Ribolla: la morte differenziale 

Con le prime notizie della sciagura che ha ucciso quarantadue lavoratori nella tenebra, nel soffoco e nel fango del lavoro estrattivo, si sono diffuse le descrizioni della miniera di lignite toscana. Nelle prime notizie, nelle primissime date senza ancora pensare ad effetti spregevoli di partito, tutti lo hanno detto: la vecchia miniera male attrezzata e ormai prossima ad esaurirsi e tale da non meritare la spesa di un modernamento di installazioni doveva andare in disarmo. Ma sarebbe stata la disoccupazione e la fame per il piccolo paese di Ribolla, che non aveva alcuna altra risorsa economica. Quindi la miniera è rimasta aperta e la soluzione degna dei principii che reggono il sistema capitalistico: è un fatto che i morti non mangiano. Un’altra fabbrica, ad esempio, che facesse per ogni unità lavorativa cento di prodotto invece di mille sarebbe stata chiusa da decenni, ma la miniera era aperta. I procedimenti erano quelli di secoli fa, e quelli che le descrizioni dell’ottocento attribuiscono alle miniere inglesi e francesi di combustibili fossili. Mentre queste si vanno liberando di tali procedimenti grazie a moderni impianti di sicurezza, i nostri impianti italiani invece peggiorano. Ma ciò è conseguenza diretta delle leggi economiche del capitalismo. Altri e più industriali paesi sono anzitutto ricchi nel sottosuolo di minerali di qualità e di potenza calorifica molto più alta: noi siamo ridotti alla lignite, e alla torba perfino, e ad adoperare miniere di fertilità deteriore. Esse regolano bene il prezzo internazionale, e tengono su quello dell’antracite, che ci farà profumatamente pagare il pool del carbone, il rentier della coltivazione europea dei combustibili e dei minerali, nido caldo del sopraprofitto capitalista sulle materie prime della morte militare e civile. I combustibili che si scavano dalle viscere della terra derivano dalla digestione geologica di vegetali, di savane e foreste. Sono più o meno ricchi di carbonio, e di varia potenza calorifica. Si classificano all’ingrosso in torbe, ligniti, litantraci ed antraciti. Gli ultimi sono i ricchi carboni fossili che in gran parte vengono da Inghilterra, Stati Uniti, Sud Africa, ecc. In Italia ve n’è poca dotazione: il fabbisogno totale è tra 12 e 15 milioni annui di tonnellate, la produzione, oggi, di appenna 2 milioni. Mussolini nei piani autarchici la volle portare dai 3 milioni del ’39 a 4, pari a 1/3 del fabbisogno. Nel 1942, anno di guerra, la famosa Azienda Statale Carboni Italiani raggiunse infatti i 5 milioni di tonnellate. La poca antracite si estrae in Val d’Aosta e nella sarda Barbagia. Quantità ancora minori di litantrace nel Friuli e nell’Iglesiente, L’antracite delle ottime miniere istriane dell’Arsa è perduta dopo la guerra. Il grosso è lignite sarda, umbra, del Valdarno e del grossetano, dei vari tipi, dai più ricchi (picea, xiloide) ai più magri (torbosa). Il carbone «Sulcis» si classificava come una lignite, ed è di basso valore. L’antracite migliore arriva al potere calorifico di oltre 9000 calorie/kg, il litantrace sta sulle 8000, le varie ligniti tra 7000-7500 e meno, la torba, che va prima essiccata, verso i 3000. I prezzi internazionali di questi combustibili vanno da 24 mila lire/tonnellata del carbone sudafricano a 18 mila dell’antracite inglese, 14 mila del litantrace, 8 mila circa delle ligniti nazionali; e le migliori anche 10 e 11 mila. Il prezzo dunque varia colla efficienza calorifica, in ragione di un duemila lire per ogni migliaio di calorie/Kg. Lo stesso vale dire che il minerale più spregevole, e quindi la meno fertile miniera, regola il mercato generale [..]

tratto da: Amadeo Bordiga, Nel dramma della terra parti di fianco, IL PROGRAMMA COMUNISTA 14-28 maggio 1954

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[..] I lavoratori dell’industria,anche se privi dell’aiuto che i lavoratori stagionali danno ai braccianti, hanno l’esigenza di accelerare la lotta per le seguenti ragioni: perché la classe padronale - governativa conta sul logoramento dei lavoratori, e intanto adopera tutte le armi di intimidazione e di repressione, dalla “Celere” alle squadracce fasciste, come ha fatto la Montecatini che di fronte allo sciopero di quattro giorni nel suo complesso ha tentato la provocazione fascista addirittura nei centri minerari di Ribolla e Gavorrano (a Ribolla i fascisti hanno tentato di fare un comizio sul tema: “Le responsabilità dei comunisti e socialisti per la sciagura della miniera”) [..]

 tratto da: Lorenzo Parodi , Il paternalismo ricattatorio della CISL e della UIL, L’IMPULSO, 15 GIUGNO 1954. L’IMPULSO è l’organo dei Gruppi Anarchici di Azione Proletaria (GAAP)

 
( Documenti gentilmente concessi da Alessandro Pellegatta ).