Pasquale Stanziale
Cultura politica e società nel Mezzogiorno
Obiettivo su Cellole nell’alto casertano
(Note
di ricerca)
© 2007
(Versione
priva di alcuni quadri statistici)
Introduzione
1-
Paradigmi di cultura politica
2-
Modelli culturali e boss politici
3-
Excursus
4-
Cellole
5-
Ricerche
6-
Dinamiche
7-
Anomalie
8-
La transizione infinita
9-
Bibliografia
Appendice 1 Flussi elettorali
(Appendice 2 Flussi
elettorali)
Appendice 3 Rassegna stampa
Appendice 4 Sindaci di Cellole
Appendice 5 Mondo Oggi
INTRODUZIONE
Le note che seguono continuano il percorso di ricerca
socioantropologica iniziato con lo studio
su Cascano e proseguito con quello su Sessa Aurunca: realtà sociali
dell’alto casertano.
In particolare vengono ripresi e integrati ampi spazi
di analisi dei lavori precedenti con l’obiettivo di definire le articolazioni
della cultura politica quale si presenta nel Mezzogiorno e nell’area locale con
i suoi modelli e i suoi propri parametri storicamente emersi negli ultimi
decenni.
In parallelo si è cercato di individuare i caratteri
specifici dei modelli culturali delle
società locali nelle loro dinamiche proprie.
Il percorso di ricerca poi, in una prospettiva
d’analisi contestuale, ha cercato di individuare rapporti tra i vari ambiti:
locale, Mezzogiorno/meridione, ambito nazionale.
Il nucleo centrale del lavoro rimane, in ogni caso,
quello relativo alle ricerche sul campo: risultanze socioatropologiche, interviste, questionari di sintesi, studi
sulla realtà locale.
L’intento era quello di ricercare per arrivare ad un produttivo e
valido livello di astrazione.
Si avvertiva anche la necessità di rifocalizzare la
conoscenza della realtà locale e di delineare uno spazio di consapevolezze in un’epoca
in cui la memoria storica è
continuamente rimossa ed in
cui il mondo della politica locale viene spesso visto come una realtà separata e contraddittoria.
L’Autore.
1- Paradigmi di cultura
politica
1.1
Non
si può non essere d’accordo sul fatto che in Italia non c’è una democrazia
normale (B. De Giovanni 2004 – Rapporto CENSIS 2006) visto anche il quadro
di eventi in corso nel momento in cui scriviamo (giugno
2006). Visto anche il cambiamento dei sistemi elettorali, con la frequente
chiamata dei cittadini alle urne, vista tutto sommato, la difficoltà a trovare
un equilibrio politico-istituzionale nazionale normale. In tale quadro Il
Mezzogiorno tende, ad adeguarsi, nelle sue articolazioni politico-gestionali,
con grande flessibilità, al quadro
generale della crisi. Questo perché i parametri della sua cultura politica,
in senso generale, sono ben adatti per
la loro natura intrinseca, ad adattarsi
alle trasformazioni istituzionali e alle dinamiche politiche regionali e
nazionali. Ciò senza escludere isole felici in cui trasparenza, efficienza
delle istituzioni e investimenti si
accompagnano a valide iniziative di
emancipazione economica e a varie tendenze
di modernizzazione.
In
ogni caso è possibile schematizzare, sulla scorta di una vasta area di studi,
e di indagini sul campo, una serie di parametri propri di una
cultura politica presente in buona parte del Mezzogiorno e quindi riguardante
anche il territorio comprendente Cellole, paese dell’alto casertano che si
presenta con la serie di specificità socio-antropologiche che evidenzieremo in
queste note.
Il
punto di partenza non può non riguardare la storia della Democrazia Cristiana
nel territorio comunale prima e dopo la secessione cellolese dal Comune di
Sessa Aurunca in provincia di Caserta. In realtà, per vari aspetti, questi due
temi tendono a coincidere e andrebbero studiati parallelamente al lavoro di
ricerca che avevano cominciato a portare avanti G. Capobianco (1987) e G.
Ciriello (1987) per ciò che riguarda la storia della sinistra nel territorio aurunco. In tale ambito prendono
forma, in modo evidente le costanti di una cultura politica che viene ad essere una specie di pattern
antropologicamente significativo e che riprenderemo a vario titolo nel corso
della presente ricerca.
1.2
Clientelismo
e familismo
Non
è tanto scontato rilevare nella cultura politica locale anzitutto la storica dimensione
clientelare - frutto della mediazione politica, della DC - principalmente-
secondo i meccanismi che già aveva evidenziato Gramsci- ma anche come
derivazione del familismo rurale da intendersi come modalità culturale
sistemica (meriterebbe questo tema uno studio specifico a livello locale, come
pure i rapporti tra famiglie e politica, là dove la partecipazione all’attività
politica del capofamiglia/notabile viene intesa come passaggio obbligato in
vista della sistemazione opportuna dei familiari), clientelismo che, d’altra
parte, ha storicamente prodotto l’estraniazione della gente dallo Stato, come
opportunamente sottolinea L. Graziano (1980): "...Il Clientelismo ha
effetti disfunzionali per due processi cardine della società: la legittimazione
del potere e la creazione di opposizioni organizzate. Mina l’autorità in almeno
due modi: comportando un uso privato delle risorse pubbliche, come modo di
gestione del consenso; impedendo, per ciò stesso, quella dissociazione tra i
ruoli di autorità istituzionalizzata... i metodi clientelari lungi
dall’avvicinare cittadini e autorità, hanno rafforzato l’estraneità delle masse
dallo Stato. Di più hanno creato una situazione che non esiterei a definire
illegittimità morale della politica ..." (vedi anche J.
“Il cedimento al clientelismo, sia come forma attiva
di predominio di una classe sull'altra, sia come rassegnazione passiva al
gioco delle parti, è la conseguenza di una
generalizzata devastazione culturale
operata dalla Democrazia
cristiana che, nel lungo periodo di permanenza al potere, ha sostituito la
cultura con l'arroganza e la certezza divina del diritto, la giustizia con
l'ingiustizia e la prevaricazione, la gestione amministrativa con l'arbitrio; e
la dilapidazione, la politica del territorio e delle risorse con la
speculazione edilizia e la devastazione del paesaggio e degli equilibri
naturali. Non è un semplice caso che proprio la speculazione edilizia sia stata
e sia ancora la sola industria attiva di tutto il Mezzogiorno d'Italia, la sola
che prosperi senza incentivi e agevolazioni dello stato.” (S. Bertocci 1977)
“Uno dei
problemi di maggior rilievo che il clientelismo meridionale postunitario pone
all’attenzione dello studioso è perciò quello dei suoi rapporti col familismo.
Esso, in verità, rivela anzitutto e conferma le
ragioni stesse di quest’ultimo. Poiché, dopotutto, non è che la traduzione
della preminenza dei rapporti affettivi al di fuori dell’ambito familiare.
L’assunzione del comparaggio - di fatto avvertito come una quasi
parentela - quale strumento efficace adottato dall’uomo politico meridionale
per confermare la certezza del proprio elettorato, è uno dei tanti
comportamenti che dimostrano il legame tra clientela e familismo.
………………………………………………………………………………………………...
Un secondo momento in cui si esprime l’assenza di
coscienza collettiva ha inizio con la comparsa del clientelismo di massa (mass
patronage) . Di quella nuova forma clientelare, cioè, nella quale
l’erogazione delle risorse pubbliche si rivolge non più a singole persone ma ad
intere categorie o gruppi sociali o ad ampie quote di popolazione. E perciò ha
bisogno di organizzarsi in istituzioni e formazioni burocratiche, che facciano
da tramite tra lo Stato ed i gruppi stessi.
Il mass patronage presenta per questo una sua
parvenza di modernità. Tant’è che lo si incontra anche presso società avanzate
che hanno realizzato la prima industrializzazione ed una completa penetrazione
del mercato nelle dinamiche produttive e distributive.
……………………………………………………………………………...
Naturalmente, una posizione di privilegio spetta al
partito dominante. Sia che sorregga il governo da solo, sia che si avvalga di
una coalizione di partiti, nell’esercizio dei poteri di indirizzo e di nomina,
esso afferma una sua egemonia. E ciò anche se, nel secondo caso, un’ineludibile
esigenza transattiva impone il ricorso al principio lottizzatorio.
Gli oltre quarant’anni di governi coalizionali ad
egemonia democristiana sono al riguardo paradigmatici . Senza dire che
Come che sia, l’arena politica viene occupata da un
clientelismo partitico i cui attori affermano di fatto il loro dominio su tutti
i processi fondamentali di decisione e implementazione delle politiche
pubbliche del Paese. Un clientelismo che genera una strana combinazione di
ineguaglianza e asimmetria nel potere con una apparente solidarietà sociale.
Nel Mezzogiorno, poi, tale solidarietà difficilmente
riesce ad andare oltre gli antichi termini di identità personali o di
sentimenti e obbligazioni interpersonali. E la dimensione partitica, le volte
in cui riesce a porsi con forza, viene percepita ed accolta più come relazione
di parentela che come relazione di appartenenza. Forse anche perché il
clientelismo partitico nelle regioni meridionali si diffonde, recando con sé
una seconda combinazione, ancora più strana della prima: quella fra coercizione
- sfruttamento e relazioni volontarie sostanziate di mutue obbligazioni. “
(M. Fotia 2003)
1.3
E
poi: le costanti dimensioni filoministeriali e trasformistico-clientelari
secondo quanto già accennato in precedenza; il correntismo come variante del
trasformismo storico; le difficoltà, per il modello culturale dominante, di
progettare e perseguire uno sviluppo democratico del territorio (S.
Bertocci 1977) a fronte di un consenso politico ampio e consolidato, nonché la
formazione di una classe politica dirigente di ricambio come successione ad un
potere politico- amministrativo sempre più accentrato (S. Franco 1996). E
nell’area locale quindi: il modello per
la cattura del consenso della Democrazia Cristiana nel periodo di Giacinto
Bosco e successivamente. Vari studiosi oggi sono d’accordo nel ritenere, pur
nel quadro e nei limiti del modello socioculturale operante (P. Allum 1975 e S.
Bertocci 1977), l’epoca di Bosco come uno dei periodi positivi per lo sviluppo
dell’area sessana a fronte di tutta una serie di motivi, da quelli
occupazionali a quelli delle relazioni politiche tra la base e il vertice
parlamentare.
Come
abbiamo già accennato altrove (P. Stanziale 1991) il modello boschiano
poteva essere definito di tipo paternalistico-clientelare (la concezione
paternalistica della politica è elemento fondamentale della tradizione
cattolica meridionale- (P. Allum 1975 1978) in cui la struttura di
partito (segreteria di sezione ecc.) aveva un proprio ruolo ed in cui il
rapporto tra elettore e parlamentare aveva non rilevanti sbarramenti. G. Bosco
in realtà ha rappresentato un argine- per il periodo dell’egemonia fanfaniana-
all'espansione della DC napoletana la quale ha prevalso, in seguito, imponendo
un modello per la cattura del consenso di tipo contrattualistico-clientelare: è
il modello della political machine ovvero ciò che Allum riscontra e
definisce già negli anni '70 nel tipo di organizzazione messa su da Silvio Gava
padre e perfezionato poi dal figlio Antonio e analoga a tante strutture
organizzative che sono alle spalle di molti parlamentari dagli anni ‘70 ai
giorni nostri. È questo, certamente, un modello di cattura del consenso più
moderno perché tiene in maggior conto la pluralità dei gruppi di interesse e di
pressione, nonché dei vari intrecci tra politica ed economia - con una tendenza
spesso a subordinare la prima alla seconda.
C’è
poi, nell’analisi di Allum (1975) un punto particolarmente rilevante rispetto
alla politica democristiana nel Mezzogiorno e nel Meridione. Si tratta di un
atteggiamento di tipo politico ben preciso basato su tre punti: 1- il fatto
che il Sud ha bisogno d’aiuto data la sua inferiorità; 2- la necessità quindi
di una forma di mediazione rispetto ai governi; 3- ogni aiuto al Sud, quindi, è
da apprezzare ed ogni critica ai costi ed ai metodi usati per avere questo
aiuto è irrilevante, ingrata e ingiusta rispetto a tale provvidenzialità.
Questo tipo di atteggiamento, derivante dalla cultura rurale comunitaria, tende
a permanere, per vari aspetti, nella cultura politica generale locale ed è, a
ben guardare, alla base di svariate iniziative, indicando rappresentazioni
abbastanza limitate di un sistema di amministrazione democratica, oltre ad un
persistere pericolosamente regressivo di elementi pertinenti al modello
culturale locale.
1.
4
A tutto questo va aggiunto quanto dice A.
Lamberti (1991) sulla funzione addirittura stabilizzante ed occupazionale
del riciclo di denaro derivante da attività illegali. D’altra parte alla
perdita della dimensione comunitaria non viene - come abbiamo detto - a
corrispondere un insieme di valori e orientamenti relativi ad un modello di
società nazionale in positivo: una democrazia non proprio compiuta e alla
ricerca di valide formule rappresentative- un Mezzogiorno che annega nella
disoccupazione, ma in cui faticosamente attraverso varie esperienze- tra cui
il modello Bassolino (dei primi tempi della sua sindacatura
napoletana) (Stanziale 1999) e
attraverso nuove figurazioni dello sviluppo-
prendono forma i parametri possibili di una modernizzazione razionale
del governo politico di un territorio- un capitalismo che nel momento in cui è
vincente assume su di sé nuovi costi di libertà ed origina conflitti relativi a
vecchie e nuove subalternità....
1.
5
La
piccola borghesia meridionale tra oligarchismi e ribellismi
La
visione gramsciana del Mezzogiorno come disgregazione sociale (1945) ha
costituito e costituisce un paradigma fondamentale per comprendere ciò che
accade ancora oggi in talune aree di Terra di Lavoro, a Sessa Aurunca, a Cellole,
con riferimento a quanto abbiamo già scritto ma anche per ciò che riguarda la
sfasature socioculturali di detti territori rispetto alle sollecitazioni del
ciclo modernizzante in atto. Nell’area locale, ad un’osservazione coerente dei
fatti sociali, risulta abbastanza evidente un quadro di disgregazione che
riguarda fermenti che non si traducono in consensi o dissensi organizzati,
velleitarismi ed anarchismi ribellistici di derivazione contadina, tentativi di
secessione amministrativa, osmosi strumentali tra pubblico e privato,
particolarismi di fatto istituzionalizzati, il tradizionale clientelismo,
indifferenza ed estraneità di aree sociali alle dinamiche politiche ecc..
Questa disgregazione è presente anche a livello intellettuale per la mancanza di
un ambito culturale di decisa direzione ed orientamento, nella incapacità di
elaborare valori entro cui costruire situazioni di riferimento, in forme di
chiusure a vantaggio di interessi gruppali, ideologicamente populistici o
evasivamente elitari ecc.. Un universo politico spesso eccessivo o che si
produce come chiacchiera corrispondente frequentemente a blocchi
decisionali. Questa disgregazione, che delinea, come marcante
paradigma sociale, quanto è stato già abbozzato come parte dell’ethos locale (e
non solo) ben si richiama a quella che
Galasso (1982), con ricorso all’ambito hegeliano, chiama coscienza infelice
e a ciò che faceva scrivere al Vescovo Nogaro: ".... la gente di
qui mi piace. Ma si deve liberare dalle catene che ha alla coscienza"
(in R. Sardo 1997). Questa coscienza sociale, che risulta tendenzialmente
compiaciuta di circoscritti risultati utilitaristici, sembra situarsi
lontano da una consapevolezza della propria inadeguatezza rispetto a sfide
e prospettive di cambiamento, rispetto
ad assetti e ad impieghi razionali riguardanti una società in grado di
sincronizzarsi con una cultura del cambiamento. A tal proposito
certamente grosse responsabilità riguardano quella che oltre mezzo secolo fa
Gaetano Salvemini (1955) chiamava piccola borghesia intellettuale, ovvero
quella classe sociale tesa al controllo delle amministrazioni comunali, oggetto
del desiderio della classe dominante (G. Galasso 1982). Una borghesia
che è parte della più ampia borghesia delle aree del Mezzogiorno stesso e che,
in modo più accentuato di quella nazionale, non ha saputo essere
protagonista attiva dello sviluppo capitalistico progressivo non avendo
come background proprio un tradizione culturale (libertà, individualità,
razionalità ecc.) atta a trasfondersi in modo positivo nel processo
modernizzante (E. Galli della Loggia 1976 e quindi C. Tullio-Altan 1986). A
questa borghesia locale, portata a vivere con maggiori conseguenze sociali le
contraddizioni della borghesia italiana, non è estranea quella componente di anarchismo
che secondo Galli della Loggia (cit.) tende a svilupparsi proprio là
dove esistono sconnessioni culturali tra aree locali ed i processi del sistema
sociale globale, forme di anarchismo o di reazione che nascono dalla non
comprensione dei processi e/o dal subire processi di cui non si posseggono le
coordinate culturali: ecco quindi l’individualismo fazioso e ribellistico (C.
Tullio Altan 1986), il non riconoscersi in alcuna aggregazione sociale o la partecipazione
conflittuale... e quindi il disprezzo per il lavoro manuale da parte della
piccola borghesia, la prevalenza dello stato d’animo e del pregiudizio sociale,
la preferenza per una routine impiegatizia ecc. (C. Morandi 1944) e
ancora "...la rivolta morale ed istintiva del singolo che insorge contro
qualcosa o contro qualcuno, accanto ad altri singoli, contro un mondo che lo
soffoca intellettualmente e psicologicamente..” (G. M. Bravo 1977). Anche
l’agire politico viene ad essere condizionato da questa concezione anarco-libertaria
acquisendo un habitus principalmente orientato alla conquista del potere ed
alla sua conservazione (H.D. Lasswell 1975) che si traduce spesso, a
livello locale, in una conflittualità senza fine e nella concezione di un
potere fine a se stesso (C. Tullio-Altan 1986). In tale universo la
borghesia intellettuale locale si presenta come una classe caratterizzata
fondamentalmente da un fazionismo esasperato e da una costitutiva
povertà di effettiva elaborazione politica. Fazioni, dunque, personalismi,
velleitarismi che rivelano spesso un retroterra politico-culturale non proprio
consistente e con il conseguente e frequente svilimento della funzione dei
meccanismi rappresentativi e di delega, producendo ulteriore complessità
nella struttura dei rapporti socio-politici. E allora il quadro che emerge dal
fondamentale studio di Salvemini sulla borghesia meridionale ben spiegava e
spiega le dinamiche politiche locali che hanno visto e vedono il
moltiplicarsi delle liste civiche, le varie gestioni commissariali dei
Comuni e le scissioni fazionistiche caratterizzanti gran parte dei
partiti dell’area locale e non ( cui va aggiunta come ulteriore tensione la logica
costrittiva che tende a piegare ad accordi politici fatti nei capoluoghi, come
Napoli e/o Caserta, le aree periferiche come quella comprendente Sessa
Aurunca e Cellole). Si tratta di fazioni vincenti e di fazioni perdenti
coalizzate, di appetiti soddisfatti e di nuove aggregazioni oppositive. Tutto
ciò perpetuando un quadro di disgregazione sociale relativamente alla coscienza
collettiva ed a quelle individuali.
E
situazione riguardante la disgregazione sociale è pure l’emigrazione
(ambito nazionale e non) a cui andrebbe opportunamente dedicato uno studio
specifico relativamente ai suoi andamenti negli anni, ai risvolti economici ed
alle sue incidenze culturali di ritorno. Emigrazione da considerare come
reazione al sottosviluppo di cui hanno sofferto le classi subalterne ma non
solo, tendenzialmente sussistente oggi anche se non paragonabile a quella degli
anni ‘50- ‘60.
Un
punto conclusivo sembra essere comunque il fatto che la situazione locale
riflette gli aspetti propri di quella nazionale: quella identità italiana di
cui parla E. Galli della Loggia (1998) basata sulle oligarchie corporative,
sul familismo e sul trasformismo che, al momento in cui scriviamo,
si presenta con una vistosa ampiezza di esiti a vari livelli. Quella tradizione
politico-ideologica che non avendo nella sua storia il prodursi di un
consolidato senso dello Stato sopperisce a ciò con la vischiosità oligarchica
(E. Galli della Loggia cit.) e con un politicismo onnipervasivo.
1.6
Il
Trasformismo
Una
tradizione statuale e civica, quindi, in
cui il valore delle istituzioni rimane non storicamente partecipato, lasciando
ogni decisione ad una politica, operante dall’alto che, per questo, si
ipertrofizza lasciando spazio a quell’eterogenesi dei fini (E. Galli della
Loggia cit.) e a quel trasformismo qualunquistico mirato al piccolo
beneficio, alla costruzione del notabilato, al patronage, alla riproduzione di
oligarchie che però non si sono, nei fatti, trasformate in una
forza-classe-dirigente in grado di rappresentare e gestire gli effettivi
interessi generali in una nazione moderna.
“Peraltro, occorre aggiungere che non è possibile
comprendere ed interpretare un fenomeno siffatto (il familismo), senza far ricorso all’altro
pilastro della cultura politica nel Mezzogiorno e meridionale, quello
trasformistico. Precisando opportunamente che per trasformismo si intende qui
una visione della vita politica per la quale il metro di coerenza degli uomini
di potere non va cercato nella loro fedeltà ad un quadro ideologico ed alla
impostazione programmatica che ad esso si accompagna, ma nella loro capacità di
schierarsi sempre con le forze al governo, allo scopo di conservare la loro
posizione di dominio, di essere in grado di soddisfare le richieste dei loro
elettori e, di conseguenza, attraverso il sostegno crescente di questi, di
rafforzare progressivamente la posizione stessa.
Esso, in realtà, scaturisce da un contesto che tiene uniti in una stessa logica eletti ed elettori. Il contesto sostanzialmente è quello clientelare avanti descritto. In pratica, il clientelismo, così come a monte è legato al familismo, così a valle è intrecciato al trasformismo. Sta, insomma, in mezzo a far da ponte e unire i tre fenomeni, che, alla fine appaiono necessariamente tre aspetti di un unico fenomeno.”
………………………………………………………………………………………………...
“…….. le pratiche trasformistiche delle élite
politiche meridionali proseguono ininterrottamente fino ai nostri giorni, anche
dopo l’avvento del proporzionale e dell’annesso scrutinio di lista e il
ritorno, nell’ultimo decennio, del maggioritario, ancorché imperfetto, e dei
collegi uninominali. Così come non trovano arresto neppure dopo la nascita e il
consolidamento dei partiti di massa.
Le èlite utilizzano infatti questi ultimi come
efficaci strumenti per promuovere la formazione al loro interno di aggregazioni
di interessi o correnti in grado di condizionarsi reciprocamente. Introducono,
in altri termini, in seno ai partiti di massa le loro logiche spartitorie in
maniera da accaparrarsi il massimo possibile di leve elettorali, da tradurre in
posti in parlamento, nelle altre assemblee elettive e negli apparati amministrativi
dello Stato e degli enti locali.
I momenti storici salienti del parlamentarismo, del
fascismo, del doroteismo e del berlusconismo ne sono la riprova. In questo
senso, coloro che ci descrivono la vita politica meridionale come eguale e
ripetitiva nei meccanismi, sempre pronta a svilire il nuovo, riducendolo al
vecchio, non hanno tutti i torti, anche se, naturalmente, la teoria della
staticità sic et simpliciter del Sud, talvolta avanzata, è fuorviante. I
partiti, legati fin dalla nascita a fattori lunghi di parentela ristretta o
allargata, di clientele tradizionali o moderne, nelle diverse congiunture, sono
sempre pronti ad etichettarsi vicendevolmente con i termini di liberale o
clericale, radicale o moderato, fascista intransigente o transigente, democristiano
di sinistra o doroteo. Nella realtà dei fatti, essi perpetuano i vecchi
meccanismi di canalizzazione del consenso e di formazione del personale
politico e amministrativo. Non senza introdurre nella struttura sociale e nel
sistema politico elementi, seppure mai strategici, di novità e di avanzamento.” (M.
Fotia 2003)
1.7
Il
doroteismo
“Maturato inizialmente in seno ad una parte del gruppo
dirigente della DC, il Doroteismo diviene in prosieguo patrimonio dell’intero
partito, e da ultimo, come accade del resto alle precedenti forme storiche di
trasformismo clientelare, cultura comune a gran parte della classe politica
italiana. Anche perché non esaurisce la sua dimensione nell’essere
semplicemente logica politica, ma, fuoriuscendo dal luogo e dall’arco storico
nei quali nasce e si sviluppa, si traduce in regola generale di vita sociale e
culturale.
……………………………………………………………………………………………….
Il Mezzogiorno ne è uno scenario privilegiato, al
punto che taluno si è posto la domanda se il doroteismo non debba essere
considerato addirittura come il prodotto di una linea meridionale di conduzione
storica della DC, linea divenuta motrice di una strategia, che, a partire
proprio dal Sud, crea nuovi itinerari per il partito d’ispirazione cristiana,
in un orizzonte geografico ben più ampio.
……………………………………………………………………………………………….
La meridionalizzazione della DC, in ogni caso, avviata
già agli inizi degli anni Cinquanta, è un fatto. Il Mezzogiorno, che, nel 1946,
rappresenta il 29.7 per cento della forza complessiva di questo partito, nel
1952, raggiunge il 54.8 per cento. E meridionalizzazione non significa soltanto
un crescente peso delle regioni del Sud all’interno del partito, ma anche una
maggior presenza dell’organizzazione democristiana nella società
meridionale .
………………………………………………………………………………………………
Tutto ciò tende a creare nel Sud un equilibrio sociale
nuovo, temperato tuttavia dalla sopravvivenza nelle strutture e nei
comportamenti di caratteri ed elementi fondamentali del vecchio equilibrio.
L’élite dorotea consolida così quel carattere peculiare che sta alla base
dell’organizzazione sociale e politica del Mezzogiorno: il trasformismo
clientelare.
………………………………………………………………………………………………
La classe di cui si parla punta, insomma, a gestire
una forma di rinnovamento del Sud attraverso un tipo di penetrazione del
mercato che consenta, pur tra talune forme di vivacizzazione, di conservare e
proteggere la società tradizionale. La sua non è dunque una politica di mera
conservazione, ma di protezione e di crescita moderata, finalizzata a mantenere
i consensi elettorali dei vecchi ceti e a conquistare quelli dei nuovi,
entrambi astringendoli dentro le vecchie e le nuove gabbie della subalternità
socio-economica e culturale. E così, contrariamente a quanto accade in tutte le
società investite dall’impatto del mercato, da una parte, eleva i redditi ed
apre ai moderni consumi, dall’altra, mantiene gran parte dei vecchi
condizionamenti socio-economici e culturali.
………………………………………………………………………………………………
Trova necessario di conseguenza introdurre dei
mutamenti nelle tradizionali funzioni di mediazione. In forza di essi, cambiano
i soggetti stessi che esercitano tali funzioni: dai notabili si passa ai
political broker, i quali molto meglio dei primi trovano accesso ai luoghi
del centro che decidono l’erogazione delle risorse destinate alle periferie.
Cambia il tipo di risorse: da quelle di proprietà privata, solitamente
notabiliare, si passa a quelle di proprietà pubblica.
………………………………………………………………………………………………
La nuova metodologia consente, comunque, all’élite
dorotea e all’intera DC di espandere sempre più la sua azione trasformistica e
di far sì che la compresenza e la coagulazione di vecchio e di nuovo, di
avanzamenti e di arresti, nella società meridionale, rendano sempre ricche le
sue raccolte di consensi. Così irrobustendo un blocco sociale che trova i suoi
ampi supporti nella residua piccola e media borghesia rurale, in quella
cittadina degli affari e delle libere professioni, in talune frange
intellettuali e giovanili, in settori di non poco conto del mondo cittadino ed
operaio. Il cemento è rappresentato per i primi due segmenti dai mille benefici
e aiuti posti in atto dalla già citata politica assistenziale; per il terzo ed
il quarto da un tipo di riformismo industriale e agrario, produttivo di un
certo numero di posti di lavoro e di nuove occupazioni, seppure precarie, e
soprattutto dagli impieghi pubblici, assicurati da una selva di organismi,
istituti, enti, consorzi. Siffatto blocco sociale è anche un blocco politico,
poiché da esso provengono le nuove leve della DC nonché la dirigenza e il
management, collocato alla guida dei numerosi enti pubblici, consorzi, banche,
società finanziarie, messi in piedi da questo programma di rinnovamento, e
affidati per lo più a democristiani, in maggioranza dorotei di sicura
osservanza. “ (M. Fotia 2003)
1.
8
Il
paternalismo
Il
paternalismo è strettamente connesso con il modello parentale il quale a
sua volta si distingue dalla clientela (J.
1.
9
Il
Qualunquismo
Il qualunquismo non va inteso in senso
spregiativo e/o liquidatorio, Togliatti stesso, a suo tempo, riconobbe le sue radici popolari. In effetti il
qualunquismo rappresenta un elemento costitutivo di vaste aree della
cultura politica italiana. Esso è tra le cause basilari del consenso attribuito al fascismo,
prese forma in modo netto con Guglielmo Giannini ed oggi lo ritroviamo, per molti suoi
aspetti, nel berlusconismo e in aree della destra ma anche della sinistra per alcuni aspetti.
Tra i caratteri fondamentali del qualunquismo troviamo:
-l’insofferenza
per il sistema dei partiti
-l’anticomunismo
-l’esaltazione
del liberismo economico
-la
negazione della presenza dello stato
-lo
stile populistico nella comunicazione politica
-il
rifiuto dell’approfondimento di tematiche politico-economiche
-l’esaltazione
di un approccio semplicistico ai problemi
-la
lotta contro la pressione fiscale.
Questo
apparato ideologico è presente, per vari aspetti, nella cultura politica meridionale
orientandone una buona parte dei consensi elettorali principalmente nelle
elezioni politiche. Esso risale al
1799 (G. Pallotta 1972) e del resto a Napoli, nel dopoguerra, l’Uomo
Qualunque ebbe vasti consensi con l’appoggio soprattutto della borghesia rurale
e dei proprietari terrieri. Il risultato fu la vittoria del particolarismo (G.
Dorso 2005), del fazionismo, del proliferare delle liste……
Riferimenti
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2- Modelli culturali e boss politici
2.
1
Cellole rappresenta, nelle sue dinamiche politiche e sociali,
un caso emblematico di comunità che cerca una propria direttiva di
sviluppo generale tra contraddizioni, arretramenti e avanzamenti. Ciò nel
contesto di un Mezzogiorno in cui zone
di eccellenza sono spesso contigue a zone di marcato sottosviluppo o in cui la
giustapposizione di modelli di sviluppo e socioeconomici danno luogo a immobilismi o a schizofreniche fughe in
avanti in un quadro in cui le categorie tradizionali di analisi a disposizione dello studioso vanno ad essere usate in modo quanto meno approssimato
possibile e usando anche schemi analitici adatti alla specificità delle varie
realtà sociali. Ciò di là da ogni empirismo
sommario che pure costituisce il background metodologico di gran parte della classe politica e degli
intellettuali locali.
Per
quanto ci riguarda vogliamo riprendere oggi, ad inizio millennio, tematiche già
sviluppate a proposito degli studi su
Sessa Aurunca (P. Stanziale 1999) e Cascano (P. Stanziale 1988),
nell’alto casertano, ritenendole più che mai attuali e cercando di allargare
l’ambito delle analisi ad un quadro di rimandi e di annotazioni esplicative che,
pur nella loro volutamente discontinua dinamica, vogliono cogliere i punti
nodali e parametrare, in qualche modo, anche le problematiche sociali presenti
nella zona cellolese. Ciò costituendo l’avvio di un irrimandabile processo di
conoscenze che certo potranno essere realizzate in una area di studi sociali
più organici e articolati.
È
anche utile constatare che molti sono
impegnati ad interrogare il passato remoto quando invece è piuttosto produttivo
leggere il passato prossimo ed il presente nella prospettiva della
costruzione di una consapevolezza critica che, di là dalle risultanze
della ricerca socio-antropologica, può contribuire alla delineazione di una
possibile conoscenza effettiva della locale realtà sociale.
2.2
Nella
serie di articoli scritti a suo tempo per Critica Meridionale (1974) e
per Mondo Oggi (1980) cercammo di studiare la ricaduta sociale dei
processi di industrializzazione nella zona di Sessa Aurunca e sulle
caratteristiche dell’azione politica in tale zona negli anni ‘80. Con il libro Zona
- aurunca/sud pontino: l’impronta nucleare (1985) cercammo di fare il
punto sull’avventura nucleare nel territorio di Sessa Aurunca. Successivamente
riprendemmo queste prospettive di ricerca, ma da un’angolazione
antropologico-culturale- partendo dall'impostazione data al lavoro sviluppato
poi in gruppo- L’illusione e la maschera (1977)- dirigendo,
successivamente, il Gruppo di Studio Sinodale su Mentalità e costumi della
nostra gente (1990) (ricerca piuttosto sinttica ma ricca di indicatori e- purtroppo
- non molto conosciuta)- collaborando su questi temi a Civiltà Aurunca ed
al Mensile Suessano, nonché attivando le seguenti recenti ricerche: Visioni
politiche del mondo nel territorio di Sessa Aurunca, Definizione dell'habitat
culturale di provenienza di un campione di popolazione studentesca e Giovani:
valori e attitudini nell’alto Casertano (P. Stanziale 1993) - nonché Ricerche
sulla cultura del magico (P. Stanziale 1997-98).
Da
queste indagini, cui si è sempre cercato di dare una corretta impostazione in
un’ambito di ricerca empirica, sono emersi una serie di fatti, di conferme, ma
anche di interrogativi cui sarebbe troppo lungo accennare ma su alcuni dei
quali conviene riflettere.
2.3
Anzitutto
mi sembra opportuno rilevare che la storia sociale di Cellole, in provincia di
Caserta, coincidendo, in prima istanza,
con quella della vicina Sessa Aurunca,
nell’ambito di un territorio definibile sessano, non può essere fatta in
modo circoscritto ma deve essere tracciata, in seconda istanza, rispetto alla
storia generale del Mezzogiorno e quindi con quella nazionale e facendone,
quindi, risaltare i tratti sia specifici sia quelli omologanti …
E
subito alcuni interrogativi relativi ai
punti che seguono:
-come
l'essere stata Sessa Aurunca una cittadella della fede (M.Volante 1993)
abbia influito sulla evoluzione
sociopolitica del territorio;
-le modalità secondo le quali si è venuta delineando nel '500-'600 una
qualche classe borghese nel territorio aurunco;
-come
viene ad emergere in modo specifico il filoborbonismo locale;
-come
prende forma in modo specifico (e con una certa costanza) l'estraneità di
grandissima parte del tessuto socioculturale della zona sessana, e non solo,
ad idee e fatti storici orientati verso innovati assetti socio-politici.
2.4
Certo
sono domande che già delineano - in un certo qual modo - produttive possibilità
di approccio al Problema nella misura in cui alludono alla necessità, ormai
improcrastinabile, di studiare in una prospettiva di ricerca sociale il passato
locale. In ogni caso vorrei concludere questa linea di considerazioni
cominciando a dare alcune risposte riferendomi a quanto sostiene Giuseppe
Galasso (1965- 1982) a proposito della storia del Mezzogiorno d'Italia.
Mi sembra che tre siano i punti interessanti che pone in evidenza Galasso
nell’ambito dei suoi fondamentali itinerari di ricerca e su cui, anche
attraverso percorsi diversi, vengono a convergere altri storici.
Il
primo riguarda la specificità culturale di origine contadina delle zone
come quella di Sessa Aurunca e Cellole che, pur avendo come confine il mare non
hanno mai mostrato uno sviluppo di elementi culturali di civilizzazione
legati alla pesca e alla navigazione e questo riguarda anzitutto Cellole
che è l’insediamento più vicino al mare;
la
mancanza, in senso generale, di una capacità locale autonoma di elaborazione
politica innovativa;
il
fatto che innovazioni sociali e politiche nella zona sessana, come nel Mezzogiorno
in generale, sono state originate, nella gran parte dei casi, dall'esterno- e su questo punto di delinea una differenza
tra Cellole e Sessa per il fatto che Cellole a fronte di una certa
vivacità politica è divenuto Comune
autonomo distaccandosi da Sessa Aurunca e aprendosi una propria strada allo
sviluppo.
Le
suddette conclusioni- che di fatto finiscono per rappresentare delle costanti,
facilmente inverabili a livello locale- possono ben costituire un paradigma
interpretativo. Esse delineano in modo sintetico il quadro di un’analisi
sociale che, partita da lontano, ben si collega ad altri tipi di analisi
(sociologiche, antropologiche) più centrate sull’evo moderno dell’area locale.
2.5
Un
altro punto di partenza, quindi, può essere dato da ciò che cercammo di
delineare - in modo non basato sull’analisi quantitativa ma sulla tecnica dell’osservazione
e dell’analisi partecipante (T. Tentori 1960) e su una serie di indagini,
di interviste, di storie di vita, di colloqui e, se volete, di intuizioni verificate
come modello culturale (cultural pattern), antropologicamente significativo (L’illusione
e la maschera, 1977 e Civiltà Aurunca 2/85) per l’ambito locale
sessano e quindi cellolese; in altre parole cercai di mettere in evidenza valori,
comportamenti, attitudini e tutto ciò attraverso cui una comunità si
rappresenta il mondo e come si rapporta con i problemi dell'esistenza (si
trattava di indagini da intendersi come ricerche d’ambiente di taglio
socio-antropologico (P. Guidicini 1991) giocate tra i classici E. C. Banfield
1961 e R. Lynd 1970). In grande sintesi il risultato di queste ricerche nel
sessano collegavano le contraddizioni sociali e politiche, ed un certo livello
di non-progresso generalizzato, a un non conseguenziale processo evolutivo tra Cultura
Contadina, Cultura Umanistico-Idealistica, Cultura dell'Età Industriale
(naturalmente in tale ambito cultura vuol dire kultur, civilizzazione,
un ambito che comprende anche situazioni quali la scelta del tipo di scuola per
un figlio o il grado di sindacalizzazione di gruppi sociali ecc.). In base a
questi assunti era possibile, quindi, spiegare situazioni quali l'eccesso di
familismo, il qualunquismo, forme di ribellismo fine a se stesso, la mancanza
di senso dello Stato, il ruolo frenante della cultura contadina dal punto di
vista del progresso socio-politico e
altro ancora: tutto ciò che, in effetti, poteva e può condurre ad un
primo approccio esplicativo al tema della costante storica del sottosviluppo
(indicando, sostanzialmente, con tale termine la consapevolezza sofferta di
talune costanti sociali frenanti rispetto a reali risorse e a prospettive di
razionale modernizzazione sociale possibile). E ciò, naturalmente riguardo non
solo al sessano e al cellolese ma
riguardo a gran parte del Mezzogiorno e del Meridione ed è un’analisi che può
correttamente venire, per molti aspetti, come vedremo, a riguardare anche
l’attualità.
2.6
In
ogni caso, nello sviluppo di queste note, non è possibile prescindere dal
substrato della cultura contadina (altrimenti detta agraria o rurale)-
per quanto delineato nelle analisi suddette- nel cui contesto riscontriamo che,
parallelamente e successivamente, vi è stata l’egemonia
umanistico-idealistica (quella incentrata sulla figura e sul ruolo sociale del
Professore e dell’Avvocato, ma anche su quella del Medico) cui poi si sono
sostituiti altri valori e comportamenti generalizzati legati ad altre figure di
riferimento del successo sociale emergenti nell’ambito di un processo dai
tempi piuttosto lenti e quasi sempre caratterizzati da una certa sfasatura
rispetto alle dinamiche socio-politiche pertinenti alla modernizzazione della
società nazionale.
I
modelli di riferimento hanno orientato di volta in volta scelte sociali e
valori ma quello che emerge in modo piuttosto palese- e che è utile
puntualizzare ulteriormente- è quanto segue.
-La
cultura contadina tende a permanere per vari aspetti come substrato del modello socio-culturale generale e non è solo
pertinente a quelle che erano le classi subalterne. Questa cultura, definita da
P. Allum (1975) Gemeinschaft rurale si articola principalmente sui
seguenti orientamenti:
-utilitarismo
-valore
fondamentale della tradizione e della religione
-diffidenza
nei confronti dell’altro
-accettazione
di consuetudini e regole dominanti
-concezione
gerarchica della società
-impossibilità
di cambiare la struttura sociale
-atteggiamenti
di rivolta o di rinuncia
-ruolo
decisionale di fatto della donna-madre.
Questo
tipo di cultura per fortuna ha perso negli studi sociali, a partire dagli anni
‘60, un certo alone di esaltazione e di privilegio di derivazione
ottocentesca per essere riportata nei termini di una critica
storico-sociale che ne ha posto in luce gli aspetti di utilitarismo, di
inconsistenza emancipativa e di anarchismo. Stiamo parlando di studiosi
quali De Martino, Galasso, Tullio-Altan e soprattutto Amalia Signorelli (1984) che particolarmente
ha mostrato come il bisogno di folklore sia un bisogno regressivo. Questi
studiosi hanno preso generalmente come spunto per le loro analisi la realtà del
contadino meridionale descritta crudamente da Gramsci. "... il
contadino è vissuto sempre al di fuori del dominio della legge, senza
personalità giuridica, senza individualità morale, è rimasto un elemento
anarchico, l’atomo indipendente di un tumulto caotico, infrenato solo dalla
paura del carabiniere e del diavolo. Non comprendeva l’organizzazione, non
comprendeva lo stato, non comprendeva la disciplina; paziente, e tenace nella
fatica individuale di strappare alla natura scarsi e magri frutti, capace di
sacrifici inauditi nella vita familiare, era impaziente e violento
selvaggiamente nella lotta di classe, incapace di porsi un fine generale
d’azione e di perseguirlo con la perseveranza e la lotta sistematica." (A.
Gramsci 1974 e quindi C. Tullio-Altan 1986).
2.7
Il
modello umanistico-idealistico, quindi, è stato il modello della
classe egemone e riferimento di avanzamento sociale per le classi
subalterne. Questo modello era pertinente più a Sessa Aurunca, storicamente centro
del potere, che non alle aree periferiche come Cellole. Per vari aspetti, esso
ha costituito l’ideologia di un ceto di potere che nell’area politica e nel
campo amministrativo in generale ha trovato il suo sbocco naturale fino ai
giorni nostri attraversando una fase di generale affermazione nel ventennio
fascista. E qui il riferimento è alla figura del funzionario statale (A.
Gramsci 1971) proveniente da una famiglia contadina che, attraverso una
formazione umanistico-giuridica, accede ai quadri statali. Questo pattern,
(articolato quasi sempre tra conservazione e idealismo) che meriterebbe uno
specifico studio, molto più circostanziato rispetto a quanto accennato in
precedenza da noi (P. Stanziale 1977- 1985), ha sempre privilegiato lo Stato
inteso come ambito di sicurezza occupazionale e di esercizio del potere.
Ciò anche per il ruolo di importanza assegnato ad un certo tipo di
intellettuale nel quadro di una concezione idealistica dello Stato stesso,
concezione che nella variante crociana dell’utopia moderata ha caratterizzato
l’egemonia culturale napoletana dalla quale però si sono distaccati vari
intellettuali perché sganciata da una praxis avente pure nel Mezzogiono
connotazioni nuove (B. De Giovanni 1978). Vengono a completare questo modello
alcuni indicatori (indicatore qui va inteso in senso generale) - cui è utile
accennare in modo sintetico- quali:
-l’emarginazione
della cultura scientifica
-l’osservanza
religiosa di tipo formale per vari aspetti
-l’esaltazione
dell’eloquenza e di una armonia di derivazione letteraria
-una
certa xenofobia
-privilegio
del monumento rispetto alla struttura
-armonizzazione
idealistica della prassi.
2.8
Il
processo di modernizzazione sociale poi ha portato un ovvio aumento della
complessità del quadro sociale con l’affermarsi di valori e comportamenti
legati alla cultura dell’età industriale o, se si vuole, post-industriale.
Anche
qui è possibile individuare qualche orientamento :
-partecipazione
maggiore ad attività associative
-competizione
sociale
-forme
di conformismo legate a modelli veicolati dai mass-media
-consumismo
ed esibizione sociale dei consumi
-edonismo.
Manca
dunque l’approdo all’assetto proprio di una gesellschaft
caratterizzata da:
-gruppi
sociali secondari
-dominio
organizzativo
-legami
politici orizzontali
-rapporti
di parziale autonomia con l’apparato statale
-organizzazione
politica in partiti di massa
-richiamo
ideologico non populistico o religioso ma con una base culturalmente
articolata.
Come
già delineato in precedenza l’attualità del modello- che definiamo tradizionale
o anche di dominio- vede la coesistenza, la convivenza, a volte
contraddittoria, di elementi e situazioni relativi ai tre modelli precedenti,
con le opportune scansioni rispetto agli scarti generazionali (e localistici),
con tutto ciò che ne consegue in termini di immobilismo, produzione culturale,
atteggiamenti politici, sviluppo economico, attitudini sociali.... E va qui
sottolineato e non dimenticato il fatto che la dinamica sociale e il
comportamento sociale e politico nascono da una visione del mondo originata
proprio da un modello culturale che ne orienta comportamenti, atteggiamenti e
attitudini.
Va,
inoltre, considerato che la lettura dell’area locale attraverso il modello
culturale di cui stiamo parlando non può non tener conto di quanto emerso da
una ricerca sociologica (A. Calenzo 1983) e da una ricerca storica (G. Di Marco
1995): entrambe le ricerche insistono giustamente sulla compresenza
territoriale di una realtà più specificatamente rurale- relativa alle frazioni
del territorio comunale, tra cui l’ex
frazione Cellole- ed una realtà urbana relativa a Sessa Aurunca-centro,
volendo così indicare differenziazioni socioculturali e storiche, in
particolare costituendo tale differenziazione, per Di Marco, un paradigma
interpretativo della storia locale. Per quanto ci riguarda il cultural pattern
sopra-esposto, come anche quello relativo alla dicotomia
gemeinschaft/gesellschaft possono, tali modelli, essere ritenuti validi per la
lettura socio/antropologico-culturale di gran parte dell’area locale e non
solo. Tale validità può essere confermata localmente attraverso
l’individuazione di talune componenti significative a scapito di altre,
trattandosi di un modello componenziale aperto alle stratificazioni ed alle
dominanze.
Altro
fattore importante è lo scarto generazionale cui abbiamo accennato, ovvero la
preminenza di elementi del modello culturale dominante rispetto all’età e
relativamente a come i giovani si trovino spesso in situazioni conflittuali
rispetto a sollecitazioni ed influenze diverse (P. Stanziale 1993).
2.9
Ma
procediamo con ordine anche utilizzando qualche flashback. Popolazioni locali
che si sollevano non per rivendicazioni politiche (1848) ma per un "masto di
festa" (P. Giusti 1928); una coscienza sociale in qualche modo consapevole
di marcate forme di subalternità e in grado di organizzare forme isolate e non
articolate di protesta e di rivendicazione politica: penso alle lotte per il
Pantano dei cellolesi e a qualche jacquerie delle frazioni, penso a
personalità come Maria Lombardi e Gori Lombardi per il loro faticoso ed
inimitato impegno politico e sociale in tempi non facili per la formazione di
una coscienza delle subalternità. Penso al ruolo della Sinistra fino ai giorni
nostri ed al fatto che il suo modo di far politica ha solo smussato lo
zoccolo duro del modello culturale generale (in tale ambito i lavori di G.
Capobianco e G. Ciriello hanno il merito di aver delineato una memoria storica
della sinistra e rivendicato il suo ruolo, ma non hanno esaminato fino in fondo
l’incidenza sociale e politica di questa sinistra nella storia locale rispetto
alla generalità del tessuto sociale, sinistra che era ed è rimasta una
sub-cultura politica, essendo riuscita ad incidere solo in modo marginale
sul modello culturale dominante). E poi: una religiosità formale e
ritualistica, tesa a riprodurre identitariamente un assetto comunitario (P.
Stanziale 1998) e addirittura ancora largamente sincretica fino agli anni '30
(N. Borrelli 1937). E ancora: l'interessata mediazione fascista che nel
modificare alcuni equilibri acquista paradossalmente connotati di
modernizzazione... la polarizzazione Mazzarella-Ciocchi che viene a costituire
uno degli stadi intermedi nel processo di svilimento della politica come tale
nella zona sessana (A. Marchegiano 1989); la zona sessana che elegge ai
principi del '
Penso
soprattutto alla egemonia della Democrazia Cristiana, partito sorto nel
dopoguerra ad opera di esponenti dell’azione cattolica e di persone provenienti
da esperienze politiche diverse. L’ampio consenso assicurato a questo partito
era basato fondamentalmente su quello che Allum (1975) definisce boss
politico (coincidente, nell’area locale, col grande
elettore/luogotenente) avente capacità di organizzazione e di mediazione. Questi,
secondo l’identikit che ne fa Allum è un professionista minore che organizza
intorno a sé una clientela... prospera in una società poco industrializzata e
si muove in una realtà economica poco florida per cui l’unica ricchezza è data
dal favore, inscrivibile nella sua capacità di mediazione e di relazioni con la
burocrazia statale in generale e ministeriale. Per quanto riguarda l’area
locale il boss aveva l’appoggio incondizionato della Chiesa, almeno fino agli
anni ‘70, epoca in cui comincia a delinearsi una certa autonomia
dell’episcopato rispetto al potere politico (Quaderni del Sinodo n.1- 1990). In
ogni caso era decisiva la sua struttura organizzativa che avendo Sessa
Aurunca come centro aveva propri referenti in tutte le frazioni del Comune-
compreso Cellole- assicurando, attraverso un controllo capillare, un pacchetto
di voti da spendere- con una certa disinvolta autonomia- al fine di aumentare
il proprio peso politico rispetto all’ambito parlamentare e rispetto alla
burocrazia statale. L’organizzazione seguiva lo schema seguente (Allum
2003).
------------------------------------------------------Capicorrente---Dirigenti
partito----------------------------------------------------
--------------------------------------------------Luogotenenti
-------Parlamentari Sottosegretari--------------------------------------
-----------------------------------------------Grandi
elettori------------Sindaci Cons. Com. Segr. Sez. Professionisti--------------
---------------------------------------------Capi
elettori --------------------Attivisti Capi clan
familiari------------------------------
------------------------------------------Galoppini---------------------------------Galoppini---------------------------------------------
----------------------------------Elettori-------------------------------------------------------Elettori-------------------------------------
Era
questo- e per molti aspetti è- un
sistema di clientela abbastanza consolidato che, per vari aspetti, esulava pure
da un circoscritto rapporto di tipo politico per essere strutturato secondo un familismo
tipico per cui ci si rivolgeva al boss non solo per il favore ma anche per
altri motivi connessi all’ambito familiare (malattie, matrimoni ecc.). Questo
tipo di boss rientra, in senso generale nella tipologia di Whyte (1955) e
Weber (1966) e negli studi di Kirchenheimer (
Società
di transizione e caratteristiche predominanti
Rapporti
di classe: frammentari
Forme
di organizzazione politica: boss/apparati politici
Sfera
di attività: locale /nazionale
Richiamo
ideologico: populista
Natura
dei legami politici: ristretti/verticali
Metodi
di controllo politico: manipolazione/coercizione
Rapporti
con l’apparato statale: dipendenza totale
Questo
tipo di boss è stato sostituito, successivamente negli anni, realizzando un
certo successo di consensi, da altri tipi di boss più legati all’ambito
industriale, più legati ad un dominio organizzativo e tecnocratico, con una
parziale autonomia rispetto all’apparato statale ed alla Chiesa locale e
collegati con lobby di potere economico e talvolta con aree di interessi
diversi... Si tratta di boss che sono anch’essi figure di transizione dato che
presentano sia caratteristiche legate ad un tipo di società agraria semplice
sia caratteristiche legate ad un tipo di società più moderna. In ogni caso
permane un tipo di dominio personale in un ambito localistico e con richiami ideologici
di tipo populistico. Quello che ci interessa sottolineare qui è che la
tipologia del boss politico rappresenta un indicatore rispetto ad una
modernizzazione della politica come tale nell’area Sessa Aurunca-Cellole, che
evidentemente stenta ad emergere come efficiente ambito di iniziative e volontà
razionale, pure presente, anche con modalità diverse, in altri ambiti del
Mezzogiorno.
2.10
E
siamo così arrivati a tempi recenti i quali, prima di essere presi in esame,
richiedono riflessioni su almeno due spunti analitici. Il primo riguarda lo
studio di P. A. Allum (1975)- cui ci siamo frequentemente richiamati- che
riguarda anche la nostra zona delineando sociologicamente ciò che era emerso
per via antropologica, successivamente (1977), nelle ricerche suddette e che
può essere così descritto in via di grossa semplificazione: gran parte della
società civile dell’area Napoli-Caserta viveva tendenzialmente con continuità
una propria situazione conflittuale dovuta al fatto che essa (società civile)
non era ormai più una Comunità (gemeinschaft) e non andava neanche a diventare
una Società (gesellschaft- F. Tönnies 1963) in senso moderno.
Ovvero modelli comunitari e modelli societari convivevano, si sovrapponevano e
collidevano. Vale a dire che conservazione di valori strumentali (utilitarismo,
anarchismo ecc.) -propri di un comunitarismo di tipo rurale - tendevano a
convivere con valori e comportamenti tipici della civiltà industriale
(consumismo, crisi di valori morali, omologazione di massa, tipologie di acculturazione
di tipo conformistico, l’uso di droghe ecc.), ovvero come sostiene D. De Masi (1969)
c’era un assetto comunitario che andava disgregandosi rispetto ad una struttura
societaria che appena si annunciava...
(È
necessario, a questo punto, puntualizzare che il nostro modello
antropologico-culturale, rispetto a quello di Allum era più specifico per la
nostra zona. Allum non prendeva in considerazione l’ambito culturale
umanistico-idealistico dato che l’impianto della sua analisi era centrato sul
rapporto comunità- società - sulla linea Marx- Weber- Gramsci- Tönnies - e
riguardava i rapporti tra potere e società nel collegio Napoli- Caserta).
Questi erano i punti d’arrivo delle analisi le quali oggi si presentano con una
validità inficiata solo marginalmente, permanendo come quadro analitico anche
dell’attuale situazione sociale dell’area locale e non solo. Una conferma di
ciò può essere riscontrata nella parte del presente lavoro che è dedicata
proprio a questo tema dal punto di vista dell’analisi quantitativa, con
un’ulteriore verifica tratta da uno studio CENSIS del 1998 sul Mezzogiorno.
Il
secondo spunto nasce da un esame della società locale dal dopoguerra ad oggi:
rapporti tra politica e società, il tipo di cultura politica, rapporti tra
politica ed economia... Uno spazio sterminato di ricerca e di analisi ma in cui
è possibile individuare qualche situazione particolarmente indicativa come la
convergenza - all'inizio degli anni sessanta - tra il potere politico
consolidato della borghesia medio-alta (che altrove abbiamo ritenuto definibile
come parassitaria- P. Stanziale 1985) e gruppi economici
locali e/o nazionali: e ciò come in moltissime altre realtà nazionali
nell'epoca del boom economico. Nella zona sessana questo tipo di sviluppo - il
quale ha originato grosse iniziative imprenditoriali, con i tradizionali
risvolti clientelari (pur se nella zona sessana non è esistita né esiste una
affermata tradizione imprenditoriale vera e propria)- non è avvenuto,
purtroppo, secondo metodi non estranei ad iniziative varie della magistratura:
ciò che nei fatti, costringe a non identificare lo sviluppo di queste
iniziative con un progresso democratico reale e generalizzato della società
locale. Del resto alcune di queste iniziative, nel tempo hanno mostrato i loro
limiti imprenditoriali attraverso cessioni, ricomposizioni, riduzione delle
attività o scomparendo. (Va annotato, a tale proposito che una storia degli
insediamenti industriali nei Comuni di Sessa Aurunca e Cellole deve essere
opportunamente delineata sia per ciò che riguarda le cattedrali nel deserto del
boom degli anni ‘60 che per l’effettiva possibilità insediativa di tipologie
industriali rispetto alla vocazione economico-produttiva del territorio).
2.11
A
questo punto è necessario richiamare gli anni del cosiddetto boom economico in
cui il comune di Sessa (comprendente Cellole) divenne un’area di incubazione
della dipendenza dal Nord (M.
Fotia 2003). Basta ricordare almeno:
-la
costruzione della centrale nucleare del Garigliano, una centrale con tecnologia
americana che fu sperimentata con
risultati devastanti
successivamente emersi;
-la
costruzione dello stabilimento metalmeccanico Società Prefabbricati Finsider,
poi Morteo, successivamente oggetto di
cessioni e speculazioni;
-la
nascita di Baia Domizia con le
note vicende imprenditoriali-giudiziarie.
“Nella seduta del 13.8.63 del Consiglio comunale di
Sessa Aurunca venne approvata all’unanimità la delibera n. 316 inerente la
vendita della Pineta di Sessa di proprietà del Comune ad una società
settentrionale, l’Aurunca Litora, per la costruzione del villaggio
Turistico-balneare denominato Baia Domizia.
……………………………………………………………………………………………………………
Il 22 luglio 1959 l’Amministrazione Comunale presieduta
dal DC Gennaro Ciocchi, aveva indetto un concorso per la valorizzazione della
Pineta di Sessa Aurunca, che venne aggiudicato ad un gruppo di architetti
napoletani e salernitani, Caruso, Defez, Di Majo, Gambardella Rosa e Alfonso, Muzzillo, che non ebbe mai
esecuzione. Esso prevedeva la vendita del terreno, in lotti, ai naturali del
posto a l. 150 il mq ed a L. 300 ai forestieri. Vennero presentate circa
tremila domande che non vennero mai evase. “ (G. Monarca 1994)
Negli
anni seguenti l’operazione Baia Domizia, definita “uno scandalo democristiano”
(S. Bertocci 1977), ebbe rilevanti
risvolti giudiziari investendo
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3- Excursus
3.1
Svolte
e immobilismi
Negli
anni '80 qualcosa si è mosso nella società locale in modo non conforme al modello
culturale dominante, articolando una certa dinamica emancipativa dall’interno
del modello culturale tradizionale stesso, sotto la spinta di quelli che si
potrebbero definire isolati focolai di cultura progressista (cui
andrebbe dedicato una ricerca apposita soprattutto per individuare e
distinguere situazioni e motivazioni, inscrivibili in un’effettiva presa di
coscienza sociale, da forme reattive, da ribellismi, da particolarismi
minacciati e da altri atteggiamenti di origine trasformistica derivanti dal
modello culturale tradizionale). In ogni caso emerge un certo fermento
sociale.
Si
avvertono spinte verso la figurazione di una nuova coscienza sociale
basata sulla salvaguardia dell'ambiente e della salute collettiva; il
sorgere di timide forme di elaborazione culturale più moderne; la presenza di
due Vescovi che, il primo- V. M. Costantini con il recupero del patrimonio
monumentale-religioso e il secondo- R. Nogaro con una forte opera di
sollecitazione sia della coscienza sociale popolare che delle energie
intellettuali progressiste- hanno cercato di incidere, in qualche modo,
sulla direzione del mutamento sociale. La lotta per la chiusura della
discarica di Sessa Aurunca, le lotte per il blocco della centrale
elettronucleare del Garigliano e per l’ospedale di Sessa Aurunca sono i principali indicatori di queste nuove
istanze. Cellole in questo periodo, nei suoi andamenti culturali e
politici, rimane piuttosto al di fuori di tali dinamiche.
In
ogni caso una dinamica progressista trasversale viene ad affiorare
difficoltosamente... E da un'altra visuale, invece: la presenza di una
massiccia disoccupazione, incombenze ecologiche, mancanza di servizi
efficienti, una cultura politica che si esaurisce nell'ordinaria
amministrazione o nella radicalizzazione personalistica, illecito e
violenza affioranti spesso, un’embrionale cultura imprenditoriale statica o
troppo speculativa, scelte culturali qualunquistiche o di fuga, masaniellismi
intellettuali... Aspetti negativi presenti- e verificabili- con una certa
costanza. Come pure il fatto che più tardi alcune delle iniziative messe in
campo negli anni ‘80, più che collegarsi ad un’autentica capacità di
razionalità e di emancipazione sociale, hanno mostrato, alla fine delle spinte
propulsive anti-involutive poste in atto, ad esempio, dal Vescovo Nogaro
(R. Sardo 1997), il loro ritorno nel solco dell’andamento processuale del
modello culturale tradizionale.
Tutto
ciò che era risultato movimento- in opposizione e talvolta in collaborazione
con i partiti politici -relativo a tematiche specifiche (nucleare- ospedale-
discarica) e che era riuscito a mobilitare faticosamente la popolazione
raggiungendo risultati positivi, ha solo in parte proseguito la sua opera,
convergendo nei partiti o restando nella forma-movimento, ma senza il consenso
e la vitalità riscontrati nella fase rivendicativa. Ciò indicando la continuità
storica, per il tessuto sociale locale in generale, di essere disponibile
solo per circoscritte forme di protesta su temi di immediata incidenza e non indicando
affatto- come sostenuto in modo piuttosto retorico da A. Pannone (1995) per
altre rivendicazioni- una presa di coscienza delle masse dei propri valori e
dei propri diritti in senso generale.
3.2
Il
quadro locale negli ani ‘90
La
situazione dell’area locale, nella specificità dei suoi assetti strutturali e
socioculturali, relativamente al processo di modernizzazione in atto, si
inscrive senza differenze rilevanti nell’ampia crisi del Mezzogiorno e
nella specificità di quella casertana che si presenta, nel Mezzogiorno, stesso
con un quadro aperto di contraddizioni e di varie negatività. E dunque la
prospettiva di studio cui è possibile accennare, è quella riguardante la
dinamica dei rapporti tra il processo di modernizzazione nazionale e il
Mezzogiorno anche per i risvolti pertinenti ad aree specifiche come quella
locale. Ciò relativamente anche agli ultimi anni che hanno visto tutta una
serie di mutamenti a partire da Tangentopoli, con il crollo della prima
Repubblica, l’emergere del fenomeno leghista, oltre alla rivoluzione
tecnocomunicativa, alla nuova legge elettorale nel ‘93 e all’avvicinarsi di
Maastricht. Ma, come scrive F. Barbagallo (1997) all’inizio degli anni
‘90 non si avverte nel Mezzogiorno alcun mutamento... ciò anche perché è
abbastanza operante l’egemonia meridionale della DC e del PSI basata sul volume
di affari intercorrente tra politici ed imprenditori rispetto al pubblico
denaro. Sarà la tangentopoli napoletana che coinvolgerà quasi tutti i
partiti nel 1993 ad incidere ancor di più in senso strutturale e morale sulla
storica crisi del Mezzogiorno. Successivamente e parallelamente le inchieste
della magistratura denominate TAV, Spartacus, Phoney Money e Chèque to
Chèque hanno avuto come passaggio quasi obbligato
Il
riscontro a tale quadro sociale è pienamente dato dal Rapporto CENSIS (1998),
citato nel capitolo Ricerche del presente lavoro che disegna un quadro
di situazioni e di tendenze abbastanza vicino alle conclusioni sopra esposte.
3.3
Visioni
del Mezzogiorno
3.3.1
Sul
Mezzogiorno, si sa, pesano giudizi storici pesanti: tra i tanti quelli di
Gramsci, di Salvemini, di Galasso che parla (1982) di un processo di
modernizzazione in cui il Mezzogiorno più che essere protagonista è stato
risucchiato, indicando, in tal modo, la passività di un modello socioculturale
che, in una prospettiva sistemica, tende, in relazione alle sollecitazioni
esterne, a riorganizzarsi continuamente assorbendo tali sollecitazioni in un
processo di adattamento alle proprie situazioni interne evitando ogni
cambiamento di assetti in alcune aree. A questa processualità non è certamente
estranea, tra altre realtà sociali, la realtà sociale locale che, come sistema,
a sua volta, dall’Illuminismo al ‘68 ed alle tangentopoli varie, è rimasta
impermeabile quasi sempre a
modificazioni decise delle sue dinamiche, adagiata in un andamento di crisi con
casuali isole di consapevolezza e di iniziative emancipative. Una crisi che,
nella concretezza degli eventi sociali, risulta quasi generalmente rimossa a
livello di coscienza collettiva o avvertita peraltro in modo ovattato, se non
contraddittorio, attraverso le retoriche dell’universo di discorso locale,
nelle produzioni culturali e nella diffusa nostalgia di un passato di
tradizione che tende talvolta a divenire una specie di rifugio identitario.
3.3.2
A
Sessa Aurunca, a Cellole, come in altre aree del casertano, la nuova legge
elettorale, ha visto la ratifica delle formazioni nate dalla crisi dei
partiti della prima Repubblica, ed il sorgere di nuove formazioni che si sono
andate ad inserire nel necessitante quadro di accordi nella contrapposizione
politica istituzionale nazionale. Ma il fatto che a nostro avviso è
importante rilevare è che il consenso politico permane fondamentalmente
assestato secondo un modello tradizionale, pur se sotto sigle partitiche
diverse e con embrionali elementi di modernizzazione di tipo organizzativo
e programmatico, mantenendo la centralità dell’ambito familistico ed
oligarchico (E. G. della-Loggia 1998) e malgrado qualche anomalia. Il principio
di responsabilità certamente tarda ad essere un elemento propulsore di una
managerialità pubblica all’altezza effettiva dei tempi e la nuova classe
dirigente che viene a delinearsi, nei risultati, tende a confermarsi sulla
tipologia del boss di transizione, indicando forme di adattamento e
processualità non visibilmente innovative.
3.3.3
Il
Mercato, ritenuto da Galasso (1982) uno dei possibili ambiti di spinta
alla modernizzazione, non sembra aver avuto un’incidenza significativa
sia rispetto agli assetti produttivi- in cui emerge solo timidamente qualche
sporadica iniziativa- sia per ciò che riguarda il modello culturale dominante.
(Lo stesso mercato invece ha costituito il brodo di coltura per lo sviluppo
di una criminalità organizzata sempre più articolata) (R. Saviano 2006).
L’ordinaria
amministrazione rimane un vischioso
limbo che, dal dopoguerrra, in generale, assorbe gran parte delle attività
politico-amministrative, che pure trovano la loro giustificazione operativa a
fronte dei vari problemi territoriali, ma che permane, d’altra parte, come
alibi di un ceto politico che, più che governare effettivamente lo sviluppo
di un territorio, tende ad essere, all’osservazione oggettiva dei fatti, un
prolungamento dell’attività amministrativa comunale, nel suo ruolo di
mediatore sociale interessato: modalità piuttosto tradizionale della cultura
politica locale, certo in ritardo rispetto ad una figura di
politico-amministratore da intendersi come mente propulsiva di progettualità
razionale, di efficiente e democratico utilizzatore di risorse. I
comportamenti degli amministratori si presentano, nella realtà sociale, da una
parte, ovviamente correlati all’esercizio del proprio ambito professionale,
naturalmente allargato all’insieme dei rapporti sociali tesi all’ampliamento
della propria base elettorale, da un’altra parte sono presi nei meccanismi
consiliari-amministrativi di cui, di fatto, tendono ad essere una funzione ad
un livello diverso; vi è poi l’ambito dello sviluppo dei rapporti politici
e amministrativi ai vari livelli non locali. In tale spazio pare saturarsi il
governo del territorio secondo ritmi che non sembrano discostarsi da un
andamento sostanzialmente tradizionale.
4.3
La
sinistra
4.3.1
Per
quanto riguarda il ruolo della sinistra, nel contesto dei riferimenti che
abbiamo delineato, Galasso (1982) parla della crescita del tessuto comunista come
fattore di modernizzazione e di innovazioni nel comportamento politico nel
Mezzogiorno. E sottolinea come l’osmosi di funzionari di partito, riguardo
anche questa area, abbia costituito, come serie di interventi esterni al
sistema, fattore di modernizzazione. Tale fatto però, relativamente all’area
casertana, non pare abbia prodotto situazioni concretamente rilevabili come
spazio di riorientamento dei consensi elettorali e/o convincenti fenomeni
emancipativi. Del resto Galasso stesso (1982) scrive, successivamente,
di un periodo del dopoguerra nel Mezzogiorno, in cui comunisti e socialisti,
che si richiamavano ad una cultura della razionalità e dell’universalismo,
restano un corpo estraneo rispetto alla tradizione del Mezzogiorno. Per i
decenni successivi pensiamo che tale giudizio sia valido per zone come quella
del casertano dato che, per quanto
abbiamo esposto in precedenza, l’apporto culturale della sinistra è rilevabile
solo entro ambiti circoscritti rispetto al modello culturale tradizionale.
Va
altresì considerato come il passaggio dall’opposizione al potere abbia
costituito per una certa sinistra, ad esempio, un passaggio da un’ideologia di
progresso verso un rapido adeguamento agli schemi affaristici del blocco di
potere politico-imprenditoriale, attenuando nel concreto le spinte
modernizzanti (G. Galasso 1982).
4.3.2
È nelle regioni meridionali, in particolare, che la
stagione del compromesso storico avvia una pratica consociativa crescente,
approdata alla fine ad una degradazione della vita politica generale senza
precedenti. Ed è qui che risulta con maggiore chiarezza come il consociativismo
italiano non sia riconducibile al modello delle democrazie consociative, così
come è stato concepito in dottrina, ma sia piuttosto da considerare come un
sottoprodotto, un’uscita laterale, compensativa del fallimento dei tentativi di
governare il Paese attraverso la formula delle grandi coalizioni. (M. Fotia 2003)
4.3.3
Riteniamo
che sia ancora tutta da completare la storia del PCI-PDS-DS nel casertano. In ogni caso quello che
sembra risultare con una certa evidenza dagli scritti di G. Amendola (1957), C.
Graziadei (1979) e G. Capobianco (1981- 1987) è il difficile lavoro di
organizzazione svolto nel Casertano dopo la guerra, nell’area contadina- principalmente-
e operaia, di articolazione dell’opposizione politica a livello amministrativo
e di sostegno alle rivendicazioni rispetto a situazioni specifiche: ciò secondo
gli schemi del partito nuovo. Tale direttiva fu quella che ispirò l’azione di
molti dirigenti, da C. Graziadei a G. Capobianco, a Gori Lombardi nell’area
sessana.
Ma
due riflessioni vanno opportunamente sviluppate a questo punto. La prima
riflessione riguarda il faticoso lavoro politico ed i risultati ottenuti dal
PCI-PDS dal dopoguerra ai giorni nostri nel casertano e nel sessano. A tale
proposito ci si chiede se il consenso politico guadagnato sia stato
l’effettiva espressione di un impianto di cultura politica generalizzata
specificatamente richiamabile a Lenin, Gramsci, Togliatti (P. Bufalini
1947) e al pensiero socialista italiano. La seconda riflessione richiama
il fatto che il modello culturale tradizionale è sempre stato ed è operante
secondo le linee di cui abbiamo parlato in precedenza come background solido
trasversalmente orientante la generalità del tessuto sociale. Riflessioni,
queste che costituiscono un’ipotesi di lavoro mirante a definire in senso
antropologico-culturale l’ordine dei rapporti, delle incidenze, dei
trasformismi e degli adattamenti tra il modello culturale tradizionale e la
cultura di sinistra nelle sue elaborazioni, nelle sue rappresentazioni e nella
sua politica.
I
dati elettorali dell’area locale dagli anni ’50 in poi convergono a definire lo
spazio conquistato con difficoltà dal PCI dal dopoguerra rispetto ad un modello
culturale e ad un consenso politico piuttosto irrigidito nei suoi poli di
riferimento e su cui poi verrà a strutturarsi l’egemonia democristiana, negli
anni successivi, coi boss politici di cui abbiamo accennato la tipologia. In
questo ambito di riflessioni l’acquiescenza del PCI sessano, ad esempio,
all’operazione Baia Domizia, pur se giustificata dal possibile uso democratico
e razionale del ricavato, come ben spiega G. Capobianco (1981) (G.
Monarca 1994) può essere parimenti letta come il portato di quella cultura
della provvidenzialità di cui abbiamo parlato in precedenza, (P. Allum
1975) non estranea quindi neanche alla sinistra e alla cultura politica
attuale.
3.3.4
In
ogni caso una riflessione riguardo l’azione politica svolta dalla federazione
del PCI-PDS-DS di Caserta negli ultimi decenni non può non soffermarsi su
una certa non precisa consapevolezza dei processi socio-culturali in atto con i
relativi risvolti politici, sulla mancata puntualità di talune risposte
politiche e su una elaborazione politica non sempre rispondente al peso
della egemonia originata dal modello culturale dominante.
Sulla
situazione odierna della sinistra- nella coalizione dell’Ulivo - nel casertano,
è arduo parlare in modo circostanziato, dalla prospettiva di ricerca scelta per
le presenti note, ma si può certo rilevare, dall’arco delle esperienze
politico-amministrative in atto, che sembrano emergere due diverse tendenze pur
con una certa varietà di situazioni intermedie. Una che comporta,
nell’indirizzo genericamente liberale dell’ex PCI, adesioni, adattamenti e
integrazioni a modelli di governo politico di derivazione sostanzialmente
tradizionale; un’altra che embrionalmente mostra la maturazione di prospettive,
anch’esse di tendenza liberale, ma effettivamente innovative, come elaborazione
della proposta politica in generale, attraverso aperture, condivisioni e
inserimenti attivi nel ciclo modernizzante, più attinenti ad un’operativa
cultura del cambiamento e a razionali possibilità di governo del territorio.
Ciò
richiama il fatto che la crescita del PDS- DS, come partito di governo, nelle
varie aree del Mezzogiorno, non esclusa quella locale, non è senza problemi. La
convivenza, all’interno di questo partito, di un certo spirito tradizionale di militanza con il portato e la
convergenza di esperienze politiche di matrice diverse non si traduce sempre in
un indirizzo politico unitario esente da fazionismi, querelle interminabili e
secessioni. D’altra parte la perdita di un forte ancoraggio ideologico comporta
sempre un adeguamento al modello tradizionale con il risultato spesso di una
perdita di identità a vantaggio di un’omologazione generalizzata della cultura
politica.
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4.1.1
Storia
Cellole è un comune della zona occidentale dell'alto
casertano, secondo le ultime stime ha una popolazione di circa 7.560 abitanti,
le radici storiche della città moderna risalgono al feudalesimo, periodo durante
il quale il territorio era usato come magazzino di merci che venivano stipate
in celle, da qui il nome Cellole che deriva infatti dal latino pagus
cellularum delle quali sono presenti resti a cielo aperto, la città è sorta
vicino alle rovine della città romana Vescia che doveva essere ubicata
tra le odierne Carano e Piedimonte, quindi le radici più profonde dell'attuale
città potrebbero risalire al periodo della nascita della città di Sinuessa
circa
Più tardi per gli
abitanti del medioevo Cellole divenne un punto di ritrovo in quanto la città
era ubicata vicino l'antica via Appia, durante il feudalesimo il
territorio cellolese era stato integrato nei domini dei Signori di Sessa
Aurunca, ma le sue radici più profonde risalgono al periodo della nascita della
città di Sinuessa a circa
Nell'anno
1973 la storia di Cellole subì la sua svolta più importante, quando la
popolazione del comune di Sessa Aurunca fu chiamata alle urne al fine di
decidere se Cellole avesse i requisiti adatti all'autonomia amministrativa. La
popolazione del comune di Sessa Aurunca decise per l'autonomia di Cellole il 21
Febbraio 1973, dopo due anni incominciò l'attività amministrativa del comune,
ossia il 2 aprile 1975.
4.1.2
Chiese
Chiesa S. Marco
La chiesa di San Marco è il
monumento cristiano più significativo di Cellole, e ancora oggi, motivo di
orgoglio dei suoi abitanti. La sua costruzione originaria risale al IV-V sec.
Villa S. Limato
A nord
della colonia romana di Sinuessa sorge la villa marittima in località
San Limato, i cui resti sono in parte inglobati nella masseria di S. Limato. La
villa, l’unica scavata e visitabile nella zona.
Chiesa di S .Lucia
La nuova chiesa di S. Lucia fu
edificata verso la fine del ‘700 e completata nel
4.1.3
Le torri di Cellole
L'uso
delle torri di avvistamento sulla costa ha origine antichissima; Plutarco nella
vita di Pompeo scrive di torri di osservazione e fortificazione usate
dai pirati nelle guerre contro i romani. Queste torri permettevano di avvistare
le navi nemiche e di organizzare le difese.
4.2
Territorio
Il
territorio di Cellole si estende in una pianura che ha un'escursione di
altitudine di appena
4.3
Economia
L'economia del
territorio cellolese si concentra su attività rurali e sull'artigianato, dagli
anni cinquanta si è riscoperta come meta turistica, particolarmente rinomata in
Germania e in tutto l'hinterland napoletano è Baia Domizia, che in
realtà conta poche centinaia di residenti, ma durante le calde giornate estive
è in grado di ospitare decine di migliaia di turisti.
A contribuire
all'economia locale una leggera presenza industriale si è stabilita
Una fonte del 2001
indica che in realtà il numero di occupati rilevati nel comune di Cellole fosse
di sole 991 unità che corrispondono al 13,86% della popolazione,
il dato fa emergere una situazione preoccupante e mette in risalto una
situazione economica tipica dei comuni del sud, ed evidentemente una tendenza
al lavoro sommerso.
4.4
Quadro occupazionale
Sul territorio sono presenti (anno 2001):
4.5
Evoluzione demografica
I nuclei familiari rilevati nel 2001 sono
stati: 2352 con circa 3,04 persone per famiglia Abitanti
(………)
Popolazione maschile: 3497
Popolazione femminile: 3652
Densità: 203 ab. Per Kmq
Numero famiglie: 2352
Media componenti per famiglia: 3,03
Numero abitazioni: 7230
(www.peopleandstreets.it)
4.6
Cellole
Sismicità gr…………………… 2
Altit. Centro …………………..19
Indice vecchiaia………………..82,67
Reddito fam.
1999……………..68.645 €
Reddito impon. 2000 <= 7740.84
€ contr. 1235 Ammontare 4.350
………. da
………. da
………. da
……. oltre 69721.68 €…………...contr…….7 Ammontare 948
Consumi ENEL………2.970
Abbon. RAI TV……...1.396
Depositi bancari…….22.333
Impieghi bancari…….7.436
*
Cellole-centro
Un piccolo autodromo
Palestre: n. 2
Ristoranti –pizzerie Cellole centro: n. 6
Bar n.14
Negozi abbigliamento n. 12
Supermercati n. 5
Edicole giornali n. 3
Cartolibrerie n. 2
Squadre calcio n. 3
Scuole danza: n. 2
Scuole ballo: n. 3
Sportelli bancari: n. 2 +
Uff. PP TT
Imprese costruzione n. 5
Studi commerciali n. 6
Studi legali n. 9
Studi medici n. 5
Studi ingegneria n. 3
Studi architetti n. 3
Studi geometri n. 10
(Wikipedia – Annuario
Statistico Campano- C. Capomaccio,
Pagus Cellularum ecc., Zano Ed. Sessa A. CE, 2003
–www.archeoclubdicellole.it – rilevazione diretta)
4.7
L'ambiente di vita e di
cultura
Territorio e popolazione
Situato all'estremo nord della regione Campania, il
territorio di Cellole si estende su una vasta zona pianeggiante che va dalla
statale Appia fino alla Riviera Domiziana, abbracciando i borghi di Centore,
Casamare ed il villaggio turistico di Baia Domizia.
Aspetti
economici
Favorita dalla collocazione in pianura ed in
prossimità di grandi vie di comunicazione, dallo sviluppo della fascia
costiera, ormai interamente urbanizzata, Cellole ha conosciuto un frenetico e
rapido sviluppo economico, che ha
travolto la vecchia società contadina ( I) e ha dato un forte impulso al
commercio alle attività artigianali e alla stessa agricoltura, favorendo la
nascita di numerose aziende agricole, soprattutto casearie e vinicole.
Aspetti
sociali
Negli anni del boom economico a Cellole si è
registrato il tramonto della cultura contadina (I) ed il rapido passaggio dalla
famiglia patriarcale alla famiglia nucleare (I), favorito dal ritorno di molti
emigrati e dall'immigrazione di nuclei
familiari dai paesi vicini e dal circondario di Napoli. La popolazione di
Cellole è aumentata e l'ambiente sociale si è notevolmente diversificato e risulta molto eterogeneo.
Aspetti
culturali e ricreativi
Nel territorio di Cellole sono presenti:
Scuola di calcio, di danza, di tennis e di
karate
Centro sportivo "Malibù"
Varie palestre private
Associazione AGE
Scuole di danza
Cooperativa "Korakanè" con gestione
di una casa famiglia
Oratorio "San Marco-San Vito" con
annessa Biblioteca
Centro parrocchiale "Santa Lucia"
Bisogni del territorio
più spazi per il tempo libero
maggiore attenzione alla sensibilizzazione al
rispetto alla legalità
maggiori impulsi socio-culturali
raccordo più sistematico tra scuola,
associazioni di volontariato ed enti
locali
rafforzamento dei rapporti scuola-famiglia
piscina comunale o privata
strutture per attività teatrali
(Dal POF Direzione
Didattica Cellole – Internet 2006)
(I) L’Autore ritiene queste affermazioni piuttosto sommarie
4.8
Aziende agricole con
allevamento
Bovini, n. 41 capi 347
Bufalini, n. 15 capi 2354
Aziende con mezzi meccanici
n. 475
(Censim. gen agr. 2000)
4.9
I dieci cognomi più
diffusi nel comune di Cellole
Numero |
Cognome |
158,08 |
Verrengia |
127,68 |
Freda |
127,68 |
Sorgente |
106,40 |
Perretta |
76,00 |
Montecuollo |
72,96 |
Sorbo |
66,88 |
Fusciello |
54,72 |
Russo |
51,68 |
Romano |
48,64 |
Calenzo |
(NEXUS.INDETTAGLIO.IT)
(…….)
4.10
Topografia dell’area locale Cellole –
Sessa Aurunca - Provincia di Caserta
(……)
(……)
4.11
Cellole centro dal satellite
4.12
Documenti
Democrazia Cristiana
Sezione di Cellole
AL CONSIGLIO COMUNALE DI
SESSA AURUNCA
Nello spirito di serietà e concretezza, che ha sempre contraddistinto l'azione
del nostro partito, senza abbandoni a manovre demagogiche ed a manifestazioni
retoriche, il Consiglio direttivo della D.C. di Cellole, constatata
l'esistenza della aspirazione della popolazione di Cellole ad ottenere
l'autonomia comunale, considerato che le case abitate stabilmente nei pressi
del ponte della SS. Appia sul Garigliano distano circa
RIVOLGE
il
più vivo appello al Consiglio Comunale di Sessa Aurunca perchè il problema
dell'autonomia di Cellole venga affrontato in tutte le sue componenti ed
avviato ad una definitiva soluzione al più presto. Questo consiglio non può
certamente associarsi alle manovre tatticistiche adottate sul grave problema
dalle altre formazioni politiche, le quali si sono abbandonate a speculazioni
meramente elettoralistiche, che certamente non possono dare un contributo
positivo ed obbiettivo alla risoluzione del problema stesso.
Questo Consiglio Direttivo, pertanto, nello stigmatizzare l'azione talvolta pregiudizievole delle
stesse legittime aspirazioni della popolazione cellolese in quanto prescinde dall'esame obiettivo degli aspetti del problema,
sicuro interprete dei più genuini e sereni sentimenti della stessa popolazione
di Cellole, rivolge un vivo e fervido appello a codesto spettabile Consiglio, affinchè, pur
nel demandare necessariamente, essendo alla fine del mandato,
alla eleggenda nuova amministrazione, l'effettivo esame del problema,
ponga, sin d'ora, con la nomina di una apposita commissione di studio, le
premesse fondate ed indispensabili per la discussione e la soluzione del
problema ormai improcrastinabile. Questo consiglio è fermamente convinto che la
gravità e l'importanza del problema troverà ampia rispondenza nella sensibilità
e responsabilità degli uomini della Democrazia Cristiana e ad essi rivolge con illimitata fiducia
per l'accoglimento delle legittime istanze, che permeano la espressa
aspirazione della popolazione di Cellole ad erigersi a comune autonomo.
Di
Leone Giovanni - Sorgente Sigismondo - Sorgente Antonio - Martucci Mario -
Cerrito Antonio - Marzullo Vincenzo - Sorgente Luigi - Sparagna Salvatore -
Verrengia Mattia.
Il Segretario D.C. Cellole
Dott. Lorenzo
Montecuollo
ROMA
di Napoli
Le
ripercussioni dei moti del 21 aprile
Ventisei
cittadini imputati di vari reati
Cellole, 16 /07/1970
(A. Dodde) - Due mesi
e mezzo, circa, sono passati da
quel famoso 21 aprile che gli annali storici della vita del nostro centro ricorderanno a lettere cubitali ai
posteri. Sarà una pagina degna di un evento memorabile. Questa pagina ricorderà
lo scoppio di un moto, di una ribellione, di una sfida, di una dimostrazione
popolare, protestatoria e rivendicativa di un diritto incontestabile,
innegabile e perciò stesso legittimamente valido. Quel moto fu la deflagrazione
di una esasperazione di una lunga annosa mortificazione spirituale sopita e mai
voluta manifestare.
Fu una esplosione causata e provocata da
coloro che presumerebbero di rappresentare lo spirito della nostra Carta
Costituzionale. Quel moto fu l’epilogo maturato dalla contraddizione politica,
amministrativa e legale degli ipocriti, dei demagoghi, dei falsi depositari di
un diritto riconosciuto sulla carta, disconosciuto in pratica. La dimostrazione
plastica e palpabile di quanto diciamo ci viene
dagli inviti nominativi che la magistratura ha diramato nei giorni scorsi
a 26 Cellolesi per la nomina di un rispettivo legale- difensore in vista di un
processo la cui data di celebrazione a loro carico non è stata ancora fissata.
Quei 26 Cellolesi,
sarebbero i maggiori responsabili di quella dimostrazione inscenata il 21 aprile scorso per
disapprovare, condannare l’atteggiamento speculativo, antidemocratico ed
anticostituzionale degli organi amministrativi politici e giudiziari locali –
provinciali e governativi.
I
loro reati secondo i quali, quindi, imputabili, sono quelli previsti e
contemplati dai numerosi articoli del C.P. di cui trascriviamo alcuni: 81; 110;
337; 332; 142; 341; 562; ecc. A questo punto ci viene spontanea la domanda:
hanno sbagliato? Hanno infranto il
Codice Penale ? Se si,
Una
richiesta costantemente stuprata, snobbata e turlupinata con il sistema
schiavistico sottoponendo il laborioso popolo di Cellole ad angherie, a
soprusi, a duri fardelli, a pesanti mortificazioni, a innominabili umiliazioni.
Non è onesto né legale calpestare, infognare,bistrattare le capacità , gli
innegabili requisiti di un popolo adulto, maturo ormai di provvedere a se
stesso con diligenza e amor proprio. E’
disonesto, inumano, illegale, antisociale e anticostituzionale infrangere il
grande codice della morale cristiana obbligando la popolazione di Cellole a
rimanere dipendente di una città chiusa, gretta e mal disposta a concedere
neppure una minima parte di quanto riceve dalla stessa popolazione.
Ci
riferiamo alla città di Sessa, i cui amministratori appoggiati da altrettanto gretti e
speculatori politici, hanno sempre assoggettato quel popolo a indicibili
sopportazioni soffocando ogni aspirazione, ogni anelito al miglioramento
sociale, etico ed economico, alla libertà. Cellole ha adito tutte le strade e
tutte, per ragioni politiche, si sono
presentate sempre cieche.
Un appello, a chiusura di queste note,
rivolgiamo alla Magistratura del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere perché,
vagliando e valutando le ragioni che indussero i Cellolesi a quella
manifestazione, abbiano nel momento di decidere della sorte degli
imputati, ad usare assoluta clemenza le cui colpe sono quelle di aver dato
giustificato e plausibile sfogo, da sempre paventato da noi su questo giornale,
senza ricorrere ad alcun atto di teppismo, a quegli aneliti, a quei sentimenti
sempre calpestati, tenuti in forzata soggezione. Ed infine, anche con le
condanne, con le pene, quegli aneliti, quei sentimenti non si spegneranno
mai.
Saranno
una fiamma sempre accesa che brucerà, che divamperà prepotentemente fino alla
soluzione definitiva del nostro problema: l’autonomia comunale di Cellole.
(……)
5- Ricerche
A
complemento documentario del presente
lavoro questa parte riguarda alcune ricerche relative all’ambito locale
comprendente anche Cellole e di cui abbiamo già parlato in un precedente
lavoro (Stanziale 1999). Ai
risultati delle suddette ricerche e studi pensiamo vada attribuito un valore
dialettico e contestuale, non assolutizzabile, ma necessario
nell’ambito dell’enucleazione di processualità e di dinamiche sociali
che è ciò che maggiormente ci interessa porre in evidenza.
5.1
Nell’autunno
del 2004, nell’ambito delle attività connesse con l’insegnamento
dell’Educazione Civica della classe III Sez. B del Liceo Scientifico “E.
Majorana” (Sessa Aurunca), fu attivata una ricerca-sondaggio relativa alle “Visioni politiche del mondo”.
Questa ricerca nacque dall’esigenza di uscire fuori dal generico delle
valutazioni politiche e sociali relative all’ambito locale per cercare di
“misurare” e definire le modalità di rappresentazione della politica in
relazione all’habitat sociale e culturale locale e ciò anche in una prospettiva
diacronica.
In
effetti, il punto di partenza era stato il famoso libro di P. Allum: “Potere
e società a Napoli nel dopoguerra” (1975) che ebbe il merito di evidenziare
in modo scientifico le modalità di rappresentazione della politica e delle
problematiche sociali nella gente dell’area Napoli – Caserta.
Prendendo
spunto da Allum una ricerca, in qualche modo analoga, fu iniziata nel 1991
presso l’Istituto Magistrale Statale “T. Da Sessa” (Sessa Aurunca), e portata a
termine successivamente presso il Liceo Scientifico “E. Majorana” e pubblicata
nel 1999. La successiva
ricerca-sondaggio quindi, fu utile per verificare se, nell’arco di
oltre un decennio nella società locale, vi siano stati, in qualche modo,
effettivi mutamenti in relazione ai parametri di indagine presenti nella
ricerca del 1991.
Gli
indicatori usati per la strutturazione del questionario della ricerca-sondaggio
furono:
a) l’acculturazione;
b) la socializzazione;
c) il rapporto con i candidati alle elezioni;
d) le rappresentazioni dello Stato;
e) il rapporto tra Stato e territorio;
f)
le
rappresentazioni della politica locale.
Su
questi indicatori venne strutturato il relativo questionario riguardante i
seguenti ambiti:
a) fonti di amicizia;
b) partecipazione sociale;
c) pratica religiosa;
d) lettura;
e) televisione;
f)
politica;
Quest’ultima
con n. 18 items.
Il
campione venne costruito tenendo presente:
a) età degli intervistati compresa tra 25 e 60 anni;
b) 50 % maschi e 50 % femmine;
c) classi sociali: 10 % borghesia medio-alta, 50 % classe
media, 40 % classe “operaia”.
Gli
studenti in numero di 23 si preoccuparono di somministrare il questionario
nelle seguenti aree:
1) Sessa Aurunca
2) Cascano
3) S.Castrese
4) Piedimonte
5) Falciano del Massico
6) Carinola
7) Casanova
8) Sparanise
9) S.Carlo
10) Cellole
11) Roccamonfina.
Si tratta di località che presentano margini
plausibili di omogeneità di situazioni ambientali, sociali, economiche e
politiche: ciò che è abbastanza importante per la veridicità dei risultati.
Ogni studente somministrò 36 questionari di cui:
-
-
di questi 18:
-
-
9della classe
media,
- 3 della
classe medio-alta.
Questa campionatura ci sembrò essere affidabile dal
punto di vista metodologico per una ricerca-sondaggio, anche se certamente
permaneva un margine di aleatorietà (principalmente per ristretti scarti di
percentuali di risultati) che però ritenemmo non tale da inficiare il valore
generale della ricerca-sondaggio. L’universo del campione risultò essere di 528 unità. Ciò a fronte
della ricerca del 1991, che comprendeva un universo di 700 unità relativo allo
stesso ambito territoriale della presente ricerca-sondaggio
RISULTATI
1.
Fonti di amicizia
|
|
Casuali |
14.7% |
Parenti |
15.7% |
Amici di infanzia |
20.5% |
Associazioni e circoli |
7.7% |
Vicini di casa |
14.4% |
Ambito lavorativo |
26.8% |
Nessun amico |
0.2% |
2.
Partecipazione ad organizzazioni sociali
|
|
Circoli ricreativi |
11.2% |
Partiti politici |
12.6% |
Associazioni sportive |
12.5% |
Sindacati |
10.5% |
Associazioni professionali |
14.3% |
Nessuna partecipazione |
38.9% |
3.
Pratica religiosa
|
SI |
NO |
Messa domenicale |
44.6% |
55.4% |
Altro |
11.8% |
88.2% |
4.
Lettura:
|
SI |
NO |
Preferenze |
|
Lettura
quotidiani |
47.1% |
52.9% |
|
|
Lettura
settimanali |
34.3% |
65.7% |
Panorama,
L’espresso |
|
Lettura stampa di partito |
25.4% |
74.6% |
|
|
Lettura
riviste specializzate |
51.4% |
48.6% |
|
|
Lettura
libri: |
più
di uno al mese |
13.5% |
|
|
uno
al mese |
17.9% |
|||
uno
ogni tre mesi |
16.5% |
|||
uno ogni
sei mesi |
13.2% |
|||
uno
all’anno |
13.3% |
|||
nessuno |
26.6% |
5.
Televisione:
|
|
|
Meno di tre ore al
giorno |
72.7% |
|
Più di tre ore al
giorno |
19.3% |
|
Non dichiarato |
8.0% |
|
Preferenze: |
film |
33.0% |
|
telenovele |
31.0% |
|
attualità-dibattiti |
26.5% |
|
divulgazione
scientifica |
9.5% |
6.
Politica:
|
|
||
La politica è appannaggio di: |
una certa categoria di persone |
30.1% |
|
|
delle persone istruite |
3.8% |
|
|
dei ricchi |
12.2% |
|
|
di chi sa fare gli affari |
31.7% |
|
|
di tutti |
22.2% |
|
|
|
SI |
NO |
E’ importante conoscere il candidato? |
|
44.5% |
55.5% |
E’ importante conoscere il programma del
candidato? |
|
82.5% |
17.5% |
Un candidato deve essere competente di
amministrazione in generale? |
80.1% |
19.9% |
|
Basta che il candidato abbia buon senso? |
23.4% |
77.6% |
|
|
|
|
|
Le promesse dei candidati sono: |
corrette esposizioni di intenzioni |
13.1% |
|
|
necessarie bugie |
60.5% |
|
|
servono a far conoscere il candidato |
26.4% |
|
I candidati: |
mantengono sempre quello che promettono |
4.1% |
|
|
non mantengono mai il promesso |
44.8% |
|
|
fanno in parte ciò che promettono |
51.1% |
|
Lo stato si identifica con: |
i partiti |
13.9% |
|
|
i politici al potere |
34.8% |
|
|
i ricchi |
8.9% |
|
|
gli industriali |
4.3% |
|
|
la repubblica dei cittadini |
38.1% |
|
|
|
SI |
NO |
Bisogna aver fiducia nello stato? |
|
80.6% |
19.4% |
Con il voto si può cambiare lo stato? |
|
71.3% |
28.7% |
|
|
SI |
|
Nella sua zona lo stato è presente in modo: |
efficiente |
4.1% |
|
|
funzionale |
19.8% |
|
|
insufficiente |
45.1% |
|
|
assente |
31.0% |
|
In rapporto a varie necessità pensa che la
raccomandazione politica sia: |
indispensabile |
24.9% |
|
|
non necessaria |
15.8% |
|
|
aiuta |
59.3% |
|
Trovare lavoro è: |
facile |
7.5% |
|
|
difficile |
90.7% |
|
|
non so |
1.8% |
|
Cosa consigli ad un amico con problemi sociali? |
inscriversi ad un sindacato |
7.9% |
|
|
impegnarsi personalmente |
42.9% |
|
|
ricorrere ad amici influenti |
17.9% |
|
|
rivolgersi ad un politico |
9.9% |
|
|
non saprei consigliarlo |
21.35% |
|
Dell’attuale situazione politica della tua zona
pensa che sia: |
soddisfacente |
13.9% |
|
|
insoddisfacente |
53,5% |
|
|
non so |
32.6% |
|
SI |
NO |
NON
SO |
IN
PARTE |
Nel caso sia insoddisfatto politicamente pensa che
una sua iniziativa potrebbe influire in qualche modo? |
14.6% |
54.7% |
30.7% |
|
Pensa che i suoi interessi siano attualmente
rappresentati e tutelati politicamente? |
13.9% |
70.4% |
15.7% |
|
Con l’attuale sistema elettorale pensa che i cittadini
siano rappresentati in pieno politicamente?
|
9.3% |
20.8% |
22.4% |
47.5% |
ANALISI DEI RISULTATI
1) Per quanto riguarda la socializzazione, si nota un
minimo di evoluzione tra i dati del 1991 e quelli del 2004. Nel senso che, ad
esempio, le fonti di amicizia si spostano nel tempo verso l’ambito lavorativo,
divenendo sempre meno casuali, pur rimanendo un forte richiamo all’ambito del
luogo di residenza e degli amici di infanzia.
2) La partecipazione sociale sembra invece ridursi a
vantaggio di una marcata mancanza di partecipazione o verso
forme di frammentata
aggregazione.
3) Permane per oltre metà degli intervistati, ma in modo
crescente, un non interesse per la pratica religiosa.
4) Per quanto riguarda la lettura dei quotidiani, essa rimane
attestata per oltre il 50% di non lettura e troviamo la stessa tendenza, ma in
modo più marcato e crescente, relativamente
alla lettura dei settimanali. Fortemente penalizzata è la lettura della
stampa di partito, mentre, invece, sembra in crescita la lettura di riviste
specializzate. Per quanto
riguarda i libri, si nota un andamento negativo nel tempo, nel senso che si
tende a non leggere o a leggere in modo periodico con grandi intervalli di
tempo.
5) Per quanto riguarda la televisione tende ad aumentare
il numero di coloro che vedono meno di tre ore di TV/giorno, mentre diminuisce
il numero di coloro che si fermano più di tre ore al giorno davanti al
teleschermo. La preferenza rimane invariata per film e dibattiti ai primi
posti, seguita però da oltre il 30% di preferenze per le telenovele.
6) L’assetto socioculturale che risulta da queste
sezioni, si può definire come improntato ad un tendenziale immobilismo con una
certa crescente frammentazione sociale e con un indice di acculturazione
piuttosto negativo. Emergono anche, forme di socializzazione riportabili,
pur se per aspetti circoscritti, ad
ambiti comunitari di tipo rurale.
7) La politica viene rappresentata con ampi margini
critici, significativa la convinzione, in oltre 1/3 degli intervistati, di un
rapporto preciso, ieri come oggi, tra affari e politica. Come pure il
considerare la politica come riservata ad un certo ambito di persone.
8) Ai candidati è chiesta competenza e programmi
effettivi, non basta il buon senso, ma
anche si ritiene che mentire faccia necessariamente parte dell’atteggiamento
dei candidati i quali, alla fine, o non mantengono ciò che hanno promesso o lo
fanno in parte. Queste valutazioni sono costanti nel tempo.
9) Lo stato viene identificato in quest’ultima ricerca
con
10) Nell’attuale ricerca emerge una decisa fiducia nello
stato unitamente all’idea che è possibile modificare con il voto i poteri statali e ciò in maniera
più marcata rispetto al ’91.
11) Lo stato, ieri come oggi, viene ritenuto assente sul
territorio per oltre il 40 % del campione e con una insufficiente presenza per
oltre il 30 % degli intervistati.
12) La raccomandazione era ritenuta indispensabile per
oltre metà del campione, mentre ora “aiuta “ per oltre il 60 % degli
intervistati i quali, per il 24 %, la ritengono ora indispensabile.
13) L’impegno personale nelle due ricerche viene ritenuto fondamentale rispetto a
problemi sociali e, mentre nel ’91 al secondo posto per percentuale trovavamo
il “rivolgersi ad amici influenti”, ora troviamo invece”non saprei
consigliarlo” per il 21 % degli intervistati.
14) La situazione politica dell’ambito locale è guardata
con insoddisfazione ieri come oggi ma
con un più marcato disorientamento (32 %
) rispetto al ’91 (17 %).
15) La situazione del punto precedente viene ad
essere integrata dal fatto che oltre la metà del campione
delle due ricerche non pensa di poter influire sulla situazione politica
locale.
16) Troviamo al penultimo item della ricerca un 70 % di
risposte negative rispetto alla rappresentazione ed alla tutela politica dei
cittadini e ciò come nel ‘91.
17) Conclude la ricerca una perplessità, che si stempera
dal 72 % del ’91, al 47 % di oggi, rispetto all’efficacia dei sistemi
elettorali attuale e precedenti,
unitamente ad un giudizio nettamente negativo che sale dal 17 % del ’91 al 20 %
di oggi.
Il quadro che
emerge dal contesto delle due ricerche, che riteniamo abbiano accettabili
margini di veridicità - avvalorata anche
dalla costanza di vari risultati- mostra
la marginale lentezza di talune dinamiche
che, in qualche modo, sono indicative di un mutamento socioculturale
piuttosto lento, avvertibile del resto, a ben guardare, anche empiricamente.
Rimane un immobilismo di fondo, un non apprezzabile
livello di acculturazione e
contraddizioni sulle rappresentazioni della politica, la quale viene
svalutata a fronte di fatalismi e rassegnazione, situazione questa che può ben
rimandare ad un disinteresse fisiologico per
l’ambito della politica, per molti autori, tipico dei sistemi politici
occidentali.
Ma pure risulta
la necessità di una maggiore presenza dello stato nell’ambito locale - e ciò
come in buona parte della letteratura sociologica sul Meridione
in cui ci si aspetta sempre molto dallo stato – unitamente alla
necessità di una effettiva tutela degli interessi della gente.
RICERCA Visioni politiche del mondo
(Con alcuni incroci per classi sociali
cl. m/a = classe
medio-alta , cl. m. = classe media, cl. op. = classe “operaia”)
SESSA AURUNCA (Caserta) 1991- (Elab. 1997)
In P. STANZIALE, Omologazione
e anomalie in una comunità del Mezzogiorno alle soglie del 2000 europeo: Sessa
Aurunca in Provincia di Caserta, C. Zano ed. Sessa A. (Caserta) 1999
*Fonti di amicizia
(graduatoria):
Casuali: 3
Parenti: 2
Amici di infanzia: 1
Associazioni, circoli: 6
Nessun amico: 7
Vicini di casa: 5
In ambito lavorativo: 4
*Partecipazione ad
organizzazioni sociali (graduatoria).
Circoli ricreativi: 1
Partiti politici: 3
Associazioni sportive: 2
Sindacati : 6
Associazioni profess.: 5
Nessuna partecipaz..: 4
*Pratica religiosa:
-----------------------------SI--------
NO -------ALTRO
-Messa Domenicale...20,20
%....79,80 %.....1,00 %...100
-Altro..........................56,31
%....43,69 %...100
*Lettura:
-Legge un quotidiano tutti i
giorni?
cl. m/a. si 59,71 % no 40,29 %
100
cl. m. si 51,62 % no 60,31 %
100
cl. op. si 35,10 % no 64,90 %
100
-Legge settimanali?
cl. m/a. si 61,31 % no 38,69%
100
cl. m. si 60,58 % no 39,42 %
100
cl. op. si 48,11 % no 51,89 %
100
-Quale/i ?
Gente, Oggi, Cronaca Vera,
Europeo, Visto, Gioia, Amica, Famiglia Cristiana, Panorama, Espresso
-Legge stampa di partito?
cl. m/a. si 28,57 % no 71,43 %
100
cl. m. si 21,51 % no 79,49 %
100
cl. op. si 10,11 % no 89,89 %
100
-Legge riviste specializzate?
cl. m/a. si 26,57 % no 73,43 %
100
cl. m. si 27,13 % no 72,87 %
100
cl. op. si 15,38 % no 84 ,62 %
100
-Legge libri?
Più di uno al mese….. 22,50 %
Uno al mese …………10,71 %
Uno ogni tre mesi ……19,64 %
Uno ogni sei mesi …….7,14 %
Uno all'anno…………38,28 %
Nessuno ………………1,73 %
---------------------------100
*Televisione
-Quanto tempo guarda la
televisione?
---------------------------------cl. m/a.---- cl. m.----- cl. op.
Meno di tre ore al
giorno..55,35 %......51,32 %....71,35 %
Più' di tre ore al
giorno…..35,71 %.....48,68 %....28,65 %
Non
dichiarato....................8,94 %......00,00 %....00,00 %
-------------
-----------------100….........100...........100
-Preferenze (graduatoria)
Divulgazione scientifica cl.
m/a. 4- cl. m. 4- cl. op. 3
-------------------Films cl. m/a. 2- cl. m. 2- cl. op. 1
--------------elenovelas
cl. m/a. 3- cl. m. 3- cl. op. 4
---Attualità - Dibattiti cl.
m/a. 1- cl. m. 1- cl. op. 2
* La politica, il consenso
elettorale, lo Stato:
-La politica è appannaggio:
Delle persone istruite……………...
16,07 %
Dei ricchi…………………………... 8,92 %
Di chi sa fare gli
affari……………..30,35 %
Di una certa categoria di
persone ….25,00 %
Di tutti ……………………………..19,66 %
-------------------------------------------100
-Ritiene importante conoscere
personalmente un candidato alle elezioni?
S I 71,42 % NO 28,58 % 100
-È importante conoscere il
programma di un candidato alle elezioni?
SI 89,28 % NO 10,72 % 100
-Un candidato deve essere
competente di amministrazione in generale?
SI 83,92 % NO 16,08 % 100
-Basta che il candidato abbia
buon senso?
SI 39,28 % NO 60,72 % 100
-Le promesse dei candidati
sono:
Corrette esposizione delle
intenzioni.. .29,52 %
Necessarie bugie
……………………..46,42 %
Servono a far conoscere il
candidato…24,06 %
----------------------------------------------100
-I candidati:
Mantengono sempre quello che
promettono.. .8,94 %
Non mantengono mai il promesso
…………33,14 %
Fanno in parte ciò che
promettono………… 57,92 %
----------------------------------------------------100
-Lo Stato si identifica con:
I partiti
……………………………………..19,64 %
I politici al
potere…………………………. 44,64 %
I ricchi……………………………………… 3,57 %
Gli industriali………………………………
10,71 %
Con
----------------------------------------------------100
-Bisogna avere fiducia nello
Stato?
SI 62,50 % NO 37,50 % 100
-Con il voto si può cambiare
lo Stato?
SI 55,37 % NO 44,63 % 100
-Nella sua zona lo Stato è
presente in modo:
Efficiente…………. 1,78 %
Funzionale ……….16,07 %
Insufficiente ……..44,65 %
Assente…………..37,50 %
----------------------100
-In rapporto a varie necessità
pensa che la raccomandazione politica sia:
Indispensabile …55,35 %
Aiuta………….. 41,07 %
Non necessaria …3,58 %
-------------------100
-Trovare lavoro è:
Facile…....1,78 %
Difficile. 91,07 %
Non so ….7,15 %
----------100
-Hai un amico con problemi
sociali, cosa consigli?
Iscriversi ad un sindacato
………..7,14 %
Impegnarsi personalmente
……..45,07 %
Ricorrere ad amici influenti ……27,21
%
Rivolgersi a un politico
………….8,94 %
Non saprei consigliarlo
………...11,64 %
--------------------------------------100
-Dell'attuale situazione
politica della tua zona pensa che sia:
Soddisfacente ….14,28 %
Insoddisfacente.. 67,85 %
Non so………… 17,87 %
--------------------100
-Nel caso sia insoddisfatto
politicamente pensa che
una sua iniziativa potrebbe
influire in qualche modo?
Si ……...19,64 %
No …….50,00 %
Non so…30,36 %
-----------100
-Pensa che i suoi interessi
siano attualmente rappresentati e tutelati politicamente?
Si ……….5,35 %
No ……..78,57 %
Non so... 16,08 %
-----------100
-Con l'attuale sistema
elettorale pensa che i cittadini siano rappresentati in pieno politicamente?
Si ………...7,14 %
In parte…. 72,00 %
No……… 17,86 %
Non so …..00,00 %
------------100
5.2
Il Sinodo della Diocesi di Sessa Aurunca (Caserta), promosso dal Vescovo Raffaele Nogaro
nel 1990 rappresenta, nei suoi documenti, una fonte sociologica di
sicuro valore, in quanto costituì un raro momento di lettura del territorio
della Diocesi e della sua società negli anni ‘90. Non è un caso che tale
evento sia emerso non dal mondo laico e sia stato promosso da un potere
culturale che, per estrazione, è sostanzialmente estraneo al modello culturale
locale. Dalla documentazione estraiamo alcune pagine relative al Quaderno del Sinodo n. 1- 1990 (Commissioni
Mentalità e costumi della nostra gente,
Rapporti
Chiesa-potere politico locale
La
storia dei rapporti tra Chiesa e potere politico nella nostra zona è tutta da
scrivere e certamente presenterebbe risvolti interessanti. Per quanto riguarda
gli ultimi anni si può dire che almeno fino al '60 vi è stata una certa
omologazione nei rapporti tra Chiesa locale e potere politico nel senso che
Religiosità
Per
questa ricerca, che ha interessato un campione abbastanza significativo della
zona nord-occidentale della Diocesi, si può osservare quanto segue.
1)
La percentuale dei fedeli che partecipano alla vita parrocchiale è abbastanza
bassa.
2)
Si nota la scarsa partecipazione (storica) dell'elemento maschile che, nei vari
momenti, è addirittura 1/4 dell'elemento femminile.
3)
Un approfondimento andrebbe fatto sul dato inerente la maggiore partecipazione
nelle frazioni rispetto a Sessa-centro di fedeli senza titolo di studio.
4)
Si rileva la bassa percentuale di fedeli aventi titolo di studio medio-alto.
5)
Si nota come sia maggiore la partecipazione a cerimonie liturgiche a svantaggio
di forme aggregative che richiedono un impegno personale.
6)
I giovani fino a 35 anni partecipano scarsamente alla vita della Chiesa. Pare
si possa dire che l'identikit che emerge da questa ricerca, anche con tutte le
approssimazioni del caso, non è certo positivo.
Cenni
sui comportamenti e la mentalità.
Relativamente
al tipo di religiosità esistente nella nostra zona un primo fatto da
considerare è l'elemento intenzionale che accompagna l'atto religioso. Si
riscontra, in tal senso, la prevalenza di un devozionismo con finalità
utilitaristiche ed una visione magico-sacramentale per cui il divino viene
strumentalizzato alla soddisfazione dei bisogni individuali. Persistono nella
nostra zona, e convivono con la devozione, usanze di chiara origine pagana o
legate alla magia (a tale proposito è da segnalare in Sessa-centro la notevole
attività di alcune fattucchiere - l'uso di mettere nella bara oggetti personali
del defunto - gli abitini di protezione personale ecc.). Si constata anche che
l'osservanza religiosa viene spesso sentita con senso di estraneità; si
avverte, da parte di molti fedeli, la mancanza di una identità religiosa che
consenta di sentirsi parte di un tutto. (E ciò spiega, in parte, il successo
dei Testimoni di Geova che offrono una religiosità legata ad un preciso
attivismo). E d'altra parte si nota anche come ci si senta di partecipare
quando viene sollecitato l'elemento emotivo sacrale-tradizionale.
Nota
sulla famiglia, sulla donna e sui giovani
-
Anche nella nostra zona la famiglia assume le connotazioni tipiche di quella
che si può definire una cultura laicizzata, tipica della società industriale. È
questo un aspetto non generale ma che è in via di generalizzazione, convivendo,
quasi sempre in modo conflittuale, con il modello culturale tradizionale. Ciò
vuol dire che il processo di modernizzazione della famiglia non ha indebolito
il valore di questa nella mentalità delle nostre genti, anzi la famiglia resta
in moltissime realtà un valore di riferimento importante nei comportamenti
sociali, arrivando ad essere, in certe situazioni, un rifugio rispetto al
negativo della realtà esterna. Va quindi constatato l'esistere di una
conflittualità generazionale nell'ambito familiare e ciò in particolare nella
famiglia decentrata dove l'educazione e le scelte dei figli, in buona parte,
sono determinate fuori dalla famiglia. Inoltre la conservazione ad oltranza
della tradizione può generare spesso rapporti interfamiliari drammatici.
-
Per quanto riguarda l'area giovanile è solo nel '68 che i giovani irrompono
nella scena sociale costituendosi come soggetto di bisogni socioculturali e
politici. Nella nostra zona, invece, questo accadimento è stato vissuto
direttamente da poche persone, la maggioranza, invece ha subito,
inconsapevolmente o non, l'onda contestataria dopo molti anni, ai giorni
nostri, si può dire.
Di
contro c'è però il fatto che in gran parte del nostro territorio non vi è una maggioranza
di giovani allo sbando ma vi è una certa disponibilità, almeno in certe
comunità, all'impegno sociale. Ovviamente la disoccupazione e la mancanza di
strutture per il tempo libero rendono questi giovani disponibili per le
devianze che pure esistono in molte zone della Diocesi, anche se in forma non
epidemica. Andrebbe, poi, approfondito meglio il tema dei rapporti
interfamiliari visto dalla parte dei giovani, i quali spesso denunciano una
mancanza di sintonia culturale con la famiglia e la mancanza di informazioni
formative. Ovviamente il tema è complesso, ma si può dire che un ruolo
importante spetta al tipo di livello culturale del nucleo familiare, anche se
si rivela come pure a livello di famiglie colte lo sviluppo dei conflitti sfoci
in vere e proprie psicopatologie. Relativamente al rapporto giovani/Parrocchia,
questo è spesso in crisi per la mancanza numerica di sacerdoti da dedicare a
questo settore che pure è abbastanza importante. Qualche volta la mancanza di
un punto di riferimento nella vita religiosa diocesana crea un certo fazionismo
nelle aggregazioni.
-
Subordinazione e pregiudizi caratterizzano la condizione femminile anche se, di
fatto, in modo diretto e/o indiretto il contributo della personalità femminile
è determinante ai vari livelli sociali, nella nostra zona. Le donne aumentano
la loro presenza in campo lavorativo e ciò non avviene senza problemi, sia per
la donna stessa che per la famiglia. Spesso, infatti, la donna che lavora paga
questa sua emancipazione con l'essere soggetta ad un doppio lavoro con
conseguenze psicofisiche non sempre positive. Vi è quindi, nella nostra zona,
un conflitto, del resto come altrove, relativo ad una problematica: se il ruolo
principale della donna debba essere quello familiare e se alcuni problemi,
emergenti in campo socioculturale, siano da addebitare all'indebolimento dei
legami familiari in modo conseguente al diverso ruolo assunto dalla donna. In
realtà tutto ciò indica che il modo di intendere la famiglia si muove verso un
diverso ordine di rapporti secondo la dinamica di una società in via di lenta
trasformazione quale quella locale. In ogni caso
La
tradizione
Nella
nostra zona la tradizione assume un rilievo particolare. Basti pensare alle
numerose feste patronali della Diocesi in cui si ripetono gesti e riti vecchi
di secoli. Ed a questi valori non è estraneo il mondo giovanile. Certo vi sono
state e vi sono conservazioni e deviazioni ma, viene rilevato da più parti, vi
è, in embrione, il realizzarsi di un tentativo di nuova inculturazione rispetto
ai valori tradizionali ed alla fede. Ma di contro a queste tensioni
progressiste, però, si constata il permanere di una diffusa stagione
socioculturale che trova, nel campo politico ad esempio, il clientelismo come
uno dei suoi aspetti fondamentali. Tale fenomeno, di derivazione familistica,
originato anche dallo storico conformismo socio-politico locale, sembra
inficiare le possibilità sia di iniziative individuali che lo sviluppo di
attività collettive anche di pubblico interesse. Di fatto, spesso il cittadino
esce sconfitto dai giochi di potere e delle correnti, quasi in un ambito
definibile come oligarchico.
Ed
anche in tale ambito si nota come sia attiva più che mai l'azione di veri e
propri clan politico-familiari. Di contro anche nella nostra zona si sta
sviluppando una nuova sensibilità, quella ecologica, che pur se non
completamente assimilata per il suo portato autentico (sempre nell'utilitarismo
si resta), è pur sempre un passo avanti verso l'esigenza di una diversa qualità
della vita.
Nell'ambito
tradizionale, poi, si colloca il folklore locale il quale sembra avere la
funzione di trasmettere determinati valori. In tale ambito ci si auspica che
venga sviluppato un certo qual senso critico in modo da non accettare
passivamente la tradizione folklorica ma che questa venga dialettizzata in modo
da farle acquistare un valore formativo e facendo in modo che i valori, le
attitudini, le credenze ed i comportamenti, inerenti la nostra originaria
cultura contadina, siano correttamente collocati, sia storicamente sia come
diffusa cultura popolare, autenticamente padrona di se stessa.
L’economia
e il Lavoro
L'economia
dell'area locale giace, praticamente da sempre, in uno stato di anacronistica
arretratezza, sia dal punto di vista del rafforzamento delle potenzialità
attualmente esistenti, sia dal punto di vista di una politica economica
proiettata all'investimento. Il disagio del nostro territorio è lo specchio
fedele di una situazione di malessere generale e che trova principalmente
riscontro nel modus vivendi del cittadino di Sessa, ad esempio, che è
generalmente chiuso su tutto ciò che è rinnovamento della mentalità e/o
apertura ad iniziative di ampia visione economica. Di contro è necessario farsi
parte attiva nel processo di valorizzazione delle risorse naturali esistenti,
mai tenute nel debito conto, o che forse si è temuto di sottrarre al patrimonio
rigorosamente custodito in una realtà locale che nulla o poco cede al
progredire dei tempi. L'agricoltura resta ancorata a schemi ormai superati, che
ne ritardano lo sviluppo propriamente mercantilistico, riducendosi pertanto ad
attività subalterna a livello di impresa a conduzione familiare. L'urbanesimo,
negli ultimi anni cresciuto generando fenomeni di senilizzazione, con
l'accentuarsi dell'improduttività. Del resto nella mentalità contadina locale l'idea
cooperativistica trova ostacoli decisi, allo stesso modo non esiste
un'imprenditoria giovanile che troverebbe incentivi vari, nei vari Enti, nel
suo sviluppo. Ed il discorso economico investe anche il settore turistico. I
Comuni del litorale Domizio, tra cui Sessa, sono interessati ad un massiccio
insediamento di edilizia per vacanza, ma si nota, fin dal suo nascere, il
fenomeno insediativo, salvo un aumento -contenuto - degli addetti al commercio
e ad altre attività ricettive, non ha modificato sostanzialmente la condizione
economica territoriale che resta legata all'agricoltura. Un punto è certo: a
Sessa Aurunca, ad esempio, il commercio ed altre attività connesse non hanno
risentito beneficamente del vento economico spirante da Baia Domizia, sulla quale
si era tanto scommesso ed investito. Se poi, dal campo dell'economia si passa a
quello del lavoro ecco che si evidenziano storiche piaghe: clientelismo,
indifferenza politica, rassegnazione al problema lavoro. Sono queste le
sentenze che minacciano i 9264 giovani disoccupati dei cinque Comuni
costituenti
(
5.3
A
conclusione di questa parte vogliamo riportare alcuni stralci conclusivi di
un’articolata ed approfondita ricerca del CENSIS (1998) svolta sul
Mezzogiorno, in generale, e nell’area campana, rintracciabile su Internet.
Questa ricerca conferma, nella sostanza, il quadro emerso da quanto esposto
rispetto la società civile nel Mezzogiorno e locale: in altra parte del presente lavoro per il confronto
col modello culturale delineato; nella presente parte a riscontro delle
risultanze generali della analisi quantitativa.
......Gli
intervistati hanno individuato i fattori socioculturali presenti all’interno
della società campana che maggiormente incidono sulle sue potenzialità di
sviluppo. Nell’ordine di importanza essi risultano essere:
-l’indifferenza
nei confronti delle leggi dello Stato
-la
ricerca di rendite (pensioni, posti di lavoro pubblici, ecc.)
-l’attesa
di iniziative statali
-il
rigetto della competizione vigente sul libero mercato a favore di una
mediazione personalistica
-il
distacco dalle istituzioni
-la
scarsa propensione all’imprenditorialità (anche se nei fatti esiste una
imprenditorialità deviata).
.....Vi
è una interrelazione tra l’attendismo nei confronti dello Stato e il distacco
dalle istituzioni. Uno Stato da cui ci si aspetta troppo (atteggiamento questo
diffuso soprattutto tra le fasce giovanili) non può che deludere; la delusione
delle aspettative (di sviluppo o semplicemente di erogazione di rendite) poi
porta al distacco dalle istituzioni e all’entrata nella piccola o grande
illegalità. ...
.....A
questi fattori vengono aggiunti altri da parte degli intervistati. Uno di essi
è l’interiorizzazione del patronage: in una situazione in cui il personalismo
fa si che non tutti siano uguali davanti alla legge e alle istituzioni, si
radica la convinzione che il protettore, la figura influente a livello locale o
nazionale con cui si stabiliscono rapporti personali, sia assolutamente
necessaria per ottenere non solo ciò che spetterebbe di diritto, ma anche ciò
che non si avrebbe il diritto di chiedere. ...
5.4
Abbiamo
ritenuto opportuno strutturare un breve questionario di sintesi (2006) relativo
ai temi della famiglia e della politica, sottoponendolo ad una trentina di
residenti, e ciò tenendo presente l’esperienza di Banfield (1961) nella prospettiva di individuare alcune
componenti di quello che Banfield stesso definisce ethos di comunità.
Questionari di sintesi
Cosa è meglio:
un uomo che lavora molto ma
avaro…… n. 14
un uomo fannullone ma
generoso………..n. 12
n.d. ……………………………………….n. 04
Cosa è meglio:
un uomo che sposa una donna
brutta per procurarsi i soldi per la famiglia… n. 14
un uomo che si sposa per
amore abbandonando la famiglia………………....n. 12
n,d.
…………………………………………………………………………...n. 04
Una donna può picchiare i
propri figli in vista di un bene futuro per loro? Si.. 16 No..14
Un cittadino deve
interessarsi alle cose pubbliche ? Si..30
No..00
Il controllo dei pubblici
ufficiali spetta solo ai superiori? Si.. 09
No.. 20 n.d...01
Bisogna mantenere in vita organizzazioni basate
sull’altruismo? Si..27 No..03
Le leggi debbono prevedere
punizioni sempre per chi sbaglia? Si…12
No..18
A chi dichiara di agire per il pubblico bene bisogna
guardare:
con sospetto …..16
benevolmente…14
Il voto è legato:
a interessi immediati…01
a idee e programmi…...29
L’interesse pubblico può
prevedere un tornaconto privato? Si…12
No…18
L’esercizio del potere
comprende la corruzione? Si…02 No…28
I politici praticano il voto
di scambio? Si…29 No…01
5.5
Nel 2005 il locale circolo
di Alleanza Nazionale promosse un’inchiesta sui giovani di Cellole realizzando
una serie di interviste di cui qui di
seguito riportiamo sinteticamente i
risultati di massima.
IDENTIKIT
INTERVISTATO Il campione disponibile è composto in maggioranza da maschi e la
rimanente parte da soggetti femminili; quasi tutti studenti delle superiori.
Pochi gli occupati, il resto in cerca di occupazione.
L'IMPEGNO:
i giovani cellolesi non hanno una vocazione spiccata all'impegno di tipo
pubblico. Quasi nessuno ritiene molto importante la politica, mentre
considerano più importante l'impegno sociale. E se dovessero esprimere un
impegno nel sociale lo farebbero per qualcosa che percepiscono come impegno
concreto, come il volontariato.
La
situazione di precarietà e stagnazione del mercato del lavoro e lo scenario
politico-economico di grave crisi si riflette nell'esistenza di ognuno degli
intervistati ed è trasversale rispetto al campione, per sesso, età,
appartenenza, formazione culturale.
Mancanza
di fiducia.
C'è
un palese stato di mancanza di fiducia, nello stato delle cose e
secondariamente in se stessi, marcato soprattutto nei soggetti maschili, specie
quando sono formulati progetti di vita, talora commoventi nella loro
genericità: vivere tranquillamente, essere felici, sperare che qualcosa accada.
Speriamo
che me la cavo.
Un
eccellente background economico della famiglia d'origine, ed è di una
minoranza, abbassa l'ansia ma non aumenta la fiducia. Ci si difende dentro
l'esistente ma non si scommette sul futuro."Speriamo che me la cavo".
" Io mi accontento "..
Attenti
all'ambiente.
Si
dicono abbastanza attenti all'ambiente, non disposti dunque a militanze verdi,
dichiaratamente solidaristici per bisogno di solidarietà.
In
cerca di rapporti reali.
Quando
non sono al computer per lavoro, non navigano facilmente in rete, non solo per difficoltà
di accesso alla tecnologia fuori dai luoghi di lavoro, ma anche perché in cerca
di rapporti reali e non credo si possa considerarlo un disvalore.
Si informano.
Inaspettatamente
si informano più di quanto si potesse supporre, non sulla stampa nazionale, più
su Internet.
Ancora
in famiglia.
Vivono
in maggioranza in famiglia che rimane un punto di ancoraggio e una prospettiva
per il proprio futuro, sia per gli uomini che per le donne, anche se sposare e
far figli è una decisione che viene rinviata sempre un poco più in là. Quando
la famiglia d'origine è economicamente solida, questo aiuta se mai a trovare un
lavoro, ma non spinge a slanci progettuali. Una parte frequenta un corso di
studi universitario che probabilmente non finirà.
I
valori.
Apprezzano
l'onestà e l’umiltà, sono disposti a pagare le tasse, rispettano la proprietà e
non sognano destini avventurosi. La tranquillità è un valore anche per quelli
che vogliono fare l'attore, il musicista.
Si è cercato di cogliere nel campione la massima rappresentatività considerando
segmenti differenziati e significativi della società civile per la fascia
giovane di Cellole, città terziarizzata con un'identità debole, di gruppi
diversi giustapposti che non paiono ancora pronti a creative contaminazioni.
Per
concludere, abbiamo plurime identità abbastanza omogenee tra loro eppure
atomizzate nel proprio particolare, dove le timide volontà di aggregazione non
riescono a trovare una o più cornici che costruiscano un tessuto reticolare di
legami sociali.
DATI
SU CUI RIFLETTERE
1.
POLITICA; verso la politica pollice verso. C'è disaffezione per coloro che
fanno la politica di mestiere nei partiti organizzati. Questi politici non
piacciono. Di loro non si fidano, nemmeno i pochi più informati.
2.
SCUOLA; altro pollice verso. Mai la scuola è indicata come agente formativo
forte; se si è soddisfatti, e lo si è raramente, del proprio livello culturale,
se ne attribuisce il merito a se stessi. La scuola è citata talvolta per
attribuirle la responsabilità dello stato di insoddisfazione
3.
MUNICIPIO; sulla politica locale, per questo Municipio in specie, ci sono altri
dati interessanti. Se ci sono iniziative sono poco conosciute. Nessuno conosce
i meccanismi amministrativi.
5.6
Sono
state condotte n. 62 interviste semistrutturate a gruppi rappresentativi aventi
come schema portante il questionario riportato in F. Ferrarotti,
Introduzione alla Sociologia, Ed. Riuniti, Roma 1997, pag. 285 e seguenti. Le aree d’indagine sono state: le
relazioni sociali, Cellole come luogo di
vita, i valori e l’atteggiamento verso la società. Vari colloqui informali e contatti sono stati inoltre tenuti in ambito locale nel 2006 per un totale di 127 persone coinvolte.
Oltre quanto riportato nelle pagine che seguono,
con riferimento a interviste e colloqui,
da questi risulta l’insieme di
orientamenti che seguono.
Relazioni
sociali.
-Il
lavoro viene inteso come un diritto del cittadino ma anche come un dovere verso la comunità.
-La
solidarietà e l’amicizia caratterizzano i rapporti con i colleghi di
lavoro.
-Le
amicizie riguardano principalmente i compagni di scuola, gli amici
d’infanzia e di famiglia.
-Con
gli amici si parla principalmente di politica, del lavoro, degli avvenimenti
del paese e di attualità.
-
Nel tempo libero ci si incontra più frequentemente con amici e familiari e
ci si dedica ad attività ricreative (sport, TV ecc.).
-
Cellole
-La
grandissima parte delle persone contattate si trova abbastanza bene a Cellole ritenendo di avere qui meritata stima.
-A
Cellole è maggiormente stimato chi è onesto e chi è capace nella
professione e nel lavoro.
-Una
discreta parte dei cellolesi non
ha mai pensato di emigrare.
Valori
-Quasi
tutti i cellolesi sono d’accordo che un buon cristiano è chi anche non frequentando
la chiesa vive cristianamente.
-La
religione viene vista principalmente come una guida morale.
-La
maggioranza degli interpellati ritiene che l’istruzione non sempre rende gli
uomini più buoni e onesti.
-Una
decisa maggioranza ritiene giusto che
la donna svolga un lavoro fuori dall’ambito familiare.
-Gran
parte dei contattati ritiene di non doversi
dedicare ad attività sindacali e politiche oltre il lavoro svolto.
-Un
uomo politico dovrebbe principalmente risolvere i problemi pratici e particolari
del suo paese secondo la maggioranza delle persone contattate..
-Tutti
gli interpellati sono d’accordo sul fatto che i maggiori impegni del governo
dovrebbero riguardare anzitutto la moralizzazione della vita politica e
quindi l’industrializzazione del meridione e la disoccupazione.
-Il
partito dovrebbe soprattutto rappresentare, per gli interpellati, il
pensiero degli elettori, poi consentire all’ambizione dei singoli individui e/o
di gruppi di raggiungere posizione di potere.
-Il
sindacato dovrebbe soprattutto battersi per il miglioramento delle
condizioni economiche e sociali del lavoratore.
La
società
-Certe
rivendicazioni vanno portate avanti tutti
insieme.
-Gli
interpellati, per la gran parte, credono
in una società più giusta cui si può arrivare con metodi
democratici.
-La
situazione dell’Italia negli ultimo 20 anni è migliorata poco.
-Le
condizioni economiche della Campania sono ritenute, a maggioranza, poco o niente affatto soddisfacenti e la
causa di ciò è da imputare alla classe politica.
-Per
migliorare le condizioni economiche e sociali è necessario sollecitare
l’iniziativa privata e l’intervento pubblico, è necessario anche diminuire
le tasse.
-Gran
parte dei cellolesi intervistati e/o
contattati sono insoddisfatti del modo con cui le pubbliche autorità
operano.
-Rispetto
alla autorità pensano, in termini
quantitativi equivalenti, che sono: assolutamente incapaci, che fanno i
propri interessi, che sono al servizio del cittadino.
-L’autorità
viene identificata dalla quasi totalità delle persone interpellate con chi
ha l’incarico pubblico di dirigere.
-Nei
rapporti con i pubblici uffici solo una minoranza di contattati ritiene questi rapporti insoddisfacenti.
-Quando
un cittadino, in generale, non riesce in modo soddisfacente a far valere i
propri diritti ciò dipende, per la maggioranza degli interpellati, anzitutto
dalla cattiva organizzazione, per una minoranza dipende dai
singoli funzionari.
-La
gran parte dei cellolesi interpellati si
rivolgerebbe alla polizia se necessario.
-L’intervento
della polizia è ritenuto in generale poco soddisfacente, ma volentieri si collaborerebbe con la polizia
in caso di delitto per circostanze note.
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Milano
C. Bezzi - M. Palumbo, 1995, Questionario e dintorni,
Arnaud, Firenze
H. Gerald - J. Roger, 1991, Come fare i sondaggi. Guida pratica alla
realizzazione di ricerche campionarie qualitative e quantitative, F.
Angeli, Milano
6- Dinamiche
6.1
La struttura urbana
La struttura urbana di Cellole originariamente era
polarizzata, da una parte, sull’asse viario Sessa Aurunca-Pineta costiera, che
attraversa l’abitato e, dall’altra, dalla piazzetta con le due torri. Intorno a
questi poli si sviluppava un reticolo di stradine ortogonali.
Con una certa gradualità, ma con un’accelerazione
dagli anni ’80 in poi, vi è stata l’espansione del tessuto urbano con la
strutturazione di nuove piazze e di strade di circonvallazione periferiche.
Per quanto riguarda la tipologia delle abitazioni si è
passati da una struttura caratterizzata da abitazioni ad un piano con un
cortile centrale, talvolta con portico, vano-stalla, forno all’aperto, stanze
ai lati, a fabbricati più razionali e non
più legati ad impieghi agricoli (essiccazione del tabacco nei cortili
ecc.) ma al massimo di tre/quattro piani nelle più recenti strutturazioni.
Da rilevare, sia nell’area urbana centrale che in
quella periferica, l’emergere di una edilizia residenziale legata
principalmente all’affermarsi di una ceto delle professioni e del commercio.
L’espansione edilizia negli ultimi anni si avuta intorno alla strada che collega Cellole alla Via Domiziana e quindi alla fascia costiera di Baia Domizia Sud (Baia Murena) che ricade nell’ambito territoriale del Comune di Cellole, zona a cui Cellole-centro nel tempo probabilmente tenderà a saldarsi in un unico agglomerato.
6.2
Storie
recenti
Tre ci sembrano
essere gli eventi significativi nella storia recente del territorio di Cellole,
eventi che, da una parte sono indicativi di un bisogno di autonomia e di
affermazione di un senso di appartenenza, da un’altra riguardano cambiamenti di assetti sociali, economici e
politici. Si tratta anzitutto delle lotte per il Pantano, poi della nascita del villaggio turistico Baia
Domizia e quindi l’istituzione di Cellole-comune a seguito di altre lotte per sottrarsi
all’egemonia amministrativa della vicina Sessa Aurunca.
6.2.1
Il Pantano
Risulta già nel 1905 un contenzioso tra i cellolesi ed
il Comune di Sessa Aurunca ( di cui a quel tempo Cellole faceva parte) sul problema Pantano. Successivamente vi fu
un primo tentativo di occupazione delle
terre del pantano nel 1911 quando era
sindaco di Sessa A. P. Giannini e quindi
nel settembre 1919 si assiste all’occupazione del Pantano con esito positivo da parte di centinaia di
cellolesi.
Il Pantano si estende su un territorio di
……………………………………………………………………………………………………………….
Il Pantano è un territorio situato sulla fascia
costiera, originariamente del Comune di Sessa Aurunca, situato tra il mare e la
via Domiziana. Vi è una pineta (piantata del 1938) a ridosso delle spiagge ed
una parte più interna bonificata, tra le due guerre, con la costruzione di canali e di una rete
stradale. Queste terre fertili erano assegnate dagli amministratori ai
quotisti fino a quando non si sviluppò
un annoso contenzioso tra i quotisti stessi, sostenitori della demanialità
delle terre ed il Comune di Sessa Aurunca sostenitore della patrimonialità
delle stesse terre. Contenzioso che diede luogo anche ad episodi violenti. Dopo
molte controversie, sviluppate in varie sedi amministrative, negli anni ’70,
con l’autonomia comunale di Cellole si è avuto un approccio risolutivo alla
questione. (G. Monarca 1994)
6.2.2
Baia
Domizia
Abbiamo già accennato (punto 2.10) alla nascita di
Baia Domizia, villaggio turistico-balneare sorto sulla fascia costiera, in
origine parte del territorio comunale di Sessa Aurunca, successivamente diviso
con assegnazione di parte di essa a Cellole quando divenne Comune. Nascita che,
come risulta da grandissima parte della pertinente letteratura,
fu vista come eclatante esempio di speculazione edilizia
Il disegno di costruire una città
turistica nella zona particolarmente bella e sostanzialmente vergine della «
Pineta di Sessa », rientrava nella linea politica dei governi democristiani e
dello stesso partito democristiano che, verso la fine degli anni cinquanta,
liquidate tutte le attività commerciali dirette o collegate alla fase di
ricostruzione del dopoguerra, aveva scoperto nello sviluppo del settore
edilizio una straordinaria fonte di finanziamento diretto e indiretto, sia per
l'apparato centrale e burocratico, sia per le strutture periferiche, provinciali
e comunali….
……………………………………………………………………………………………………………
Ma vediamo la breve storia della Baia
Domizia. Una pineta tra le più belle del Tirreno, lunga
…………………………………………………………………………………………………………….
II mattino, Napoli, 26 novembre 1974, Sollecitata un'inchiesta per la « pineta
di Sessa ». Nel breve corsivo, siglato dal corrispondente locale, Umberto
Monarca, si legge, tra l'altro: “Ad undici anni di distanza dalla vendita del
terreno della Pineta di Sessa... è stata sollecitata un'inchiesta al
Procuratore della Repubblica di S. Maria Capua Vetere ed al pretore del mandamento,
affinché venga fatta luce su presunti illeciti che si sarebbero verificati
nella vendita da parte degli amministratori e dei consiglieri dell'epoca.
L'inchiesta è stata sollecitata con lettera aperta dal rappresentante di un
partito politico del posto, in seguito alla pubblicazione di un periodico
napoletano che avanzava l'ipotesi di illeciti avvenuti all'epoca della vendita
della « Pineta ». Contro la pubblicazione degli illeciti sono intervenuti anche
altri partiti politici, i cui rappresentanti facevano parte, all'epoca della
vendita, del Consiglio comunale di Sessa Aurunca, messo sotto accusa
pubblicamente dalla pubblicazione del periodico napoletano. Pubblicazione che,
comunque, ai più, ha fatto l'effetto di una bomba a scoppio ritardato, e che
non pochi hanno messo in relazione alla frattura esistente in seno al partito
di maggioranza a Sessa Aurunca e in tutta la provincia di Terra di Lavoro; ed
anche alla mancata definizione dei confini tra il nuovo Comune di Cellole e
quello di Sessa Aurunca, di cui Cellole faceva parte fino a poco tempo fa;
mancata definizione dei confini che si vuole attribuire al partito di
maggioranza, come del resto viene rilevato nello stesso articolo che denunzia
gli illeciti”.
…………………………………………………………………………………………
Le vicende della Baia Domizia e del comune
di Cellole, frazione di grosse dimensioni e di notevoli risorse, hanno
camminato per proprio conto fino agli inizi del 1970, un anno storico per
6.2.3
Cellole Comune
La
lotta per l’autonomia comunale di
Cellole comincia nel dopoguerra (1946-1952) con la richiesta al Comune
di Sessa Aurunca di pronunciarsi su Cellole-Comune dei consiglieri Compasso e
Verrengia, richiesta che ebbe esito negativo (G. Monarca 1994). Solo nel 1973
6.3
Local government
6.3.1
Per
quanto riguarda la struttura sociale cellolese, dal contesto delle varie
risultanze d’indagine e statistiche (Ann. Stat. Camp. 2000/2006) è rilevabile
quanto segue.
La
presenza di una working-class (40/50 % ca), un’area che riguarda il mondo operaio nei vari settori produttivi,
dall’industria all’agricoltura al commercio, ai servizi. Questa classe, come
altrove, si è contratta nel tempo specialmente nell’agricoltura.
La
presenza di una middle-class ( classe media impiegatizia, piccola borghesia
urbana, piccola borghesia agricola 45/55 % ca) consistente, abbastanza
composita nelle sue stratificazioni, che
si è gradualmente ampliata negli ultimi decenni.
La
presenza di una upper class (5/15 % ca) relativa ad un assai ristretto
numero di famiglie che detengono potere economico e influenza politica. Nelle
interviste, in particolare si parla di
qualche ambito familiare particolarmente egemone come il caso della famiglia X nella
Middletown dei Lynd (1970).
Nell’ambito
della classe media e della upper è
presente una ben delineabile business-class, una classe degli affari
riguardante l’ambito imprenditoriale, quello
delle professioni, del commercio e interessata al governo cittadino.
Nel
contesto delle classi suddette è rilevabile anche la presenza di quelle che F.
Hunter (1953) chiama cricche economiche le quali, per lo stesso Hunter
rientrano nelle forme di potere verticale e coordinato, interessate ai
processi decisionali relativi agli affari più importanti.
6.3.2
Il
grado di civismo secondo la teoria di Putnam (1993) si presenta per Cellole, come per tutta
…….. dalla parte opposta [ alle regioni
con valori positivi ]si trovano le regioni dove la comunità è meno civica... La
vita pubblica è qui organizzata in modo gerarchico. Il concetto stesso di
«cittadino» è storpiato. L'individuo pensa che l'amministrazione pubblica sia
interesse di altri - i notabili,
i capi, i politici
- ma non suo. Sono pochissimi coloro che partecipano alle decisioni riguardanti
il bene pubblico. L'interesse per la politica non è dettato dall'impegno civico
ma scatta per l'obbedienza verso altri o per affarismo. [……..] La legge, tutti
si trovano praticamente d'accordo, è fatta per non essere rispettata, ma
temendo il mancato rispetto della legge da parte degli altri, la gente pretende
più severità da parte dell'autorità pubblica. Prigioniera di questi circoli
viziosi, la popolazione si sente indifesa, sfruttata e scontenta. (R. Putnam 1993)
6.3.3
Di
là dalle considerazioni generali sul familismo-
di cui al punto 1.2- il familismo
in Cellole si presenta ben delineato e
costituisce certamente una parte abbastanza significativa dell’ethos locale
come si evince dai questionari di sintesi (di cui al punto 5.4) e dalle
varie interviste. Esso non si presenta certo, come nella Montegrano di E. C. Banfield (1961), come
assolutamente amorale ma, come in altre parti del Mezzogiorno, alcuni indicatori si presentano, nelle nostre interviste,
abbastanza significativi ed attinenti a quanto affermato da Banfield.
-
«In una società di familisti amorali i deboli saranno a favore di un
regime che mantenga l'ordine pubblico con le maniere forti»
………
- «In una società di familisti amorali, l'affermazione
di una persona o istituzione di essere ispirata dallo zelo per il pubblico
piuttosto che dal vantaggio personale sarà considerata come una frode»
………
-
«Il familista amorale valuterà i vantaggi per la comunità solo nella misura
in cui egli ne può usufruire. Infatti, voterà contro misure che aiutino la
comunità senza produrre vantaggi per lui poiché, anche se la sua posizione
rimanesse immutata, egli percepirebbe la sua posizione relativa come
peggiorata se è migliorata la posizione del vicino»
……….
-
«In una società di familisti amorali l'elettore riporrà poca fiducia
nelle promesse dei partiti. Egli sarà propenso ad utilizzare il suo voto per
pagare per favori già ricevuti... piuttosto che per promesse future»
……….
-
«In una società di familisti amorali, si assumerà che qualsiasi gruppo
al potere sia interessato al proprio tornaconto …….»
……….
- «In una società di familisti amorali, gli
attivisti di partito venderanno i loro servizi al migliore offerente» (E.C. Banfield 1961)
E infatti, Banfield cita «la improvvisa
conversione del segretario della sezione di Montegrano dal Partito monarchico
al Partito comunista [conversione che] occorse perché la sede centrale del
partito monarchico era lenta a pagarlo per i suoi servigi». (D. Della Porta 2002)
6.3.4
Per quanto riguarda il rapporto tra il
potere politico e quello economico (E.C. Banfield J.Q. Wilson 1967) in
Cellole si nota che ad un non troppo centralizzato potere economico corrisponde una certa
centralizzazione del potere politico, in una dinamica di accordi variabili
nel quadro politico di una conflittualità non decisamente ideologica e/o
programmatica ma tutta interna ad un’area tradizionalmente moderata di
derivazione democristiana la quale ruota intorno a quelli che Allum (2003)
chiama luogotenenti e grandi elettori, operanti secondo la logica
del boss system meridionale e del patronage. La conquista del potere in tale ambito
non trova la sua legittimazione nella spontaneità (P. Allum 2003)
ma, come in gran parte del Meridione, sul consenso, essendo in gran
parte di derivazione clientelare.
6.3.5
La leadership cellolese comprende,
come risulta dalle interviste, circa 20 persone tra notabili politici, capi
elettori, dirigenti, professionisti, religiosi e imprenditori.
Dal punto di vista della legittimità
( C.A. Bonjean D.M. Olson 1964) la metà
circa occupa posizioni pubbliche.
Circa un quarto dei leader è visibile
come decision maker. Relativamente all’area di influenza la gran
parte dei leader si occupa di issues collegate al loro ufficio mentre una
minoranza è attiva su vari issues. La coesione non è molto sviluppata,
gran parte dei leader opera con embrionali strutture di gruppo.
6.4
Processualità
6.4.1
Dal
punto di vista antropologico l’arena politica cellolese consiste nello spazio astratto (U. Fabietti
2004) in cui sono presenti operazioni, strategie e conflitti relativi alla conquista del potere ed al
conseguimento del consenso politico e
ciò per quanto riguarda il governo locale, il governo provinciale, quello
regionale e le elezioni politiche. Questo spazio si attiva con particolare
vivacità in occasione dei vari confronti elettorali, mentre normalmente segue
un andamento polarizzato sia sull’amministrazione locale, con la sua specifica
problematicità, sia sulle varie dinamiche trasformistiche ed aggregative nei
rapporti tra Cellole e l’ambito provinciale, regionale e nazionale degli attori
politici locali.. Ma è anche, naturalmente, lo spazio in cui maturano
situazioni ed in cui sono in azione i decision maker in relazione a fatti che
richiamano l’interesse pubblico.
Attori
politici sono coloro che si
confrontano ed agiscono nell’arena
politica cellolese ovvero: galoppini,
capi elettori, grandi elettori e
luogotenenti, dirigenti di partito, secondo lo schema di cui al punto
2.9. Ma attori politici cellolesi sono anche un ristretto numero di famiglie
detenenti il potere economico con qualche famiglia al vertice. E quindi leader
locali nei vari campi, professionisti, ecc. Anche in questo caso taluni attori
divengono particolarmente visibili durante i confronti elettorali, mentre in
genere sono visibili in relazione ai percorsi trasformistici o alla migliore
collocazione strategica in vista dei confronti elettorali o per l’inserimento
in organismi amministrativi o partitici
a livello provinciale, regionale o nazionale, come si evince dalla breve
rassegna stampa in appendice al presente lavoro.
Per
quanto riguarda la processualità politica cellolese essa mostra le caratteristiche
proprie di una subcultura politica bianca perché strutturata secondo
moduli strategici e comportamentali propri della DC degli anni ‘80. Le
interviste confermano le tesi di Allum (
2003) per quanto riguarda la
struttura clientelare visualizzabile nello schema che segue.
Questa
struttura rientra nell’ambito delle dinamiche
proprie della cultura politica meridionale quale emerge dal contesto dei vari studi sia
sul Mezzogiorno che sulle
politiche locali (D. Della Porta 1999). Allo stesso modo la prassi
trasformistica rimane costitutiva della subcultura politica locale. Lo schema
che segue cerca di rendere conto dei processi trasformistici – passaggi,
mediazioni, salti- in relazione alla
struttura clientelare.
La
processualità politica cellolese
riguarda le dinamiche di una sub-cultura (U. Fabietti 2004 M. Caciagli 1998) che abbiamo definito bianca
anche per porla in opposizione a subculture rosse presenti in altre
regioni d’Italia, ma che esclude ormai– è bene precisarlo, un ruolo politico
predominante della Chiesa ed in cui la politica è principalmente mediazione
interessata tra centro e periferia, quindi bianca qui significa sostanzialmente
moderata. Questa processualità che abbiamo cercato di evidenziare trova,
inoltre, la sua corretta collocazione sul piano di una prospettiva
di antropologia politica (M. Swartz
V. Turner A. Tuden 1966).
6.4.2
Altro
elemento importante dei processi politici locali è la trasversalità politica
delle aggregazioni nelle liste civiche relativamente
alle elezioni amministrative, trasversalità che riguarda principalmente l’ex
area DC e le altre formazioni ma anche
parte della sinistra, ciò che sembra rientrare nel quadro di quelle che
potremmo definire liste-cartello
riflettenti la fenomenologia del partito-cartello (R.S. Katz P. Mair
1995).
Più recentemente, Katz e Mair hanno
proposto, sulla base dello sradicamento delle basi societarie dei partiti, un
ulteriore modello: il "partito cartello” (Cartel party). La sua
caratteristica sarebbe, in poche parole, "il potere per il potere",
ovvero lo sfruttamento, da parte della dirigenza partitica, delle proprie
posizioni di potere al fine di assicurarsi il consenso elettorale, il quale a
sua volta giustifica, anzi legittima, la loro permanenza al potere. Dunque, a
differenza dei partiti di massa, che utilizzano il loro radicamento nella
società per conquistare eventualmente il potere statale, i partiti cartello
impiegano il potere statale per penetrare la società e darsi il consenso. (P.
Allum 2003)
L’ affermarsi delle liste civiche potrebbe trovare in
questo ambito la sua processualità. Ovviamente il potere in tal caso è
certamente potere-per, legato a strategie miranti a vari fini, da quelli economici allo sviluppo
di una clientela, ecc…
6.4.3
Per quanto riguarda il tipo di Sindaco esso sembra presentarsi in Cellole anzitutto come mediatore (E.
Recchi 1993) in relazione con tutti gli attori significativi della scena
politica cellolese, poi, naturalmente come attore dell’area politica di
appartenenza e quindi come attivista amministrativo per i contatti
continui con la burocrazia pubblica.
6.4.4
Per quanto riguarda i flussi politici si può
rilevare che fino al 1970/72 Cellole (Appendici 1 e 2)
rientra nei flussi elettorali relativi a Sessa Aurunca con l’egemonia
della Democrazia Cristiana che raccoglie alte percentuali di consensi mentre in
posizione abbastanza arretrata troviamo il PCI-PDS ed il MSI quasi a pari
merito nel ’72 con circa un quarto dei consensi attribuiti alla DC. Tale andamento
vale sia per le elezioni amministrative che per le politiche.
Per Cellole vediamo che alle Comunali, dal ’75 al
’93
Il flusso relativo a Cellole nelle elezioni politiche
evidenzia come il consenso politico tradizionalmente appannaggio della DC si
traduce, nel ’96, in un successo del Polo lasciando all’Ulivo circa la metà dei
suoi voti. Nel 2006 vediamo la crescita
di AN e del nuovo PSI- DC con l’egemonia di Forza Italia al 30,30 % dei
voti rispetto al 13,87 % dell’Ulivo.
Relativamente al non-voto, ovvero la differenza tra
elettori e votanti, nella serie storica dei confronti elettorali dal 1975 al 2006, sia per
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7- Anomalie
Nel
contesto della toponomastica cellolese troviamo un’anomalia: una piazza
dedicata a Franco Compasso, intellettuale e politico cellolese che rientra
solo marginalmente nell’ambito degli stereotipi, della cultura politica e
dell’elaborazione culturale locale. Nativo di Cellole, Franco Compasso ha
rivestito varie cariche politiche a livello nazionale per il PLI; è stato
Consigliere comunale a Sessa Aurunca, a Cellole ed a Caserta, Consigliere di
Amministrazione della RAI, di Istituti di credito e della Corte dei Conti; dal
1986 al 1989 è stato deputato europeo per il PLI. Compasso, inoltre, ha
sviluppato un’intensa attività di studio e di ricerca nell’ambito del
meridionalismo cui ha dato contributi di rilevante livello ( Civiltà Aurunca
1997).
Figura
certamente anomala rispetto al modello socioculturale locale anzitutto perché il
liberalismo che caratterizza il suo background formativo, e che costituisce
l’impostazione di riferimento delle sue ricerche, non è riconducibile al liberalismo della tradizione
politica locale la quale risulta piuttosto assimilabile a forme di fazionismo
con limitati spazi di elaborazione politica, sostanzialmente rientranti nella
dinamica del modello culturale tradizionale. Quello di Compasso è, invece, un
liberalismo che mostra, nei primi scritti, l’adesione a posizioni proprie della
democrazia liberale di Giovanni Amendola. L’evoluzione successiva
dell’elaborazione politica è rivolta,
negli anni, al disegno di un’area che è stata definita come meridionalismo
della ragione (G. Liuccio 1997). Questo meridionalismo in Compasso si snoda
secondo le linee di una tradizione riconducibile a Dorso, a Rossi-Doria e
Compagna, in una prospettiva sociopolitica che considera il Sud anzitutto in
relazione alle possibilità e alle potenzialità specifiche di uno sviluppo
concreto e fattibile, ma su cui pesa l’ipoteca dei tempi lunghi della
burocrazia e delle politiche disorganiche. Quindi l’analisi critica degli
interventi (Cassa e Agenzie) e la contestualizzazione europea del
Mezzogiorno (F. Compasso 1979). Ma anche il richiamo al valore fondamentale
della solidarietà come punto di imprescindibile riferimento morale e la
denuncia della disgregazione leghista e del berlusconismo che
promette potere e regala illusioni (E. Cuozzo 1997). Tematiche, queste, che
nella loro articolazione e nei loro rimandi a temi economici, politici e
culturali del più ampio quadro nazionale, si presentano, negli ultimi scritti
di Compasso, con un ventaglio di riflessioni e di proposte di intervento
abbastanza vicine a quelle di una sinistra, come quella di Antonio Bassolino.
Questo
percorso di Compasso si dipana con un impegno che nel campo delle iniziative
culturali si è tradotto anche in una pubblicistica locale (Civiltà Aurunca,
Campania ‘80, SudEuropeo ecc.) avente come tema fondamentale lo sviluppo
dell’area locale e aurunca attraverso una lettura economico-culturale del
territorio, con l’individuazione di talune direttrici di sviluppo di là da
quanto era stato realizzato in modo disorganico ed ecoincompatibile negli anni
del boom economico (F. Compasso 1990). In tal senso il meridionalismo della
ragione emerge di là da ogni visione
liberista e speculativa, prospettando interventi razionali e produttivi.
Il
modello di sviluppo che proponeva Compasso comprendeva un’integrazione nello
sfruttamento delle risorse esistenti- ma non organicamente valorizzate- del
territorio compreso tra l’alto casertano ed il basso Lazio, simbolicamente e
realisticamente centrate sull’area Garigliano per la quale, come deputato
europeo, si impegnò particolarmente per la ricostruzione del ponte borbonico.
A
fronte del suo impegno intellettuale e politico a livello nazionale ebbe vari
riconoscimenti anche per la sua intensa e articolata pubblicistica
economico-politica.
Negli
ultimi tempi fu abbastanza attivo nell’ambito della coalizione dell’Ulivo alla
cui politica ed alle cui prospettive future aveva dedicato alcuni ultimi suoi
scritti.
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Quaderni di Campania Ottanta diretti da Franco Compasso, Caserta
8- La transizione infinta
8.1
Cellole,
nelle sue prassi e nelle sue dinamiche politiche si presenta come microcosmo
politico che riproduce e riflette quello
che, anche a un livello più ampio, può
essere definito neodoroteismo contrattualistico.
Nei
suoi esiti più maturi (P. Allum 2003 I.
Diamanti 1988) il doroteismo si configurava come un sistema in grado di
inquadrare gli interessi dei gruppi sociali e di tutelarli rispetto alle
istituzioni statali. Questo concetto della politica porta a intendere il partito politico principalmente come partito di quadri
e non di opinione e/o di massa ed ha come sua diretta variante l’emergere
di macchine politiche personali.
È il tradimento della funzione propria dei partiti che dovrebbe essere
quella di cogliere i bisogni, tradurli in proposte politiche e ricevere
consensi sulla base della qualità della proposta. Conseguenza di questi
processi è la scomparsa della forma-partito a livello locale e lo sganciamento
delle macchine politiche da ogni effettiva preoccupazione programmatica
per un approdo di potere
trasversale che può ben spiegare la realtà
delle liste civiche (o liste-cartello – vedi il punto 6.4.2)
ispirate direttamente e animate da
boss politici di transizione (vedi punto 2.10). Si tratta di un’idea
contrattualistica della politica intesa come scambio politico (A. Cazzullo
2006), distribuzione di risorse e proliferazione di voti.
Derivato
dalla prima repubblica questo neodoroteismo contrattualistico lo troviamo anche
come naturale risultato di processi
politici sviluppatisi nell’ultimo decennio, anche rilevando che proprio dall’area cellolese
iniziò, a suo tempo, la penetrazione gavianea nell’ambito locale
tradizionalmente boschiano.
8.2
Intanto il quadro politico meridionale, dopo la prima
repubblica, viene a strutturarsi nel
modo che segue.
Emergono in ogni caso due raggruppamenti, l’uno di centro-destra,
l’altro di centro-sinistra, costruiti come cartelli elettorali di forze
politiche eterogenee e giustapposte e dunque prive dei requisiti di base
necessari per dar vita a vere coalizioni di governo. Tali forze tendono a
perpetuarsi trasformisticamente per annessioni e cooptazioni. Senza dire che
talune stanno a testimoniare nient’altro che il diretto rapporto fra i mali
antichi dell’Italia e il sistema cui intendono tornare.
………………………………………………………………………………………………………………
Nelle regioni meridionali, infatti, lo schieramento di
centro-destra, pur registrando una notevole presenza di FI ed un’azione
penetrativa delle due piccole formazioni di ispirazione clerico-moderata, il
Ccd e il Cdu, trova il suo architrave in An, partito di antico insediamento territoriale.
............................................................................................................................................
È necessario [perciò] interrogarsi sulle cause dei
successi elettorali di FI . Cause che possono raccogliersi nelle seguenti. 1) L’appoggio del vecchio blocco
storico delle forze produttive, sociali e culturali dorotee e consociativiste, sempre paurose del nuovo.
Piccole e medie imprese, professioni, lavoro autonomo, lavoro dipendente legato
a piccole e medie unità produttive, forze intellettuali della comunicazione di
massa estranee al monopolio statale si schierano a suo favore. 2) Una possente
organizzazione messa in atto, attraverso l’insediamento sul territorio di una rete di club. 3) La manipolazione
massmediologica.
………………………………………………………………………………………………………………
I meccanismi che creano e sorreggono la fedeltà
dell’elettorato meridionale ai partiti del centro-destra ed in particolare a
FI, negli otto anni di opposizione si irrobustiscono. Si rafforzano, infatti, i
rapporti tra nuovi patroni e vecchi clienti. Sia perché l’azione
meridionalistica del centro-sinistra negli ultimi dieci anni perde ogni giorno
più incisività e significato. Sia perché gli elettori con livelli di scolarità
più bassa, dovunque più vicini a FI, nel Sud predominano. I metodi clientelari
e le suggestioni populistiche, in pratica, conquistano non solo la
medio-piccola borghesia urbana e la classe media impiegatizia, ma anche taluni
strati collocati ai livelli più bassi della piramide sociale. Si pensi
semplicemente alle casalinghe. ( M.
Fotia 2003 )
8.3
Quello che abbiamo indicato come neodoroteismo
contrattualistico è ciò che caratterizza una processualità politica che
abbiamo inquadrato come subcultura politica bianca, subcultura che è
parte sistemica di un modello culturale da cui deriva, ovvero idee,
valori, norme, modelli e comportamento propri di una comunità organizzata e
operanti come ispiratori della sua condotta. Il modello culturale che
abbiamo cercato di delineare per l’area locale, storicamente determinatosi, è
responsabile anche dei comportamenti politici relativi, ed è quello di cui
abbiamo ampiamente parlato nel secondo
capitolo della presente ricerca e di
cui riprendiamo sinteticamente alcuni punti.
-La società locale
presenta tutte le caratteristiche di una società di transizione, transizione
da un assetto tardo-comunitario ad un assetto societario, ovvero una società in
cui permangono taluni valori tradizionali legati ancora ad assetti
comunitari-agrari (vedi punto 2.6 ma
soprattutto il punto 5.6) unitamente- e spesso in conflitto- con valori
connessi col processo di modernizzazione, valori, questi ultimi, non sempre
positivi… Il risvolto politico di tale società è la presenza e l’affermazione
di boss politici di transizione di cui al punto 2.9 (populismo, manipolazione, ecc.) (P. Allum 2003). Questa transizione,
più che essere uno stadio di passaggio evolutivo, in molti casi è propria di
dinamiche molto lente o anche
diviene uno stadio di blocco, un guado, una situazione quasi
permanente in attesa che eventi, in genere esterni, facciano da sblocco e/o da
catalizzatori nella direzione di un ciclo
modernizzante (è il caso della vicina
Sessa Aurunca in cui l’arrivo e l’opera di un vescovo, Raffaele
Nogaro, proveniente da Udine, portatore
di una cultura diversa da quella locale, ebbe il merito di rompere equilibri
politici tradizionali e consolidati) (vedi anche il punto 2.8, Appendice 5 e P.
Stanziale 1999).
-Questa stessa società locale si presenta, attraverso
gli esiti della ricerca empirica, dell’osservazione e dell’analisi
quantitativa, con una serie di
caratterizzazioni che vanno dalla scarsa partecipazione sociale ad uno scarso
livello di acculturazione generalizzato, ad
un tendenziale immobilismo socioculturale ecc.. (vedi capitolo
-Un certo orgoglio di appartenenza che comprende anche
forme potenziali di ribellismo.
-Un familismo ben radicato.
-Un certo spirito di indipendenza unito a forme
di individualismo generalizzato.
-L’esibizione sociale dei consumi.
-Forme di conservatorismo di derivazione rurale.
E quindi tutta la serie degli orientamenti emersi dai
colloqui, dalle interviste e dai contatti di cui al punto 5.6.
-La politica, nella visione locale, non ne esce
indenne: ad una mancanza di senso dello stato- il quale, d’altra parte,viene
ritenuto assente (vedi punto 5.1)- si
accompagna il fatto che la politica stessa
viene svalutata, vista, nella gran parte dei casi, come realtà separata,
mezzo di avanzamento e di mobilità
sociale, collegata con l’affarismo ecc…
-Per quanto riguarda poi specificatamente il
clientelismo esso si presenta nell’area cellolese, come in altre aree del
Mezzogiorno, sia come clientelismo
dei notabili che come clientelismo di partito (D. Della Porta 2002)
con una certa variabilità contingente. Esso è tipico di economie estensive
ed è in relazione principalmente con uno stato di necessità
legato ad una percentuale di disoccupazione
d’area che arriva, per il comparto giovanile a percentuali altissime (P.
Stanziale 1999): ciò che rimane al primo posto nelle preoccupazioni dei
cellolesi, come risulta dalle interviste.
Il clientelismo locale è anche in relazione a codici culturali basati su
relazioni di scambio, su reciprocità di mediazione e su un affermato familismo. Siamo qui sempre nell’ambito di una transizione
in cui l’organizzazione sociale e le istituzioni non sono abbastanza strutturate
da mediare produttivamente tra il cittadino e lo stato. Un ruolo
certamente importante è giocato poi dal personalismo e da una tradizione di
patronage.
Quello che emerge, infine, dal contesto generale della
ricerca è una serie di trend e di orientamenti contestuali ad un certo pessimismo
della ragione, di là da ogni
ottimismo strumentale. Ciò a fronte di una realtà territoriale che si presenta con grandi potenzialità di
risorse le quali hanno certo prodotto varie situazioni di sviluppo, ma uno
sviluppo che si presenta, d’altra parte, spesso contraddittorio, apparente,
talvolta speculativo e particolaristico, settorializzato, non tradotto, nella realtà dei fatti, in effettive forme di generalizzato, diffuso
e riconoscibile progresso.
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traduzione : R. Vaneigem, Trattato di saper vivere ad uso delle giovani
generazioni, R. Massari Editore,
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politiche del mondo in un’area dell’alto casertano, in Civiltà Aurunca
n.57/58, Caramanica Editore, Marina di Minturno (Latina)
APPENDICE 1
Flussi elettorali Comune di Sessa Aurunca
(Caserta)
Elezioni
Amministrative |
1946 |
1952 |
1956 |
1960 |
1964 |
1970 |
LIBER.
MONAR. QUALUNQ. |
4942 |
|
|
|
|
|
REPUB.
COMUN. SOCIAL. |
1794 |
|
|
|
|
|
D.
C. |
885 |
4866 |
7707 |
8282 |
8041 |
5909 |
P.
L. I. |
|
1260 |
1576 |
1697 |
1141 |
596 |
P.
N. M. + M. S. I. |
|
2976 |
|
2915 |
|
|
P.
S. I. (S.I.) |
|
462 |
1366 |
747 |
1383 |
744 |
REPUBBLICANI |
|
227 |
260 |
|
|
|
(P. C. I.) P.D.S. |
|
2204 |
1989 |
1440 |
2363 |
1923 |
P.
S. L. I. |
|
1010 |
|
|
|
|
INDIPENDENTI |
|
367 |
|
|
|
|
FRONTE
MONARCHICO |
|
367 |
|
|
|
|
P.
N. M. |
|
|
2063 |
|
|
|
M.
S. I. (A. N.) |
|
|
2063 |
|
1832 |
1264 |
P.
S. U. P. |
|
|
|
|
234 |
|
D.
C. (TORRE) |
|
|
|
|
|
5264 |
Flussi elettorali- Camera ( prop.) Sessa Aurunca
(Caserta)
ELEZIONI POLITICHE |
1948 |
1953 |
1958 |
1963 |
1968 |
1972 |
BLOCCO LIBERALE (P. L.I.) |
1528 |
963 |
883 |
1549 |
653 |
952 |
MONARCH.(P.N.M.) |
2635 |
2911 |
|
|
|
|
M. S. I. |
528 |
1583 |
1222 |
1993 |
1350 |
2235 |
REPUBBL. (P.R.I.) |
692 |
369 |
143 |
|
|
236 |
FRONTE COMUNISTA (P.C.I.) (P.D.S.) |
1901 |
2197 |
2733 |
2390 |
3314 |
2600 |
P.S.I. (P.S.U.) S. I. |
417 |
506 |
869 |
914 |
938 |
582 |
D. C. |
5466 |
5316 |
8174 |
8281 |
8634 |
9311 |
P.S.D.I. |
|
61 |
304 |
399 |
|
123 |
P.M.N. |
|
121 |
121 |
|
|
|
P.D.I.U.M. |
|
|
779 |
249 |
257 |
|
F. R. N. |
|
|
|
18 |
|
|
U.N.S.P. |
|
|
|
17 |
|
|
P.A.P.I. |
|
|
|
12 |
|
|
P.S.I.U.P. |
|
|
|
|
300 |
|
APPENDICE 2
(…)
APPENDICE 3
Qui di
seguito abbiamo strutturato una beve rassegna-stampa, testuale, relativa
alle pagine che riguardano Cellole nell’estate 2006 e da cui sono rilevabili indicativi segmenti delle dinamiche nell’area politica locale.
(L’autore ha ritenuto opportuno indicare solo con le iniziali i nomi dei personaggi
politici locali chiamati in causa negli articoli)
Corriere di Caserta 1.7.06
Cellole Gli assessori R e M potrebbero passare con M, anche P potrebbe 'cambiare’
I e F sulla soglia di M !
CELLOLE (T
C) - Margherita contesa tra M e M, chi la spunterà? Sulla scia della
vicina città di Sessa Aurunca, anche a Cellole ci sono due anime del partito
del vice premier Rutelli. L'anima storica che fa capo al portavoce locale del
partito, M e quella del consigliere di opposizione, M. Alle scorse elezioni
amministrative i due si sono schierati su posizioni diverse, M ha appoggiato
la lista vincente di L con il consigliere comunale V e M ha appoggiato la
lista di F con la sua candidatura nelle
fila dell'opposizione. Durante la campagna elettorale anche Squeglia si
schierò dalla parte di M partecipando ad un incontro politico con i candidati e sostenitori
della lista di F. Al momento a Cellole ci sono, quindi, due circoli della
Margherita. Durante la campagna elettorale si era parlato anche di un
commissariamento del circolo locale per affidare la guida del partito al
sindaco di Carinola DB ma al momento risulta ancora in sella M. Sono previsti
ingressi autorevoli sia nel gruppo di M sia
nel gruppo di M e la matassa si ingarbuglia sempre dì più. Al gruppo di M
potrebbero aderire gli assessori R e M, mentre nel gruppo di M presto potrebbero
far parte: l'ex sindaco I (condizionato alla scelta del presidente (della
Provincia) De Franciscis, poiché, pare orientato a lasciare l'Udeur per
Gazzetta di Caserta 4.7.06
L’amministrazione al lavoro per riparare al disastro lasciato da I
L 'asse L-M per Baia
In giunta per i problemi delle
località turistiche fonti di ricchezza
M L
cellole. Amministrazione L a lavoro da diversi giorni, subito dopo la
pesante eredità ricevuta dall'amministrazione I, che ha lasciato la città nel
degrado e nell'incuria. Al momento il problema più importante era risolvere
qualche piccola controversia che si era venuta a creare tra il primo cittadino
e M, entrambi della Nuova Democrazia Cristiana di Gianfranco Rotondi, uomini di
M abituati a raggiungere sempre grandi obiettivi. In base ad alcune
indiscrezioni vi sarebbero delle cose ancora da appianare, da sistemare, per quanto
riguarda M. Da fonti a loro vicine i due dovrebbero reciprocamente appoggiarsi
per le future candidature alla regione per L, tentativo già fatto l'anno scorso
e alla Provincia per M. L'asse L-M per mettere Ko I ha raggiunto però la
vittoria. L intanto e il suo esecutivo stanno al momento cercando di far fronte
alle problematiche di Baia Domizia e di Baia Felice, tentando anche di
superare questa crisi circa il problema dei rifiuti. L'estate balneare rappresenta
per Baia Domizia un reddito importantissimo, un'occasione da non sottovalutare
e dunque il turismo rimane al momento il nodo
cruciale per L. L'amministrazione però ha tutte le carte ed i numeri, avendo
una maggioranza schiacciante rispetto all'opposizione rappresentata in
Consiglio da F. In giunta verranno portati dei nuovi progetti, delle nuove
iniziative.
L'amministrazione con le vacanze non va in ferie ed ora si stanno
impegnando per dimostrare la fattibilità delle linee programmatiche sulle quali
si è basata la campagna elettorale riscuotendo il successo ed il consenso della
cittadinanza che ha deciso così di voltare pagina e di correre ai ripari prima
dell'irreparabile.
Corriere di Caserta 4.07.06
Cene
V dovrebbe mantenere la presidenza, mentre alla Rosa nel pugno il posto di amministratore delegato
Ce4, nasce l'accordo tra L e O
CELLOLE (T C) - Accordo bipartisan per le cariche di presidente e amministratore delegato del Ce\4, tutto parte da Cellole. Con quale accordo politico si concluderà l'assemblea dei soci del consorzio intercomunale dei rifiuti, il Ce\4, è ancora un'incognita ma tutto dipende da Cellole. Attori principali di questa vicenda sono: sicuramente il neo sindaco L e pare anche il consigliere regionale della Rosa nel Pugno O. Le poche quote in possesso di Cellole sono determinanti per la gestione del consorzio e, secondo le voci che circolano, pare che sia in atto un accordo bipartisan per mantenere la poltrona di presidenza all'azzurro V, mentre la carica di amministratore delegato pare sia destinata a qualche esponente della Rosa nel Pugno vicino al consigliere regionale O.
Un'ipotesi che si rafforza dalla delega all'ecologia che L ha "consegnato" all'assessore D segretario cittadino della rosa nel pugno ed uomo fidato di O. Quest’ ultimo per oltre un quindicennio è stato uomo di M ma lo abbandona dopo la sconfitta elettorale del 2001 per aderire ad Alleanza Nazionale e pareva essere entrato nelle grazie di Mario Landolfi. Un idillio che si consuma due anni dopo e decide di entrare nelle braccia di G O. Appena dopo le elezioni amministrative dello scorso maggio, si era vociferato che a D venisse affidata la delega al turismo ma poi, a sorpresa, gli è stata consegnata la delega all'ecologia. Un caso? A questo punto come si comporteranno i componenti della maggioranza amministrativa di L vicini al designato sostituto di V, il professore di Mondragone Z? Quest'ultimo ha seguito, insieme al sindaco di Roccamonfìna F, molto da vicino la vicenda delle elezioni di Cellole sponsorizzando la candidatura e la campagna elettorale di L. Se le voci di questo accordo bipartisan dovessero risultare veritiere, allora si può affermare che c'è stato, su Z e F, "scacco matto" di O.
Corriere di Caserta 5.7.06
Cellole Il ledaer provinciale dell'Udeur chiama a raccolta i suoi
I e M da De Franciscis
"pronti a seguire il presidente"
C P
CELLOLE - I e M alla corte di De Franciscis. L'ex sindaco I e il consigliere d'opposizione M, lunedì sera hanno incontrato il presidente della Provincia di Caserta Sandro de Franciscis, giunto a Cellole per una visita privata. I, con un folto gruppo di amici, ha ribadito la sua intenzione di seguire qualsiasi strada politica dovesse intraprendere il presidente della provincia. Per ciò che riguarda M, esponente della Margherita, la strada politica potrebbe convergere se dovessero risultare veritiere le voci che il presidente della provincia sta per aderire al fiorellino del centrosinistra. La serata è trascorsa in un clima amicale dove la situazione politica non si è affrontata se non con qualche piccola battuta scivolata di tanto in tanto. Il gruppo di I, quindi, potrebbe trovarsi a breve ad unificasi con quello di M anche se al momento nulla può essere dato per certo, dato che, non è escluso un ritorno, o per meglio dire una non uscita, di De Franciscis dall'Udeur. "Questo non mi preoccupa minimamente -ha dichiarato I - il presidente deve solo dirci quale sarà la strada politica che dobbiamo intraprendere. L'amico Sandro deve sapere solo che a Cellole ha un gruppo di amici su cui contare".
Corriere di Caserta 8.7.06
Ancora viva la polemica sugli
assessori circa la retribuzione dello stipendio
CELLOLE
(tc) - Assessori con o senza lo stipendio? Ancora
va avanti la polemica che si è aperta in campagna elettorale sulla rinuncia
degli assessori della nuova giunta presieduta da A L all'emolumento dovuto. Una
polemica che ha acceso l'ex deputato L M nell'ultimo comizio della lista
"Cellole domani". Dopo la vittoria di quest'ultima la domanda che in
tanti si fanno è: gli assessori obbediranno a M ? Sulla casa comunale regna il
più assoluto riservo su quest'argomento quasi a cercare di dimenticare le parole che l’ex deputato
cellolese ha pronunciato, forse non concordate con i diretti interessati.
Secondo alcune voci pare che la maggior parte degli assessori di Lepore non
sono d'accordo a rinunciare all'emolumento che già di per sé è una vera
miseria e non rappresenta nemmeno un rimborso spesa. La sintonia tra L e M
non sembra più quella di una volta, quindi, il neo sindaco potrebbe anche non
raccogliere il "consiglio" del suo "fraterno" amico e
continuare come sempre fatto, facendo percepire i soldi destinati agli
assessori.
Corriere di Caserta 9.7.06
Cellole Il segretario cittadino: voglio far crescere il consenso nel mio partito
Nuovi iscritti tra i Democratici di Sinistra
V esulta, ma mantiene il riserbo
CELLOLE (tc) - Ingressi a sorpresa nei Democratici di sinistra, contento V.
La quercia cellolese guidata dal segretario cittadino V sta preparandosi
ad una rimonta senza precedenti. Ad annunciare l'ingresso di molti nuovi personaggi
del mondo politico locale è proprio V. "Dopo la disfatta dell'Unione
da parte di coloro che non volevano perseguire un percorso politico comune ma
solo personale - ci dice V - il mio impegno è solo quello di
accrescere il consenso intorno al mio partito". I nominativi delle new
entry sono rigorosamente top secret e V chiude con: "al momento ci sono
solo contatti ne riparleremo quando questi contatti si concretizzeranno". Per
i Ds di Cellole è iniziato l'anno della rimonta, ci saranno anche alcune
rivisitazioni sulle cariche interne al partito e naturalmente nuovi iscritti.
Molto critico il segretario V sulla nuova amministrazione comunale che la
considera solo una vittoria di M e della nuova Democrazia Cristiana. "A
vincere le elezioni a Cellole è stata
Corriere di Caserta 23.7.06
Cellole II presidente della Provincia: "Politica e pazienza'
Udeur in attesa di De Franciscis per la definizione interna del partito
CELLOLE (C P) -
Udeur, sarà la festa di Telese a definire lo scenario politico
cellolese. Da tempo il partito dì Clemente Mastella a Cellole non trova
pace e di tanto in tanto escono appassionati del partito che si propongono come
timonieri cercando di spodestare la vecchia guardia, non certo per ideologia
politica ma per opportunità del momento. Un tempo era M che cercava di mettere
i tentacoli al campanile cellolese oggi sono gli amici di Nicola Ferraro
mettendo ad un angolo chi con sacrifici ma soprattutto fin da quando l'Udeur
era una cellula impercettibile nel panorama politico provinciale, ha militato
nel partito. La vecchia guardia che fa capo alla ex segretaria ed all'ex
sindaco I non si scoraggiano ed
attendono direttive dal presidente della provincia Sandro De Franciscis.
Dentro o fuori dall'Udeur è legato alla scelta del presidente De Franciscis.
Quest'ultimo che è in contatto continuo con gli amici di Cellole ha riferito
che la situazione si risolverà in breve tempo con la nota frase "politica
e pazienza". Di pazienza gli storici del partito cellolese ne hanno da
vendere ma soprattutto hanno la consapevolezza di essere al fianco di una
persona come De Franciscis che ha vinto tutte le battaglie finora affrontate e
che sembravano perse in partenza.
Corriere di Caserta 22.09.06
Cellole La discussione dovrebbe essere affrontata nel corso del prossimo consiglio nazionale dei democristiani
Unione tra Nuova DC e UDEUR
CELLOLE (TC) -
Fusione
tra Udeur e Nuova DC, M e L protagonisti.
Dalle ultime voci che giungono dagli ambienti politici napoletani, pare che a
breve ci sarà una fusione tra le due forze di centro, la nuova DC e l'Udeur.
Questa voce se dovesse risultare veritiera avrà una forte ricaduta sul piano
locale, visto che, Cellole rappresenta la culla della nuova Balena bianca in
cui l'ex deputato cellolese L M è il segretario provinciale e regionale e in
città vi sono dirigenti del partito sia a livello provinciale che nazionale.
Infatti, il sindaco di Cellole A L è il vice segretario provinciale della DC, il presidente del consiglio
T M il commissario locale e il vice sindaco A
B membro del consiglio nazionale.
Secondo sempre le succitate voci pare che la discussione sarà affrontata il
prossimo 30 settembre in occasione del consiglio nazionale della nuova DC.
Se fusione ci sarà, allora il gruppo di M di
Cellole capeggiato da L e M entrerà in un nuovo discorso politico. Queste al
momento sono soltanto delle voci che avranno conferma o smentita a breve. Ma se
la fusione dovesse rimanere solo una voce si potrebbe verificare anche una
altra ipotesi, quella del passaggio nell'Udeur
dei m…iani e lasciare il partito di Gianfranco Rotondi. Infatti, pare ormai
certo che a trasmigrare in casa Mastella a breve sarà il deputato della DC
Paolo Cirino Pomicino. Per quest'ultimo, così come per M e L, non sarà solo una
trasmigrazione ma bensì un ritorno, poiché, entrambi hanno già militato nel
campanile. A questo punto si creeranno in città nuovamente due correnti dell'Udeur,
quella dei l…ini e quella del vice commissario provinciale A B che è, altresì,
consigliere comunale dell'opposizione. Probabilmente questo evento, se evento
ci sarà, creerà le basi politiche per un'unificazione.
APPENDICE
4
SINDACI DI CELLOLE (Caserta)
1975/1985 ….L. Montecuollo
……DC
1985/1988 …A. Dodde …………...DC
1988/1997 …T. Martucci
………...DC
1997/2001 …A. Lepore …………..UDC
2001/2006 …A. Izzo
……………...Lista civica
2006………..Commissario
prefettizio
2006/….……A. Lepore …………..Lista
civica
Appendice
5 - Mondo Oggi
Nei
primi anni ’80, quando ancora non vi erano quotidiani provinciali con pagine
dedicate a Sessa e Cellole, era nelle
edicole Mondo Oggi, un quindicinale indipendente cellolese avente come
editore Gaetano Cerrito e come direttore Antonio Tagliacozzi. Quelli che
seguono sono alcuni articoli nati
dalla collaborazione con questo
giornale.
VOCAZIONE
ECONOMICA O SFRUTTAMENTO ?
P.
Stanziale
30.5.1981
Ricordate,
quando negli anni '60 c'era il boom economico... Le fotografie mostrano il
ministro che mette le prime pietre per le fabbriche della zona... Queste
fabbriche, nate senza una programmazione territoriale…. Alcune hanno preso
sovvenzionamenti (Cassa del Mezzogiorno, Isveimer) e sono fallite, altre gestiscono
crisi vere o fasulle a seconda delle istruzioni che ricevono da Roma, da Milano,
da Genova. Certo: una vocazione « industriale » della zona aurunca... ma senza
un « pensiero » politico e programmatico, altrimenti, si sarebbe saputo che una
vera industrializzazione del territorio si attua principalmente attraverso
strutture produttive di beni capitali (macchine, impianti, know-how) e non di
beni strumentali e di consumo (televisori, container ecc.).
Negli
anni del boom nella zona aurunca, la borghesia di potere, si trovò al punto massimo
della sua ascesa alla privatizzazione del potere pubblico. È così che
all'ombra delle protezioni politiche presero forma iniziative economiche di
grosso calibro: avventure edilizie,
bancarie, commerciali, attraverso cui questa borghesia consolidò il suo
potere offrendo in cambio posti di lavoro, prima per le clientele proprie, poi
per gli altri. E tutto ciò mentre le opposizioni versavano nella loro storica
catalessi. Nacque poi (nei modi che tutti sanno) la vocazione turistica della zona aurunca la quale avrebbe potuto
essere una prospettiva veramente valida se si fosse realizzata democraticamente
e programmaticamente tenendo presente gli interessi reali delle popolazioni e
non solo quelli dei gruppi di potere economico.
Abbiamo
infine la vocazione « nucleare » del nostro territorio: il vero regalo del
boom,
Il
ritardo con cui le autorità si sono cominciate ad interessare del problema è
valutabile in circa 10 anni, ma con ciò non significa che ora, chi decide ha
le idee chiare. Naturalmente il problema è stato messo sul tappeto principalmente
da « privati » che hanno cominciato a far capire alla gente lo stato di
pericolosità, per le popolazioni locali, di un impianto nucleare: Ora «per
forza» le autorità si pongono in modo timido e disarticolato il problema del
nucleare nostrano.
Ma
la situazione è, come sempre, di una confusione calcolata perché ormai,
nell’inquinamento istituzionale in cui versiamo, non si riesce più a distinguere
ciò che è politico. Vediamo... la scelta dell'installazione fu una scelta
politica (occupazione) ma tecnicamente discutibile (sismicità, vicinanza
centri abitati ecc.). Ora il problema è tecnico (obsolescenza, sismicità
ecc.) e politico (le popolazioni si rendono conto della difficoltà di
convivere con il nucleare, basti solo pensare alle possibilità di contaminazione
radioattive ed al fatto che, in caso di incidente, i comuni vicini alla
centrale sono parte della Prima Fascia in cui la gente sarebbe costretta a
morire nella propria zona perché gli sarebbe impedito di fuggire, con le armi,
per non diffondere il contagio).
Le
decisioni allora a questo punto sono politiche o tecniche? Ora la situazione
tecnica precaria della Centrale deve portare ad una scelta politica che
consenta di far pensare ai cittadini che restare in questa nostra zona non
significhi ipotecare la vita propria e delle successive generazioni.
CHIESA
E POPOLO NELLE PAROLE DEL VESCOVO
P.
Stanziale
Luglio
1981
Abbiamo
chiesto a Sua Eccellenza Monsignore
Vittorio Maria Costantini, vescovo ai Sessa A., di rispondere ad alcune
domande per Mondo Oggi. Sua Eccellenza ha cortesemente accettato.
Eccellenza,
Lei ha avuto il merito di aver realizzato, durante
Lei
mi parla di merito... ma si tratta soprattutto della missione pastorale cui Lei
accenna.
Il
Seminario l'ho visto come un’indispensabile condizione per la vitalità stessa
della diocesi. A solo titolo di curiosità Le voglio confidare che la
decisione fu presa a sole 18 ore di distanza dalla mia venuta a Sessa.
Dopo
l'ingresso... il ricevimento eh si protrasse fino a mezzanotte del 25 luglio 1962, la prima visita
nel pomeriggio del 26 la feci al vecchio Seminario, un edificio lesionato dalla guerra, fatiscente
per gli anni, non era un punto adatto per la preparazione dei sacerdoti.
Chiesi al can. Gaetano Cepollaro, Rettore, se vi era un terreno per fare il nuovo
Seminario... mi mostrò un fazzoletto di terra. vicino alle case canoniche,
l'esclusi. Mi mostrò un orto con alcune piante d'ulivo più a monte... come
posizione andava e decisi di fare lì il Seminario nel pomeriggio del 26
luglio 1962.
Il
rinnovamento del patrimonio immobiliare curiale è stato anche un rinnovamento
culturale e monumentale. Quale è la situazione ora e quali le prospettive.
Convengo
con Lei che il rinnovamento degli edifici religiosi è anche un fatto culturale.
Gli edifici hanno un loro linguaggio... sono qualche cosa di vivo perché
incarnano un’idea, un momento storico, indicano una visione delle vita,
contrassegnano una meta da raggiungere, indicandone attraverso le linee e le
strutture, ampie o ristrette, artistiche o trascurate, proiezioni di programmi
e istanze sociali.
Ora
la situazione da molti lati è promettente... Ho visto ragazzi che ormai sono
giovani e uomini... che hanno riscoperto il canto che viene da una pietra
squadrata... da una colonna posta in un angolo... da una fatiscente finestra
catalana. Mi pare che vi sia un'apertura maggiore ai valori culturali e
un’uscita dalla mentalità di un fondaco... che nascondeva i denari sotto il
mattone.
Veniamo
ad uno degli ultimi restauri cui Lei ha dato inizio:
Per
il restauro della chiesa di S. Maria Regina Coeli o dei Cappuccini, non ho nessun
merito diretto. Molti anni or sono richiesi il passaggio della chiesa alla
diocesi per salvarla e restaurarla, ma non se ne fece nulla. Mi accontentai di
segnalarla come un edificio storico e artistico. Perciò il merito è
soprattutto del
E
per quanto riguarda il Duomo?
Per
quanto riguarda il Duomo... Si tratta di uno dei grandi monumenti di arte del
mondo. Ve ne sono tante di Cattedrali illustri in Europa e in Italia. Il Duomo
di Sessa ha dei particolari di tanta importanza da essere presentato come una
sintesi storico-artistica se non unica, certamente rara. La rapida intervista
mi dispensa dallo scendere in particolari. Non posso omettere un accenno.
Sull'area vi era un tempio romano, il quale a sua volta potrebbe essere sorto
forse sopra avanzi di un tempio greco. La chiesa primitiva, dedicata a S. Michele Arcangelo abbracciava
l'attuale Cripta e un adiacente locale che sarà rimesso in luce. Poi venne
l'attuale Basilica, costruita per più di due terzi con i celebri blocchi romani
squadrati del tempio pagano, di cui si trovano vestigio di iscrizioni e di
bassorilievi.
Il
pulpito sullo stile di molti, porta elementi arabi di una profusione non
comune e una finezza di capitelli da farci pensare al secolo XIV-XV, il
portico, posteriore di qualche secolo, ha una serie meravigliosa di
bassorilievi narranti le gesta di S. Pietro... Ma, se non si interviene, tra
non molti anni sarà solo una pietra calcificata dai gas di scarico delle
auto... A proposito vorrei pregarvi di segnalare il fatto a quanti amano l'arte
per salvare.. quello che ancora è possibile salvare.
Passiamo
ora ad altri argomenti. Cosa può dire riguardo al problema delle vocazioni
nella nostra zona?
Il
problema delle vocazioni... « Tu vuoi che rinnovelli — direbbe Dante —
disperato dolor che in cor mi preme ». È il problema principe nella vitalità
religiosa della diocesi. Il lavoro non manca nella sensibilizzazione di tutti
su tale problema. Qualche cosa è stato fatto e si continua a lavorare sodo.
Non si ha molta cooperazione nelle famiglie, né in alcuni ambienti socioculturali
delle comunità parrocchiali. Vi è però un gruppo di giovani arrivati al corso
superiori degli studi... sono le speranze!
Come
giudica il tipo di « religiosità » delle nostra gente?
Per
giudicare il tipo di religiosità della nostra gente è necessario fare qualche
distinzione. Per quanti frequentano abitualmente la chiesa, specialmente i
più giovani, si nota una religiosità convinta, intelligente, aperta alle
grandi visioni cristiane. Per molti che non frequentano la chiesa e non curano
una cultura biblica... la religiosità si riduce qualche volta a sentimentalismo
festaiolo... che lascia cadere e non si cura di conservare, abbellire le
proprie chiese, ma in occasione delle feste religiose getta milioni, estorti
alla gente, non solo per illuminazioni, ma per un’esibizione di cantanti
celebri e non celebri, molto alieni da un clima religioso e da un movente
civico,
Nel
ringraziarla per tutto quanto ci ha voluto dire Le chiediamo: quando dovrà lasciare
Sessa quale sarà la cosa che rimpiangerà di più?
Quando
dovrò lasciare Sessa rimpiangerò tutto... e rimpiangerò nulla. Sono stato
mandato da Papa Giovanni XXIII per una
missione di servizio per il popolo: ho avuto la volontà di compiere meglio che
potevo tale missione... quindi la navicella... che ha dovuto toccare in vita
molti porti, riprenderà il viaggio... ormai breve verso i lidi che segnerà lo
Spirito del Signore. Vado lieto perché non ho chiesto nulla ed ho cercato solo
di dare. Rimpiangerò di non aver potuto fare di più... di non essere riuscito a
far capire specialmente in alcuni settori... che vale la pena di vivere la
vita curando il prossimo, perché solo allora si è uomini degni di rispetto.
Religiosamente ricorderò tutti i sacerdoti, specialmente quelli che mi sono
stati vicini nel servizio al popolo, ricorderò con particolare nostalgia le
celebrazioni religiose della Madonna del Popolo... quando tra le brume di
novembre... si ritrova il popolo nel calore del canto e della preghiera, Ma
soprattutto ricorderò donne e uomini del popolo, di modeste condizioni, che
nella costruzione del Seminario, nello sforzo di sostenere le vocazioni della
diocesi, hanno dato spontaneamente i loro risparmi... la loro piccola
ricchezza preparata per gli anni della vecchiaia... perché sorgesse il
Seminario e si preparassero sacerdoti con il cuore di apostoli. Le piccole
bustine date da tante persone di modeste condizioni sono state una ricchezza
spirituale che difficilmente ritroverò altrove. Sono state somme che hanno
potuto procurare qualche mattone agli edifici del Seminario o delle Scuole
Materne erette nelle frazioni più povere. Ma tali gesti sono di una forza
morale e di una consolazione che ci fa sentire quanto Dio sia vicino a chi vive
la fede con la purezza e semplicità del fanciullo. E per questa volta... mi pare
che basta!
Cordialità
e auguri per il Vostro lavoro e ogni Benedizione dal Signore su Voi e su
quanti operano per il benessere della nostra gente!
QUESTIONE
ETICA E MEZZOGIORNO
P.
Stanziale
Ottobre
1981
Si
può cominciare a dire che la morale corrente è sempre quella che il potere
mostra ai cittadini i quali, in qualche modo, ispirano i loro comportamenti a
quanto succede «in alto ».
Del
resto la tradizione del Mezzogiorno (e dell'Italia tutta) è quella relativa ad
una pseudo-moralità sociale estranea al concetto di stato; ciò significa (come
ha ben puntualizzato L. Firpo) non certezza e non rispetto del diritto, e
significa pure la frantumazione del tessuto sociale in gruppi che si «
arrangiano » per proprio conto a gestire il potere e la propria sopravvivenza.
Nasce
cosi una serie di comportamenti sociali ispirati a pseudomorali: la morale
della tribù, della cosca. Su tale piano i valori si invertono o si dissolvono:
la responsabilità individuale si fa sfumata,
l'onestà diventa un fatto di opinioni,
prevale infine la verità del silenzio.
È
vano quindi ricercare nelle nostre zone un'etica del confronto, della democrazia
intesa come apertura, come partecipazione. Il tipo di moralità prevalente è
quella direttamente derivata dalla cultura contadina e dalla logica dei
gruppi di potere. Si tratta di una specie di morale con delle forme di
conservazione che sono aberranti in senso aggettivo ma che sono funzionali se
finalizzate alla sopravvivenza del potere e dei privilegi piccolo-borghesi.
Abbiamo
così una sopravvalutazione del « privato », della « famiglia » intesa come
obblighi, come gerarchia e come struttura di clientela. Abbiamo di contro una
sopravvalutazione della cosa pubblica, intesa come spazio da « spartire », come
campo da « occupare » e da gestire come « cosa propria ». È così che non esiste
pubblica opinione tale da ribaltare le situazioni di potere in caso di
scandali: ciò perché se il potere è qualcosa da arraffare, allora per chi ha
saputo rubare o imbrogliare si arriva a nutrire anche una certa dose di
ammirazione. Sono in molti addirittura a compatire chi è stato poi abbastanza «
fesso » da farsi arrestare. Le cause storiche di queste situazioni sono ormai
abbastanza note, e pare inutile dilungarsi su tale tema.
Resta
però da rilevare che laddove la dinamica sociale è più viva ed il dibattito
culturale più acceso, la democratizzazione avutasi con il ricambio del
potere ha reso trasparente e ha razionalizzato la gestione della cosa pubblica,
instaurando una morale di comportamento più aggettiva.
È
pure importante constatare che esiste in molte, troppe zone del Mezzogiorno
una « questione morale ». Non parlarne significherebbe comportarsi come lo
struzzo che mette la testa nella sabbia. Tale questione diviene certamente più
« morale » che mai laddove le amministrazioni, i « poteri » locali, amministrano
denaro pubblico con una discrezionalità quasi assoluta.
Ciò
che si intende sottolineare è quindi che buona parte dei fondi provenienti da
Roma vengono gestiti direttamente a livello locale, per cui il problema dello
sviluppo del Mezzogiorno si fa soprattutto a tale livello problema morale
, rispetto a gestioni politiche a più ampio raggio territoriale
A
nostro parere un esempio di politica del confronto attiva e democratica è
quella attualmente messa in atto dal Comune di Napoli rispetto alla
ricostruzione del post-terremoto; e a tale proposito è pure lecito constatare
come « immoralità » significhi pure eccesso di burocratizzazione ed
inefficienza operativa.
IL
FASCISMO DISCRETO DELLA BORGHESIA
P.
Stanziale
Febbraio
1982
Ovvero
interessi privati e pubbliche virtù.
Si
tratta di un ritratto in grigio scuro stile anni sessanta, ricordate, quando i
sindaci eletti chiedevano aiuto a « Iddio » per avere un sostegno nella loro «
missione ». Passeggiando per il Corso si sente dire che nulla è cambiato: il
consenso è lo stesso e l'opposizione anche, nel senso che non si « distingue »
nell'« ordinaria amministrazione ». Si dice che ognuno pensa ai fatti suoi
perché il 'treno’ è stato perduto: esistono programmi a lunga scadenza in
vista di un controllo sociale totale. Qualcuno però dice che non tutto va male
in questa provincia dell'impero. Chi è stupido resta a casa perché operare
nell'ambito del conformismo politico rende e rende proprio in termini di
centinaia di milioni e di miliardi. Qualcuno tenta di storicizzare il fatto;
in principio il potere politico si è esaurito nella strategia di allargamento
del proprio spazio; è questo un periodo di oltre vent'anni, che va dal 1944
agli anni sessanta. Qualcun'altro sostiene che proprio negli anni sessanta
sono partite le grosse avventure economiche: industrie, edilizia, turismo,
credito, attraverso cui la borghesia
'parassitaria' (non direttamente produttiva), che, mediante marchingegni
pseudo-legali riesce a realizzare capitali, con coperture politiche e poco
rischio, ha ancora stabilizzato il suo controllo sociale. E, aggiunge qualche
altro, attraverso questi canali consolidati, si finanziano persone, partiti e
imprese. Certo le chiacchiere sono chiacchiere, ma hanno la loro importanza
sotto due aspetti: da una parte indicano certi umori dell'opinione pubblica,
dall'altra la considerazione del fatto che in mezzo ai soliti chiacchieratori
non di rado vi può essere la « fonte di solito bene informata »: di tutto ciò
l'analista sociale non può non tenere onestamente conto.
La
conversazione-passeggiata prosegue. Recentemente il PCI ha aperto un dibattito
sulla cultura concludendo i lavori sulla necessità di « dare spazio ai nuovi
bisogni, ai nuovi soggetti sociali, a nuove culture ed idee ».
Chi
scrive ha già analizzato sociologicamente le cause di tale situazione.
Questo non basta però, mi si dice, a quanti avvertono i disagi, per una
questione di coscienza (che pure esiste, mi si fa notare, insieme ai macchinoni
ad ogni costo, alla « pelliccia più bella della tua », alle tangenti sugli appalti,
ai « bacio le mani », ai posti prefabbricati uno per famiglia); una coscienza
che rifiuta l'inefficienza e l'arroganza, il conformismo culturale e la
retorica fumosa della falsa armonia sociale (certo, alcuni si esprimono proprio
così). Per reazione si può cadere nel
radicalismo e invece è necessario
esaminare lucidamente certi rapporti: ad esempio quelli tra intellettuali e
potere a livello locale. Ma, si ribatte,
in realtà non sussiste tale rapporto perché non esistono intellettuali
in grado di impegnarsi in un discorso di emancipazione sociale. Esistono, si
nota, figure che coltivano vari campicelli in contrasto tra loro. Il tutto
all'ombra del conformismo di vecchio stile
gentiliano (ma allora il fascismo inteso come qualunquismo ha radici
antiche…). E ciò quando il presunto intellettuale (che in fondo, si constata
malignamente, è quasi sempre solo un ‘impiegato statale’ della Scuola) non
vende se stesso mutandosi in una strana figura politica intercambiabile.
© by Pasquale Stanziale
Sessa A. 01.01.2007