Le traduzioni in Esperanto

 

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Si calcola in almeno 10.000 il numero delle opere tradotte in esperanto e questo numero cresce ogni anno di parecchie decine. Questa produzione rende evidente una ininterrotta attività dall'inizio fino al tempo attuale, fatta eccezione per i periodi durante le guerre. Benché di qualità non uniforme, quelle traduzioni costituiscono la più vasta antologia della cultura universale mai realizzata per le masse popolari. La letteratura ne occupa la maggior parte, e quasi tutti i principali autori di letteratura sono rappresentati nelle grandi biblioteche di esperanto a Vienna, Rotterdam, Londra, Tokio, Praga, Lublino, La Chaux-de Fonds, Kortrijk, Massa, Budapest, Aarlen, San Pablo de Ordal, e altre. Se si considera il fatto che queste numerosissime traduzioni si indirizzano ad un pubblico ancora ri­stretto nel mondo, può soltanto destare meraviglia la elevata ambi­zione culturale degli esperantisti. Non è probabile che molte persone possano un giorno leggere nel testo originale Evgenij Onegin, Peer Gynt di Ibsen, Gosta Berling di Lagerlof, il Kalevala, kvin virinoj de amoro di Ihara Saikaku, le Novelle di Lu Hsun, La tragedio de l'homo di Imre Màdach, ed inoltre Faust, Otello, Edipo Re e la Divina Commedia. E' ugualmente improbabile, specialmente nei paesi oc­cidentali, che molte persone possano leggere nella loro lingua na­zionale tutte le opere che siano state tradotte in esperanto. Ogni esperantista dispone di una scelta e di una collezione molto rappre­sentative di tutta la letteratura mondiale. Questo importante fatto culturale rende effettivo, meglio di diversi esperimenti su bilinguismo o plurilinguismo, il solo vero passo verso una cultura universale.

Per avvicinare alle diverse letterature, gli editori in esperanto propongono molte antologie nelle quali si trova grande quantità di informazioni sulle stesse letterature come su testi rappresentativi. Le antologie australiana, belga, brasiliana, bulgara, catalana, cine­se, croata, ceka, coreana, danese, ebrea, estone, francese, giap­ponese, inglese, italiana, polacca, portoghese, rumena, scozzese, slovacca, svedese, svizzera, tedesca, ungherese (ed altre), sono efficaci ambasciatrici di quelle culture tra gli strati popolari esperantisti degli altri paesi. Molte di quelle antologie rappresenta­no culture di minoranze nazionali ed è grande merito dell'esperanto di diffondere su di loro notizie che normalmente restano privilegio di alcuni specialisti.

Quel merito non si limita alle antologie. Gli autori bulgari Jordan Jovkov, Georgi Karaslavov, Georgi Stamavov, Nikola Vaptsarov, Ivan Vasov, Hristo Botev, nomi poco familiari, sono co­nosciuti tra gli esperantisti mediante le traduzioni. La poesia lettone e islandese rispettivamente di Janis Rainis e Thorsteinn frà Hamri, i racconti frisoni e catalani ecc. possono essere a disposizione degli esperantisti mentre il pubblico non esperantista non ha nep­pure consapevolezza dell'esistenza di quei capolavori o perfino delle relative lingue. Cosi l'esperanto può assumere il ruolo di lin­gua ponte tra diverse culture. La traduzione in esperanto di Marta è stata a sua volta tradotta in cinese e in giapponese. Allo stesso modo il testo in esperanto di kon-Tiki è stato tradotto in diverse lingue. Quel fenomeno è ancora una rarità e resterà probabilmente tale nel campo della pura letteratura. Negli altri campi, cioè quelli che non richiedono un alto livello artistico, l'esperanto potrebbe essere utilizzato in vario modo: esso potrebbe favorire molte tradu­zioni dalle principali lingue scientifiche alle altre, come già richiedo­no molti terzomondisti consapevoli del problema linguistico. Sareb­be un vantaggio per tutti quelli che non parlano dalla nascita una delle lingue egemoni, di poter leggere le opere scientifiche scritte nelle lingue inglese, francese, russa ecc. senza essere obbligati ad imparare prima l'inglese, il francese, il russo, il che grandemente ritarda e rende difficile la loro acquisizione delle fonti scientifiche.

Come lingua di traduzione l'esperanto si annovera tra quel­le la cui flessibilità meglio si adatta al testo originale. lì capitolo precedente ha mostrato che il tradurre in esperanto richiede delica­tezza e sentimento tanto quanto ne occorre per qualsiasi lingua. La facilità di apprendimento dell'esperanto non significa affatto che tradurre da esso o in esso sia un'inezia. Ciò significa soltanto (e questo è un vantaggio rilevante) che il traduttore si può dedicare interamente alla parte fondamentale dell'arte del tradurre, e all'ade­guata comprensione del significato e della forma, senza perdere tempo e lavoro per le irrazionali complicazioni e modi di dire che pullulano nelle lingue nazionali. In pratica lo specifico vantaggio dell'esperanto sta nel fatto che il traduttore generalmente traduce dalla sua lingua materna in esperanto e non invece da una lingua per lui straniera (anche se la possiede perfettamente) verso la sua propria. La traduzione così guadagna sia l'esatta comprensione del contenuto sia la bellezza dell'originale e perciò concorda profondamente con esso. Soltanto un finlandese come Leppakoski è stato capace di tradurre il Kalevala con fedeltà accurata fino alla sillaba. Resta comunque merito insuperabile dell'esperanto che esso possa modellarsi così fedelmente sul finlandese come sull'ebraico, sul francese come sul giapponese.

 

Programma Multimadiale ESPERANTO realizzato nell'anno scolastico 2000/2001 dagli studenti:
            Di Fazio Andrea e Maurelli Francesco                      nuvola.bianca@tiscalinet.it - fran.mau@infinito.it 
Per domande o commenti su questo programma fare riferimento a:
                                                   ROMA ESPERANTA JUNULARO
                                                          info_rej@hotmail.com
Aggiornato nel mese di giugno 2001.