Per le mè nozze |
Per le mie
nozze |
Versi
letti la sera del 26 Marzo 1904 dinanzi a 45 invitati al pranzo di nozze,
tenutosi in via Tubo N. 41, piano primo casa Maroni. |
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Sà che sim
chì raccolti in confidenza con
poche strofe me ve vói contar senza
lusso de stil o d'eloquenza, ma
con tono modest e famigliar
le
origini remote dei sponsai che
festeggiem bevend nei
orinai. Gh'era una volta in un palass del ghett a
ottanta meter sul livel
del mar un
ramo de la stirpa dei Franchett famoso
e illustre assai nel recitar: artisti
pader, mader e putele da
la ponta di tacch a le servelle.
In
una sera del novantatrì al teatrin Bignami son andà, con
quanta gioia ve la conti mì, per
conossar 'ste gran celebrità; ghe son andà,
confessi el mè pensar, con
una voia mata de fisciar. Me
non so se dar colpa al mè destin,
o a
la comedia che se recitava, a
la spusa de musc, ai capellin, o
al pianofort, che orribilment
stonava, fato
sta che lì in meza a quel sussor
me
son sentì piciar più fort
el cor. Me
son sentì piciar più fort
el cor nel
veder una facia birichina, che
su la scena in mesa a i altr'attor recitava
compagn d'una donnina, con
sentiment tant nobil e sincer da
strappar fin i applausi del porter. A
la noti de la recita famosa non
ho podù dormir un sol moment; se
non ho fatt qualche altra bruta cosa... è
propria stà un gran caso, un accident,
perché
quela simpatica faccina m'aveva
dat ai nervi, corpo de dina! È inutil che ve diga i prim sospir, le
prime occiade, i primi bigliettin,
le
speranze del noster avvenir, le
confidenze prime, i prim basin:
en
robe che oramai ognun le sa sol
che se sia per caso inamorà. |
Dal
momento che siamo qui riuniti in confidenza con
poche strofe io vi voglio raccontare senza
sfoggio di stile o d'eloquenza, ma
con tono modesto e familiare le
origini remote delle nozze che
festeggiamo bevendo negli orinali. C'era
una volta in un palazzo del ghetto a
ottanta metri sul livello del mare un
ramo della stirpe dei Franchetti assai
famoso e illustre nel recitare: artisti
padre, madre e figlie dalla
punta dei tacchi al cervello. In
una sera del novanta tre son
andato al teatrino Bignami, vi
dico con quanta gioia, per
conoscere queste gran celebrità; ci
sono andato, confesso il mio intento, con
una voglia matta di fischiare. Io
non so se dare la colpa al mio destino, o
alla commedia che si recitava, alla
puzza di muschio, ai cappellini, o
al pianoforte, che stonava orribilmente, fatto
sta che lì in mezzo a quello strepito ho
sentito il cuore battere più forte. Ho
sentito il cuore battere più forte nel
vedere una faccia birichina, che
sulla scena in mezzo agli altri attori recitava
come una donnina, con
sentimento tanto nobile e sincero da
strappare perfino gli applausi del portinaio. La
notte della recita famosa non
ho potuto dormire un solo momento; se
non ho fatto qualche altra brutta cosa... è
proprio stato un gran caso, un accidente, perché
quella simpatica faccina mi
aveva colpito, perbacco! È
inutile che vi racconti i primi sospiri, i
primi sguardi, i primi bigliettini, le
speranze del nostro futuro, le
prime confidenze, i primi bacini: sono
cose che oramai ognuno conosce sol
che si sia per caso innamorato. |
E adess dop undes
ann de compliment con
gran ansia tocchem l'estrema meta, tra
la gioia de tuti 'sti parent in
mesa a l'armonia la più scieta: e
non te para bel, o Bice mia, 'sto
moment così pien de poésia!
Putei, vói
dir un'ultima parola e pò finissi e non v'annoi più, perché
me senti sà chì ne la
gola un gnocch che non me va ne sò ne
su un gnocch che se non fuss la commossion diria che è propria un tòcch de polpeton. Putei, mi ve ringrazi con fervor dei
auguri e dei voti che avi fatt: ve
giuri che ghi ho tuti chì
nel cor, che
me smartela fort compagn d'un matt, e
dal cor me van driti nel servel a renderme 'sto gioren così bel! Sì
ve ringrazi, deme chì el bicier, che
bevend un augurio ve vói
far, un
augurio, vel giuri, tant sincer coma
l'acqua purissima del mar: se dovì maridarve o ben o mal l'amor,
l'amor sia l'unich idéal!
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E
adesso dopo undici anni di corteggiamento con
grande ansia arriviamo al traguardo , tra
la gioia di tutti questi parenti in
mezzo alla più schietta armonia: e
non ti sembra bello, o Bice mia, questo
momento così pieno di poesia! Ragazzi,
voglio dire un'ultima parola e
poi finisco e non vi annoio più, perché
mi sento già qui nella gola un
nodo che non va né giù né su un
nodo che, se non fosse la commozione, direi
che è proprio un pezzo di polpettone. Ragazzi,
io vi ringrazio calorosamente degli
auguri e dei voti che avete fatto: vi
giuro che li ho tutti qui nel cuore, che
mi martella forte come un matto, e
dal cuore mi vanno dritti nel cervello a
rendermi questo giorno così bello! Così
vi ringrazio, datemi qui il bicchiere, perché
bevendo vi voglio fare un augurio, un
augurio, ve lo giuro, tanto sincero come
l'acqua purissima del mare: se
dovete sposarvi in ogni caso l'amore,
l'amore sia l'unico ideale! |