Luciano Bianciardi, Ribolla, in "La Voce degli Assegnatari", Grosseto, II, 3-4 (5 giugno 1954), p.1.

 

Da: La nascita dei "Minatori della Maremma". Il carteggio Bianciardi - Cassola - Laterza e altri scritti.
A cura di Velio Abati, Fondazione Luciano Bianciardi, Quaderni 5, Giunti ed., 1998.

 

Un mese è ormai trascorso dalla sciagura di Ribolla: è forse tempo di ripensare con animo più fermo al significato  che nella storia del lavoro in Maremma ha avuto quella tragica vicenda.
Ribolla, oltre tutto, ha rappresentato una sorta di prova totale della pubblica opinione nella nostra provincia: le posizioni, di fronte alla strage, si son delineate nette, senza infingimento alcuno.
E larga è stata la gamma delle reazioni, sia degli individui che dei gruppi: si va dall'esasperata esplosione d'ira dolorosa delle famiglie colpite alla cosciente protesta dei compagni superstiti, quelli che avevano previsto e denunciato le cause, generali e dirette che han condotto al disastro, dalla retorica e frettolosa commemorazione dei piccoli borghesi cittadini, subito pronti a dimenticare tutto, perché quelle quarantadue bare erano troppo gravi ed urgenti per i loro mediocri interessi, alle manovre dilatorie e diversive che in alto loco si stan svolgendo perché nulla di nuovo succeda e tutto resti come prima.
Ma la posizione più vile è certamente quella di chi tenta la carta falsa dell'alibi, politico e morale.
E' una tecnica che già altre volte abbiamo sperimentata: qualcosa va male, e dalla nostra parte se ne fa pubblica denuncia, ecco la loro risposta: altrove succede lo stesso, di là, oltre i sipario, le cose vanno peggio.
Stiamo parlando, evidentemente, della storia dei quattrocento morti polacchi: in miniera anche loro, si dice, proprio come a Ribolla, perché la ventilazione non è stata sufficiente giù ai pozzi, come a Ribolla.
Oltre tutto, era una notizia troppo ingenuamente lanciata, una bugia smaccata e squalificata in partenza: un osservatore anche minimamente provveduto se ne sarebbe accorto, esaminando un pò il momento, l'origine, il modo di diffusione di tutta la storia. Accettarla, in quella forma ed in quel momento, poteva anche significare esporsi alla smentita, al ridicolo.
Ma loro non si preoccupano di questo: si son aggrappati a quella falsa notizia come all'unico rottame nel loro naufragio politico e morale. Di fronte alle quarantadue bare di Ribolla non son riusciti a raccontarci altro; non sono riusciti che a cercarsi l'alibi.
E l'alibi, come tutti sanno, lo cercano solo i colpevoli.