Conclusione

 

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"Ogni discussione teorica è inutile; l'Esperanto già funziona" ha constatato Antoine Meillet nei 1928. Gli esperantisti hanno dimo­strato questo fatto centinaia di migliaia di volte. Sia gli allievi in corsi serali, sia gli scienziati di fama mondiale, tutti hanno fatto vivere con dedizione e con idealismo il movimento. Durante un secolo l'idea ed il progetto di un singolo idealista, L. L. Zamenhof, si è esteso sui cinque continenti come un'emanazione dai molti aspetti e per le di­verse razze ma unitaria, prefigurando l'ordine mondiale per il quale molti sognavano. Diversamente dalle altre lingue pianificate, l'Esperanto è uscito dal suo luogo di nascita intellettuale e sociale e si è installato preferibilmente presso gli strati sociali modesti ma la­voratori e capaci di pensare, i quali lo hanno difeso con tenacia e con disponibilità.

Perché l'Esperanto è diventato cosi popolare, mentre gli altri progetti sono restati o restano chiusi in circoli limitati? Perché esso è nello stesso tempo una lingua e un messaggio. lì suo stesso nome, Esperanto, che presto sostituì l'originario "Lingua internazionale", lo associa alle speranze coscienti e non coscienti dell'umanità. Quella doppia natura linguistica e simbolistica porta con sé fortuna e rischio:

fortuna, perché ha la capacità di funzionare come fattore unificante e in quel molo non possono concorrere nè le lingue etniche, troppo legate alle identità ed ai sistemi nazionali, nè le altre lingue pianifica­te le quali finora non hanno potuto superarlo con le loro sole qùalità linguistiche; rischio, perché le implicazioni ideologiche attirano alcu­ni ma allontanano altri e possono creare confusione sul suo vero scopo; perciò molti utenti dell'Esperanto distinguono l'Esperanto dall'esperantismo, che essi definiscono dottrina connessa con la "idea interna", mentre essi stessi guardano all'Esperanto come mezzo di comunicazione strettamente neutrale da usare per ogni finalità.

Funzionalità e utilità dell'Esperanto

E' sufficiente osservare, per convincersi, che l'Esperanto funziona. Chi infatti osserva come esso si dimostra vantaggioso economicamente in confronto delle lingue nazionali, può soltanto desiderare la sua sollecita introduzione in tutte le scuole, dove competenti insegnanti sono disponibili, e rallegrarsi per gli esperi­menti scolastici sempre più frequenti effettuati in diversi paesi. Quan­do sì confronta la relativa facilità di comunicazione, la precisione di questa lingua e il costo per i congressi internazionali secondo le lingue di lavoro usate, ci si meraviglia per il fatto che la superiorità dell'Esperanto abbia ancora cosi poco richiamato l'attenzione dei potenziali utenti. Ci meraviglia il fatto che il suo valore didattico sia trascurato proprio da quelli che constatano il relativo insuccesso dell'istruzione linguistica e le sue negative conseguenze nei grandi settori sociali; ci meraviglia infine il fatto - ma sono molte le altre cose che destano meraviglia - che il ruolo culturale e socio-educativo dell'Esperanto sia tanto erroneamente presentato o ignorato dai professionisti della cultura e dell'educazione.

Ciò dimostra che non basta la piena efficienza dell'Esperanto perché esso si diffonda. La sua diffusione dipende anche da fattori psicologici, sociali, politici, i quali sono differenti nei diversi paesi o strati sociali. Potrà progredire? Se si dà uno sguardo alla sua storia centenaria, si può constatare che esso emerge da una lunga evo­luzione anteriore, sempre rafforzatasi a cominciare dal sedicesimo secolo e negli ultimi tempi gradualmente intensificata, in misura corrispondente alla formazione più chiara di una coscienza sull'ap­partenenza di ogni uomo al complesso mondiale ed alla unità del­l'umanità. Poiché la lingua internazionale può contribuire soltanto positivamente a quella tendenza, l'esperantismo è cresciuto senza interruzioni e non l'hanno fermato né la morte del suo fondatore né le due guerre mondiali; esso si è sempre risollevato e specialmente nei paesi dove era stato vietato ha recuperato il terreno perduto. Ciò significa che esso ora incorpora adeguatamente la tendenza evolutiva del tempo attuale per quanto riguarda il problema della comunicazione e dei bisogni linguistici, con la capacità di attirare a sé nuovi praticanti e far trionfare la soluzione proposta.

Molti segni sono prova di una vitalità in via di sviluppo. Nel­l'interno del movimento la creazione letteraria e artistica, la traduzio­ne in tutti i sensi, l'attività pedagogica, l'uso specializzato, la modernizzazione e la versatilità della stampa esperantista, l'uso dell'Esperanto come lingua sperimentale, mostrano un'attività tanto più rilevante se confrontata con il lento aumento del numero degli iscritti. Significativo e ricco di prospettive è il fatto che l'Esperanto non appare più un'iniziativa soltanto europea: associazioni attive allargano le sue possibilità in Giappone, in Vietnam, in Corea, in Cina, in Iran, in varie parti del Sud America, in Madagascar ed in Zaire.

Fuori del movimento l'Esperanto può profittare di circostan­ze favorevoli alla lingua internazionale. La necessità di comunica­zioni rapide e frequenti su scala mondiale riflette profonde tendenze all'unione èd alla collaborazione: gli esperantisti devono pesare con tutte le forze sul fronte del Parlamento Europeo, perché se l'Unione Europea si trasformerà in una federazione politica con 10, 12 o più lingue allora l'Esperanto avrà una possibilità non ripetibile in altre parti del mondo. Per gli stessi motivi essi devono partecipare alla battaglia insieme con i popoli del terzo mondo per la loro indipen­denza linguistica. L’imperialismo linguistico di alcune grandi potenze ha privato la maggior parte dell'umanità di un proprio adeguato mezzo di espressione ed ancora impone ad essa l'inglese ed il francese con le rispettive culture. Se il terzo mondo desidera conqui­stare l'indipendenza linguistica e insieme comunicare in ogni parte del mondo, occorre una lingua che sia almeno internazionale come le lingue degli imperialismi; questa lingua può essere l'Esperanto.

Essenza dell'esperantismo

L'essenza dell'Esperanto è che la lingua internazionale deve essere possesso di tutti e non soltanto di alcuni privilegiati, uomini, classi o nazioni. lì suo concetto stesso comporta il rifiuto di privile­gio, di egemonia e di ogni forma di predominio ad opera di alcuni sopra gli altri. L'Esperanto è stato definito il latino del tempo moderno perché gli uomini hanno bisogno di una lingua comune per diventare e per restare liberi. Già si rende evidente in ogni luogo dove l'Esperanto è praticato, che esso serve non soltanto come mezzo di comunicazione, ma che anche apre nuove vie a informa­zioni, a contatti, a scambi ed in genere ad una vita sociale e ad una cultura più razionale, consapevole ed ampia. Con questo si prova il suo elevatissimo valore educativo. lì fatto che tra i molti precedenti e successivi progetti sia l'unico diventato una lingua vivente parlata da un numero di persone maggiore di quante parlino il 95% delle lingue conosciute (soltanto 163 delle circa 3.000 lingue parlate nel 1980 avevano un numero di parlanti superiore ad 1.000.000), è un fatto linguistico da meditare, che distingue l'Esperanto tra tutte le lingue pianificate. D'altra parte esso si distingue dalle lingue etni­che perché è la sola capace di un ruolo pieno come lingua interna­zionale: non è sufficiente che una lingua nazionale sia usata come interlingua tra uomini di diverse nazionalità perché essa perda le sue caratteristiche nazionali quali fonologia, struttura, logica ecc. Se si comprende che l'internazionalità non si limita ai contatti tra alcuni ambienti, per esempio professionali od economici, o anche tra alcune tribù o regioni, ma se si accetta la internazionalità se­condo un concetto universale, allora si deve riconoscere che tutte le lingue etniche restano essenzialmente nazionali e di cultura na­zionale, mentre l'Esperanto è essenzialmente universale.

E' dunque una prospettiva seria immaginare che ogni uomo possa un giorno imparare l'Esperanto a fianco della lingua materna. Perché ciò si realizzi gli esperantisti dovranno concentrare le loro forze, informare più intensamente il pubblico ed in generale le mo­derne tecniche di informazione, penetrare in tutte le tecniche, come essi fanno nel campo informatico, ottenere sostegno politico e raffor­zare la loro base finanziaria. Ma ciò non dipende soltanto da loro. La moderna pubblicità di massa e l'informazione sono molto costose per un movimento essenzialmente popolare. Proprio per l'origine sociale e per gli spazi di formazione dell'esperantismo, gli esperantisti mancano tra gli enti decisionali e tra i responsabili economici, i quali preferiscono usare le lingue delle grandi potenze più influenti. Tra queste vi sono non soltanto stati ma anche potenze finanziarie, economiche, ideologiche e simili. Perché l'ideale degli esperantisti pos­sa realizzarsi, è necessario che quelle potenze rinuncino alla loro ambizione egemonica, cessino di imporre la loro lingua e prendano in considerazione il problema linguistico obiettivamente e senza spi­rito egoistico. Malgrado le dichiarazioni positive di alcuni enti gover­nativi, sembra che un atteggiamento razionale e responsabile verso quel problema resterà un sogno ancora a lungo, anche se la situa­zione mondiale della comunicazione, la evoluzione di diversi popoli e classi, lo sviluppo dell'educazione, insomma tutto ciò che si chiama progresso, sempre più rende necessario l'Esperanto.

 

Programma Multimadiale ESPERANTO realizzato nell'anno scolastico 2000/2001 dagli studenti:
            Di Fazio Andrea e Maurelli Francesco                      nuvola.bianca@tiscalinet.it - fran.mau@infinito.it 
Per domande o commenti su questo programma fare riferimento a:
                                                   ROMA ESPERANTA JUNULARO
                                                          info_rej@hotmail.com
Aggiornato nel mese di giugno 2001.