Molta strada con pochi passi

 

Valeria Brancolini
Giornalista medico-scientifico/Redazione Rr-Ricerca Roche

Tratto da Rr-Ricerca Roche

 

Un elemento importante messo in luce dagli studi sull’attività fisica è che anche un esercizio moderato - 30 minuti (accumulati anche in tempi diversi durante una stessa giornata) di una camminata a un passo spedito che lasci leggermente senza fiato, ma pur sempre in grado di parlare (con un dispendio di energia pari a 2 kcal/kg al giorno o 1.000 kcal alla settimana) -, purché svolto con regolarità (possibilmente ogni giorno e almeno tre giorni alla settimana), è infatti sufficiente per godere dei benefici psicofisici1.

"L’attività fisica dovrebbe essere riconosciuta come un elemento chiave di uno stile di vita salutare e integrata nella routine quotidiana" ha dichiarato in proposito Marc Danzon, direttore regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in Europa, aggiungendo: "Il modo più semplice per farlo è camminare o andare in bicicletta per almeno 30 minuti ogni giorno".

Apparentemente quindi sembrerebbe sufficiente fare proprio poco per migliorare il proprio stato di salute, ma si tratta di un cambiamento di stile di vita difficile da realizzare, stando alle statistiche internazionali sui livelli di attività fisica svolta dalla popolazione.

Anche l’Italia non sfugge a questo quadro. Secondo un’indagine realizzata dall’ISTAT nel 2000 su un campione di 20.000 famiglie italiane, infatti, il 38,4% della popolazione non pratica attività fisica2. Le più sedentarie sono le donne (43,5% contro il 33% degli uomini) e le persone con oltre 55 anni.

Ma quali sono le principali ragioni per cui non si fa esercizio fisico? Sempre secondo l’ISTAT i motivi sono la mancanza di tempo (36,8%), di interesse (31,4%), l’età (30%) e i motivi di salute (16,1%). Più in generale, come ha messo in luce l’OMS, a frenare l’attività fisica sono l’inquinamento, il traffico e, non ultima, l’ignoranza a proposito degli effetti di una vita sedentaria. Secondo Roberto Bertollini, direttore della Divisione di Supporto Tecnico dell’Ufficio Regionale dell’OMS, sono due i passi fondamentali da fare per far sì che si faccia più attività fisica: migliorare l’informazione sui benefici del movimento e fornire le strutture e gli incentivi per praticare attività fisica. Proprio in questa ottica l’OMS ha recentemente promosso un programma teso ad aiutare gli stati membri dell’Unione Europea a sviluppare le strutture di trasporto e viabilità indispensabili a garantire lo svolgimento dell’attività fisica.

Non mancano peraltro alcuni esempi di iniziative già in corso. In alcune zone della Gran Bretagna, per esempio, i genitori vengono incentivati ad accompagnare i figli a scuola a piedi, creando un percorso lungo il quale i bambini possono in qualsiasi momento prendere l’autobus. Nei Paesi Bassi, poi, per incentivare l’uso della bicicletta nella popolazione più anziana, sono stati organizzati alcuni corsi tesi a incoraggiare l’uso della bicicletta, mettendo in guardia sui pericoli del traffico e cercando di farla diventare un’abitudine3.

 

Lo sport nella storia

Alcuni sostengono che l’attività fisica sia una condizione naturale per l’uomo, quella che gli permette di mantenersi in salute perché garantisce il corretto funzionamento della sua fisiologia. In questa ottica, quindi, l’inattività fisica rappresenterebbe solo una fase transitoria, resa possibile dal progresso e dalla industrializzazione. In effetti l’attenzione per l’esercizio fisico sembra risalire addirittura alla preistoria. Lo testimoniano alcune ricerche che mettono in luce come nelle società preindustrializzate le attività fossero suddivise in modalità simili a quelle raccomandate oggi: alcuni giorni di intensa attività fisica (solitamente dedicati alla caccia e alla ricerca di cibo) seguiti da fasi di riposo nelle quali comunque si praticava un certo livello di attività fisica (viaggi a piedi nei villaggi vicini, danze).

Le raccomandazioni su uno stile di vita salutare sarebbero poi precedenti a quelle realizzate dai filosofi dell’antica Grecia. Nell’antica Cina, per esempio, l’idea che l’armonia sia il segreto della lunga vita risale addirittura al 3000 AC. Il Tai Chi Chuan, per il quale si è dimostrato recentemente che riduce l’incidenza di cadute negli anziani, risale al 200 AC. Lo stesso discorso può essere fatto anche per l’India dove l’Ajur Veda, un insieme di precetti medici trasmessi verbalmente a partire dal 3000 AC, è stato poi integrato nello Yoga, una filosofia che comprende una serie di esercizi di stretching e di postura, che sono la base per il controllo del corpo e della mente, mentre la prima associazione tra medicina e attività fisica risale ai tempi di Erodico, Ippocrate e Galeno.

 

Bibliografia

1. US Department of Health and Human Services. Physical activity and health: a report of the surgeon general. USA: Atlanta, Georgia, 1996

2. http://www.istat.it/Comunicati/Fuori-cale/allegati/La-pratica/sport.pdf

3. http://www.who.int/world-health-day/fact_sheets4.en.shtml

Settembre 2002