- Paese sera -

 Venerdì 7 maggio 1954.Dopo il disastro della miniera di Ribolla 


N ello sfruttamento della lignite l'Italia segue metodi primordiali.
Questo combustibile, razionalmente coltivato all'estero, nel nostro paese viene considerato come "riserva strategica".
Pericolosi caratteri di provvisorietà negli impianti di estrazione - Mendeleev e la massificazione sotterranea.
 Il recente disastro avvenuto nella miniera di lignite picea di Ribolla riporta in tragica attualità il problema dello sfruttamento delle ligniti in Italia.
La lignite rappresenta in Italia una delle poche sorgenti naturali di energia esistenti ma la sua produzione è legata al maggiore o minore costo del combustibile di importazione, Avviene un singolare fenomeno nel nostro paese, fenomeno che lo differenzia in modo particolare.
Nelle altre nazioni (Urss, Usa., Germania, Francia, Inghilterra, Belgio, ecc) si tende a sfruttare ed a consumare sul posto le ligniti delle proprie miniere o come combustibili o per la trasformazione in altri prodotti industriali e si esportano, invece, i carboni fossili più pregiati.
In Italia invece, si importa il carbone e si considerano le ligniti, da parte dei competenti organi governativi, tutt'al più come riserva strategica in caso di mancata importazione di carbone per eventi bellici.
Durante l'ultima guerra e nell'immediato dopoguerra, le miniere di lignite della Toscana e dell'Umbria avevano raggiunto un alto livello di produzione: verso la fine del 1947 l'importazione indiscriminata di carbone americano, che veniva finanche venduto sottocosto pur di liberare le banchine nel porto di Genova, provocò una forte crisi nelle nostre miniere, crisi che si risolse col licenziamento di migliaia di operai.

Impianti invecchiati.

In questa situazione, quelle poche miniere di "riserva strategica" che hanno continuato a lavorare con personale ridotto ai minimi termini, non si sono preoccupate certo di modernizzare e meccanizzare i propri impianti: era un investimento di capitale che non offriva garanzie.
Gli impianti delle nostre miniere sono ancora quelli primordiali: la ventilazione, la circolazione dell'aria sotterranea non segue criteri suggeriti dalla tecnica moderna, ma sono legati solamente ad un rigido costo di produzione considerato su basi immediate e prescindente da sviluppi futuri.
In luogo di ventilazioni sufficientemente potenti e tali da spazzare via ogni risacca di "grisou" si impiegano ancora i topolini bianchi, come riferisce il nostro Chilanti.
Non si fanno gallerie di ventilazione anche fuori banco in materiale sterile, perché altrimenti la lignite viene a costare troppo.
Il 18 gennaio 1948 vi fu una riunione a Firenze, alla quale parteciparono il Ministro On. Fanfani, gli alti funzionari del Ministero dell'Industria, la soc. Terni, la Mineraria Valdarno, diversi industriali, Onorevoli, Senatori e Deputati della Toscana.
Vi erano anche molti minatori preoccupati per la chiusura delle loro miniere.
L'On. Fanfani assicurò che il Governo si sarebbe interessato della situazione e venne costituita una Commissione. Tutto finì così.
L'Italia è ricca di miniere di lignite chiuse e di minatori disoccupati: questa è una nostra triste caratteristica in esclusiva.
L'America, ricca di petrolio e di metano, dà un continuo sviluppo alle ligniti.
Negli enormi giacimenti del Missouri e del Mississippi sono state impiantate industrie che in vario modo consumano lignite in posto.
In Germania si producono oggi circa 400 mila tonnellate di carbone e ben 250 mila tonnellate al giorno di lignite.
L'organizzazione è in continuo progresso ed i costi sono molto più bassi dei nostri.
In Germania un minatore scava due tonnellate al giorno; in Italia un minatore scava in media mezza tonnellata al giorno e questo per mancanza dell'attrezzatura necessaria.
Nella Germania orientale i sovietici stanno distillando la lignite e produrranno con questo sistema 1.255.000 tonnellate annue di benzina a cominciare dal 1954, e questo negli stabilimenti di idrogenazione Bergius a Lenna, Boher Trògliz Lutzkendorf.
In Europa esistono impianti colossali per la produzione sintetica dell'ammoniaca, impianti che hanno assorbito annualmente miliardi di metri cubi di idrogeno ricavato dal gas di lignite.
In America anche oggi si stanno allestendo stabilimenti per produrre benzina sintetica pure dalla lignite.
Dalla lignite si può ottenere anche la cellulosa, materia fondamentale per la fabbricazione della carta, del rayon e della nitrocellulosa; ed è questa materia prima che noi acquistiamo dall'estero per centomila tonnellate l'anno.

Procedimenti moderni.

Il n. 3 della rivista "Rassegna Sovietica" a pag. 13 riporta una previsione del grande scienziato russo Mendeleev sulla massificazione sotterranea del carbone in generale e delle ligniti in particolare.
Diceva, nel 1888, Mendeleev: "Verrà un giorno in cui non si dovrà più estrarre il carbone o la lignite dalla terra, ma lo si potrà trasformare in gas combustibili che verranno distribuiti in tubazioni a grande distanza".
Si trattava di considerare il banco sotterraneo come un grande gassogeno per bruciare la lignite in loco ed ottenere gas d'aria, gas d'acqua o gas misto.
Il gas in tale maniera generato poteva poi venire compresso e trasportato mediante gasdotti in località lontane dalla miniera e, dopo aver servito tutti i paesi attraversati in funzione di gas domestico, poteva essere usato per l'alimentazione di impianti industriali.
Il progetto fu poi ripreso e riesaminato dall'americano Betts nel 1909 e dall'inglese Ramsey nel 1914, senza però arrivare a esperimenti concreti e definitivi.
Nel 1931 in Russia si fecero i primi studi presso le miniere di Gorlovka, dove il banco aveva uno spessore di 80 m.
Poi si applicò tale sistema al bacino del Donetz, del Don e in Siberia con una produzione di 500.000 mc di gas all'ora.
Durante l'ultima guerra il processo della massificazione sotterranea è stato in Urss brillantemente realizzato applicandolo nelle condizioni più diverse e con produzioni spesso imponenti.
Anche nel Belgio si è costituito un Sindacato per la massificazione sotterranea, Sindacato che ha condotto riusciti esperimenti.
Negli Stati Uniti la massificazione sotterranea è stata sperimentata e funziona a Gorgas nell'Alabama.

Anche in Italia sono stati condotti esperimenti del genere, dalla Soc. Mineraria del Valdarno e dalla Soc. Terni nella miniera "Colle d'Oro" In tutti e due i casi però i risultati non sono stati soddisfacenti in quanto l'esperimento non è stato eseguito con accurato studio del banco sotterraneo, studio preliminare indispensabile che avrebbe dovuto servire ad individuare le eventuali faglie o rotture del banco, le quali, infatti, provocarono poi lo spegnimento del fuoco appiccato al banco sotterraneo.
Da questa rapida sintesi si può trarre un giudizio generale sul come viene affrontato il problema delle ligniti nelle nazioni ricche di altre risorse minerarie e paragonarlo al trattamento che viene riservato in Italia a questo minerale che rappresenta una delle pochissime risorse del nostro sottosuolo.

WALTER