La Società de la
Pedina |
La Società della
Pedina |
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A
Mantoa, la città de le invension,
e
propria lì in botega de la Pina fra
qualche giovinott del gran bon-ton è
nat la Società de la Pedina, che
sà g'ha avù da temp l'approvasion de
Borghi de Basevi e de Giudina
e
che fra tanti artisti de valor per
soci conta Piro e el sior dotor.
L'han
dita Società così per dir, ma
lei non g'ha nissun regolament e
tira avanti a furia de sospir senza
statuto e senza president: un
pret che gh'era andà per benedir 'sto
circol tant glorios e intraprendent gh'è mancà un fil che con
un sacch de botte non
vaga via co le culatte rotte. La
storia de 'sta pia istituzion se
perda tra la fola e tra el mistero, così
che per rifarla con passion la
scienza ho interpellà del vecc
Asvero, un
om de vasta e scelta erudizion,
ma
che a la fin dei fin non val un zero, e
che dop tant pensar e
dubitar nissuna nova m'ha savù contar.
Così
ho dovù lassar la parte storica e
contentarme sol de la presente, che
ve dirò con frase metaforica, con
stile riservato e assai prudente: a
fé di Dio non ve farò rettorica
per
non stufarve, o bona e brava gente, ma
passarò dei soci la rivista che
tutti insiem chì ve
distendi in lista. Prima
de tuti e per ragion d'età ve
presenti un magnifico putel, che
tuti quei che en pratich de torà per
sovranom el disen: " Kasanel" , degnissim galantom in
verità che
se mai soga insiem de quest
o quel, de
tratt in tratt se grata
un scin el pene e
pò con aria seria dis: -
Va bene! -. |
A
Mantova, la città delle invenzioni, e
proprio lì nella bottega della Pina fra
qualche giovanotto del gran bon-ton è
nata la Società della Pedina, che
già ha avuto da tempo l'approvazione di
Borghi di Basevi e di Giudina
e
che fra tanti artisti di valore per
soci conta Piro ed il signor dottore. L'hanno
chiamata Società così per dire, ma
essa non ha nessun regolamento e
tira avanti a forza di sospiri senza
statuto e senza presidente: un
prete che era andato per benedire questo
circolo tanto glorioso e intraprendente c'è
mancato poco che con un sacco di botte non
vada via con il fondoschiena rotto. La
storia di questa pia istituzione si
perde tra la fiaba e tra il mistero, così
che per ricostruirla con passione ho interpellato la saggezza del vecchio Asvero, un
uomo di vasta e scelta erudizione, ma
che in fondo non vale uno zero, e
che dopo tanto pensare e ripensare non
mi ha saputo raccontare niente di nuovo. Così
ho dovuto tralasciare la storia passata e
accontentarmi solo del presente, che
vi racconterò in chiave di metafora, con
stile riservato e assai prudente: in
fede di Dio non vi farò discorsi retorici per
non annoiarvi, o buona e brava gente, ma
passerò in rivista i soci che
tutti insieme qui vi elenco. Prima
di tutti e per ragione d'età vi
presento un magnifico ragazzo, che tutti coloro che sono pratici di torà (la Legge) hanno
soprannominato: "Kasanel"
(Maestro), in
verità degnissimo galantuomo che
se mai gioca insieme a questo o quello, di tanto in tanto si gratta un scin (poco) il
pene e
poi con aria seria dice: - Va bene! -. |
Implacabile
e feroce suo rivale è
Pirolin, un bravo e bon giovnott
che
g'ha el coraggio sensa tante bale de
sgnaccarte nel corp un
qual cappott: da
Modna 'sto studente del Penale è
vegnù chì per dar dei machelot a
quei che g'ha l'idea cosita
grama de
far con lu qualche partita a dama. Un
alter tipo degno d'un pennel è
Leonsin l'intrepid sugador, un
degno e assai simpatico putel che
fa el sopran a scóla e el sonador; un
sacch de pugn, un vero martorel, sensa un'ombra de pel in sima al cor,
che
i sò colleghi monten
tutti in grigoli, quand per scherzar el ciamen "magnabigoli".
Altro
fra i tanti giocator più fini da
gli occhi somiglianti a una ranocchia, vel daghi a tai: è el magnanin
Comini: punta
la man: di qua, di là sbirlocchia, scruta
del suo rival gli ascosi fini, poscia
spingendo avanti la parrocchia, brontola
tra una mossa e l'altra stramba: -
Si rinnova il flammone ne la gamba! -. E
vedo ancor Luzzatto Giuseppino, che
fin da le Sett Porte viene in ghetto per
imparar dal giovin Pirolino
quel
gioco che più sopra v'ho già detto ma
invece d'imparar 'sto bel puttino ogni
giorno diventa più neretto, tanto
che per punir 'sto malcreato da
la triplice ahimè! l'abbiam cacciato! Sesto
ne viene tra cotanto senno un
tale Cuzzi, un uom senza
valore, somigliante
nei gesti a un Cacasenno, ma
in fin dei conti un debol giocatore, che
ti grida feroce al par di Brenno: -
Guai ai vinti! con me ciascuno muore -, ma
poi, siccome fanno i farabutti, le
piglia in santa pace da noi tutti. |
Suo
rivale implacabile e feroce è
Pirolin, un bravo e buon giovanotto che
ha il coraggio senza tante storie di
rifilarti qualche “cappotto”: da
Modena questo studente del Penale è
venuto qui per dare dei machelot (batoste) a
quelli che hanno l'idea così infelice di
fare con lui qualche partita a dama. Un
altro tipo degno di una citazione è
Leonsin l'intrepido giocatore, un
ragazzo per bene e molto simpatico che a scóla (sinagoga) fa il soprano e il suonatore; un
sacco da pugni (punch bag), un vero sciocco, senza
un'ombra di pelo sul cuore, che
tutti i suoi colleghi gioiscono, quando per scherzo lo chiamano "mangiabigoli". Altro
fra i tanti giocatori più fini dagli
occhi somiglianti a una ranocchia, ve
lo dò a peso: è Comini il calderaio: muove
la mano: sbircia di qua, di là, scruta
gli scopi nascosti del suo rivale, poi
muovendo in avanti il naso, brontola
tra una mossa e l'altra bizzarra: -
Si rinnova il flammone ne la gamba! -. E
vedo ancora Luzzatto Giuseppino, che
viene nel ghetto fino dalle Sett Porte per
imparare dal giovane Pirolino quel
gioco che più sopra v'ho già detto ma
invece d'imparar questo bel ragazzino ogni
giorno diventa più neretto
(incapace), tanto
che per punir questo infelice ahimè
l'abbiamo cacciato dalla triplice! Sesto
in mezzo a tanto grande senno viene un
tale Cuzzi, un uomo senza valore, simile
nei gesti a un Cacasenno, ma
in fin dei conti un giocatore mediocre, che
ti grida feroce come Brenno: -
Guai ai vinti! con me ciascuno muore -, ma
poi, così come fanno i furfanti, le
piglia in santa pace da tutti noi. |
Che
vi dirò d'Attilio e Fortunato e d'Edoardo il magno negoziante che
sembra a bella posta fatto e nato per
baruffar con Cuzzi, quel birbante? Come
vedete è un terno ben piantato, ai
tre re magi in tutto somigliante, e
che i futuri posteri vedranno come
tra un secol vecchi diverranno. El decim fra cotanti sugador è
Annibale student de medisina,
quel
che tutti ciamen el
dottor, terzo
rampol de la signora Pina, che
g'ha per frase prediletta al cor:
«l'introduzion del pen ne la
vagina» e
che ghe pias sfidar assai
de spess el giovinetto Piro o el vecc Cases. Ma
chì me fermi, o bruti fioi
de can, e
meti un po' de tregua ai mè
parlar, perché
se non me sbagli gh'è minian e
contra la torà non vói andar: però
ve foch promessa dentr'a
l'ann a
la gloriosa storia de tornar se
da la vostra nobile clemenza g'avrò in compens la solita
indulgenza. |
Che
vi dirò d'Attilio e Fortunato e
d'Edoardo il grande negoziante che
sembra fatto e nato a bella posta per
litigare con Cuzzi, quel birbante? Come
vedete è un terno molto solido, somigliante
in tutto ai tre re magi, e
che i futuri posteri vedranno come
tra un secolo diventeranno vecchi. Il
decimo fra tali giocatori è
Annibale studente di medicina, quello
che tutti chiamano il dottore, terzo
rampollo della signora Pina, che
ha come frase prediletta al cuore: «l'introduzione
del pene nella vagina» e
cui piace assai spesso sfidare il
giovinetto Piro o il vecchio Cases. Ma
qui mi fermo, o brutti figli di cane, e
metto un po' di tregua ai miei discorsi, perché se non mi sbaglio c'è minian (preghiera) e
non voglio andare contro la torà
(legge): però
vi prometto che entro l'anno riprenderò
la gloriosa storia se
dalla vostra nobile clemenza avrò
come compenso la solita indulgenza. |
2 |
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Poiché
del luglio gli infocati ardori e
d'Agosto e settembre i lieti giorni passar
veloci e gai tra gli splendori di
partite e cappotti e dame adorni, l'ottobre
giunse pien di raffreddori, di
catarri bronchiali e suoi contorni, ond'è che per schivar 'sti gran malann
s'è
trasportà la sede al Venezian.
È
il Vecchio Veneziano un bel caffè, che
el sò compagn
non credi che ghe sia; ghe va gent d'ogni razza e
d'ogni fé devoti
a la sabauda dinastia, che
onoren de continuo el nostar re, i
arbitri, i quisturott, la polizia: insomma,
per finirla in du paroli è
un circolo complet de forcaioli. Ghe va chi porta ancor la cagna in testa, ghe van comendator e
cavalier, con
parrucche de pel e carta pesta e
con certi disturbi nel seder, che
fan vegnir el girament de testa la
cefalea e el morbo de Meniér,
ma
dopo tutt è un sit coma
che va degnissim per la nostra Società. Le
accoglienze, le feste, i compliment, i
bas e le curiose esclamazion
ch'em ricevù da tuta quela gent nel
far la nostra prima apparizion en
robe che a ridirle con la ment farien sciopar el cor de commozion,
sicché
rinunci a l'ardua impresa mia, per
dirve de la nova compagnia. Soppegando, sbuffando e dondolando tute
le sere intorna dei sett
ori entra
Basevi, un uomo venerando, pien de malann, de doie e de dolori: beva
el cafè, lesa el giornal fumando, parla
de quest e quel con i avventori e
quand la ciciarada è
ormai finida se
meta a far la solita partida. |
Dopo
che gli infocati ardori di luglio ed
i lieti giorni d'Agosto e settembre passarono
veloci e gai tra gli splendori adorni
di partite e cappotti e dame, giunse
l'ottobre pieno di raffreddori, di
catarri bronchiali e suoi contorni, e
per schivare questi gran malanni s'è
trasferita la sede al Veneziano. È
il Vecchio Veneziano un bel caffè, che
non credo ce ne sia uno uguale; ci
va gente d'ogni razza e d'ogni religione fedeli
alla dinastia sabauda, che
onorano di continuo il nostro re, i
giudici, i questurini, la polizia: insomma,
per dirla in due parole è
un circolo completo di forcaioli. Ci
va chi porta ancora il cappello a cilindro, ci
vanno commendatori e cavalieri, con
parrucche fatte di capelli e carta pesta e
con certi disturbi nel sedere, che
fanno venire i giramenti di testa la
cefalea e il morbo di Meniér, ma
dopo tutto è un posto come si deve degnissimo
per la nostra Società. Le
accoglienze, le feste, i complimenti, i
baci e le manifestazioni di curiosità che
abbiamo ricevuto da tutta quella gente nel
fare la nostra prima apparizione sono
cose che a ripensarle farebbero scoppiare il cuore per la commozione, sicché
rinuncio alla mia ardua impresa, per
parlarvi della nuova compagnia. Zoppicando,
sbuffando e dondolando tutte
le sere intorno alle sette entra
Basevi, un uomo degno di rispetto, pieno
di malanni, di sofferenze e di dolori: beve
il caffè, fumando legge il giornale, parla
di questo e di quello con gli avventori e
quando la chiacchierata è ormai finita si
mette a far la solita partita. |
Curiosa
e bela macia in verità è
st'altro negoziante di mobiglia,
che
Momolo s'appella: un om
de fià, che
con la Momolessa e la famiglia vegna in caffè nei giorni de kagà e
che giocando a dama se la piglia col
bel verso che spesso getta fuori: «Le
dame, i cavalier, l'arme, gli amori». È
un bon putel, compagn al
sior Basevi, fanatich per le date e per la storia; se
veda ben che la tribù dei Levi con
decoro sostegna e con gran gloria; rarament lu s'inchieta, ma assai brevi en
i momenti che perda la memoria sia
che parli di Dreifus o favelli dell'ardente
question dei Dardanelli. E
passi avanti co la mè rivista perché
gh'è Giulio el fiol de Castelletti che
vol esser cità ne la gran
lista e
mi per contentarel chì vel metti: è
un giovin che a guardal a
prima vista ne
son quasi sicur, anzi scommetti che
non lo credereste un buon orefice, allievo
del Cellini il grande artefice. Non
è un cativ soggett in
verità, e
sa menar con artificio i pessi, è
un po' sciapin, è assai de spess
sbadà ma
in fin dei fin è un om che val di bessi: lu sfida quest e quel con
libertà senza
guardar a modi o a gentilessi, e
con ugual facilità cortese perda
le dame e paga pò le spese. Chi
lo sfrutta sarebbe un certo Mario, giovinetto
elegante e assai curioso, che
dopo aver studiato il sillabario a
la dama s'è dato tutto ansioso: è
figlio di Basevi: è un gran lunario che
adopera un linguaggio un po' borioso con
Luzzatto e con Giulio Castelletti perché
del gioco ignorano i segreti. |
Curiosa
e bella macchietta in verità è
quest'altro negoziante di mobili, che
si chiama Momolo: un uomo di fiato, che
con la Momolessa e la famiglia viene
al caffè nei giorni di kagà
(festa) e
che giocando a dama se la prende col
bel verso che spesso ripete: «Le
dame, i cavalier, l'arme, gli amori». È
un buon ragazzo, come il signor Basevi, fanatico
per le date e per la storia; si
vede bene che la tribù dei Levi sostiene
con decoro e con gran gloria; raramente
lui s'inquieta, ma assai brevi sono
i momenti che perde la memoria sia
che parli di Dreifus o discorra della
questione scottante dei Dardanelli. E
vado avanti con il mio elenco perché
c'è Giulio il figlio di Castelletti che
vuole essere citato nella gran lista ed
io per accontentarlo qui lo metto: è
un giovane che a guardarlo a prima vista ne
son quasi sicuro, anzi scommetto che
non lo credereste un buon orefice, allievo
del Cellini il grande artefice. In
verità non è una cattiva persona, e
sa muovere con abilità i pezzi, è
piuttosto mediocre, è assai spesso sbadato ma
in fin dei conti è un uomo di valore: lui
sfida questo e quello con libertà senza
guardar a modi o a gentilezze, e
con ugual facilità cortese perde
le dame e paga poi le spese. Chi
lo sfrutta sarebbe un certo Mario, un
giovane elegante e assai curioso, che
dopo aver studiato il sillabario s'è
dedicato alla dama tutto ansioso: è
figlio di Basevi: è un gran noioso che
usa un linguaggio un po' borioso con
Luzzatto e con Giulio Castelletti perché
ignorano i segreti del gioco. |
El segretario e massim consiglier de
tuta 'sta gudà
de sugador è
un om de pansa grossa e de seder un
certo Buveloni mediator che
regala e dispensa i sò parer con
una autorità da professor ma
in quant a intelligenza è assai più dur d'una
castagna secca o d'un scimur.
Kai agnalai me son desmentegà
de
ricordarve un certo sior Segrè,
che
goda un'usurpata autorità fra
la gent che frequenta quel cafè:
un
critich senza cor, senza
pietà, che
el sò compagn
al mond certo non gh'è e
che fra l'attenzion de tuti quanti de
tratt in tratt esclama: .
Andema avanti! -. Ma
dopo aver così cortesemente di
questi personaggi ragionato con
ugual cortesia devotamente domando
un amichevole commiato; promettendo
che molto facilmente non
tornerò mai più sul già narrato per
non demeritare l'indulgenza dell'invocata
ancor vostra clemenza. |
Il
segretario e massimo consigliere di
tutta questa gudà
(folla) di giocatori è
un uomo con la pancia ed il sedere grossi un
certo Buveloni mediatore che
regala e dispensa i suoi pareri con
una autorità da professore ma
quanto a intelligenza è assai più duro d'una castagna secca o d'un scimur (pane azzimo). Kai agnalai (oddio) mi sono dimenticato di
ricordarvi un certo signor Segrè, che
gode di una autorità usurpata fra
la gente che frequenta quel caffè: un
critico senza cuore, senza pietà, che
al mondo certo non ce n'è uno uguale e
che fra l'attenzione di tutti quanti ogni
tanto esclama: - Andiamo avanti! -. Ma
dopo aver così cortesemente parlato
di questi personaggi con
ugual cortesia devotamente domando
un amichevole congedo; promettendo
che molto facilmente non
tornerò mai più su ciò che ho già narrato per
non demeritare l'indulgenza della
vostra clemenza che ancora vi chiedo. |