AGGIORNAMENTO SULLA RICERCA: I NEUROTRAPIANTI (di Roger Barker)

Viene qui riportata l’esperienza dei neurotrapianti da parte dello staff inglese che ha partecipato alla sperimentazione Europea insieme a quello francese di Marc Peschanski. L’esperienza è avvenuta a Cambridge ed il trapianto è stato effettuato su quattro pazienti. Nel Regno unito ci sono circa 5000/6000 persona affette, nelle stime ufficiali, dalla Corea di Huntington, e a Cambridge vengono seguite circa 200 persone. Il trapianto ovviamente non deve essere considerato l’unica via per poter curare la malattia, non essendo una cura a tutti gli effetti ma un "tamponamento" non si sa ancora quanto temporaneo (attualmente sembra che comunque conduca alla regressione dei sintomi -nei casi che si trovano nel primo stadio addirittura alla quasi scomparsa- per alcuni anni, non è ancora possibile specificare quanti poiché sinora la regressione nei primi casi efficaci in Francia non è ancora terminata, ovvero i paziente regrediscono costantemente nei loro sintomi migliorando sempre più). Lo scopo principale dei trapianti è infatti quello di fermare il progresso della malattia, confidando che la ricerca trovi al più presto una cura. Sono state mostrate molte fotografie che evidenziavano dove avvenissero le "lesioni", ovvero la morte delle cellule, nella Corea di Huntington. E’ stato fatto notare che queste non avvengono solo nello striato, ma nello stadio avanzato si presentano anche nella corteccia, e questo fatto è ancora oggetto di indagine: le lesioni della corteccia sono una conseguenza delle lesioni allo striato? Oppure fanno parte della malattia stessa?

Quando inizia l’insorgenza della malattia e lo striato comincia a perdere cellule non è certo quale sia la funzione ad esse collegata che verrà persa. Nella stessa zona coesistono le cellule che controllano le finzioni motorie, cognitive, psichiatriche e altre ancora. Si possono quindi avere:

Il dibattito morale sui trapianti è basato, come è risaputo, sulle cellule che vengono immesse nel cervello e la loro provenienza. E’ escluso che queste cellule possano provenire da un donatore adulto, in quanto è necessario che una volta in loco (cioè collocate nel cervello del ricevente) queste cellule si moltiplichino e diventino migliaia. Le cellule adulte si sono già divise e moltiplicate, quindi non potrebbero assolvere al loro compito. E’ quindi necessario che si tratti di cellule embrionali. Sino ad ora le strade tentate (attraverso i trapianti in pazienti con il morbo di Parkinson, che hanno preceduto quelli su pazienti con la Corea di Huntington) sono tre:

FASI DEL TRAPIANTO:

Dopo una serie di esperienze disastrose negli Stati Uniti sono state stilate delle regole per i trapianti uguali per tutti. Se infatti non si segue alla lettera la procedura potrebbero insorgere degli effetti collaterali della cui origine non si potrebbe essere certi.

1) E’ necessario innanzitutto evidenziare attraverso la risonanza magnetica o simili la zona precisa in cui è avvenuta la lesione nello striato.

2) Bisogna preparare il tessuto che verrà impiantato, prelevandolo innanzitutto nella fascia di tempo esatta in cui generalmente lo striato si sviluppa, ovvero dalle 8 alle 11 settimane di gestazione. E’ molto importante rispettare scrupolosamente questo arco di tempo, perché se si preleva un tessuto troppo "vecchio" non sopravviverà dopo il trapianto. Il tessuto prelevato viene quindi sottoposto a una serie di trattamenti.

3) A questo punto le cellule vengono sottoposte a ogni tipo di test, da quello del DNA a quello dell’HIV, per essere certi che siano sane e che siano compatibili con quelle del ricevente. Elenco, scusandomi per eventuali errori, le analisi del protocollo: FBC, biochemistry, CXR, ECG, seriology inc. HIV, hap B&C: VDRL/TPHA, varicella, MRI ai cervello.

4) Si passa alla fase del trapianto, che consiste nell’iniettare le cellule, trattate e testate, nel cervello del paziente ed esattamente nella zona in cui è stata rilevata la lesione. Se tutte le procedure saranno rispettate il tessuto impiantato sopravviverà e si svilupperà.

5) E’ stato rilevato nei primi trapianti fatti sugli animali che i benefici del trapianto aumentano esponenzialmente quanto maggiori sono gli stimoli che si danno all’animale. Ovvero: se si fanno ripetere i test più e più volte l’animale risponderà sempre più rapidamente e con più sicurezza, i sintomi si attenueranno più velocemente e le capacità dell’animale torneranno ad essere sempre più normali. Questo significa che le cellule che vengono impiantate nello striato hanno bisogno di un certo lasso di tempo per svilupparsi e moltiplicarsi. Raggiunto uno stato di maturità queste cellule "nuove" devono imparare le proprie funzioni da zero, esattamente come avviene per le cellule di un bambino. Quindi la persona che ha subito il trapianto dovrà seguire dei corsi di riabilitazione per imparare nuovamente a fare certi movimenti o ragionamenti (l’ho spiegato in termini semplici, certamente il processo è più complicato, ma spero di essermi fatta comprendere da tutti). Questa riabilitazione deve durare 6/9 mesi, lo stesso arco di tempo che ci mette il trapianto per dare dei risultati. Prima di questo arco di mesi non succede nulla, non ci sono miglioramenti visibili. I miglioramenti che potrebbero manifestarsi nel frattempo sono dovuti generalmente a un "effetto placebo" che spinge il trapiantato a sentirsi meglio, ma è un fatto che per ottenere benefici dal trapianto bisogna aspettare.

6) Nel periodo immediatamente seguente il trapianto il paziente viene sottoposto a una serie di trattamenti per evitare il rigetto delle cellule. Questi trattamenti danno alcuni effetti collaterali tra cui: disfunzione renale, anemia, dolori al petto, ipercolesterolemia.

Si possono ottenere tre risultati, genericamente in base allo stadio a cui si trova la Corea di Huntington:

Il primo caso di trapianto in Inghilterra è avvenuto nel 2000, l’ultimo 6 mesi fa. Tutti i pazienti erano nello stadio iniziale. Hanno ricevuto il trapianto in due fasi: la FASE 1 con quattro impianti striatali unilaterali. Nella FASE 2 hanno ricevuto altri 6 impianti bilaterali. I trapianti sono assolutamente sicuri dal punto di vista sanitario ed è certo che non peggiorino in alcun modo la malattia.

Ci sono stati almeno altri tre trapianti facenti parte di questa sperimentazione ufficiale in Europa (probabilmente in Belgio) di cui ancora non si conoscono i risultati. E’ previsto per il prossimo anno un secondo gruppo di trapianti (60) in diversi paesi dell’Europa.

 

 

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