MA.R.I.C.A. MALATTIE REUMATICHE INFIAMMATORIE CRONICHE e AUTOIMMUNI CRITERI
CLINICI PER LA DIAGNOSI DI ARTRITE REUMATOIDE
Importanza
della diagnosi precoce
Dr
Roberto Gorla Reumatologia
e Immunologia Clinica – Spedali Civili Brescia
L’Artrite
Reumatoide (AR) è una malattia infiammatoria cronica caratterizzata da
progressiva compromissione anatomica poliarticolare e da un lento deterioramento
multiorganico che è responsabile della riduzione della aspettativa di vita.
Alla iniziale genesi autoimmune consegue, attraverso meccanismi non ancora
chiariti, l'amplificazione e l'automantenimento della flogosi articolare e
sistemica (1) con evoluzione invalidante poliarticolare e con la frequente
comparsa di patologia extra-articolare caratterizzata dal coinvolgimento di
molteplici organi e tessuti. La cronica esposizione endoteliale alle citochine e
ai prodotti dell'infiammazione induce una prematura ed accelerata degenerazione
vascolare, responsabile, nei soggetti portatori di AR, in confronto con la
popolazione generale di paragonabile età, della frequente incidenza di episodi
cerebro-cardio-vascolari. Per tali
motivi l’ AR è considerata una malattia grave con elevati costi sociali. La probabilità
di rallentare la progressione dell’AR è significativamente maggiore se
l’infiammazione sistemica viene controllata nelle fasi più iniziali della
malattia. E’ condivisa l’idea che la terapia con farmaci anti-reumatici, in
grado di interferire con i molteplici meccanismi che sostengono e automantengono
la condizione flogistica, debba essere intrapresa precocemente, all’esordio di
malattia. Da qui la necessità di giungere precocemente alla diagnosi, che però
non è sempre agevole perchè molte altre condizioni reumatologiche, primitive o
secondarie, possono, all’esordio, mimare l’AR e perchè le caratteristiche
di presentazione dell’AR sono variegate con una spiccata diversità tra
singoli individui. Esordio “insidioso”, “a poussée”, “acuto”,
“pauciarticolare” e “poliarticolare” sono termini coniati per descrivere
le diverse varietà di presentazione della malattia reumatoide. Nonostante
l’AR sia una delle malattie infiammatorie croniche a genesi autoimmune più
studiata, non è possibile basare la diagnosi su univoci segni clinici o su
singole alterazioni laboratoristiche. Dall’analisi della frequenza di
presentazione, della specificità e della sensibilità diagnostica di sintomi,
segni clinici e alterazioni laboratoristiche sono stati disegnati, e nel tempo
modificati, dall’ARA (American Rheumatism Association) i criteri per la
diagnosi di AR (2) schematizzati in tabella1. Tab.
1 Criteri ARA
1987 per la diagnosi di Artrite Reumatoide (formato tradizionale)
L’AR
risulta definita se sono stati soddisfatti almeno 4 criteri dei 7 proposti. I
criteri da 1 a 4 devono essere presenti da almeno 6 settimane. I termini di di
AR classica, possibile o probabile non sono più in uso. Nelle forme
conclamate, evolute di AR la definizione diagnostica non è generalmente
problematica e la maggior parte dei pazienti presenta poliartrite fissa,
aggiuntiva e simmetrica delle piccole articolazioni delle mani (ad eccezione
delle interfalangee distali), del polso e di altre sedi articolari, con
prolungata rigidità mattutina. All’esame radiologico sono evidenziabili
tipiche lesioni erosive, nel siero può essere evidenziato il fattore reumatoide
che, se presente a titolo elevato, può associarsi alla presenza di
caratteristici noduli reumatoidi o al coinvolgimento extra-articolare di organi
e tessuti. Tuttavia,
molti dei segni clinici considerati come diagnostici non sono presenti
all’esordio di malattia. In particolare i noduli reumatoidi e le alterazioni
radiologiche possono comparire tardivamente e, in oltre il 20% dei pazienti, non
è rilevabile la presenza nel siero del FR rivelato mediante le classiche
metodiche laboratoristiche basate sulla agglutinazione. Ciò rende poco
sensibile e specifica l’applicazione dei criteri ARA nella diagnosi di early
disease. Ne consegue che i semplici riscontri clinici, con l’evidenza di
poliartrite fissa e simmetrica delle piccole articolazioni delle mani (metacarpo-falangee,
inter-falangee prossimali) e del polso con rigidità mattutina, divengono
preminenti per una diagnosi precoce. A questi vengono affiancati altri
parametri, di per sé non diagnostici, generalmente considerati importanti nella
prognosi della malattia: l'incremento della proteina C reattiva e il fenotipo
HLA DRB1 possono indicare una forma aggressiva di poliartrite reumatoide.
Inoltre, la valutazione radiologica delle piccole articolazioni delle mani e dei
piedi, con l'accurata ricerca dei primi segni di osteopenia iuxta-articolare
riveste notevole importanza diagnostica differenziale nei confronti di forme
degenerative o di altre condizioni poliartritiche. Infine,
nell’iter diagnostico dell’AR vanno consideate la possibilità di
manifestazioni extra-articolari e la diagnosi differenziale, soprattutto con
altre connettiviti sistemiche. Tra le condizioni cliniche che più
frequentemente possono essere all'esordio confuse con l'AR ricordiamo: il Lupus
Eritematoso Sistemico, la Sclerodermia, la Malattia Mista del Connettivo, la
Sindrome di Sjogren con artrite, la Polimialgia reumatica e l'Artrite Psoriasica.
Letture
consigliate: 1.
ED Harris. Rheumatoid
Arthritis. Pathophysiology and Implications for therapy.
New England Journal of Medicine, 322, 18, 1277-1289, 1990 2.
FC Arnett et al. The
American Rheumatism Association 1987 Revised Criteria for the Classification of
Rheumatoid Arthritis.
Arthritis and Rheumatism, 31, 3, 315-324, 1988. |