Confidense

Confidenze

Fortunada e Leà

 

Fort      Ben tornada, ben tornada,

non te vedi da un gran pess.

Leà      Cosa diset Fortunada,

manchi sol da circa un mes

Fort      Ma coiussi, che brilò!

era in mesa ai regali?

vegna chì sentete

e riposa un poch i scali.

Leà      Grazie, grazie.. ah! badonam!

che bei sit ho visità!

è assai grand veh! sto gnolam,

e a star fermi è un gran peccà.

Fort      Eh! tel credi… me diret

cos’et vist con maré

e intratant se mai ghet fret

te prepari un bon cafè

Leà      Te sit semper quela dona

ma l’ho tolt adess che è poch:

l’ingoscium de madona,

che per dirtela è un gran tocch,

me n’ha dat una scudela

tuta piena de carbon

che me ruma la budela

coma fuss un gran giaron.

For       Ah! non fogh per dam del ton,

ma i cafè che faghi me

non gh’è barba a fai più bon,

me n’appelli propria a te.

Leà      Me non dighi che non sia

e per quest m’insegnaret

prima ancor che vaga via

del to metodo el segret.

For      To’ du eti de cafè

con un chilo e mèss de sis,

fai brusar infina che

vegnen negher coma i stiss;

masna, missia e metten su

tri cuccier nel stagnadin

e dopo che han boiù

voda el liquid nel cugmin:

se per caso è trop cargà

con dell’acqua el pot slongar,

sentiret che rarità!

roba propria da incantar.

Leà      Te ringrazi, cara Tuna,

del consiglio che met dat:

coma te non ghe n’è una….

Fort     Ma te para? gnint affat

me diret che son noiosa,

ma fasima in confidenza,

me son propria assai curiosa

che conossar l’influenza

che t’ha fat la prima nott

del to caro matrimoni….

Leà      Ma cos’en ‘sti kalomot!

Fort      Oh! va là! fra nualtar doni!

Leà      G’ho vergogna Fortunada

non en robe da contar,

e te non sit sposada

non te voi scandalizar.

Fort     Senti, senti ‘sta surà,

che vol far la sciofetessa!

lassa andar la castità

che oramai è roba smessa

e di su dall’a a la zeta

quel che et fat con maré.

Leà      Vot saverl in lingua scieta,

vot saverl, son chì da te.

Quand è sta la prima sera,

era el gioren de rosc-kodesc,

m’ha butà su la letèra,

m’ha slargà l’Aron-a codesc

e senza remission

vers de che el scongiurava

g’ha dat denter dei cuccion,

ma la porta non molava.

A la fin quan Dio ha volù

dop mezzora s’è stufà,

e sim stà brassadi su

fin ai dies del dì de là

e cosita ristoradi

(ho fatt quasi tutt un sonn)

a mesdì se sim levadi

per andar a colazion:

però aspetta, un pas indrè,

prima ancora de magnar

quel porsel de maré

ha volù tornar a far,

e per fartela finida

m’ha fat sinch introduzion;

me son propria divertida

con gran soddisfazion.

Sit contenta, Fortunada,

de ‘sta longa litania?

Ho finì la ciaciarada,

è assai tardi, vaghi via.

Fort      Così prest, un ditt e un fatt?

sta' chì ancora un scinichin.

Leà      No, non poss, incò è Sciabat,

g’ho a disnar i cusin.

Fort      Non te tegni chì di più,

te saluti, addio Leà

Leà      Ciao Fortuna, sta pur su…

Fort      Torna prest!...Va in chelalà.

 

 

Fortunada e Leà

 

Fort      Ben tornata, ben tornata

non ti vedo da molto tempo

Leà      Cosa dici Fortunada,

manco solo da circa un mese

Fort      Ma caspita, che gioiello!

era in mezzo ai tuoi regali?

vieni qui siediti

e riposati un po’ dalle scale.

Leà      Grazie, grazie.. ah! badonam (caspita)!

che bei posti ho visto!

è assai grande veh! questo gnolam (mondo),

e a star fermi è un grande peccato.

Fort      Eh! Te lo credo… mi dirai

cosa hai visto con tuo marito

e intanto se mai tu avessi fretta

ti preparo un buon caffè

Leà      Tu sei sempre una persona gentile

ma l’ho preso poco fa:

quell’impiastro di mia suocera,

che per dirtela è un bel soggetto,

me n’ha dato una tazza

tutta piena di carbone

che mi rimescola la pancia

come se fosse un grosso sasso.

For       Ah! non faccio per darmi delle arie,

ma i caffè che faccio io

non c’è modo di farli più buoni,

io mi appello proprio a te.

Leà      Io non dico che non sia così

e per questo m’insegnerai

prima ancora che vada via

il segreto del tuo metodo.

For       Prendi due etti di caffè

con un chilo e mezzo di ceci,

falli tostare fino a che

diventano neri come dei tizzoni;

macina, mescola e mettine

tre cucchiai nel pentolino

e poi dopo che hanno bollito

versa il liquido nella cuccuma:

se per caso è troppo carico

lo puoi allungare con dell’acqua,

sentirai che rarità!

una cosa proprio da incantare.

Leà      Ti ringrazio, cara Tuna,

del consiglio che mi hai dato:

come te non ce n’è un’altra….

Fort      Ma ti pare? niente affatto…

mi dirai che sono noiosa,

ma diciamo in confidenza,

io son proprio assai curiosa

di conoscere l’effetto

che t’ha fatto la prima notte

del tuo caro matrimonio….

Leà      Ma cosa sono questi kalomot (storie)!

Fort      Oh! suvvia! fra noi donne!

Leà      Mi vergogno Fortunada

non sono cose da raccontare,

e poi tu non sei sposata

non ti voglio scandalizzare.

Fort      Senti, senti questa surà (tipa),

che vuol fare la sciofetessa (saccente)!

lascia perdere la castità

che oramai è una cosa fuori moda

e racconta dalla a alla zeta

quel che hai fatto con tuo marito.

Leà      Vuoi saperlo con franchezza,

vuoi saperlo, sono pronta a dirtelo.

Quando è stata la prima sera,

era il giorno di rosc-kodesc (inizio mese),

m’ha buttata sul letto,

mi ha allargato l’Aron-a codesc (arca santa)

e poi senza misericordia

verso di me che lo scongiuravo

si è messo a spingere,

ma la porta non cedeva.

Alla fine quando Dio ha voluto

dopo mezzora s’è stancato,

e siamo rimasti abbracciati

fino alle dieci del giorno dopo

e cosi riposati

(ho fatto quasi tutto un sonno)

a mezzogiorno ci siamo alzati

per andare a colazione:

però aspetta, un passo indietro,

prima ancora di mangiare

quel porcellone di mio marito

ha voluto tornare a farlo,

e per fartela finita

mi ha penetrato cinque volte;

mi sono proprio divertita

con mio grande piacere.

Sei contenta, Fortunada,

di questa lungo racconto?

Ho finito la chiacchierata,

è molto tardi, vado via.

Fort      Così presto, detto e fatto?

resta qui ancora un scinichin (po’).

Leà      No, non posso, oggi è Sciabat (Sabato),

vengono a pranzo i miei cugini.

Fort      Non ti trattengo più a lungo,

ti saluto, addio Leà

Leà      Ciao Fortunada, stammi bene…

Fort      Torna presto!...Va in chelalà (malora).

 

 

ELENCO

 

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