TERAPIA
DELL’ARTRITE REUMATOIDE: COSA E’ CAMBIATO?
Dr. Massimo Cinquini e Dr. Roberto Gorla
Servizio di Reumatologia e Immunologia Clinica
Azienda Spedali Civili Brescia
La nostra esperienza
Il Servizio di Reumatologia e Immunologia Clinica dell'Ospedale Civile
di Brescia si è sempre caratterizzato per l'attenzione alle nuove
possibilità terapeutiche, nella speranza di offrire ai suoi malati
la possibilità di usufruire delle stesse terapie disponibili nei
maggiori Centri Europei e del resto del mondo. Questa possibilità
è in parte fornita dall'adesione a protocolli di sperimentazione
farmacologica, che rendono disponibili anche in Italia farmaci non ancora
registrati dal nostro Ministero della Salute, in parte dalla attiva collaborazione
con le case farmaceutiche, che hanno accettato di fornire "gratuitamente",
fino alla registrazione in Italia, farmaci su cui era già presente
una ampia esperienza all'estero. Con quest'ultima formula (il cosiddetto
uso "compassionevole") è iniziata la nostra esperienza
di utilizzo dei farmaci biologici. Era il dicembre 1999 quando i primi
dieci pazienti, selezionati in base alle caratteristiche di particolare
attività e refrattarietà alle terapie della loro malattia,
hanno potuto cominciare a ricevere Infliximab (anti-TNF), molti mesi prima
della sua commercializzazione.
Sotto forma di sperimentazione, nell’ottobre 2000, i primi otto
pazienti hanno ricevuto Etanercept (anti-TNF), seguiti nel gennaio 2002
da venti pazienti che hanno ricevuto Anakinra (anti-interleukina I).
La fiducia accordataci dai malati nell'accettare di creare insieme a noi
un'esperienza su questi nuovi farmaci, e i risultati spesso molto incoraggianti,
hanno fatto si che le sperimentazioni siano diventate una parte importante
della nostra attività.
Attualmente è in corso un importante studio, che coinvolge venticinque
pazienti, e propone l'utilizzo di un farmaco già noto (Infliximab),
ma in una condizione diversa dalle precedenti: il suo impiego nella Artrite
Reumatoide appena esordita. Ciò ha la finalità di comprendere
se questa strategia può dare un vantaggio rispetto a quella attualmente
impiegata nella cura dell’Artrite Reumatoide evoluta.
Il futuro molto prossimo riserva infine la possibilità di utilizzare,
sempre in via sperimentale, una nuova molecola anti-TNF (Adalimumab),
con caratteristiche lievemente diverse dalle sue parenti, anche dal punto
di vista della posologia: sarà infatti somministrata sottocute,
ogni quindici giorni, a domicilio.
Come già accennato, l'entrata in scena dei farmaci biologici ha
cambiato la prognosi e la qualità di vita di molti malati, il che
ci ha spinto a renderli accessibili a tutti coloro che presentano indicazione
al loro impiego. La situazione attuale vede un totale di centotre malati
globalmente sottoposti a terapia con farmaci biologici. Di questi, sessantanove
vengono ricevono ogni otto settimane Infliximab, con una fleboclisi della
durata di circa tre ore. I rimanenti sono sottoposti a visite periodiche
(ogni due mesi), nel corso delle quali ricevono il farmaco, che poi viene
autosomministrato a domicilio per via sottocutanea (Etanercept, Anakinra).
Ma molto è cambiato anche nella nostra attività quotidiana:
la presenza più costante, e non limitata alla sola visita di controllo
“periodico”, di molti malati in reparto, è stata per
noi fonte di arricchimento, e ci ha permesso di instaurare un rapporto
medico-paziente più approfondito.
D’altra parte queste attività richiedono spazi adeguati,
medici dedicati e personale infermieristico che renda possibile la somministrazione
e la gestione burocratica del farmaco, con un notevole incremento del
carico di lavoro. La possibilità di utilizzare questi farmaci è
inoltre subordinata alla adesione da parte del centro prescrittore al
progetto ANTARES. Questo è un progetto ministeriale che abilita
alla somministrazione dei farmaci biologici solo alcuni centri specialistici
sul territorio italiano, obbligandoli a rispettare taluni criteri per
la inclusione dei pazienti, le modalità di somministrazione e il
mantenimento in terapia. Anche questo aspetto richiede un impegno attivo
da parte di tutti i medici del Servizio.
A fronte di questi nuovi carichi di lavoro, il personale medico e infermieristico
è rimasto, in realtà, invariato, così come gli spazi
che vengono dedicati alle visite ed alla somministrazione dei farmaci.
Si intravede però una possibilità di ovviare a questi problemi,
in parte con la realizzazione della nuova sede, di cui, grazie al tenace
impegno del Comitato "Un mattone per l'Immunologia" sono già
cominciati i lavori di costruzione, in parte grazie alla possibilità
di aumentare l’organico del Servizio, nell’ambito del progetto
di riorganizzazione dell’assistenza reumatologica sul territorio
della provincia di Brescia.
La sfida per il futuro prossimo è la sconfitta dell’Artrite
Reumatoide come malattia che produce invalidità. L’ambizione
è forse grande, ma a nostro sostegno si schierano le migliori risorse
scientifiche, il progetto di riorganizzazione dell’assistenza reumatologica
nella provincia di Brescia e nuove risorse in termini di personale e strutture,
in gran parte derivanti dall’impegno tenace e costante delle Associazioni
dei Malati e del comitato “Mattone per l’Immunologia”.
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