dalle arti maggiori fino all'arredo e
alla moda. Molti sono gli spunti ai quali fanno riferimento gli artisti
del tempo, ma non assumono mai modelli in assoluto. I modelli vengono
assunti dal mondo greco e romano che possono essere mescolati con elementi
egizi, etruschi o di altre civiltà remote. Questa tendenza favorì uno
studio e una crescente ammirazione verso le fasi più arcaiche e primitive
dell'arte: si passa dal Dorico dei templi di Paestum allo studio della
pittura vascolare. Vengono inoltre apprezzati gradualmente i modelli d'arte
medioevale e del primo Rinascimento. Al gusto del primitivo si lega il
concetto di sublime che sta alla base dell'estetica pre-romantica e si
identifica con ciò che agisce sul sentimento, che colpisce e che comunque
ed in genere è accompagnato da impressioni di grandezza e forza, orrore,
dolore e pericolo. Contemporaneamente si diffuse il termine "pittoresco"
(ciò che è proprio della pittura e dei pittori) per indicare scenari naturali
interessanti per spontaneità e immediatezza e per definire caratteristiche
compositive della natura ordinata, dei giardini, dei resti e delle rovine
di edifici gotici e dei tempietti situati in aperta campagna. Le qualità
del pittoresco si possono riscontrare in: variazioni improvvise, forme
irregolari, ricchezza di colore in natura, diversa distribuzione di luce
ed ombra. Nel '700 l'interesse per l'antico si carica di tensione e fervore
con la resurrezione di Ercolano e Pompei, due città che diventano centro
delle scoperte archeologiche settecentesche. L'attività archeologica prese
consistenza in questo periodo anche in Toscana, in Sicilia, a Roma, in
Grecia e nell'Asia Minore. L'entusiasmo per l'antico viene configurandosi
in una molteplicità di aspetti:1 L'intensificarsi delle campagne di scavo.
2 Assidua visitazione delle memorie del passato. 3 Fioritura del mercato
e del collezionismo d'antiquariato. Si introducono inoltre la catalogazione
dei materiali e vengono istituiti nuovi organismi per la tutela del patrimonio
artistico. Diventano fondamentali per la conoscenza e lo studio dell'antico
le lettere, i resoconti, le memorie dei viaggiatori, le raccolte degli
incisori, i disegni tratti dai referti divulgati a livello internazionale
attraverso pubblicazioni. La pubblicazione sui giornali delle campagne
di scavo incidevano profondamente sulla mentalità collettiva sugli aspetti
del costume e della moda. La rivalutazione dell'antico venne anche dalla
conoscenza degli oggetti d'uso anche quotidiano del mondo antico che affioravano
dagli scavi. Un viaggio in Italia era fra gli eruditi e gli artisti il
modo migliore per ritrovare l'antico e lo spirito antico. Questi viaggi
generalmente includevano Napoli (con Ercolano e Pompei), la Sicilia e
Roma che forniva prevalentemente modelli neoclassici. L'arte in questo
periodo aveva il compito di assumere finalità educative allo scopo di
coinvolgere maggiormente il pubblico ai grandi valori civili. All'interno
del neoclassicismo convivono due correnti: una legata all'ideologia rivoluzionaria,
l'altra più morbida velata di edonismo. Per l'architettura si proponevano:
per gli edifici sia pubblici che privati l'abolizione di elementi decorativi
e l'adozione invece di semplici schemi; per la città si auspicava un progetto
razionale, prestando attenzione alle strutture quali mercati, ospedali,
magazzini, prigioni, strade e piazze. Un'importanza sempre maggiore assunse
il problema urbanistico anche in relazione alla crescita vertiginosa della
città e alla rivoluzione industriale.
Giovan Battista Piranesi
Il veneziano Giovan Battista Piranesi, dopo aver studiato
architettura con il padre, si trasferì a Roma, dove si specializzò in
maniera più attenta all'incisione. Nella contestazione tra grecisti e
romanisti il Piranesi sostenne una rivalutazione in chiave romana, o comunque
italica. Con le sue vedute di Paestum, dei templi d'ordine dorico, contribuì
alla diffusione in Europa del gusto di questo stile considerato austero
e grandioso. Le sue vedute di antichità romane si caricano di un atteggiamento
visionario, alterando le dimensioni reali, scegliendo inquadrature ricche
di effetti chiaroscurali che ne accentuano la vastità. Le figure umane
appaiono piccolissime davanti alla grandezza dei ruderi come importanza
storica. Unico suo progetto realizzato è la chiesa di Santa Maria del
Priorato a Roma, in cui ribadisce i caratteri distintivi del linguaggio
dell'artista; sulla facciata i rilievi sembrano porsi come un insieme
di frammenti dell'antico, liberamente ricomposti dall'artista.
Mengs e Winckelmann
Le incisioni molto diffuse del Piranesi forniscono preziosi
spunti a molti architetti e decoratori europei della fine del '700. Due
furono gli studiosi che teorizzarono e spinsero gli artisti del tempo
all'utilizzo di elementi del passato: Mengs e Winckelmann. Il primo tracciava
un percorso artistico ideale che andava dell'Atene aurea di Fidia attraverso
momenti particolarmente significativi della tradizione italiana al nuovo
classicismo del suo tempo e di cui lui si sentiva interprete. Il secondo
identificava i propri modelli ideali nelle opere di Fidia, Prassitele
e degli imitatori romani.
Jacques-Louis David
Dopo aver acquisito le prime conoscenze presso i laboratori
di due grandi artisti del suo tempo, frequentò i corsi dell'accademia
dove ottenne l'ambitissimo premio di Roma e nel 1755 partì per l'Italia,
dove stazionò per 5 anni scoprendo progressivamente l'arte italiana, rimanendo
particolarmente attratto dall'uso della luce di Caravaggio. A Roma forse
concluse la sua formazione teorica con la lettura degli scritti di Mengs
e Winckelmann. Uno dei frutti dell'esperienza romana fu Belisario riconosciuto
in cui emergono anche elementi nuovi: 1 L'impaginazione compositiva viene
realizzata da un incrocio di verticali e orizzontali. 2 La concentrazione
su elementi essenziali per una chiara comprensione. L'opera è un esempio
morale in cui tutto deve essere inquadrato e definito: Belisario, vecchio
generale cieco e in disgrazia, viene riconosciuto da un soldato che aveva
militato ai suoi ordini, mentre riceve l'elemosina da una passante; la
rappresentazioni ci fa così meditare sulla caducità della gloria e sulla
forza morale anche nelle avversità. Il Giuramento degli Orazi (1784-1785).
Dipinto eseguito su commissione reale in cui l'artista dimostra di aver
compiuto una sintesi di forma e contenuto, resa in una grande immagine.
Gli Orazi sembrano incarnare gli ideali liberali e democratici che avrebbero
subito dopo animato i grandi rivoluzionari. L'opera è divisa in 3 nuclei,
collegati tra loro dagli archi collocati in un porticato, in cui sono
presenti i fratelli, il padre e le donne. Il dolore del dramma vissuto
è rappresentato intensamente, ma i personaggi lo affrontano con grande
controllo e dignità. La luce che colpisce i fratelli e serve a rafforzare
la dignità e l'atto di coraggio in onore della patria è l'accorgimento
tecnico imparato dalla lettura delle opere del Caravaggio. Marat assassinato.
In questo dipinto l'artista ferma sulla tela un fatto d'attualità: la
morte del tribuno assassinato a tradimento. Anche in quest'opera si può
notare l'ascendenza caravaggiesca nell'uso della luce per rivelare le
cose nella loro cruda realtà e che risaltano nel vuoto buio del fondo
che pone in maggior rilievo il cadavere. Con l'avvento di Napoleone il
David ne divenne il pittore ufficiale contribuendo a diffonderne in Europa
l'immagine attraverso i suoi dipinti celebrativi. Una di queste opere
è Bonaparte che valica il Gran San Bernardo. Napoleone viene rappresentato
in un atteggiamento eroico e idealizzato. Celebra un grande personaggio
anche a livello storico, paragonandolo ai grandi condottieri del passato,
i cui nomi sono incisi nella roccia: Annibale e Carlo Magno. Altra opera
celebrativa è la Consacrazione di Napoleone (1805-1807). In quest'opera
l'artista rappresenta fedelmente la cerimonia, curando anche la verosimiglianza
dei personaggi, sia nelle fisionomie che nell'abbigliamento. La coreografia
è grandiosa, sia per l'imponenza che per i colori della scena: il classico
a cui l'artista fa riferimento in quest'opera è solo a livello di forme,
di riti e di decorazione e non più, come nelle opere precedenti, alle
virtù civili.
Antonio Canova
Veneto di origine, ebbe la sua prima formazione in botteghe
artigianali come apprendista scultore in Asolo e a Venezia, ed in quest'ultima
ebbe modo di vedere opere d'arte antiche. L'artista non fu impegnato politicamente
in quanto il suo unico scopo era l'arte che secondo il suo modo di pensare
doveva essere autonoma e non intaccata di ideologie di alcun tipo. Il
suo prestigio a carattere europeo e la sua diplomazia gli permisero di
poter rimanere estraneo a qualsiasi evento e di poter lavorare contemporaneamente
su svariate committenze anche se fra le stesse ci fossero state lotte
in corso. Nel 1779 l'artista si recò a Roma dove studiò più approfonditamente
l'antico, Continuando poi la sua ricerca a Napoli, Pompei e Paestum. La
sua prima opera romana in cui è presente il suo spiccato orientamento
verso il classico è Teseo sul Minotauro (1781-83) in cui Teseo è visto
dopo la vittoria, in un momento di riposo, seduto sulle spoglie del nemico.
L'eroe visto nella sua perfetta bellezza, simboleggia la supremazia dell'intelligenza
e del coraggio dimostrato dall'uomo sulla bestia, rappresentata dal Minotauro.
Monumento a Clemente XIV, Roma (1783-87). Gli elementi che costituiscono
il monumento funebre sono precisi e sobri, in quanto rappresentano umiltà
e temperanza, ed in silenzio compiangono con dolore profondo per la morte
del papa. Nel Monumento funerario di Maria Cristina d'Austria(1798-1805)
l'artista interpreta il tema della morte e del sepolcro ricorrente nella
poetica neoclassica in modo del tutto particolare: sostituisce con un
medaglione la statua-ritratto della defunta e dà al sacrario una forma
piramidale. Verso la porta buia in essa aperta lentamente procede un corteo
di persone; un lieve tappeto disteso sui gradini collega le figure dell'esterno
con l'interno della tomba. In questo monumento funebre troviamo il motivo
pagano della processione funebre e il motivo della memoria consolatrice
che lega il defunto ai vivi attraverso gli affetti.
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