MA.R.I.C.A.
MALATTIE REUMATICHE INFIAMMATORIE CRONICHE e AUTOIMMUNI
SPEDALI
CIVILI DI BRESCIA I medici del Servizio di Immunologia Clinica
e Reumatologia rispondono
alle più frequenti domande poste dai malati di Artrite Reumatoide (AR). CHE
COSA E’ L’AR? E' una malattia infiammatoria cronica, caratterizzata da dolore,
tumefazione, calore, rigidità mattutina e impotenza funzionale di molte
articolazioni. Sono frequentemente colpite le piccole articolazioni delle mani
e, generalmente, non è coinvolta la colonna vertebrale, se non in fase
avanzata, quando potrebbe essere interessata l’articolazione della
cerniera cervicale. E una malattia frequente (1% della popolazione) che colpisce
le donne in misura quattro volte superiore agli uomini. La causa dell’AR non è nota, ma si pensa che siano numerosi
fattori (genetici e ambientali) coinvolti. POTRO’
SPERARE UN GIORNO DI GUARIRE? Come osservabile per molte altre malattie, l’AR presenta
modalità di insorgenza e di decorso molto diversificate. Alcuni malati hanno
un esiguo numero di articolazioni infiammate, altri molte. Alcuni mostrano
scarsa tendenza a sviluppare erosioni articolari, altri, invece, vanno
incontro ad alterazioni anatomiche precoci. Alcuni rispondono ai farmaci con
una duratura remissione, altri presentano resistenza alla terapia o vanno
incontro ad effetti indesiderati che ne condizionano la sospensione. Nella
pratica clinica abbiamo imparato che prevedere l’evoluzione futura
dell’AR è assai difficile. La non conoscenza della causa della malattia,
comporta l’ammissione che ogni terapia è sintomatica e non elimina la causa
scatenante. Fortunatamente, nella gran parte dei casi, l’intervento terapeutico
precoce induce un significativo miglioramento dei sintorni e dei segni di
malattia. Non infrequentemente è possibile mantenere una condizione di
accettabile benessere con l’impiego di minime dosi di farmaci. PER
QUANTO TEMPO DOVRO’ ASSUMERE Il presupposto alla possibilità di interrompere la
terapia farmacologica per l’artrite reumatoide è quello di aver raggiunto
una condizione di prolungata «remissione clinica», cioè una situazione in
cui non sono più riconoscibili segni di attività della malattia
(infiammazione e rigidità articolare etc.). Tale situazione, pur non molto
frequente, è senz’altro possibile. Quando è stata ottenuta una condizione
di questo tipo possono essere gradualmente ridotti e infine eventualmente
sospesi i farmaci anti-infiammatori (cortisonici e FANS). Prudenza ancora
maggiore è necessaria successivamente nell’ abbandonare la terapia «di
fondo» (Methotrexate, Salazopirina etc.), in quanto è dimostrato che una sua
completa sospensione porta ad un’aumentata frequenza di riaccensioni della
malattia. Solo quando la «remissione clinica» si è stabilizzata per molto
tempo e la terapia è stata lentamente ridotta con cautela si può giungere
ad una sua completa sospensione. QUALI
ALTRI ORGANI SONO COLPITI DALL’AR, L’infiammazione di piccoli vasi sanguigni
(vasculite) può
verificarsi in alcuni soggetti portatori di forme aggressive di AR,
solitamente con elevate concentrazioni ematiche di Fattore Reumatoide. La vasculite sta alla base del possibile coinvolgimento
della cute, con formazione di noduli reumatoidi e di altri organi e apparati.
Sono a volte colpiti: l’interstizio polmonare, le sclere oculari, i nervi
periferici, le sierose (pleura e pericardio) e il cuore. L’infiammazione
cronica è considerata, alla stregua dell’ipertensione arteriosa e dell’ipercolesterolemia,
un fattore di rischio per arteriosclerosi e, conseguentemente, per accidenti
cardio-cerebro-vascolari. La vasculite è generalmente curata con gli stessi
farmaci che vengono impiegati per il controllo dell’infiammazione
articolare. PERCHÉ
DEVO SOTTOPORMI A TANTI ESAMI Per aiutare a confermare la diagnosi di AR, è utile solo
la ricerca del Fattore Reumatoide. Soprattutto in fase di diagnosi di AR, è
necessario considerare ed escludere altre malattie che potrebbero, somigliando
alla AR, indurre ad un errore diagnostico. Per questo motivo gli esami
iniziali, finalizzati alla diagnosi, potrebbero essere numerosi e
comprensivi, generalmente, della ricerca degli autoanticorpi e di eventuali
stati infettivi (virus dell’epatite). Esami quali la VES (velocità di entro-sedimentazione) e
la PCR (proteina C reattiva) sono utili, confrontandoli con precedenti
misurazioni, per verificare se la infiammazione è ridotta o incrementata.
Molti esami, invece, devono essere eseguiti per individuare precocemente
eventuali segni di tossicità determinati dai farmaci in uso. Tra questi:
l’esame emocromocitometrico, l’esame urine, le transaminasi, la
creatinina. |