El magnassč |
Il magnassč |
Una
sera de Purim
s'era
unė sett kakamim su
de sora nel Salon de
l'antico Can Barbon per
discuter e studiar con
qual nom doveen ciamar l'appendice
de la pansa sensa offender la creansa. Salta
su un agricoltor, un omin de bon umor, che
con gran disinvoltura tira
fora el nom: Cul-tura. Subit
dopo un ingegner, che
podeva ben taser, con
gran pompa de linguaggio del
sō ken vol dar un saggio e
propone di farlo chiamare col
vocabolo: Č-di-fica-re. Vegna
ters un farmacista con
in man una gran lista de medsine e de cordiai, e
inforcando i sparnassai dis con tono assai sicuro: - Fč a mč mod:
ciamel Io-duro -. Č
la volta d'un dotor, taumaturgo
de dolor, che
tormenten quei mortai che
el servel han dat a pai; che
solenne fa l'encomio de
la voce: Manico-mio. Una
vergine putela gran
maestra de capela, dis con aria mesta e pia: -
Vo' chiamarlo: Me-lo-dia. -
Ma dov'č, dov'č la gloria, siga un professor de storia de
la quale inver č degno un cotal famoso ordegno? -. e strappandose un ciuff de barba bionda vol metterghe
per nom Epa-m'inonda. Ultim fra tutti č un om de gran parola, un om, coma se dis, de cappa e
stola, che
per meter un po' de serietā in
mesa a quel sussor indiavolā:
- Perché
questi clamori e queste grida? Chiamatelo,
perbacco, Infanti-ci-da! -. |
Una
sera di Purim
(la festa delle Sorti) si
erano uniti sette kakamim
(saggi) su
di sopra nel Salon (la trattoria) dell'antico
Can Barbon per
discutere e studiare con
quale nome si doveva chiamare l'appendice
de la pancia senza
offendere la buona educazione. Interviene
un agricoltore, un
ometto di buon umore, che
con gran disinvoltura propone
il nome: Cul-tura. Subito
dopo un ingegnere, che
avrebbe fatto meglio a tacere, con
grande sfoggio di linguaggio vuole
dare una dimostrazione del suo ken (classe) e
propone di farlo chiamare col
vocabolo: Č-di-fica-re. Al
terzo posto un farmacista con
in mano una lunga lista di
medicine e di cordiali, e inforcando
gli occhiali dice
con tono assai sicuro: -
Fate come dico io: chiamatelo Io-duro -. Č
la volta d'un dottore, taumaturgo
del dolore, di
quelli che tormentano quei mortali che
hanno il cervello finito in rovina; che
solenne fa l'elogio della
voce: Manico-mio. Una
vergine fanciulla gran
maestra di cappella, dice
con aria mesta e pia: -
Voglio chiamarlo: Me-lo-dia. -
Ma dov'č, dov'č la gloria, grida
un professor de storia della
quale invero č degno un
siffatto famoso arnese? -. e
strappandosi un ciuffo di barba bionda vuole
mettergli per nome Epa-m'inonda. Ultimo
fra tutti č un uomo di gran parola, un
uomo, come si dice, di cappa e stola, che
per mettere un po' di serietā in
mezzo a quel baccano indiavolato: -
Perché questi clamori e queste grida? Chiamatelo,
perbacco, Infanti-ci-da! -. |
Nascost da una portiera mė ascoltava quella
serena e dotta discussion e
fra de mė ridendo ripensava (e
credi ben che mi darė ragion) che
pių bel nom al mond
propria non ghč de
quel dei noster vecc: El magnassč. |
Nascosto
dietro una porta io ascoltavo quella
serena e dotta discussione e
ridendo fra di me pensavo (e
sono convinto che mi darete ragione) che
proprio non cč al mondo un nome pių bello di
quello dei nostri vecchi: Il magnassč. |