Muoversi è un imperativo


 

Valeria Brancolini
Giornalista medico-scientifico/Redazione Rr-Ricerca Roche

Tratto da Rr-Ricerca Roche

 

"Camminare ogni giorno per almeno 30 minuti". Il giorno in cui il medico scriverà queste parole in calce a una ricetta, prescrivendo così l’attività fisica alla stessa stregua delle pillole, potrebbe non essere lontano. Mai come negli ultimi tempi, infatti, l’attività fisica ha goduto dell’attenzione dei maggiori organismi internazionali che si occupano di salute. Prima tra tutti l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che proprio alla promozione dell’esercizio fisico ha dedicato la Giornata Mondiale della Salute 20021, lanciando un grido di allarme contro l’inattività fisica che, secondo le stime della stessa organizzazione, sarebbe una delle 10 principali cause di morte e disabilità nel mondo intero e il secondo fattore di rischio per la salute dopo il fumo. Una stima questa che conferma i dati di uno studio pubblicato su JAMA nel 1998, secondo il quale il 23% delle morti per malattie croniche è associato alla vita sedentaria2, e quelli diffusi dall’US Department of Health and Human Services nel 20003. Dati che destano preoccupazione se si considera che, in tutto il mondo, – sempre secondo gli esperti dell’OMS – la percentuale di adulti che conduce una vita sedentaria varia tra il 60 e l’85%, senza grosse differenze tra la città e la campagna, complici la televisione, l’inquinamento e la mancanza di spazi verdi dove svolgere esercizio fisico.

Questa situazione, oltre che sulla salute individuale, pesa anche sui bilanci economici se si considera che, per esempio, nella sola Svizzera ogni anno circa un un milione e mezzo di casi di malattia e 2.000 morti sono associati alla vita sedentaria, con un costo economico pari a 2 miliardi e mezzo di franchi svizzeri e che in Gran Bretagna i costi diretti e indiretti dell’obesità (in termini di visite mediche, cure farmacologiche eccetera) ammontavano nel 1998 a 2,6 miliardi di sterline. La situazione non cambia sull’altra costa dell’Atlantico dove una stima dell’US Department of Health and Human Services ha calcolato che nel 2000 i costi diretti e indiretti associati a obesità e sovrappeso negli Stati Uniti ammontavano a 117 miliardi di dollari4.

 

Muoversi fa bene al corpo, alla mente e alla società

Alla luce di queste considerazioni da diversi anni sono in atto iniziative per aumentare il livello di attività fisica svolta. D’altra parte, il ruolo dell’esercizio fisico nella prevenzione e nel miglioramento di alcuni disturbi, per entrambi i sessi e in ogni fascia di età, è ormai provato (Tab. 1).

 

Tabella 1

Le condizioni croniche per le quali l’attività fisica ha un effetto positivo.

Disturbo

Benefici di un aumento giornaliero dell’attività fisica

Obesità

Riduzione dell’adiposità viscerale e addominale totale

Diabete di tipo II

Aumento della sensibilità al glucosio del muscolo scheletrico sottoposto a movimento e della tolleranza al glucosio dell’intero organismo

Aterosclerosi

Aumento del diametro del lume delle arterie coronariche

ipertensione

Riduzione della pressione arteriosa a riposo

Malattie cardiovascolari (angina, infarto miocardico, insufficienza cardiaca)

Riduzione (dal 20 al 25%) del rischio di morte dopo infarto moicardico. Miglioramento della funzione endoteliale, del metabolismo aerobico del muscolo scheletrico

Asma

Riduzione del rischio di sviluppare il disturbo

Tumori (mammella, colon, pancreas)

Riduzione del rischio di sviluppare la patologia

Fragilità fisica

Ritardo dell’età di esordio della disabilità e maggiore garanzia di una vita indipendente in età avanzata

Osteopenia/ospteoporosi

Ritardo nella riduzione della densità minerale ossea

Modificata da: Chakravarthy MV et al. An obligation for primary care physicians to prescribe physical activity to

sedentary patients to reduce the risk of chronic health conditions. Mayo Clin Proc 2002; 77: 165

 

Innanzitutto svolgere un’attività fisica, anche moderata, e avere quindi una fitness cardiorespiratoria maggiore, si associa a tassi di mortalità inferiori sia per gli adulti sia per i giovani5. Diversi studi, poi, hanno dimostrato che l’attività fisica riduce il rischio di morte per malattie cardiovascolari e che la riduzione è tanto maggiore quanto maggiore è l’intensità dell’attività svolta6. Lo stesso effetto si osserva per la pressione arteriosa: non solo il rischio di sviluppare ipertensione è inversamente proporzionale sia all’attività fisica svolta, sia alla fitness cardiorespiratoria7,8, ma l’esercizio fisico si è dimostrato efficace anche nell’abbassare i valori pressori negli ipertesi9,10. Anche in questi casi l’effetto è dose-dipendente: si osserva già con un’attività fisica moderata, ma aumenta con l’intensità dell’esercizio svolto.

E’ dimostrato poi che muoversi con regolarità protegge dal diabete di tipo II11,12 e da alcune forme di tumore (per esempio il cancro del colon e quello della mammella)13, per non parlare del fatto che aiuta a mantenere un corretto peso corporeo, contribuendo ad abbassare l’incidenza di obesità e sovrappeso, che hanno raggiunti livelli epidemici in tutto il mondo con gravi conseguenze per la salute. Infine l’attività fisica rinforza muscoli e giunture, un effetto particolarmente rilevante per la prevenzione di fratture e osteoporosi in età avanzata14.

In aggiunta agli effetti benefici per il corpo, l’attività fisica fa bene anche alla psiche. Diverse indagini dimostrano infatti che le persone fisicamente attive hanno una minore tendenza a deprimersi e provano in generale una maggiore sensazione di benessere psico-fisico3.

Su un altro versante, anche il ruolo sociale ed educativo dell’esercizio fisico è ormai riconosciuto, al punto da portare anche la Commissione Europea a interessarsene, dichiarando il 2004 l’anno europeo dell’educazione attraverso lo sport.

 

 

Bibliografia

 

1. http://www.who.int/world-health-day/fact_sheets4.en.shtml

2. Hahn RA et al. Excess deaths from nine chronic diseases in the United States, 1986. JAMA 1998; 264: 2554

3. US Department of Health and Human Services. Physical activity and health: a report of the surgeon general. USA: Atlanta, Georgia, 1996

4. US Department of Health and Human Services. The Surgeon General’s all to action to prevent and decrease overweight and obesity. USA: Rockville, Maryland, 2001

5. Paffenbarger RS Jr et al. The association of changes in physical activity level and other lifestyle chracteristics with mortality among men. New Engl J Med 1993; 328: 538

6. Blair SN et al. Changes in physical fitness and all-cause mortality: a prospective study of healthy and unhealthy men. JAMA 1995; 273: 1093

7. Paffenbarger RS et al. Physical activity and hypertension: an epidemiological view. Annals of Medicine 1991: 23: 3196.

8. Blair SN et al. Physical fitness and incidence of hypertension in healthy normotensive men and women. JAMA 1984; 252: 487

9. Arroll B et al. Does physical activity lower blood pressure? A critical review of the clinical trials. Journal of Clinical Epidemiology 1992; 45: 439

10. Kelley G et al. Antihypertensive effects of aerobic exercise: a brief metanalytic review of randomized controlled trials. American Journal of Hypertension 1994; 7: 115

11. Hu FB et al. Walking compared with vigorous physical activity and risk of type2 diabetes in women. JAMA 1999; 282: 1433

12. Eriksson J et al. Resistance training in the treatment of non insulin-dependent diabetes mellitus. Int J Sports Med 1997; 18: 246

13. Vainio H et al. Weight control and physical activity. IARC Handbooks of cancer prevention. IARC Press, 2002

14. Henderson KN et al. The roles of exercise and fall risk reduction in the prevention of osteoporosis. Osteoporosis 1998; 27: 369