MINISTERO DELL'ECONOMIA NAZIONALE
RIVISTA DEL SERVIZIO MINERARIO NEL 1925
Anno XXXVI, num. 46.
Roma, 1926.

Ribolla - La disgrazia del 1925

Febbraio – Scoppio in un cantiere di coltivazione sottostante ad una traccia già coltivata e nella quale, al contatto tra lignite e ripiena, si era sviluppato un principio d'incendio.
Si era da circa 15 giorni iniziato un cantiere di coltivazione nella sezione seconda, nel quale vi era sviluppo di grisou.
Naturalmente si impiegavano, come in tutta la miniera, lampade di sicurezza e per diluire il gas si faceva agire un ventilatore elettrico interno che spingeva l'aria mediante tubi nel cantiere a 30 metri di distanza.
Gli operai arrestavano il ventilatore a fine turno per lasciarlo raffreddare e quelli del turno successivo lo riattivavano.
Esisteva, alla distanza di 50 metri dallo sfogo del ventilatore soffiante, un cantiere ove la coltivazione si praticava con il metodo delle fette parallele al banco. Era stata coltivata e sostituita già da molto tempo con ripiene la fetta superiore. Si era iniziata con piccola galleria la coltivazione della fetta inferiore e si era notato che al contatto fra lignite e ripiena usciva del fumo, che cioè s'era prodotto un principio d'incendio, come sovente avviene ove la lignite è stata tagliata rompendo il suo stato d'equilibrio molecolare.
Al principio del lavoro, un turno nel prossimo taglio grisoutoso mise in moto il ventilatore. Si produsse un efflusso di grisou e questo, passando in prossimità della zona incendiata, si accese e scoppiò, ustionando gli operai che stavano entrando.
Sembra che, colle apparenze di semplice riscaldamento e lenta ossidazione, l'incendio celasse nell'interno dei punti incandescenti ed il grisou, internandosi fra le ripiene, abbia raggiunto questi punti, accendendosi.
Alcuni giorni dopo, pure essendo stata chiusa la galleria che dava fumo, fatti uscire tutti gli operai, fu fatto l'esperimento di rimettere in moto il ventilatore stando al pozzo. Dopo pochi minuti si produsse uno scoppio maggiore del primo il che dimostrò che la causa dell'accensione era stata veramente l'incendio latente.
Tutti quei cantieri furono chiusi e dall'Ufficio minerario fu prescritto che in nessun caso i ventilatori potessero venire messi in moto da operai, ma solo da sorveglianti o conduttori appositamente incaricati, fatta eccezione per i casi di pericolo grave od infortunio.
Nell'infortunio perirono 5 operai e 13 rimasero feriti.