AURUNKA BLUES

 

(c) by Pasquale Stanziale 2001

 

 

 

 

 

 

PROLOGO

 

a Enzo che a Parigi canta

su un sipario mobile

 

a Rosalinda che scende giù per Toledo

 

a quelli che approdarono

a queste sponde greco-arabe

e ci restarono per sempre

 

a Giacomo Leopardi che a Napoli

vide ciò che c'era

oltre la collina di Recanati

 

a Caio Lucilio che volle morire a Napoli

rifiutando i funerali di stato

 

a Memé che a Napoli

vide una morta sirena

come fosse a Los Angeles

 

a tutti questi una lapide di pietra

la dedica dell'effimero

dell'evento senza sostegno magnetico o fotochimico

senza rete

faccia a faccia

acqua di parole bianche e nere

ca spero ve rummane ncopp' 'o stommaco

giacché troppo poco se soffre

e troppo ammore o troppo odio

non si possono digerire

facilmente

 

 

 

 

 

 

 

1

 

SOTTO IL CIELO DEL SUD

 

 

 

 

 

 

 

 

Avete visto mai il cielo del Sud certi giorni

di tardo inverno...

Ah!

Ho trovato il tempo di guardare il cielo perché sono una donna, semplicemente.

Una donna che guarda il cielo.. certi pomeriggi di febbraio, già un odore di primavera.. quando ci si ferma, ci si ferma, si stacca la spina, stop- e allora ecco il cielo meridionale della nostra infanzia, della nostra vita.. e allora?

Allora, allora ..nun- me- ne- fotte- cchiù- 'e- niente:

punto zero,

chi è dinto è dinto e chi è fore è fore.. e io ... stong fore! Out.

 

Vecchia storia, signori, vecchia storia,

già scritta

e recitata.

Ma il problema e che ritorna, ritorna, come la vita:

'a munnezza cambia di secolo

ma è sempe 'a stessa, sulo che adesso è più patinata, più ammacchiata come si dice, ma sempe munnezza è.

 

(Musica)

 

Comm'è bella sta musica.. ah 'na tazzulella 'e cafè comme diceva Eleonora spruffunnata in una cella della Vicarìa.. ma il problema che oggi nessuno più ti uccide, ti taglia la testa-

rullio di tamburi, rumori di ferri,

rombo di carrarmati, colonne in marcia,

abbiamo perso la battaglia dell'Ebro,

sangue e macerie di cui abbiamo sentito parlare,

muti ci stringiamo nei nostri gelidi letti,

reduci da sogni violenti,

al bar una parola, una sola,

niente da comunicare,

l'equipaggio non ha nulla da segnalare,

la periferia risponde all'appello,

muti cimiteri meridionali pieni di mimose,

troppi fiori e troppo mare,

ne abbiamo avuto abbastanza.

Cosa diremo a nostra madre

quando ci darà un ultimo sguardo...

 

Voglio che mia madre dica una parolaccia,

che urli sulla mia vita,

che mi chiami stronza

perché ho osservato tutte le regole del gioco,

perché è uno schifo far portare i gigli ai bambini,

perché restiamo muti ad osservare il fumo della sigaretta

dopo il sudore dei corpi, dopo parole smozzicate,

dopo il sussulto delle carezze ...

e quella paura che sulla punta delle dita ti guida

verso insenature d'erba a cui il vento cambia colore,

 

ma più da vicino, da vicino,

osceni scorpioni che si accoppiano velocemente

e poi si uccidono infiggendosi, con un secco movimento,

il pungiglione nella giuntura delle scaglie:

un tremito violento, si rivoltano con la pancia all'in su,

e poi rimangono immobili

mentre arrivano insetti necrofori..

Ci si perde, ci si perde.. cumm'è bello stu cielo del Sud.

 

(Musica)

 

Rice: "..una mattina gregorsamsa si trovò trasformato in insetto."

Rice: "..natura, natura perché di tanto inganni i figli tuoi?"

Rice: "ai em a vertical ..."

Rice: "io sono impegnato nel sociale"

Rice: " io diverto e aiuto a capire quello che succede."

Ma, molto umilmente, chi-te-muorto-aiuti: TU SEI QUELLO CHE SUCCEDE!

NOI siamo quello che succede.

E io cosa "succedo"?

 

(Musica)

 

Ma vi rendete conto, vi rendete conto in che epoca stiamo vivendo? Ah, interessante, troppo interessante.. voi tutti potrete dire: io c'ero quando ci furono grandi cambiamenti:

muri che sono caduti,

partiti che sono caduti,

simboli cancellati,

banche ingrossate,

disoccupazione scoppiata,

aggregazioni e ammucchiate,

intellettuali allineati, seh, pronti per essere fucilati,

 

                 poeti ammutoliti,

politici scappati, politici arrestati,

la zia di Pasquale col femore fratturato,

tasse aumentate,

computer molto diminuiti,

ma la televisione, core de mamma soia, a chi,

a chi crederanno le massaie rurali,

a chi daranno il loro cuore i pastori sardi,

i metalmeccanici napoletani,

i mobilieri della Brianza,

e Fausta, mia nipote, che occupa tre stanze...

 

(Musica)

 

Vedo fiumi di gente, lunghe teorie di gente

che aspettano,

vado veloce per strade urbane, file infinite di macchine,

velocità, una porta..

sono in una realtà virtuale,

spettacolo ineffabile della nuova vita informatica,

i vostri desideri saranno tutti realizzati sapete..

 

tessere magnetiche, bancomat, ticket, rocket, target,

ma che succede.. non c'è accesso.. cosa.. la parola d'ordine

password.. io.. non ho la parola d'ordine..

il paradiso per una parola d'ordine..

vi prego.. qual'è la parola d'ordine..

oddio ho dimenticato l'estratto conto!

 

(Musica)

 

E un giorno vi parlerò del popolo, questo popolo che ormai non ha più parole (sell'anno arrubbate tutte quante!), popolo che sta bbuono e se ne frega, popolo ca sta male e nun tene voce, popolo che vuole cambiare, ma cosa vuole cambiare, cosa, niente, nulla.

(Ritmando)

Cuncettina sta nchiusa tutto 'o juorno

dinto all'appartamentino

e cucina

e lava

e stira

e s'apparecchia ogni tanto

e esce ogni tanto

e s''a piglia 'o marito 'a notte, ogni tanto

e se vere 'a televisione, 'a matina, o juorno, 'a notte,

e tene nu solo desiderio

ca le coce- 'a matina - o juorno e 'a notte

e vuole una casa a beverliills

na figlia ca se chiammasse samantha

nu marito ca se chiammasse ridge

e spenne, vuole spendere, spendere, spendere,

e s'accatta na pistola

e vota pe ppippobaudo...

cosa deciderà questa donna, sorella sperduta nella nebbia....cosa..

addio, addio, addio, guuudbai, bai, bai.

 

Comm'è bella 'a staggione, comm'è bella

'a cadillac, comm' bello Vicienzo ca s'è sparato mmocca

pecché era troppo felice e oltre la felicità che ce sta?

Niente, niente.

Comm' bello stu spitale chino 'e terminali- ca nun songo

computer, no, ma persone, gente ch'adda sulo murì, comm'a tutti quanti, sulo ca loro ce song'arrivati

e 'o ssanno,

e si 'o ssanno allora.. musica ..

 

(Musica)

 

Ieri mentre ero al consiglio comunale quasi ho toccato la storia. Ah, una sensazione di onnipotenza.. no, tutti in democrazia possono fare la storia, la storia sta allà, aspetta solo che uno la faccia, voi la volete fare? Ma già la fate stasera, qui, signori miei eh.. si stiamo facendo la storia di questo grande paese, stiamo discutendo, io discuto, ma in fondo voi pure, sui massimi sistemi, eh si, non vi preoccupate, bisogna solo inventarsi dei problemi, un nemico, l'avversario, eh si, fatevi un avversario, qualcuno che so, da odiare, e costruiteci sopra una teoria, l'importante che ci facciate molte chiacchiere attorno, che mettete che so, dei manifesti, fate interpellanze, scrivete libri, articoli, oppure eh, il massimo della storia, l'apoteosi, con le nuvole, l'aureola, le tuniche azzurre e i canti gregoriani, si, un'intervista televisiva, qualunque canale, o una trasmissione intera.. un'ora di televisione.. e i vostri nipoti, sui libri delle medie e delle superiori il vostro nome, eh la storia, come una malattia subdola, virale, vi si insinua nel sistema circolatorio, si incomincia davanti al bar, poi l'articolo, la conferenza e poi il massimo: ma si signori, maurizio-costanzo-sciò, sciò, sciò, sciò, sciò... ma che vonno sti cciucciuvettole!

 

(Musica)

 

Una donna guarda il cielo del sud, questa immenso coperchio di stelle, profumi d'erba, vecchi amori...

abbiamo bruciato la nostra vita

credendo in un sogno..

compagni di viaggio, compagni di viaggio ....

notti e giorni tra sigarette, maglioni, scarpe da ginnastica,

caffè e gente, gente, gente..

strategie, slogans, cortei..

abbiamo navigato in un mare di fotocopie

e siamo approdati a chi-songh'io-e-chi-si-tu..

ma chi siamo noi...?

 

Oggi tutto si confuso nelle nebbie di

vudiallen, si ombre e nebbie..

la vedete questa nebbia che sale, sale dai televisori,

da notti urbane, da inverni tenui tenui..

fumi che vengono da squarci nella madre terra,

dai copertoni bruciati sulle strade,

da automobili bruciate, da villaggi bombardati

mentre mangiamo il dessert..

fumi, miasmi irraccontabili..

fumo e nebbie..

 

E gli amici, li vedo tra la nebbia,

camminano tutti decisi..

dico i loro nomi che sono parte della mia vita di donna,

li ripeto, ma loro vanno, vanno disinvolti,

ognuno con un fine, con uno scopo chiaro.

 

(Tra il pubblico)

Eccola.. lei lotterà fino in fondo, c'è una spada alla sua vita, i suoi capelli sono fiammeggianti, porta delle carte in una mano e un codice..

Più indietro eccoli, sono loro, si muovono veloci tenendosi per mano, dicono di si e di no alternativamente, arriveranno presto.

E ancora, sono tutti amici, ma il loro volto fisso, hanno capito tante cose.

Io, invece, la donna che guarda il cielo del Sud, vede che diversa è la sua sorte.

Questi amici non mi vedono più, credono che ci possa sempre essere un'italia-germania-quattro-a-tre. Che si possano raggiungere posti pieni di sole e di gente libera. Seguono il cammino-slalom costruito sul percorso, giù fino in fondo.

Non mi guardano più, navigano, approdano, sanno, parlano, ridono, smorfiano, tradiscono, e forse uccidono, si, li ho visti più da vicino, hanno coltelli e pistole nascoste.. oddio.. io non ho nulla, guardo il cielo e guardo la terra, non potrò mai combattere contro di loro, non potrò mai guardarli negli occhi e intanto affondargli il coltello nel ventre.. io li abbandonerò nella loro nebbia, io mi perderò nel fumo che sale dalle strade, guarderò i morti sull'asfalto e avrò pietà, forse mi fermerò, forse mi fermerò.. mi sono già fermata.. non mi prenderanno in ostaggio, cercherò di uscire da questa fiumana di corpi, da queste ombre ingioiellate.

(Risale)

No.. finché c'è confusione c'è speranza..non è vero... per quelli.. diomio, quanti sono, che vogliono arrivare sui confini della storia per cambiare finalmente il guardaroba.

Io non potrò combatterli, ma non sarò un ostaggio, sarò una donna che guarderà il cielo e la terra e finalmente potrò bere una cocacola intera.

Ah, l'amore, l'amore..

 

(Musica)

 

E allora andiamo, io e io, andiamo.. ma vi siete mai chiesti dove va, ma addò va tutta sta ggente? Vanno, con grandi macchine, con grandi trucchi, con grandi parole, vanno alla grande, vanno, vanno, tutti.. lo sapete dove vanno?

Dove vanno casalinghe, impiegati, politici, ragionieri, commercianti, pittori, attori, disgraziati, nevropatici, psicopatici, isterici, paranoici, schizofrenici, scrittori, giornalisti, giornalai, lavandaie, e poi.. apostoli, martiri, tanti martiri locali e nazionali, santi, comparielli camorristi, artisti, magistrati, altolocati.. dove vanno, ma addò vanno... ma .. si.. vanno al MER-CA-TO. Oh, un cammino di luce , un profumo di gigli, ecco, venite, il luogo magico il futuro del mondo, la gioia delle future generazioni, con garanzia divina s'intende, mica 'na cosa accussì.. eh IL MERCATO: una grande radura lucente, larghe strade con marciapiedi mobili, palazzi illuminati giorno e notte, specchi dappertutto, musica dappertutto, felicità dappertutto.. silenzio, non profaniamo, ecco tutti comprano eh, tutti vendono eh, tutti comprano e vendono tutto, merci colorate, merci impacchettate e nude, merci vegetali, animali e .. merci umane.., uomini e donne in confezione regalo, i bulite-o-i-'gghietto, razze diverse a prezzi diversi, grande varietà di scelta.. e, in fondo, in alto tra le nuvole, tra due città Standa e Upim ecco, inchiniamoci, un grande monitor celeste, schermo superpiatto a cristalli liquidi, tecnologia digitale matsuscita-mitsubisci-tojota-givussi-nec, un grande schermo in cui ci sono tutti, ma proprio tutti, dai martiri ai ragionieri, soprattutto ragionieri, e c'è una musica solenne e commovente e una voce da brivido, forse quella di totoriina che dice: IO SONO IL VOSTRO SIGNORE E PADRONE E NON AVRETE ALTRA LEGGE SE NON QUELLA DELLA DOMANDA E DELL'OFFERTA CHE REGOLA IL PREZZO.

 

(L'attrice canta una canzone di Nino D'angelo)

 

Periferie, periferie del grande impero, strade secondarie,

paesi di campagna e, ogni tanto, grandi discariche di sogni,

sogni di camorra e d'arte, grande circolazione di capitali,

sogni atomici e sogni rivoluzionari..

Periferie della mente, derive di umane speranze e cimiteri interminabili, ma di tutto ci trovi, di tutto di più, solo pazienza ci vuole..

 

Periferie ferme all'800 con piccoli umani che si sforzano di pestare sulle tastiere dei computer..

 

E così la piccola umanità.. una donna ferma sotto il cielo meridionale, si ferma, prova un paio di occhiali a specchio, molto moderni, proprio adatti, occhiali in cui lo sguardo non si tradisce se sguardo d'assassino o di santo.. occhiali a specchio riflessi speculari di cielo..

Una donna che è madame batterflai, che si siede all'orientale e si trucca, che volge le spalle al mondo, si trucca lentamente mentre sale la musica (esegue) che ricorda la sua giovinezza, le sue periferie mentali e il suo sogno americano e il grande amore tradito, tradito, il suo popolo tradito, il figlio che non vedrà più, si, (si gira truccata) perché nessuno ha visto che nasconde un pugnale... che.. guardando la grande finestra a nord, i mandorli sono fioriti e il cielo, sempre meridionale, lentamente si infigge, molto lentamente, molto, assaporando la vita in un grande dolore, si infigge il pugnale nel petto e lentamente, sempre, si accascia al suolo (esegue).

 

(Musica)

(Si rialza)

Ma non così, è solo Cronemberg, un film recente, storie, sempre storie di donne meridionali sotto cieli meridionali mentre i gigli marciscono insieme a carcasse di animali morti, la sabbia piena di insetti e laminati di poliestere bruciano, bruciano come una metafora infernale..

Macchine sempre pi grandi, supermercati sempre più grandi, psichiatri sempre più ricchi, sempre..

 

(Musica finale)

 

Piccola donna ferma sotto il cielo meridionale..

Diventeremo clandestini

e inventeremo la pace,

un silenzio senza sottofondi di domenicain

fiori artificiali e leggere camicie di cotone

tazzulelle di porcellana leggera, quasi trasparente

e cafè niro niro

stanze quasi spoglie

e legno di sandalo

(musica)

ho sentito le sirene di Eliot, ve lo giuro,

le ho viste cavalcare onde spumose

pettinate dalle maree,

vi assicuro che le ho udite cantare

ma non cantavano per me

questo è certo

(musica)

ho sentito il mare

percuotere il mio cuore

(musica)

ho sentito che stanno distruggendo il passato

per cancellare il futuro.. si,

e noi allora diventeremo clandestini

del presente, come stasera,

qui, dove giochiamo la nostra vita

dilatando un momento, qui,

dove io,

la donna che guarda il cielo meridionale

può scegliere di morire,

di guardare

di giocare

di fuggire

o forse-

destino di tutti-

di amare.

 

Au revoir.

 

(Monologo scritto per Giulia Casella il 20.2.95)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2

 

DUE GERANI ROSSI

 

 

 

 

 

 

 

ricordando

Pierpaolo Pasolini

ed

Eleonora F. Pimentel

 

 

 

 

 

 

 

non è di maggio questo freddo

e questa luce solare

che ci accompagnano

in questa terra disfatta

di venti e di maleodoranti crepuscoli

ove razziano grosse macchine di ronda

e pace

è solo un finto silenzio di paura

 

sui nostri destini

in questo decennio meridionale

è sorto un orizzonte di vecchie storie

e di sangue raggrumato

sui palchi fatti di tavoloni da cantiere

e di bandiere

un orizzonte grigio e giallo:

schermo d'Africa e di Los Angeles

intermezzo storico sospeso

tra fili d'acciaio e brandelli di paesi

 

puzza di marcio e fiori innaturali

nuove musiche e vecchie cantilene

spezzature d'anime e cicli culinari

 

tra Te Deum e incappucciati

tra nuovi monaci e vecchie catene

 

e la donna, sempre la stessa,

che sale dal vicolo

vestita di panni americani

con la borsa di plastica

e la faccia di tufo-

essa è inesorabilmente

merce di scambio

e non esiste

 

è di dicembre questa tregua musicale

quando le teste di legno sono in azione

cercando il nuovo

che non troveranno mai

perché non sanno

cosa veramente sta accadendo

perché hanno solo

imparato a comprare

e a negare la storia

che pure è apparsa

come una donna dolce e nervosa

subito cacciata

da queste colline di strame

come un fantasma inattuale

 

eppure siamo qui a ricercare-

per salvarci- il senso delle cose

negando le comode abitudini

di chi giovane vive da vecchio

in questi paesi eternamente sporchi

perché non hanno avuto

il coraggio di sognare

le generazioni

che hanno lasciato solo

negozi e pizzerie

che hanno vissuto

solo di messe e di ragù

 

e dunque

in questo scorcio di secolo

nella periferia dell'impero

ormai si vive di parole d'ordine

 

qui la storia si ferma-

o si trascina-

nel quotidiano andamento

delle locali vicende

 

un fiume torbido di parole

ci attraversa

e il senso si ritrae

 

premono le velleità

e piccoli masanielli

vanno in cerca di padrini

 

 

certo è più bella

l'inquietudine dei piccoli borghesi

che non questo popolo

che non ha mai fatto nulla

se non saziarsi

e far finta di pregare

 

e ora che il sole

è stato tirato più giù

sull'orizzonte

i frigoriferi mandano più luce

e la notte è diventata giorno

per lo splendore dell'oro

che luce dappertutto:

su nodose mani contadine

su colorate cravatte di intellettuali

su mani adunche di comparielli

al collo di maestri

accademici e santi

 

preferisco l'inquietudine

dei piccoli borghesi

di chi- in silenzio-

ha trovato la propria strada

 

di chi non vuole prendersi

ad ogni costo

una fetta della torta

e preferisce

una vita divertita

e capire e soffrire

 

quelli che non hanno paura

di parlare del dolore

e se ne fregano

se qualcuno si annoia

o non paga il biglietto

 

preferisco chi loda l'ironia

e odia il comico

 

quelli che ad Amsterdam

a Berlino a Hong Kong

capiscono e tacciono

e arricchiscono con pudore

il loro cuore

e lo offrono semplicemente

senza costringere l'universo

in idee di plastica

 

pineheads on te move

mentre la luce si alza

su due rossi gerani

 

in questo momento

Eleonora e Pierpaolo

un'idea:

da una parte Napoli illuminata

da una breve stagione di ragione

dall'altra la poesia

uccisa tante volte

e sempre riaccesa

per la sua grandezza

 

ma è ora di andare

in Terra di Lavoro,

perché bisogna andare

tra questi che non sono paesi

e non sono città

 

tra rancido e ginestre

tra escrementi e sole

tra gigli di sabbia

e animali morti

 

bisogna muoversi e dimenticare

quel sapore di baccalà

in salsa balcanica

per il sapore

di una piccola mela annurca

 

bisogna affrontare

il quotidiano paesaggio

di rumori e di parole

e gesti acuminati

di notti tecnologiche

di povere luci

e di films in bianco e nero

 

un universo

dove ci piace affacciarci

per dare connotati diversi

all'antico grido umano

all'antico e rudimentale progetto

di vedere

se oltre il mare c'è la terra

o altro mare

e ancora oltre

cosa c'è

 

(In NANIANÀ Prod. O. K. A. 1992)

 

 

 

 

 

 

 

3

 

AURUNKA BLUES

 

 

 

 

 

 

 

(Primo movimento- andante descrittivo)

 

ah si venuto!

e che si venuto a ffà?

 

in salita

dal mare alla collina

respiro c'affanna

e viento c'assecca

'o sudore

 

a giro d'uocchie

un grande disegno d'orizzonte

 

terra fiorita e ombrose macchie

pioppi timidi e querce annose

geometrici frutteti e

spianate innaturali

 

solitari villaggi

uliveti argentei

su greti dilavati

 

rivoli sotterranei 'e schiuma bianca 'e morte

civili discariche

fumi e indicibili umori

 

dismessi arredi purulenti

tra polvere e ronzii d'insetti

 

rari rumori

folate marine

da spiagge ferrose

 

il mare è lontano

lontano

tutto è campagna

distesa di colline

dilatazioni mentali

mura calcinate

di paesi spopolati

 

 

sta terra nunn'è fatta

per chi ha l'anima di vento

Silvia Plath, Rimbaud, Moscato

no

suo naturale destino

è l'abbraccio mortale

sabbie mobili

per l'anima pesante

che affonda appestata e rancorosa

 

rantoli e deliri tra

apoteosi estive inghirlandate

di rumorose bande musicali

 

 

(Secondo movimento- mosso estenuato)

 

allegre brigate su baccalà volanti

sorvolano leggiadre

distese d'immondizia

 

bruciano manifesti

nei vicoli senza cielo

vicoli di miasmi sanguigni

cumuli di pomodori marci

suppellettili infettate

di appartamenti abbandonati

 

finestre di plastica inchiodate

e lamenti senili

 

esalazioni come residui

di storie gloriose

 

erbe e fiori selvatici

tra vecchie macerie

e antiche mura

 

illusioni che la natura

sistematicamente

si è sempre incaricata

di smaltire

 

campusanti 'e campagna

che non sbadigliano alla luna

ma semplicemente spariscono

dint'a campagna

campagna a ondate

comm'o mare

 

radici attuorn'all'ossa

fiori gialli che spuntano

da occhiaie scafutate

 

eppure

eppure

di pomeriggio avanzato

un'ora neutra

s'appicciano 'e lampiune

di Piazza Mercato

i colombi

d'un volo improvviso

disegnano il cielo

 

(Terzo movimento- descrittivo sostenuto)

 

una tregua

 

ma proseguono le voci

sempre le stesse

da trent'anni

riempiono la piazza

tra trent'anni

saranno le stesse

storie di tradimenti e di potere

personaggi di collaudate scene

ancora

fino a che la natura non

li prenderà come sempre

in carico

nel tempo dell'ignavia

 

libri

tiatri

musiche

comm'a panni americani

spasi nterra

bancarelle di sogni di seconda mano

mbruscinate illusioni

 

rrobba

a buon prezzo

insomma

 

crastule paranoiche

rassicurative

che lievemente eludono la domanda

se ci sono domande

 

eludono la storia

ma la storia è andata

sperza

tra eternità qualunquiste

famiglie sempre le stesse

e grandi rassicurazioni religiose

 

io

i soldi

la famiglia

 

io

Dio

la famiglia

 

io

la politica

la famiglia

 

poche variazioni

 

artisti

camorristi

onorevoli

santi

in marcia

 

e questi contadini

che bisognava rinchiudere

anche loro

nel carcere di Turi

 

dieci

venti anni

fino a che 'a terra

fosse addiventata nata cosa

 

 

ah

si venuto

si venuto p'a festa

e che te crir''e truvà?

 

 

(Primo intermezzo a gioco)

 

girandula

girandulella

ma quanno si nata

e quanno mai si stata accussì bella

 

statte zitto

fa tutto annascuso

ca 'o munno è brutto

e 'o purtone

è meglio ca resta nchiuso

 

 

(Quarto movimento di speranza)

 

 

non sono palme

ma frasche e rami

ulivi

pac''e niente

 

rami verdi e grigi

nfus''e vernice argiento

 

accussì

accummencia 'a Passione

 

ca ogn'anno

simm'ancora vivi

e ringraziamm'a Maronna

 

a vesta nera

spine

sangue

chiuovi

martiello

 

ah chisto ninno è Gesù

o tengo mbraccio

m'o cunnuleo

 

e cola 'a cera

p''e basule d'o vico

 

a llumata

chist'anno

è cchiù ricca

 

 

ma il fuoco

il fuoco

 

ancora fredda è 'a staggione

e semp'a stu posto

nun me ricordo 'a quant'anni

ce scarfammo

primma d''a cantina

 

venne e vanno

senza requie

tra cchiese e cchiese

venne e vanno

 

parlano

pregano

mangiano

nciuciano

bruciano

 

vanno e venno

 

ma il fuoco

o ffuoco

chist'anno è alto

 

o cchiù bello

è chill''e piazza Mercato

 

ma il ramo d'oro

e la fanciulla pallida che lo tiene

anche quest'anno

sono fuggiti

col vento primaverile

 

vanno

angeli neri

bancarelle luminose

statue pesanti

zucchero filante

volti sudati

lampi fotografici

donne alluttate

 

ah la paura

diavolo a serpente

te passa p''a schiena

s'insinua mpietto

e t'assecca nganna

 

e llurdemo sciato

è solo na preghiera

a stessa

'e quann'ieri piccirillo

 

e chest'è tutto

 

 

(Secondo intermezzo a gioco)

 

scorreno 'e juorni

pazzianno e rerenno

e scegne stu scuro

ma senza paura

 

parole comm''a ccunt''e ninni

 

                a vernata è passata

 

scrocche rosse nfaccia 'a Maronna

 

comme s'è fatto tardi

comme s'è fatto tardi

 

 

(Quinto movimento lirico- brillante)

 

 

allora

comme te fa ll'aria?

che è... te si perduto?

 

ma che’d'è na bella jurnata?

na jurnata qualunque

lunga serena azzurra

 

aria fresca di verde crepuscolo

 

pochi rumori

solo voci amate

facce familiari

 

quando si accetta tutto

senza calcolo

ca nun po' fa male

 

na jurnata comm'a nu suonno

che continua con la realtà

 

ebbene ebbene

 

 

tutto chesto nun ce sta cchiù

la bella giornata si è dissolta

squagliata comm'a ghiaccio

 

è rimasta ll'acqua

acqua di pioggia grigia e nera

 

l'orizzonte è sempe d'o stesso culore

e il dormiveglia è chillo d'a malatia

c''o respiro affannuso

e d''o sudore che stilla p'a schiena

 

sul comodino

sigarette spente

nterra buttiglie smezzate

e tazze 'e cafè annerite

 

le ferite sono aperte

e non si rimarginano

 

la stanza è un acquario

 

vecchi sospesi

fanno gesti lenti

e dicono il futuro

fore na tarantella 'e colpi

ma nunn'è festa

è solo la nuova fortuna dei tempi

 

da una persiana chiusa

Angelo

in un raggio di luce

ha visto quasi il pulviscolo del cosmo

e il fermento delle molecole

 

parole che precipitavano

precipitavano

precipitavano

 

chi o ssape

chi o ssape

c'o quartiere è in discesa

Carmine S. Biagio Maciello

e ncopp'a tutto

vico Sant'Antonio

 

nun ce sta viento

ma solo afa

e puzza di materia organica disfatta

puzza che si trasforma

continuamente

diventando millefiori

essenza di angelici gigli

che sale

saglie fino a ncopp'e granili

aereo limbo marino

 

lenzuoli bianchi

immobili come quinte

tra cui si sognano e si intravedono

amplessi rubati

 

solo na voce

una

tene a forza 'e vulà

fino alle stanze più remote

fino a dint'o cerviello

'e chilli ca nun dormono mai

chilli che si trasformano facilmente

in macchine di violenza

basta 'na meza parola

un mezzo bicchiere

na sigaretta ca nun se trova

basta poco

 

e allora?

 

nu'nzerrà o purtone

mo ca te ne vai

tanta gente

adda passà ancora

(26.4.2000)

 

(c) by PASQUALE STANZIALE 2001