L'Unità
Sabato 28 dicembre 1974

Spaventosa sciagura in una miniera nel nord della Francia: quaranta i morti.

Un altro operaio disperso - Due i feriti - Forse il grisou la causa del disastro - Centotrenta bambini rimasti orfani


PARIGI, 27.
Spaventosa sciagura mineraria in Francia, a Lièvin, nella regione del Pas de Calais. Un primo tragico bilancio parla di 40 morti e 2 feriti gravi, orrendamente ustionati dalle fiamme che, poco dopo le sei di questa mattina, hanno investito una squadra di minatori appena scesa nel pozzo. c'è anche un operaio disperso.
Dopo ben quindici ore dalla tragedia, le operazioni di soccorso proseguono all'interno delle gallerie che partono dal pozzo n. 3, a 710 metri di profondità.
Il ministro dell'industria D'Ornano, d'altronde, recatosi a Lièvin ha dichiarato che non solo no si conoscono le cause precise della sciagura, ma nemmeno il punto esatto in cui l'esplosione e poi l'incendio si sono verificati.
Inoltre, poiché il lavoro di identificazione delle vittime, quasi tutte carbonizzate, sarà lungo e difficile, la prefettura di Lièvin non ha ancora diffuso i nomi degli scomparsi e la loro nazionalità.
Si sa soltanto che si tratta, in maggior parte, di minatori francesi e polacchi.
La tragedia è avvenuta alle 6,15 di questa mattina. La squadra di notte era appena stata sostituita con quella del mattino (una cinquantina di uomini, secondo la direzione del bacino carbonifero) quando - ha raccontato uno dei tre minatori usciti incolumi dal pozzo della morte - "Tutto è saltato" e una lingua di fuoco ha percorso la galleria.
Le squadre di soccorso, che lavorano in condizioni difficilissime sia per l'atmosfera irrespirabile, sia per il pericolo di crolli, hanno portato in superficie prima di tutto i feriti: sei minatori ustionati che sono stati immediatamente trasferiti al centro ospedaliero di Lille.
Poi è cominciato il penoso recupero dei cadaveri mentre centinaia di persone, donne e bambini, si addensavano ai cancelli del pozzo per avere notizie dei loro cari.
Dalle dieci alle dodici del mattino la direzione annunciava il recupero di otto, poi dieci, poi quindici salme, ma, col passare del tempo, ci si rendeva conto che il bilancio definitivo era assai più grave.
In pratica, a parte i tre scampati e i due feriti, tutti i membri della prima squadra del mattino dovrebbero essere periti nella sciagura.
E in effetti, nel tardo pomeriggio, è stata fornita la cifra di 40 morti: una tragedia, la più spaventosa, registrata in questa regione dalla Liberazione e che appare ancor più angosciante se si pensa alle famiglie distrutte e ai 130 bambini, tanti sono i figli delle vittime, rimasti orfani.
L'indagine in corso non ha ancora accertato le cause dell'esplosione: si fa l'ipotesi di un'esplosione di grisou, benché la squadra notturna di sorveglianza abbia rilevato alle quattro del mattino un tasso relativamente poco elevato di questo gas, infiammabilissimo.
Altri parlano di "coup de poussioes", cioè dell'accensione improvvisa di quella polvere impalpabile di carbone che resta sospesa nell'atmosfera delle gallerie e che può prendere fuoco a contatto con una scintilla fortuitamente scaturita dall'urto di un piccone contro la roccia.
La seconda tesi è forse la più plausibile. In effetti questo pozzo, aperto da poco tempo, era rimasto chiuso  per cinque giorni, in coincidenza con le feste natalizie e solo questa notte i minatori avevano ripreso la loro attività.
Il che fa ritenere che in questi cinque giorni si possa essere accumulata nell'aria una quantità limite di polvere di carbone che solitamente - cioè allorché il pozzo funziona regolarmente - viene "abbattuta" con la costante umidificazione dell'atmosfera.
Esistono delle responsabilità della direzione come il mancato innaffiamento delle gallerie prima della ripresa del lavoro?
E' quanto l'inchiesta dovrà appurare dopo avere stabilito naturalmente le cause esatte della sciagura.
Il giudice istruttore Pascal, incaricato appunto di mettere in luce le eventuali responsabilità, ha nominato due esperti in ingegneria mineraria che dovranno determinare la meccanica dello scoppio e le condizioni nelle quali esso ha potuto verificarsi.
Dal canto suo la direzione dell'ente carbonifero nazionale ha nominato una seconda commissione e per ora, "nella impossibilità di fornire una spiegazione valida", si trincera in un completo mutismo.
Ma quaranta famiglie vogliono sapere e sarà difficile nascondere loro la verità.

Augusto Pancaldi