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Zamenhof ne affermò
l'esistenza in quello stesso congresso che votò la dichiarazione sulla
neutralità. Pur sottoscrivendo pienamente la definizione di esperantismo
adottata a BoulogneSur-Mer, egli rilevava che l'Esperanto, oltre ad un aspetto
pratico, ne possiede uno ideale non obbligatorio, ma fondamentale. Può
definirsi esperantista chiunque usa la lingua, prescindendo dallo scopo per il
quale ne fa uso. Nessuno ha il diritto di imporre un ideale alla lingua, ma ciò
non dà ad alcuno il diritto di pretendere che noi tutti vediamo nell'Esperanto
soltanto un fenomeno pratico. Alcuni affermano che l'Esperanto è soltanto una
lingua e che si deve evitare di legano anche privatamente con qualsiasi idea per
il timore di offendere diverse persone. “Oh, che parole i Per paura forse di
dispiacere a coloro che intendono usare l'Esperanto soltanto per i loro scoPi
pratici, noi tutti dovremmo strappare dal nostro cuore quell'aspetto dell'esperantismo
che è il più importante e il più santo, quella idea che era lo scopo
principale della ricerca riguardante l'Esperanto che ha costituito la stella che
sempre ha guidato tutti i combattenti per l'Esperanto! Ho no, no, mai! Con
energica protesta noi abbiarno respinto quella pretesa. Se qualcuno obbligasse
noi primi combattenti per l'Esperanto ad evitare nella nostra azione tutto ciò
che in esso c'è di ideale, noi strapperemmo e bruceremmo indignati tutto quanto
abbiamo scritto per l'Esperanto, noi annulleremmo con dolore il lavoro e la
dedizione di tutta la nostra vita ... e grideremmo con orrore: con un tale
Esperanto, che debba servire soltanto a scopi di commercio e di utilità
pratica, noi non vogliamo avere nulla in comune” (Originala Verkaro, p.
371-2). Verrà
un tempo, dice Zamenhof, in cui la lingua perderà il suo carattere ideale in
conseguenza della sua diffusione su scala mondiale. Ma frattanto la forza
motrice dell'esperantismo rimane "l'idea santa, grandiosa e capitale
contenuta nella lingua internazionale ... fratellanza e giustizia fra tutti i
popoli". Non si può proprio dire che Zamenhof abbia dedicato la migliore
parte della sua vita per profitto materiale. "Spesso è accaduto che
persone inchiodate al loro letto di morte mi hanno scritto
che l'Esperanto restava l'unica loro consolazione nella vita che stava
spegnendosi. Forse che questi stavano pensando a qualche utilità pratica? No,
certamente no, tutti ricordavano l'idea interna insita nell'esperantismo; tutti
ricordavano l'Esperanto non perché esso avvicini reciprocamente gli uomini
fisicamente e neppure perché avvicini i loro cervelli, ma soltanto perché esso
avvicina i loro cuori" (Originala Verkaro, p. 373). Cosa direbbe
Zamenhof, se sapesse a quale grado di disponibilità molti esperantisti
portarono la loro dedizione all'ideale internazionale, in carceri e in campi di
concentramento, trenta anni più tardi! Le dichiarazioni di
Boulogne e di Ginevra sulla neutralità dell'esperantismo hanno preservato il
movimento da influenze di ideologie esterne, ma non hanno ridotto al silenzio il
proprio specifico messaggio. Zamenhof ispirò uno speciale soffio idealistico
nel movimento, perché mise in evidenza il potenziale evolutivo e progressista
contenuto nella lingua internazionale, in base alla sua profonda visione
internazionalistica. Egli presentò l'Esperanto come un fattore nuovo e decisivo
nella trasformazione del mondo verso un migliore ordine sociale. Perciò chiamò
gli uomini alla collaborazione e allo sforzo di avanzamento. In questo modo
l'apprendimento e l'uso dell'Esperanto eleva la consapevolezza sociale dei
singoli e dei gruppi e li unisce sulla base del solo concetto di umanità.
L’Esperanto dunque si rivolge alle più nobili aspirazioni dell'uomo e le
mobilita. Nello stesso tempo fornisce una concreta soddisfazione nel fatto che
ogni persona, apprendendolo, acquista coscienza del suo personale contributo al
progresso dell'umanità. Riassumendo, esso è capace di dare un motivo saldo per
vivere e per agire agli individui sufficientemente evoluti, aiutandoli a
guardare più lontano dell'immediato egoistico orizzonte. Come già accennato,
l'intera storia dell' Esperanto è intessuta di una lunga serie di esempi eroici
di disponibilità e di dedizione. Cosi come i grandi ideali politici e
religiosi, la "idea interna" può elevare l'uomo, sollecitare le sue
tendenze altruistiche e dirigerle concretamente verso la realizzazione di un
ideale sociale. Ancora nel 1907, in occasione del Congresso generale in
Cambridge, Zamenhof ripeteva che quell'ideale è di fratellanza e di libertà e
che i congressi di Esperanto costituiscono quasi un archetipo dell'ordine
mondiale da raggiungere. Ogni attività per l'Esperanto si basa sulla certezza
che gli esperantisti lavorano non per scopi personali ma per tutti. "Per che
cosa infine" domanda Zamenhof "noi ci riuniamo? Forse per trattare
problemi linguistici?, forse per esercitarci nella conversazione?, forse per
fare propaganda? Si certamente! Ma poiché di 100 congressisti almeno
novantanove hanno dall'Esperanto soltanto una soddisfazione morale, per che cosa
dunque noi lo propagandiamo? Non dubito che la maggior parte di voi darà una
sola risposta: noi facciamo manifestazione e propaganda per l'esperantismo non
allo scopo di qualche utilità, che ciascuno di noi potrebbe riceverne, ma in
relazione a quel fondamentale significato che l'esperantismo ha per l'intera
umanità, ... come gli antichi ebrei tre volte all'anno si riunivano in
Gerusalemme per rafforzarsi nell'amore all'idea monoteista, così noi ogni anno
ci riuniamo nella capitale del paese di esperanto (Esperantujo), per rafforzare
in noi l'a more all'idea dell'esperantismo. E questo è l'essenza principale e
lo scopo prioritario dei nostri congressi" (Originala Verkaro, p.
377).
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Programma Multimadiale ESPERANTO realizzato nell'anno scolastico 2000/2001 dagli studenti:Di Fazio Andrea e Maurelli Francesco nuvola.bianca@tiscalinet.it - fran.mau@infinito.itPer domande o commenti su questo programma fare riferimento a:ROMA ESPERANTA JUNULAROinfo_rej@hotmail.comAggiornato nel mese di giugno 2001. |