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Ma
quella nobile forza di avanzamento, che ha origine specialmente in un
idealismo, ha un aspetto limitante perché la autonomia acquisita eroicamente
può causare un certo grado di chiusura. Le ripetute lotte degli esperantisti
durante un secolo contro l'indifferenza, l'opposizione molto spesso irrazionale,
l'informazione errata o deviante hanno dato loro una chiara visione senza
illusioni e con una forte consapevolezza della loro originalità culturale. Per
questo essi tendono ad isolarsi e ritirarsi nel loro mondo o preferiscono iniziative
individuali ad una attività su grande scala. Poiché essi sanno che finora il
progresso del loro "affare" è venuto non dall'alto ma dal basso e cioè
non dagli enti ufficiali, ma dai volenterosi della base, essi preferiscono
persuadere da soli le singole persone. Perciò l'Esperanto progredisce
estendendosi nelle relazioni da uomo a uomo più spesso che da gruppo a gruppo.
Il vantaggio di questo passaggio sta in ciò, che la relazione interpersonale
comporta una forza di persuasione, perciò l'esperantizzato resta più
fortemente unito con l'esperantizzante. Ma tale metodo di diffusione funziona
lentamente. Vantaggiosamente l'esperantista si può unire con altri soggetti.
Usando il suo prestigio numerico la Associazione generale di Esperanto già da
tempo sviluppa un'azione presso gli enti internazionali. Nel 1954 ha preso
l'iniziativa di una petizione che è stata sottoscritta da 492 associazioni con
complessivi 15.454.780 membri ed in più da 895.432 singoli. Grazie a quella
petizione l'U.N.E.S.CO. poté constatare la forza dell'esperantismo e con la
risoluzione della conferenza generale in Montevideo (1954) ha incaricato il
Direttore generale di collaborare con la UEA nelle questioni riguardanti
entrambe le organizzazioni. Da quella data ci sono relazioni consultive
(categoria B) tra l'U.N.E.S.C.O e la UEA Nel 1985 l'U.N.E.S.C.O. ha approvato
un'altra risoluzione nella Conferenza generale a Sofia, prendendo nota dei
progressi fatti e delle grandi possibilità dell'Esperanto per la comprensione
internazionale e per la comunicazione tra i popoli; ha espresso congratulazioni
al movimento esperantista in occasione del centenario dell'Esperanto ed ha
invitato gli stati membri a ricordarlo nei modi opportuni e introdurre la lingua
internazionale nelle scuole divario grado. La campagna per il centenario
dell'Esperanto nel 1987 ha mobilitato tutti gli esperantisti ad ogni livello ed
ha impegnato molti sforzi per informare il pubblico. Gli
argomenti un poco si sono modificati, nel senso che ora vengono accentuati
piuttosto gli aspetti pratici e obiettivamente verificabili della lingua
internazionale. Si richiama l'attenzione sul potenziale economico dell'Esperanto
specialmente nel campo della traduzione e della interpretazione. In base
all'esperienza positiva acquisita di congresso in congresso (e i congressi
generali si pongono tra i più importanti in relazione ai numero dei
partecipanti) si dimostra che la comunicazione scorre facilmente e senza
aggravi tra molte persone di diversa nazionalità. Viene accentuata l'utilità
di una lingua neutrale per le lingue delle minoranze, le quali cosi possono
conservare la loro identità di fronte all'imperialismo culturale occultato
sotto l'egemonia linguistica delle grandi potenze; infine si evidenzia il solo
semplice rimedio col quale tutti i partècipanti plurilingue ad incontri
internazionali possono esprimersi e farsi comprendere sulla base di una
uguaglianza linguistica. Tuttavia
il pubblico non esperantista ancora non prende consapevolezza dei problemi
sorgenti dalla diversità linguistica e dalla enorme perdita di tempo, di denaro
e di energia così causati. Gli scarsi risultati dell'insegnamento di lingue
nazionali, malgrado i costi rilevanti di apparecchi e di insegnanti, indurranno
gli allievi e gli insegnanti, così come sognavano Leibnitz e Komensky, ad
auspicare una lingua universale razionale e facile. Benché una tale lingua non
sia stata mai più necessaria di come lo è ora, pochi individui si dichiarano
pronti ad imparare quella sola che praticamente ed evidentemente funziona da
più di un secolo. Perfino tra i molti simpatizzanti, i quali la approvano per
motivi teorici ed ideali, non molti si impegnano ad un effettivo apprendimento.
Sarebbe certamente un potente richiamo la constatazione di un vantaggio
economico concreto. Nei paesi dell'Europa occidentale più dell'80% degli
allievi di scuola media sono stimolati ad imparare (spesso vanamente) l'inglese
non per il suo valore culturale ma perché l'inglese dà l'illusione di
corrispondere ad un successo professionale e ad una crescita nell'ordine
sociale. L'Esperanto potrebbe svolgere un molo molto efficace e con grande
profitto per molti giovani, più che una qualsiasi lingua nazionale. Purtroppo
esso ancora non ha questo ruolo perché molti fattori ostacolano la sua
diffusione su larga scala. |
Programma Multimadiale ESPERANTO realizzato nell'anno scolastico 2000/2001 dagli studenti:Di Fazio Andrea e Maurelli Francesco nuvola.bianca@tiscalinet.it - fran.mau@infinito.itPer domande o commenti su questo programma fare riferimento a:ROMA ESPERANTA JUNULAROinfo_rej@hotmail.comAggiornato nel mese di giugno 2001. |