IL vino bianco

 

Rispetto al vino rosso il vino bianco è più difficile da connotare storicamente. Le prime testimonianze della coltivazione della vite risalgono all’epoca dei sumeri, ma furono gli egiziani i precursori dell’arte enologica. Dall’Egitto poi la vite passò in Grecia ed i greci chiamarono il nostro Paese “Enotria”.

 

images.jpgIl vino greco era normalmente bianco, molto alcolico e dal sapore dolce, ma non si hanno notizie certe relativamente al vitigno, alla zona d’origine e alle tecniche di vinificazione. Sotto l’Impero Romano la coltivazione della vite conobbe il suo massimo splendore. 
Sembra che alcuni vini bianchi venivano ottenuti da uve nere, separando le bucce dal mosto prima della fermentazione. Plinio il vecchio ricorda numerosi vitigni dell’aretino specificando le caratteristiche dell’uva, del mosto e del vino, così la Talpona neradava un mosto bianco. 
Il Trebbiano e la Vernaccia erano le varietà di uva più pregiata da cui si ricavava vino bianco nel tardo medioevo. Rispetto al vino rosso il vino bianco era considerato un prodotto di maggior raffinatezza e tanto più lo si apprezzava quanto più era chiaro. Tendenzialmente più robusto e in prevalenza bianco, il vino di collina era preferito a quello di pianura, che era spesso un vino di modesta gradazione
alcolica.

 

Verso la fine dl 1500 i vini italiani divennero quasi un centinaio. Della loro trattazione si occupò un naturalista medico di Papa Sisto V, Castore Durante, in un’opera intitolata Storia dei vini d’Italia del 1560. L'autore dei vini dell’Umbria ricorda soprattutto quelli bianchi. 
In quegli anni gli agronomi, oltre ad aver sviluppato nuovi impianti e nuovi sistemi di allevamento della vite, stabiliscono anche una netta distinzione tra vigneto di collina e vigneto di pianura.

 

Dalle uve bianche, ma anche da quelle rosse, si producono piacevoli e profumati fiumi dorati di nettare di Bacco, dove aromi di frutti e fiori si uniscono a piacevole freschezza.

 

Chiunque sia realmente interessato alla degustazione sensoriale del vino - così come qualunque appassionato della bevanda di Bacco - dovrebbe conoscere le varie procedure necessarie alla produzione di un vino. Certamente per degustare o apprezzare un vino non è necessario essere degli enologi - nobili rappresentanti della scienza delle produzione del vino - tuttavia è innegabile che conoscere le pratiche della produzione del vino, anche se in modo superficiale, costituisce un enorme vantaggio che consente una migliore interpretazione e comprensione di ciò che viene versato nei calici. Un degustatore di vini - se considerato nella sua forma più tipica - non è un enologo e non possiede lo stesso grado di conoscenza di un enologo nelle materie tecniche relative alla produzione del vino. Un enologo - parlando in termini generali - ha invece una conoscenza e una capacità di applicazione relativa alla produzione del vino decisamente maggiore rispetto ad un degustatore. Va comunque osservato che ogni buon enologo dovrebbe anche essere un buon degustatore di vini. Il degustatore dedica la sua professione - o il suo diletto - alla valutazione organolettica e sensoriale del vino - in altri termini, valuta l'operato dell'enologo - e per fare questo in maniera attendibile e obiettiva è opportuno che conosca almeno i principi fondamentali dell'enologia.

image014.jpg