P. STANZIALE
AL DI LA’ DELLA
PSICOANALISI
6- SINTOMI DI VERITÀ
Il tema della verità è ampiamente presente nelle teorie lacaniane sia come categoria pertinente all'ambito proprio
della psicanalisi lacaniana (la verità del/per il soggetto)
che per ciò che riguarda l'ambito epistemologico (il soggetto della
scienza ecc.) e filosofico. Costruire in qualche modo un andamento sintomale della verità chez Lacan significa far emergere una significatività di importanza teorica e funzionale.
1
Una prima
formulazione del concetto di verità con cui Lacan viene a confrontarsi fu certamente quella emergente dalle
lezioni di A. Kojève sulla Fenomenologia dello
Spirito di Hegel. In tale contesto
la verità è quella relativa alla storia compiuta, alla fine della storia
stessa, per cui la verità è lo spirito attuato conseguentemente alla scomparsa
del soggetto. Si tratta così di una
verità senza soggetto
2
Verità è quella che affiora nella dialettica della
coscienza di sé hegeliana . Si tratta del desiderio
che è fondamentalmente desiderio del
desiderio dell'altro (1). Compito dell'analista è definire quindi un percorso
della verità un percorso che è dell'ordine della
conoscenza (BJ 124). Ma verità è anche il desiderio
come nulla, come morte: il padrone assoluto
(S II 267).
3
Ciò che lega inizialmente Lacan
ed Heidegger sul tema della verità
è la traduzione del Frammento 50 di
Eraclito in cui è presente una verità che obbliga il soggetto a cancellarsi di
fronte ad essa. Una verità che, enunciata dal soggetto, lo
supera, facendo emergere la preminenza dell'udire sul dire (R 246).
4
L'etica spinoziana in Lacan si collega a Freud e a Hegel: la verità dell'essere è il dispiegamento del
desiderio. La prospettiva etica riguarda il cedere o il non cedere al desiderio
(R 337 339), riguarda la verità del
soggetto come essere desiderante: ciò che costituisce
anche la sua libertà come desiderio di libertà.
5
Il rapporto tra rimozione e menzogna non è di riduzione
della seconda alla prima. Ovvero la menzogna è la verità. Non c'è dimenticanza. La
rimozione si rivela come il non-essere del desiderio (S III 21 94). La
rimozione è la verità del desiderio e quindi
rimuovere significa percorrere la
verità. La verità dunque è dell'ordine della menzogna e della rimozione del
desiderio. Si tratta di un movimento di svelamento e
di velamento che richiama la verità chez Heidegger ripresa dalla
filosofia greca. Svelamento, aletheia, ciò che si offre allo sguardo
retto ma che non è però totale essendo sempre parziale: ciò che è svelato
implica anche il velamento di ciò non può offrirsi alla rettitudine dello
sguardo. La verità tende ad avere questo stesso andamento (BJ 131 132).
6
Il linguaggio, parimenti, è svelamento/velamento ovvero adeguazione/inadeguazione
del discorso alle cose. Questo andamento, richiamabile come erranza
(BJ 15) pertiene
alla verità stessa.
7
Lacan segue il sentiero heideggeriano verso
la verità fino ad un certo punto. Allo stesso modo procede rispetto al
desiderio hegelo-kojèviano. Il luogo freudiano-lacaniano
della verità è quello relativo al logos-rimozione che
è l'aletheia del desiderio. La verità del soggetto
resta il desiderio (S I 24 segg.).
8
La verità per Lacan-Kojève differisce dalla realtà, si oppone ad essa come oggetto di linguaggio. Il discorso del soggetto
come tale implica la negazione della realtà dato che è
in questione la verità-per-il-soggetto. La verità, in
questo caso, si presenta come certitude di un
soggetto (BJ 135) (qui Lacan abbandona Heidegger). Essa è
quindi autoenunciazione del soggetto, ovvero
convergenza di un soggetto autoenunciante di un logos-aletheia (E 526 587). Il soggetto qui appare/sparisce
come soggetto dell'enunciazione rispetto
al soggetto dell'enunciato (BJ 136): è la crisi del cogito
cartesiano.
9
La verità nel discorso lacaniano
parla di se stessa nelle parole di Freud: "Io la verità parlo" (S 399 segg.). Una verità che
appare e si sottrae, che viene dissimulata in
relazione a convenienze, a commerci. Che si lega alla
lettera dal momento che entra nel discorso del mondo.
10
La verità è un registro che si colloca là dove il
soggetto si coglie come costituente l'altro. Ovvero:"..
perché mi menti dicendomi che vai a Cracovia perché intenda che vai a Lemberg quando in
realtà vai proprio a Cracovia?" (S
16).
11
La verità è presente nella morte,
asserisce Lacan (E 436), con riferimento al Bagno di Diana di P. Klossowsky (2). Essa tende a sfuggire ai
mortali, è proibita al soggetto come il reale stesso (BJ 237). Ciò
conduce ad una radicale inadeguazione del soggetto rispetto alla verità stessa dato
che questo soggetto, nell'enunciazione, è essere che non è, ovvero il Je.
12
L'aletheia heideggeriana
viene da Lacan modificata e integrata a più riprese, tendendo ad annullarsi rispetto
all'insistere lacaniano sulla menzogna rivelante, una change
rispetto ad una inadeguazione
adeguante originaria presente nell'universo di discorso del soggetto.
13
Il soggetto non può dirsi né pensarsi nella sua verità (BJ
140) che tende ad abolire come realtà.
La verità che si dice è parola e essenzialmente ambigua e rimanda all'algoritmo saussuriano S/s. Si tratta della parola, manifestazione del
desiderio come essere-nulla della verità offerta alla realtà (BJ 143). Traspare
qui il nulla legato all'essere della parola (S I 297).
14
La verità lacaniana va posta in relazione a due
tipi di parola: quella alienata e quella di mediazione. La prima è
riconducibile alla resistenza immaginaria per cui il
soggetto si rivolge all'/a/ltro e la seconda si
presenta come rivelazione simbolica, menzogna rispetto all'/A/ltro. Si tratta di una parola ad un tempo vera e falsa (BJ 156), ovvero la
parola di mediazione è l'altra faccia della parola di rivelazione (S I 59
segg.). Tra le due modalità della parola (basculante) emerge la resistenza che introduce l'analista
al gioco delle intenzioni e dei silenzi, del dire una cosa per parlare di
altro, dei ritorni della parola (SI 312).
È la strada che conduce dalla parola vuota alla parola piena, alla
verità che guarisce, pacifica e stipula accordi. Si
tratta della parola che produce un autentico contratto sociale (E 272 S I 178). Si tratta, infine, del desiderio
del soggetto finalmente riconosciuto da altri.
15
Verità è desiderio di sapersi attraverso l'altro, quindi
è desiderio di morte. In qualche modo tensione verso l'impossibile. Dunque
"..essere realisti significa chiedere
l'impossibile.." (muri della Sorbona 1968).
16
La parola non parla altro che di se stessa e si produce
quindi come verità che non richiama niente altro che
una beanza nel reale (S I 297), cioè il soggetto
parlante.
17
La parola piena, la parola di verità è quella che ri-dona , la parola data, quella che impegna (S I 125 segg.) e che stabilisce un fare, analoga
al performativo ed all'illocutorio di Austin (BJ 167).
18
Non è importante la capacità della parola di
rappresentare in modo adeguato una realtà. Ciò che è importante è la
delineazione della verità del soggetto nel suo desiderio (BJ 274).
19
L'analista lacaniano attesta la
fiction del soggetto e vi individua la verità (BJ
190). Mentendo il soggetto si occupa
della sua verità ed è sempre un rivenire del reale allo stesso posto (BJ 140)
in cui il soggetto pensante non lo incontra. Si tratta qui della ripetizione
incessante della domanda che ritorna ad un livello diverso lungo la
circonferenza del toro, intorno ad un vuoto costituente due volte.
20
La resistenza alla verità rivelata dal desiderio avviene
attraverso il moi
o attraverso l'/A/ltro.
21
La parola è pertinente ai registri del simbolico e
dell'immaginario. La parola alienata
nell'Altro rivela la resistenza verso la verità. L'Altro qui è il
testimone attraverso cui viene evitata la verità- ma
in cui la parola si de-grada .
22
La parola analitica è quella che genera la spirale che
produce, alla fine, la verità su cui ci si accorda, ovvero una verità vuota:
quella del desiderio antropogeno. Ciò avviene nella
dialettica di due resistenze: quella del soggetto e quella dell'analista. La
spirale della parola tocca l'analista lacaniano che rinvia al soggetto il silenzio e la sua
resistenza. Il progresso avviene nell'ordine della relazione simbolica.
23
Il luogo della verità in Lacan
è quello in cui questa va esibita, esteriorizzata, mostrata, (BJ 160) anche
pubblicamente (E 431 255).
24
Ciò che è tendenza
inconscia è dell'ordine della verità, più importante delle difese che escogita il soggetto.
25
La verità attiene
all'ambito del tratto unario, alla messa in moto del significante in connessione
con le identificazioni freudiane (3). La ripetizione, ciò che ritorna sempre
allo stesso posto, è messa in moto dall'inconscio, nella ricerca dell'identità
delle percezioni. Ciò che è percepito perduto viene presentificato come essente (4).
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Non esiste metalinguaggio in grado di dire il vero sul vero.
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(1) A. Kojève,
Introduzione alla lettura di Hegel, Adelphi, Milano 1996, pag. 20 segg.
(2) P.
Klossowski, Le bain de Diane, J. J. Pauvert, Paris
1956- 1972
(3) S. Freud, Psicologia delle
masse e analisi dell'io, Boringhieri , Torino 1975
(4) Scilicet 1/4 pag. 197.
(c) by P. Stanziale 2001