MA.R.I.C.A.

MALATTIE REUMATICHE INFIAMMATORIE CRONICHE e AUTOIMMUNI

 

  DOMANDE E RISPOSTE

  A CURA DEI MEDICI DEL SERVIZIO DI IMMUNOLOGIA CLINICA

SPEDALI CIVILI DI BRESCIA

  1998-1999

I medici del Servizio di Immunologia Clinica e Reumatologia rispondono alle più frequenti domande poste dai malati di Artrite Reumatoide (AR).

CHE COSA E’ L’AR?

E' una malattia infiammatoria cronica, caratterizzata da do­lore, tumefazione, calore, rigidità mattutina e impotenza fun­zionale di molte articolazioni. Sono frequentemente colpite le piccole articolazioni delle mani e, generalmente, non è coin­volta la colonna vertebrale, se non in fase avanzata, quando po­trebbe essere interessata l’articolazione della cerniera cervica­le. E una malattia frequente (1% della popolazione) che col­pisce le donne in misura quattro volte superiore agli uomini.

La causa dell’AR non è nota, ma si pensa che siano nume­rosi fattori (genetici e ambientali) coinvolti.  

POTRO’ SPERARE UN GIORNO DI GUARIRE?

Come osservabile per molte altre malattie, l’AR presenta modalità di insorgenza e di decorso molto diversificate. Alcuni malati hanno un esiguo numero di articolazioni infiammate, al­tri molte. Alcuni mostrano scarsa tendenza a sviluppare ero­sioni articolari, altri, invece, vanno incontro ad alterazioni ana­tomiche precoci. Alcuni rispondono ai farmaci con una dura­tura remissione, altri presentano resistenza alla terapia o vanno incontro ad effetti indesiderati che ne condizionano la so­spensione. Nella pratica clinica abbiamo imparato che preve­dere l’evoluzione futura dell’AR è assai difficile. La non cono­scenza della causa della malattia, comporta l’ammissione che ogni terapia è sintomatica e non elimina la causa scatenante. Fortunatamente, nella gran parte dei casi, l’intervento tera­peutico precoce induce un significativo miglioramento dei sin­torni e dei segni di malattia. Non infrequentemente è possibi­le mantenere una condizione di accettabile benessere con l’im­piego di minime dosi di farmaci.

PER QUANTO TEMPO DOVRO’ ASSUMERE OGNI GIORNO FARMACI?  

Il presupposto alla possibilità di interrompere la terapia farmacologica per l’artrite reumatoide è quello di aver raggiunto una condizione di prolungata «remissione clinica», cioè una si­tuazione in cui non sono più riconoscibili segni di attività del­la malattia (infiammazione e rigidità articolare etc.). Tale si­tuazione, pur non molto frequente, è senz’altro possibile. Quando è stata ottenuta una condizione di questo tipo posso­no essere gradualmente ridotti e infine eventualmente sospesi i farmaci anti-infiammatori (cortisonici e FANS). Prudenza an­cora maggiore è necessaria successivamente nell’ abbandonare la terapia «di fondo» (Methotrexate, Salazopirina etc.), in quanto è dimostrato che una sua completa sospensione porta ad un’aumentata frequenza di riaccensioni della malattia. So­lo quando la «remissione clinica» si è stabilizzata per molto tem­po e la terapia è stata lentamente ridotta con cautela si può giungere ad una sua completa sospensione.

QUALI ALTRI ORGANI SONO COLPITI DALL’AR, OLTRE ALLE ARTICOLAZIONI?

L’infiammazione di piccoli vasi sanguigni (vasculite) può verificarsi in alcuni soggetti portatori di forme aggressive di AR, solitamente con elevate concentrazioni ematiche di Fattore Reumatoide.

La vasculite sta alla base del possibile coinvolgimento della cute, con formazione di noduli reumatoidi e di altri organi e apparati. Sono a volte colpiti: l’interstizio polmonare, le sclere oculari, i nervi periferici, le sierose (pleura e pericardio) e il cuore. L’infiammazione cronica è considerata, alla stregua dell’ipertensione arteriosa e dell’ipercolesterolemia, un fattore di rischio per arteriosclerosi e, conseguentemente, per accidenti cardio-cerebro-vascolari. La vasculite è generalmente curata con gli stessi farmaci che vengono impiegati per il controllo dell’infiammazione articolare.

PERCHÉ DEVO SOTTOPORMI A TANTI ESAMI DI LABORATORIO?

Per aiutare a confermare la diagnosi di AR, è utile solo la ri­cerca del Fattore Reumatoide. Soprattutto in fase di diagnosi di AR, è necessario considerare ed escludere altre malattie che potrebbero, somigliando alla AR, indurre ad un errore dia­gnostico. Per questo motivo gli esami iniziali, finalizzati alla dia­gnosi, potrebbero essere numerosi e comprensivi, general­mente, della ricerca degli autoanticorpi e di eventuali stati in­fettivi (virus dell’epatite).

Esami quali la VES (velocità di entro-sedimentazione) e la PCR (proteina C reattiva) sono utili, confrontandoli con pre­cedenti misurazioni, per verificare se la infiammazione è ri­dotta o incrementata. Molti esami, invece, devono essere ese­guiti per individuare precocemente eventuali segni di tossicità determinati dai farmaci in uso. Tra questi: l’esame emocromo­citometrico, l’esame urine, le transaminasi, la creatinina.