Voci d'oltre tomba

 

poemetto macheronico

nonché polimetro

 

Personaggi

Filis

Mordeckai

Menackem

Salom

Gnata

 

Prologo

 

 

Su nel cielo, vaganti fiumane,

galoppando le pallide nubi

vanno intorno con ridde sì strane,

che me fermi e domandi: - Gh'è dubi?

 

Sono larve di antichi sepolti

o son genti d'un mondo stranier?

Son ribelli che invocano, stolti!,

de tornar chì da bass in ckasser?

 

Deh! cessate l'eterno vagare,

concedetemi un breve sermon:

un poeta che nulla ha da fare

ve ne prega colgà in senocion.

 

Ma poiché sono poco educate

non si ferman le nubi vaganti:

le mie preci son tanto sprecate

che rabì ghe dighi: - Ve pianti! –

 

Come lieve sussurro di brezza

che di sera si leva sul mar

sento voci di tale dolcezza

che comoss me fermi a scoltar.

 

Ciò che udii quella notte fatale

vuoi tu proprio lettore saper?

Io tel dico; ma, brutto animale,

fa' sciadok, tel domand per piaser.

 

 

Su nel cielo, nebbie vaganti,

le pallide nubi galoppando

vanno intorno con movimenti così strani,

che mi fermo e domando: - Siamo sicuri?

 

Sono spettri di antichi sepolti

o son genti d'un mondo straniero?

Son ribelli che invocano, stolti!,

di tornare quaggiù in ckasser (ghetto)?

 

Deh! cessate il vagare eterno,

concedetemi un breve discorso:

un poeta che non ha da fare nulla

ve ne prega chinato in ginocchio.

 

Ma poiché sono poco educate

le nubi vaganti non si fermano:

le mie preghiere son tanto sprecate

che irato dico loro: - Vi lascio! –

 

Come lieve sussurro di brezza

che di sera si leva sul mar

sento voci di tale dolcezza

che commosso io mi fermo ad ascoltar.

 

Ciò che udii quella notte fatale

tu lettore vuoi proprio sapere?

Io te lo dico; ma, brutto animale,

fa' sciadok (stai zitto), te lo chiedo per piacere.

 

 

Canto 1°

 

Su nel ciel un finestron

me s’aversa in sul moment

e una mucia de vecion

con un mus da malcontent

dan n'occiada da bass

ne le strade silenziose...

con spavent diventi un giass

nel veder 'ste strane cose:

ma curios coma che son

me son fatt un po' de fià

e nascost in un porton

le ciaciere ho scoltà.

. . . . . . . . . . . . . . . . . .

Filis:       Mordekai, cara te, dim

cos'è mai quela contrada

tuta piena de goim

da la luna illuminada...

Mord:     La memoria et forse pers,

o mel diset per schersar?

cosa sit deventà sguers,

non ghe vedet con 'sto ciar?

che gh'et 'sto gran brusor

quel sit lì, se vot saver,

che te sta cosita a cor

non el vedet, è el kasser!

Filis:       Cosa diset, Mordechai,

el kasser così cambià?

G'ho paura, badonai,

che te siet imbariagà.

Me non vedi più i porton,

i ckipì dei schenasim,

e le guardie de pianton

a difesa dei gnivrim.

Me non vedi più el cafè

de Michel, quel dispetos,

me non vedi el vecc Jarè,

me non vedi più Lambros. 

E dov'è la Fasolina

con quell'aria da contessa?

dov'è andà la Siporina,

dov'è andada la Kafessa?

Dei Muscina l'ostaria

me la vedi sensa vin,

ne me par che lì ghe sia

Senegaia del bartin.

Ma non sentet che bordel,

che fracass, che confusion:

ah! tel dighi, non è quel

el chasser coi vecc porton.

 

Su nel ciel un finestrone

mi si apre all’improvviso

e un mucchio di vecchioni

con una faccia da infelici

danno n'occhiata giù in basso

nelle strade silenziose...

per lo spavento divento di giaccio

nel vedere queste strane cose:

ma curioso come io sono

mi sono fatto un po' di coraggio

e nascosto in un portone

ho ascoltato i loro discorsi.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Filis:       Mordekai, caro te, dimmi

cos'è mai quella contrada

tutta piena de goim (gente)

illuminata dalla luna...

Mord:     Hai forse perso la memoria,

o me lo dici per scherzo?

sei per caso diventato cieco,

non ci vedi con questa luce?

Già che hai questo gran desiderio

quel posto lì, se vuoi sapere,

che ti sta così tanto a cuore

non lo vedi è il kasser (ghetto)!

Filis:       Cosa dici, Mordechai,

il kasser (ghetto) così cambiato?

Ho paura, badonai (per il signore),

che tu sia ubriaco.

Io non vedo più le porte del ghetto,

i chepì degli schenasim (soldati austriaci),

e le guardie di sentinella

a difesa dei gnivrim (ebrei).

Io non vedo più il caffè

di Michel, quel dispettoso,

io non vedo il vecchio Jarè,

io non vedo più Lambros. 

E dov'è la Fasolina

con quell'aria da contessa?

dov'è andata la Siporina,

dov'è andata la Kafessa (Indovina)?

L'osteria dei Muscina

io la vedo senza vino, 

né mi sembra che lì ci sia

Senegaia del berretto.

Ma non senti che casino,

che fracasso, che confusione:

ah! te lo dico, non è quello

il chasser (ghetto) con i vecchi portoni.

 

Quest è el ghett di temp passà

con l'antica religion?

ma non vedet che gudà

de zonot e de ladron!

In kasser, per el Ba-a-Scem,

de 'sta roba non ghe n'è.

 Ghe scommett che Menachem

è in perfett accord con me.

Menac:    S'ho da dir la verità

era in gran disperazion

nel veder così cambià

el bon popol de Sion;

ma a la fin ho ben dovù

dagh ragion a Mordeckai,

dop che ho vist, com'i fatt vu

nel ghett 'sti malmasai. 

Filis:       Cosa vot che me te diga,

propria pas non me so dar,

e poss dir che con fadiga

me ghe credi al parlar.

Mord       Chì gh'è Gnata, gh'è Salom

che te polen far saver

cos'è mai quel brutt macom

che te meta in tant penser.

Veh, Salom, gh'è chì Filis,

quel che fa el cafè coi sis,

che desidera un campion

de l'immensa erudizion

che te gh'et del vecc gnolam,

doa magnavem el salam,

el ris gial tuti i Sciabat

e i suchetti coti in piatt.

Dighel te, se non è vera

che 'sta roba così néra

che una volta con rispett

festeggiava el bon mognet,

che adorava la Scóla

e d'Ischack la gran parola,

non è alter che el kassér

dei bei temp del Scaleter!

 

E’ questo il ghetto dei tempi passati

con l'antica religione?

ma non vedi che gudà (folla)

di zonot (prostitute) e di ladri!

In kasser, per il Ba-a-Scem (Signore),

di questa roba non ce n'è.

Ci scommetto che Menachem

è perfettamente d’accordo con me.

Menac:    Se devo dire la verità

ero in grande disperazione

nel vedere così cambiato

il buon popolo di Sion;

ma alla fine ho ben dovuto

dare ragione a Mordeckai,

dopo che ho visto, come avete fatto voi

giù nel ghetto questi malmasai (disgraziati). 

Filis:       Cosa vuoi che io ti dica,

proprio non mi so dare pace,

e posso dir che con fatica

io credo a ciò che dici.

Mord       Qui c'è Gnata, c'è Salom

che ti possono far sapere

cos'è mai quel brutto macom (posto)

che ti provoca tanti pensieri.

Veh, Salom, c’è qui Filis,

quello che fa il caffè coi ceci,

che ti chiede un esempio

dall'immensa cultura

che tu hai del vecchio gnolam (mondo),

quando mangiavamo il salame,

il riso giallo tutti i Sciabat (Sabati)

e gli zucchini cotti nel piatto.

Diglielo tu, se non è vero

che questa cosa così néra (triste)

che una volta con rispetto

festeggiava il buon mognet (festa),

che adorava la sua Scóla (Sinagoga)

e la gran parola d'Ischack,

non è altro che il kassér (ghetto)

dei bei tempi quando c’era Scaleter!

 

 

Canto 2°

 

Salom:   

Ahimè, risparmiate l'ingenua domanda

che crudo rinnova nel seno il dolor:

il popol semita or non è che una banda

de ladar, de spie, de porch, d'agressor.

Laggiù nel silenzio di notte serena

già veggo le turbe de' gran peccator;

di lubriche voci la strada è già piena...

ma tasi, Filis, sit un gran seccador.

Dannate falangi d'un volgo novello

s’avanzano stolte con turpe cantar,

inneggian lo stupro, tra l'orgia e il bordello

e non se n'accorsen del néro lor far.

Silenzio... ascoltate la nova canzone

che con novo metro si leva dal ghett,

scherniscon l'antica fedel religione

e per el kenessed non senten rispett.

La musica orrenda che inspira quell'orda

sentite fratelli d'un tempo che fu:

poi dite un mismor per tal gente balorda

che certo fra poch dovrà vegner chì su.

 

 

 

 

Salom:   

Ahimè, risparmiate la domanda ingenua

che rinnova nel seno il crudo dolore:

il popolo semita ora non è che una banda

di ladri, di spie, di porci, d'aggressori.

Laggiù nel silenzio della notte serena

già vedo le moltitudini dei grandi peccatori;

la strada è già piena di voci oscene...

ma taci, Filis, sei un gran seccatore.

Dannate schiere d'un nuovo popolo

s’avanzano stolte con canti turpi,

inneggiano allo stupro, tra l'orgia e il bordello

e non s'accorgono del loro néro (misero) agire.

Silenzio... ascoltate la nuova canzone

che si leva dal ghetto con una nuova metrica,

scherniscono l'antica fedele religione

e non sentono rispetto per il kenessed (sinagoga).

La musica orrenda che inspira quell'orda

ascoltate fratelli d'un tempo che fu:

poi dite un mismor (salmo) per tal gente balorda

che certo fra poco dovrà venire quassù.

 

 

Canto 3°

 

Inno degli adulteri

 

Largo, largo, gli adulteri siamo,

che a dispett dei noiosi marì

su le teste le corna mettiamo

quand el sol via del ciel è sparì.

Largo, largo, noi siamo i credenti

nel divin re dei re Salamon,

e gli sciocchi che fan da gerenti

se fan rider de gran compassion.

Noi viviam, sol viviam per amare

e in programma g'avem ogni mes

colle bionde le brune mutare

senza tant domandar el permess.

E se mai qualche sciocco marito

voless far el kalotta o el pigul,

gli grattiam dolcemente il prurito

con un fracch de legnade sul cul.

Noi teniamo in riserbo argomenti

di gran forza e d'eccelso valor,

che consolen in tuti i momenti

de le done el bisbetich amor.

Siamo forti sì come giganti,

sim nemich d'ogni sorta de mal,

comperiamo a denari sonanti

le donnette e el vin bon nel boccal.

Non sapete? noi siamo gli apostoli,

 i profeti del libero amar,

solo ai gonzi mariti gli scrupoli

noi lasciamo pietosi osservar.

Largo, largo, gli adulteri siamo,

che a dispett de qualunque marì,

su le teste le corna mettiamo

quand el sol via del ciel è sparì.

 

 

Largo, largo, siamo gli adulteri,

che con disprezzo dei mariti noiosi

mettiamo le corna sulle teste

quando il sole è sparito dal cielo.

Largo, largo, noi siamo i credenti

nel divino re dei re Salamon,

e gli sciocchi che fanno da gestori

ci fanno ridere con grande compassione.

Noi viviamo, viviamo solo per amare

e in programma abbiamo ogni mese

di cambiare le brune colle bionde

senza tanto chiedere il permesso.

E se mai qualche sciocco marito

volesse far il kalotta (stupido) o il pigul (stolto),

gli grattiamo dolcemente il prurito

con un sacco di legnate sul culo.

Noi teniamo in riserbo argomenti

di grande forza e di valore eccelso,

che soddisfano in ogni momento

l’ amore capriccioso delle donne.

Siamo forti come giganti,

siamo nemici d'ogni specie di male,

comperiamo con denari sonanti

le donnine ed il buon vino nel boccali.

Non sapete? noi siamo gli apostoli,

i profeti del libero amore,

solo ai mariti creduloni i doveri

noi lasciamo pietosi rispettare.

Largo, largo, siamo gli adulteri,

che con disprezzo verso ogni marito,

mettiamo le corna sulle teste

quando il sole è sparito dal cielo.

 

 

Canto 4°

 

Inno dei cornuti

 

Cornuti noi siamo

che in barba a la gent

felici viviamo...

sim becch e content.

Del vecchio Vulcano

non gh'em le malizie;

seduti in divano

gustiam le delizie.

La moglie ci sdegna,

e noi lasciam far,

sol quando è omai pregna

chiamiam la comar.

Se sente il nervoso

non fema parola,

per noi l'amoroso

la basa e consola;

le voglie, i capricci

ghe fa almen passar

con carne e pasticci,

con bevr'e magnar.

Galante e cortese

'sto bel buratin

ci paga le spese

de l'ort e dl'oflin:

perciò lo trattiamo

con aria dimessa,

confusi ammiriamo

la sua gran larghezza:

beati ne l'alma,

lontan dai malann

vediamo con calma

passar i bei ann.

Mangiamo e beviamo

con somma allegria

né proprio sappiamo

cos'è gelosia:

Cornuti noi siamo

che in barba a la gent

felici viviamo:

sim becch e content!

 

 

Noi siamo cornuti

che in barba alla gente

viviamo felici...

siamo cornuti e contenti.

Del vecchio Vulcano

non abbiamo le malizie;

seduti in divano

gustiamo le delizie.

La moglie ci sdegna,

e noi lasciamo fare,

solo quando è ornai gravida

chiamiamo la levatrice.

Se si sente nervosa

non facciamo parola,

per noi l'amoroso

la bacia e consola;

le voglie, i capricci

le fa almeno passare

con carne e pasticcini,

con bevande e cibo.

Galante e cortese

questo bel burattino

ci paga le spese

dell'orto e del pasticcere:

perciò lo trattiamo

con atteggiamento modesto,

ammiriamo confusi

la sua grande generosità:

beati nell'anima,

lontano dai malanni

vediamo con calma

passare gli anni belli.

Mangiamo e beviamo

con somma allegria

né proprio sappiamo

cosa sia la gelosia:

Cornuti noi siamo

che in barba a la gente

felici viviamo: 

siamo cornuti e contenti!

 

 

 

Canto 5°

 

Inno delle prostitute

 

Di Venere noi siam sacerdotesse,

amiamo i vini d'oro nel bicchier;

siam belle e non preghiamo genuflesse

quel mond che co le done è tant sever.

In guerra siamo sempre ben armate,

viviam d'amor, di sogni e voluttà:

sprezziamo i sifolott co le patate,

se pias el bon arrost e el bon stufà.

Magre virtù con noi non ne vogliamo,

la morte al matrimonio abbiam per ;

goder: sol questo noi desideriamo;

morir: quand de magnod più non ghe n'è.

Morte ai preti, a la morale,

morte ai critici vigliacchi,

sia salvato da ogni male

il simpatico Batacchi

Viva Casti col Boccaccio,

Viva Paolo de Koch,

viva, viva michelaccio

che me par più bon d'un gnocch.

Viva Taide e Messalina,

gran artiste de valor:

guerra e morte ad Agrippina

che ghe pias più el mans che el tor,

e cantiam, cantiam con lena

il giocoso ritornel,

che dispiace a maddalena,

ma per noi è così bel.

Di Venere noi siam sacerdotesse,

amiamo i vini d'oro nel bicchier:

siam belle e non preghiamo genuflesse

quel mond che cole done è tant sever.

 

 

 

Noi siamo le sacerdotesse di Venere,

amiamo i vini d'oro nel bicchiere;

siam belle e non preghiamo genuflesse

quel mondo che è tanto duro con le donne.

In guerra siamo sempre ben armate,

viviamo d'amore, di sogni e piaceri:

disprezziamo i maccheroni con le patate,

ci piace il buon arrosto ed il buon stufato.

Con noi non vogliamo misere virtù,

per fede abbiamo la morte al matrimonio;

godere: noi desideriamo solo questo;

morire: quando non ci sono più magnod (soldi).

Morte ai preti, alla morale,

morte ai critici vigliacchi,

sia salvato da ogni male

il simpatico Batacchi

Viva Casti col Boccaccio,

Viva Paolo de Koch,

viva, viva michelaccio

che per me è più buono di uno gnocco.

Viva Taide e Messalina,

grandi artiste di valore:

guerra e morte ad Agrippina

alla quale piace più il manzo del toro,

e cantiamo, cantiamo con vigore

il giocoso ritornello,

che dispiace a maddalena,

ma per noi è così bello.

Noi siamo le sacerdotesse di Venere,

amiamo i vini d'oro nel bicchiere;

siam belle e non preghiamo genuflesse

quel mondo che è tanto duro con le donne.

 

 

Canto 6°

 

Inno degli ubriachi

 

Bacco, Bacco, viva te,

viva il vino e il buon bicchier,

sol di Bacco ne la

noi crediam con cor sincer.

Chianti, Malaga, Marsala

Vermouth, Cipro, Rhum, Pomin

Cognac, Grappa, en vin de gala

che fan vegnar el morbin

Morte ai medici igienisti

c'han trovato l'acqua sana

e vorrebbero quei tristi

battesar l'ardente mana.

Ritiratevi vigliacchi

nel fetor de l’Ospedal,

ché se no coi nostri tacchi

ve slarghema el medioeval.

Brindiam pacifici,

amici amabili;

morte ai specifici

dei laureabili.

Salute, o intrepidi,

tregua al dolor,

beviamo lepidi

beviamo ancor.

Finché il gurguzzole

non sia già stracco,

facciamo un brindisi

superbo a Bacco:

Bacco, Bacco, viva te,

viva il vino e il buon bicchier

sol di Bacco ne la

noi crediam con cor sincer.

 

 

Bacco, Bacco, viva te,

viva il vino e il buon bicchiere,

solo nella fede di Bacco

noi crediamo con cuore sincero.

Chianti, Malaga, Marsala

Vermouth, Cipro, Rhum, Pomin

Cognac, Grappa, sono vini pregiati

che fanno venire l’allegria

Morte ai medici igienisti

che han ritenuto che l'acqua sia sana

e vorrebbero quei tristi

annacquare lo spirito ardente.

Ritiratevi vigliacchi

nel fetore dell’Ospedale,

perché altrimenti coi nostri tacchi

vi allarghiamo il posteriore.

Brindiamo pacifici,

amici amabili;

morte ai farmaci

dei farmacisti.

Salute, o intrepidi,

tregua al dolore,

beviamo allegri

beviamo ancora.

Finché il gargarozzo

non sia già stanco,

facciamo un brindisi

superbo a Bacco:

Bacco, Bacco, viva te,

viva il vino e il buon bicchiere,

solo nella fede di Bacco

noi crediamo con cuore sincero.

 

 

Canto 7°

 

Inno dei cassieri

 

Benedetto sei padre clemente,

Dio di pace, di gioia, d'amor,

a te giunga l'evviva fremente

Dio de l'or e del mondo signor.

Deh concedi un minuto di requie,

siamo stanchi del lungo scappar,

ché altrimenti le funebri esequie

ci dovranno assai presto cantar.

O mondaccio villano ed ingrato,

quale vita ci tocca condur!

per aver qualche lira rubato

ci è negato un asilo sicur.

Un impiego più vil del cassiere

non crediamo che esista quaggiù

ci perseguita il carabiniere,

invidios de le nostre virtù.

Deh! ci mostra, Signore munifico

un ritiro doa non gh'è delegà:

di cassieri scappati in Isvizzera

gh'è una piena che non se ghe stà.

Fa che presto sia alfin compensato

il valore del nostro operar,

fa che i gonzi che abbiamo pelato

i magnot prest se tornen a dar;

e a la bisca del gran Monte Carlo,

la latrina dei nostri signor,

correremo in gran fretta a portarlo

per tentar de la sorte el favor.

Ma frattanto leviamo l'osanna

al divino possente padron

che nel mond la benefica manna

semnarà cola pala e el brenton.

Benedetto sei padre clemente,

Dio di pace, di gioia, d'amor,

a te giunga l'evviva fremente

dio de l'or e del mondo Signor!

 

 

Benedetto sei padre clemente,

Dio di pace, di gioia, d'amore, 

giunga a te il fremente evviva

Dio dell'oro e signore del mondo.

Deh concedi un minuto di riposo,

siamo stanchi di scappare continuamente,

perché altrimenti le esequie funebri

ci dovranno cantare assai presto.

O mondaccio villano ed ingrato,

quale vita ci tocca condurre!

per aver rubato qualche lira

ci è negato un asilo sicuro.

Un impiego più vile del cassiere

non crediamo che esista quaggiù

ci perseguita il carabiniere,

invidioso delle nostre virtù.

Deh! ci mostra, Signore munifico

un luogo dove non ci sono poliziotti:

di cassieri scappati in Svizzera

ce ne sono tanti che non c’è più posto.

Fa che presto sia alfine compensato

il valore del nostro operare,

fa che gli sciocchi che abbiamo spennato

tornino presto a darci i magnot (soldi);

e alla bisca del gran Monte Carlo,

la latrina dei nostri signori,

correremo in gran fretta a portarlo

per tentare il favore della sorte.

Ma frattanto innalziamo l'osanna

al divino possente padrone

che nel mondo la benefica manna

spargerà con la pala ed il secchio.

Benedetto sei padre clemente,

Dio di pace, di gioia, d'amor,

a te giunga l'evviva fremente

dio dell'oro e Signore del mondo!

 

 

Canto 8°

 

Filis:    Oh! parchè g'ho avù l'idea

de guardar in quel ventron:

m'è vignù una tal diarrea

che g'ho pien fin i calzon.

Povri temp dle usanze vecie

dova mai si andà a finir!

me saria stopà le orecie

per 'ste robe non sentir.

Ma doman, per non tardar,

vaghi subit da Moscè

e ghe vói per fil contar

quel che ho vist stanott con te.

E te giur, se g'ha pietà

nel sentir le lagnanse,

che nel mond lu tornarà

a insegnarghe le creanze.

Dova sit governo antich

de le forche e de i preson,

dei gnivrim fedel amich,

dov'et miss el vecc baston?

Sì bastona ancor bastona

quela razza stolta e mata

che da temp più non ragiona

e al bordel s'è tuta data.

Sangue, sangue, vói veder,

voi veder petrolio e foch

che in rovina sia el ckasser,

che distrutti sien quei tocch!

Salom:   Pietoso Felice, deh! in calma ritorna,

da giusto castigo puniti son già:

l'antica virtude già più non li adorna

e Dio ghe prepara una grossa macà.

Se il popol semita sì cadde nel basso,

ancor l'altre genti civili non son:

dovunque tu guardi e dirigi il tuo passo,

saret maledett da trovarn'un de bon!

Ma presto è finita, mio nobil Felice,

già i dardi celesti son pronti a colpir,

e in terra tal razza, sai ben chi tel dice,

se dovrà del gnavon con vergogna pentir.

 

Menac:  Si gran néri malmasai

a scaldarve el biscotin,

per non veder 'sti bruti guai

me ve séri el finestrin:

la vendetta la farà

chi tutt veda su nel ciel:

non savì che pecà

a sparlar de quest e quel?

Per intant ve meti in ment

che a le tre g'avem funzion:

prest... andema, bona gent,

che da un pèzz g'ha avert l'Aron.

 

 

Filis:    Oh! perchè mai ho avuto l'idea

di guardare in quel finestrone:

m'è venuta una tal diarrea

che ne ho pieni perfino i calzoni.

Poveri tempi delle vecchie usanze

dove mai siete andati a finire!

mi sarei chiuso le orecchie

per non sentire queste cose.

Ma domani, senza tardare,

vado subito da Mosè

e gli voglio raccontare per filo e per segno

quello che ho visto stanotte con te.

E ti giuro, se prova dolore

nel sentire le mie lamentele,

che lui tornerà sulla terra

a insegnare loro le buone maniere.

Dove sei governo antico

delle forche e delle prigioni,

fedele amico dei gnivrim (ebrei),

dove hai messo il vecchio bastone?

Sì bastona ancora bastona

quella razza stolta e folle

che da tempo non ragiona più

e s'è data tutta al bordello.

Sangue, sangue, voglio vedere,

voglio vedere petrolio e fuoco…

che il ckasser (ghetto) vada in rovina,

che quegli esseri siano distrutti!

Salom:   Pietoso Felice, deh! ritorna calmo,

sono già puniti da giusto castigo:

l'antica virtù già non li adorna più

e Dio prepara loro una grossa macà (disgrazia).

Se il popolo semita è caduto così in basso,

nemmeno gli altri popoli sono civili:

dovunque tu guardi e dirigi il tuo passo,

saresti maledetto a trovarne uno buono!

Ma presto sarà finita, mio nobile Felice,

già i dardi celesti sono pronti a colpire,

e in terra tale razza, sai bene chi te lo dice,

si dovrà pentire del gnavon (peccato) con

vergogna.

Menac:  Siete dei néri malmasai (poveri disgraziati)

a prendervela tanto,

per non vedere questi brutti guai

io vi chiudo la finestra:

la vendetta la farà

chi tutto vede su nel cielo:

non sapete che fate peccato

a sparlare di questo e di quello?

Per il momento vi ricordo

che alle tre c’è la funzione:

presto... andiamo, buona gente,

che l'Aron (Sinagoga) è aperta da un pezzo.

 

 

 

Epilogo

 

E così come egli ebbe parlato

su ne l'aria se squaia el vecciet

e poiché tutto in quiete è tornat

anca pien de sonn vagh a lett!

 

E così come egli ebbe parlato

il vecchietto sparisce nell'aria

e poiché tutto è tornato tranquillo

anch’io pieno di sonno vado a letto!

Luglio 1899

 

ELENCO

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