La Letteratura: panoramica generale

 

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Non si può separare la letteratura dalla lingua, perché in principio l'esperanto è stato soprattutto una lingua scritta. Le lingue nazionali nascono parlate e possono vivere come parlate durante secoli senza lasciare alcuna traccia scritta: al contrario le lingue pianificate nascono scritte e la loro sopravvivenza dipende in gran parte dalla loro idoneità come lingue scritte. Per 17 anni l'esperanto funzionò soprattutto mediante lo scritto fra i corrispon­denti distribuiti in vari paesi. Benché sia stata usata tra esperantisti in circoli locali e in occasione di congressi regionali, è soprattutto grazie alla sua letteratura che acquistò la perfezione linguistica, prese coscienza delle sue latenti capacità espressive e divenne un mezzo di scambio culturale. Piuttosto che elaborare una particola­reggiata grammatica, Zamenhof tradusse sulla base grammaticale del Fundamento la maggior quantità possibile di capolavori: Amleto di Shakespeare (1894), Ifigenia in Taunde di Goethe (1908), I Masnadieri di Schiller (1905), Giorgio Dandin di Molière (1908), Il Revisore di Gogol (1908), Marta di E. Orzeszkowa (1910) e poi i Racconti di Andersen e parte della Bibbia con altre opere di minor ampiezza.

Secondo Zamenhof il tradurre è utile per perfezionare la lingua, confrontandola con le difficoltà e con le forme specifiche delle lingue nazionali. Perciò egli consiglia coloro che traducono di scegliere opere importanti, di procurare la maggior possibile fedeltà all'originale e assolutamente non ritrarsi davanti a problemi di tra­duzione. lì risultato di quel lavoro è il maggior arricchimento del tesoro lessicale. I 912 monemi del 1887 aumentarono a 2126 dopo la serie delle traduzioni che Zamenhof pubblicò nel 1908, e si calcola in 1294 il numero dei neologismi introdotti allo stesso modo tra il 1908 e il 1917. Piena illustrita Vortaro (1970) contiene circa 15.250 parole di base. Tra di esse si trovano molte parole tecniche e nomi propri, ma la maggior parte dei lessemi elencati sono nuove radici, tra cui figurano i già menzionati doppioni letterari. I letterati guardano questo arricchimento con favore; altre voci protestano contro una certa preziosità invero insita in ogni classicismo, e temono che una tale moltiplicazione di neologismi possa danneggia­re la semplicità e la facilità dell'esperanto.

Il maggior vantaggio risultante dal confronto tra l'esperanto e le opere in lingue nazionali è una maggiore elaborazione della capacità espressiva e una maggiore originalità consapevole. Come Zamenhof prevedeva, non è sufficiente inventare nuove parole, ma si deve anche adattarle a una tale forma espressiva di emozioni e di concetti quale si manifesta nelle opere nazionali più significative. A questo scopo l'esperanto era impegnato a mobilitare le sue pro­prie forze ed a diversificarle o raffinarle in contatto con la vita fino a una completa idoneità. Cosi l'esperanto si è evoluto da lingua utili­taria a lingua artistica la quale si esprime in un'abbondante lettera­tura tradotta e originale.

 

Programma Multimadiale ESPERANTO realizzato nell'anno scolastico 2000/2001 dagli studenti:
            Di Fazio Andrea e Maurelli Francesco                      nuvola.bianca@tiscalinet.it - fran.mau@infinito.it 
Per domande o commenti su questo programma fare riferimento a:
                                                   ROMA ESPERANTA JUNULARO
                                                          info_rej@hotmail.com
Aggiornato nel mese di giugno 2001.