Il terzo periodo

 

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La creazione letteraria, sospesa a causa della guerra, ben presto riprese vigore grazie agli autori della Scuola di Budapest, i quali a loro volta ne influenzarono una nuova, la cosiddetta Scuola Scozzese. Quel periodo, molto produttivo, si caratterizza con la fioritura di riviste e con un'intensa attività editoriale. Oltre al crescente numero di traduzioni, alle quali ora contribuiscono i Paesi dell'Asia orientale, appaiono nuovi autori interessanti per originalità in un più grande numero di nazioni. Studiare la letteratura esperantista in tale periodo è un compito vasto e di attività critica perché non è più sufficiente classificare gli autori, sempre più nu­merosi, secondo il genere e il talento. Esiste il rischio che autori molto produttivi mettano in ombra quelli di talento, i quali sono minori soltanto per la quantità ma le cui opere di poesia o di rac­conti, distribuite in riviste o concorsi letterari, contengono perle degne dei più noti artisti. Nel quadro di questo capitolo non è possibile esaminare tutti gli autori di quel tempo e neppure tutti i più validi. Purtroppo dobbiamo rinunciare alla completezza dell'espo­sizione in conseguenza dell'abbondanza di materiale; la seguente citazione ha quindi lo scopo di riassumere le tendenze più evidenti.

Come nel passato gli autori ungheresi prevalgono: Ferenc Szilàgyi, già menzionato, redattore della importante rivista Norda Prismo (1955-67) ha pubblicato la raccolta di romanzi La granda aventuro (1945), Inter sudo kaj nordo (1950), Koko krias jam -Già canta il gallo- (1955) e il romanzo poliziesco Mistero minora -Mistero in chiave minore- (1958), i quali tutti rispecchiano i molti aspetti del suo talento. Sàndor Szathmàri (1897-1974), le cui opere elaborate poco prima della seconda guerra mondiale sono pubblicate soltanto dopo il 1958, illustra la fantascienza col romanzo Vojago al Kazohinio (1958), satira di tipo swiftiano di una società perfettamente raziona­le diventata poi tanto umana e ridicola, e raccolte di novelle dello stesso tono, Masinmondo -Mondo delle macchine- (1964), Kain kaj Abel -Caino e Abele- (1977). Imre Baranyai (1902-61) con pseudoni­mo Emba, scrisse il romanzo Maria kaj la grupo che già nel 1936 raffigura alcuni tipi di esperantisti, ma si è distinto specialmente come poeta in Ekzilo kaj azilo (1962).

La Gran Bretagna acquista rilevanza grazie alla Scuola scoz­zese: J. 5. Dinwoodie, Reto Rossetti, J. lslay Francis e William Auld hanno pubblicato insieme la raccolta di poesie Kvaropo –Quartetto- (1952), dove fanno riconoscere la loro affinità con Kaloksay e con Grabowski. Tra quegli autori Auld è il poeta più produttivo e tenden­te all'esperimento innovativo: la sua Infana raso (1958) in venticin­que canti è comparabile ad un epico affresco, a fianco del quale il suo Unufingrai melodioj -Melodie con un solo dito- contrasta per la liricità melanconica. Un'edizione delle sue poesie è apparsa recentemente (1987). Reto Rossetti, oltre ad un volumetto di poemi spiri-tosi spesso imitazioni, Pinta Krajono -Matita appuntita- (1959), compo­se una prosa leggera in EI la maniko -Dalla manica- (1955), dove egli gioca con un linguaggio brillante. J. I. Francis non è uno stilista cosi perfetto ma è già diventato un classico con le novelle raccolte in Vitralo -Vetrata- (1960), dove un complesso simbolismo e un notevo­le senso drammatico lo colloca in primo piano tra i grandi scrittori di novelle. Con la loro ampiezza i suoi romanzi La granda kaldrono -La grande caldaia- (1978) e Misio sen alveno -Missione senza esito- (1982) mettono una pietra miliare sul pilastro del romanzo esperantista che rapidamente si eleva. Anche Marjorie Boulton alterna poesia [kontralte -con voce di contralto- (1955), Eroi-Pezzi- (1959), Centgojkantoj -cento canzoni allegre- (1957)] e prosa: operette teatrali, biografia di Zamenhof (1962), novelle in Okuloj -Occhi- (1967), racconti in Dekdu piedetoj -Dodici piedini- (1964), che evidenziano un profondo senti­mento ed uno stile perfettamente adattato alla ricchezza del cuore. A quella serie di artisti in esperanto di lingua inglese si devono aggiungere Brendon Clark (1904-56) neozelandese per la sua teoria poetica (Kien la poezio? 1957), il quale si pone agli antipodi della scuola scozzese per la sua contrarietà ai neologismi e ad un lin­guaggio specificamente poetico, e Bertram Potts pure della Nuova Zelanda per le sue novelle sia drammatiche sia umoristiche Nokto da timo -Notte di paura- (1971), La nova butikisto de Nukugaia -Il nuovo bottegaio di Nukugaia- (1978) e Kavemo apud la maro -Grotta vicino al mare- (1985).

La prosa è rappresentata da vari generi i quali derivano da specifiche attività del movimento esperantista. Le polemiche (al­l'esterno e all'interno del movimento), la stampa in via di sviluppo e le trasmissioni radio, i congressi internazionali, le campagne di propaganda, dettero origine ad una propria letteratura: saggi, articoli, discorsi. Particolare considerazione merita la raccolta di saggi di Gaston Waringhien (Beletro -Belle lettere- Lingva kai vivo- Lingua e vita-, Ni kaj gi -Noi e quello-, 1887 kaj la sekvo -1887 e il seguito-, Kaj la ceter' - nur literaturo -E il resto - sottanto letteratura-), con la quale il famoso lessicologo, grammatico e poeta (pseudonimo Maura) fissa un modello di stile classico e puristico. Un buon esempio di genere propagandistico, giuridico e polemico sono i discorsi e Retoriko di Ivo Lapenna e i saggi di Werner Bormann. Nel campo scientifico l'esperanto dimostra la sua idoneità grazie alle opere di Paul Neergaard, Albert Fernandez, Sin'itiro Kawamura, Detlev Blanke, Tibor Sekelj, Atan Atanasov, John C. Wells, lstvàn Szerdahelyi e dozzine di eminenti persone di cultura, le quali tutte attestano la maturità e la ricchezza della lingua.

I convegni di gruppo, i congressi, l'insegnamento della lin­gua produssero dei sottogeneri divertenti e didattici, i quali poi raggiunsero un livello artistico: operette teatrali non si sono ancora pienamente sviluppate e non possono concorrere con opere teatra­li tradotte; tuttavia sono da menzionare nel loro quadro limitato, perché si sono bene adattate alla vita ed alle possibilità teatrali del movimento. Compagnie teatrali, generalmente giovani, le presenta­no in occasione di ancora rari festival. Sono da ricordare tra i compositori teatrali Marjorie Boulton, Julio Baghy, J.D. Applebaum, Giorgio Silfer, Zora Heide, E.V Tvarozek, Emilija Lapenna, Karl Minor, Vittorio Dall'Acqua, J. e K. Filip, Stefan Mac GiI, i cabarettisti Bukar e Lorjak e molti altri. Agli stessi generi di carattere sociale e divertente si aggiungano le parodie di Henri Beaupierre (Specimene -Campionario- 1963), Bervalagoj (divertenti racconti di un immagina­rio paese Bervalo) di Louis Beaucaire e una fiorente e promettente scuola di autori di canzonette e di compositori di canti.

Gli autori di racconti e di novelle sono di alta qualità e reggono bene il confronto con i corrispondenti autori in lingue nazio­nali. Jean Forge, la cui carriera è cominciata nel secondo periodo, dà lustro al terzo con due opere della maturità: La verda raketo -il razzo verde- (1961) è già un classico e la sua seconda ampia raccolta di novelle Mia verda breviero -lì mia verde breviario- (1974), si alimenta dalla stessa fonte di ispirazione, l'osservazione umoristica e satirica del movimento esperantista. lì norvegese Johan Hammond Rosbach (Bagatelaro -Sciocchezzuole- I 95i, Homoj kaj riveroj -Uomini e fiumi-1957, La mirinda eliksiro -il meraviglioso elisir- 1967, Disko -Disco- 1970) emerge grazie alla sua inventiva drammatica e all'equilibrio di razio­nalità e di emozione. lì francese Jean Ribillard ricama arabeschi su temi esotici del mondo arabo in Vagado sub palmoj (1956) e in Vivo kaj opinioj de majstro M'saud (1963). In parecchi paesi emergono molti talenti di novellisti: in Danimarca: G. Riisberg (Suno kaj pluvo -Sole e pioggia- 1972), in Bulgaria: Nevena Nedelcheva (Pafrina koro -Cuore materno-, Dum nokta deforo -Durante il servizio notturno- 1987), in Italia: Lina Gabrielli (La kombilo -li pettine- 1962, karnavalo -Carnevale-1973, La gardeno de la urbestro -il giardino del sindaco- 1978), in Grecia: Despina Patrinu (Homa animo -Animo umano- 1976), in Jugo­slavia (Belgrado): Vesna Skalier Race (EI la vivo - Dalla vita- 1977), Spomenka Stimec (Voiago al disigo -Avviarnento alla separazione- 1990).

Un'intera serie di talenti è emersa negli anni recenti in Giappone, cominciando da Miyamoto Masao (Pri arto kaj morto -Dell'ante e della morte- 1967), comprendendovi le opere di Yagi Nihei (Mosaiko Tokio -Mosaico di Tokio- 1975), di Konisi Gaku (Vage fra la dimensioj -Vagando tra le dimensioni- 1976) e di Ueyama Masao (Pardonon -perdono- 1970, Mi amas... –io amo...-1977).

Questo periodo, fino al 1975, è caratterizzato anche da ulteriori esperienze nella produzione di romanzi con progressi tutta-via modesti. Zora Heide (Ni homoj ... -Noi uomini ... - 1970), H.L. Eggerup (Doktoro Domer -Or. Domer - 1945), Stellan Engholm (Vivo vokas -La vita chiama- 1946), ebbero poco seguito. Un divertente romanzo di Cesare Rossetti (Kredu min siniorino - Credetemi signora-1950) e un breve romanzo di Margrid Thoraeus-Ekstrom (Brilo de fantomo -Splendore dl un fantasma- 1967) prepararono la via ad opere di maggior ampiezza. Intanto con le opere di Francis e di Schwartz si ebbe una fioritura di romanzi. Nel 1976 apparvero La akvariinfanoj -I bambini dell'acquario- di W. Verloren Van Themaat e nello stesso anno Matenrugo -Aurora- del giapponese Kazuta Oka e Naskitaj sur la ruino -Nati sulla rovina- di Miyamoto Masao, ambientato in Okinawa.

 

Programma Multimadiale ESPERANTO realizzato nell'anno scolastico 2000/2001 dagli studenti:
            Di Fazio Andrea e Maurelli Francesco                      nuvola.bianca@tiscalinet.it - fran.mau@infinito.it 
Per domande o commenti su questo programma fare riferimento a:
                                                   ROMA ESPERANTA JUNULARO
                                                          info_rej@hotmail.com
Aggiornato nel mese di giugno 2001.