P. STANZIALE 

AL DI LÀ DELLA PSICOANALISI

 

2- ASCOLTARE LACAN

(Note su luoghi, logiche ed economie del soggetto)

 

 

 In un'epoca sempre più visionaria e piena di rumori di fondo ascoltare è sempre più difficile. L'invito è dunque ad ascoltare per rintracciare, in qualche modo, la delineazione di un senso. È questa una metafora ma anche il compito fondamentale del soggetto supposto sapere. Ascoltare dunque il logos-aletheia del soggetto: ciò che Lacan ha fatto per più di mezzo secolo. Ascoltare le voci di fondo della sua epoca, ciò che Lacan ha fatto in modo sapiente, isolando i discorsi più significativi: Kojève, Lèvi-Strauss, Heidegger ed altri. E tutto questo ascoltare ha attenuto ad un parlare, più che ad uno scrivere, un parlare teso ad essere metafora totale, che comprende il silenzio, che comprende la confidenza con il nulla e con il padrone assoluto: la morte. Da qui parte quello che deleuzianamente (1) può ben definirsi il nomadismo dell'elaborazione lacaniana, cosa sono, in particolare, i Seminari se non quel deterritorializzare e riterritorializzare saperi, definire nuove direzioni di flussi, interpretare ed aprire accessi a nuovi campi di forze... . Di là da ogni liquidatoria incomprensibilità  ora è possibile confrontarsi in pieno con un pensiero forte (2) che si colloca al centro del contemporaneo e/o del post-moderno dato che  Lacan è pure ciò che è venuto dopo di lui, sulla sua scia, da Deleuze e Guattari a Luce Irigaray  ed altri, alle varie associazioni e scuole che si ispirano alle teorie lacaniane. In particolare a tutte quelle contaminazioni produttive che nascono da suggestioni ed applicazioni  lacaniane, valga per tutti l'ampio ed indubbiamente innovativo itinerio di ricerca di S. Zizek (3) per quanto riguarda l'ambito storico e i comportamenti di massa.

Ascoltare Lacan  significa accedere ad un confronto con l'erranza dei saperi, significa operare, ancora deleuzianamente, il taglio nel caos come piano d'immanenza produttivo di concetti, significa  fare i conti  con la logica del significante, con i giochi  cruenti che la verità instaura col desiderio, significa accedere al mondo dell'oggetto /a/: l'universo dei sostituti originato dalla alienazione strutturale del soggetto ("... i prodotti, dice Lacan, alla cui qualità, nella prospettiva marxista del plusvalore, i produttori potrebbero chiedere conto, invece che al padrone, dello sfruttamento che subiscono...") (4), l'universo dell'io, a sua volta preda di una alienazione seconda, di un ordine simbolico dominante e costituente, dominio relativo alla predominanza nel mondo contemporaneo dell'universo relativo all'oggetto /a/  ed ai quattro discorsi lacaniani. Ciò che può costituire lo spazio critico di una "economia politica dell'immaginario" di cui abbiamo già parlato altrove(5) e di cui è necessario individuare segmenti, percorsi e coaguli  in vista di una consapevolezza critica, sempre più urgente, rispetto alle aree di dominio incombenti.

Altro spazio, inoltre, in cui comincia a farsi interessante, di là da ogni interessato pregiudizio, è  il confronto con i modelli teorici lacaniani da parte delle neuroscienze, campo ancora in gran parte da dissodare malgrado che alcuni contributi siano già illuminanti (6) in senso generale. Un esempio in tal senso è il campo percettivo: quando si ritiene che la normale percezione "....è una sorta di allucinazione con gradi di libertà ridotta.." (7) non siamo in pieno nel  concetto di  fantasma che regge la realtà del Lacan degli anni '60  con tutti gli annessi e connessi ?...

 

 

1

Un in-fans davanti ad uno specchio: Lacan ci  mostra le sue reazioni in tre momenti, fino a quando la sua prima conquista è una alienazione strutturale (Vedi Schema  Stadio dello specchio e Edipo), primaria identificazione di una lunga serie, emergere dell'immaginario e di nuove dimensioni delle psicosi infantili. Così il soggetto comincia a costituir-si, ma il suo percorso deve giungere ad un'altra alienazione strutturante: è il passaggio edipico ripreso da Lacan con un diverso approdo.  La differenziazione sessuale comporta l'identificazione del bambino con il fallo, desiderio della madre (il desiderio, hegelianamente è desiderio del desiderio dell'altro); ma ecco che questa identificazione  viene ostacolata dalla figura paterna nella forma della Legge del Padre: ciò che viene riconosciuto pure dalla Madre. Cosi abbiamo che il fallo torna al Padre che viene a rappresentarne il detentore ma anche un ordine: ordine di linguaggio, ordine simbolico, simbolismo che marca l'immaginario. Castrazione, come dire, istituzionale, alienazione strutturante e quindi  soggettivizzazione che definisce ormai il soggetto come terzo nella struttura familiare.

A livello linguistico si tratta di rapporti tra significanti in cui emerge un significante padrone (il fallo) nell'ambito di una struttura metaforica che si converte nel Nome del Padre, simbolo marcante l'identificazione secondaria.

Un  momento anche importante è quello relativo al rapporto tra  il soggetto e il suo corpo. Si tratta del rimando ad una fase precedente allo stadio dello specchio, ma riguardante  pure la formazione dell'ideale dell'io e del narcisismo (S 669) (Vedi Figure 1, 2, 3).

 

2

Il reale qui è causalità psichica, l'omologo della pulsione freudiana, è la causa motrice. Le altre due dimensioni o registri del soggetto sono l'immaginario e il simbolico (reale, immaginario e simbolico- il cosiddetto nodo borromeo- costituiscono la struttura dei piani del soggetto(8) determinandolo) la cui relazione fa da schermo rispetto al reale. Questa relazione ha una consistenza fantasmatica ed instaura  il rapporto  tra il  soggetto  e l'oggetto del suo desiderio  secondo la formula /$ <> a'ltro/. L'immaginario è la scansione/rapporto che si produce dall'impossibilità di accedere all'oggetto del desiderio pervenendo  alla costituzione dell'io. L'ordine dell'Altro è quello dell'ineliminabile condizione simbolica di ordine sociale e inconscio: l'Altro luogo dell'inconscio, il Grande Altro simbolico, l'Altro come mediatore della verità (9).

 

3

Parlare, ascoltare, ancora, un bambino che gioca, da solo,  con un rocchetto e dice "fort- da" infinite volte. Così il bambino lascia trasparire il desiderio ma soprattutto l'apertura al linguaggio, questo linguaggio che ha la stessa struttura dell'inconscio, questa parola che sottende una barra di separazione, una barra che barra il soggetto, che taglia la significazione.

Il rapporto Significante/significato è la legge saussuriana che Lacan assume come fondamentale nel linguaggio. Sono due reti con una barratura piuttosto consistente. A predominare è quella superiore del significante, di cui già abbiamo visto come elemento  primordiale il fallo che viene poi a rappresentare il significante fondamentale dell'inconscio: simbolo per eccellenza, senza realtà d'oggetto, indicatore della mancanza-a-essere.

Slittare è il termine che si addice al significato, movimento incessante rispetto alla supremazia del significante: ciò che nel Seminario sulla 'Lettera rubata' (S 7) di Poe, sapientemente delineato da Lacan, prende forma come catena del linguaggio in cui si afferma il predominio del significante  nel suo legarsi e coprire altri significanti in una trama che si fa Ordine in cui il soggetto può trovare riconoscimento nella misura in cui vi  si rivolge, necessariamente soggiacendovi.

La dialettica intersoggettiva lacaniana nasce da questi ordini di relazioni e si visualizza , completandosi, nello Schema L (Vedi) in cui il Soggetto (che rimanda all'Es freudiano) si rivolge agli oggetti  (a'ltro) del suo desiderio  i quali, nell'essergli proibiti, originano una  relazione immaginaria del soggetto con altri oggetti (a) costituendo l'Io. Ma chi tira le file di tutto ciò è l'Altro, sia esso, l'altra scena dell'inconscio sia esso l'ordine simbolico: in ogni caso si tratta sempre di significanti in funzione predominante.

 

4

Parlare è domandare, incessantemente, domande che ricevono se stesse invertite. In tale spazio giocheranno  l'analista e il soggetto. Basculazione della parola, quindi, e basculazione della verità, verità della parola piena, performativa. Parola che conduce al significante originario, sempre il fallo, questa mancanza della madre, che è il ritorno continuo del soggetto.

Si ascolta dunque un soggetto costitutivamente decaduto perché scisso, diviso tra un io della maschera e ciò che si pone sull'altra scena, il luogo costituente del rimosso.

Il parlare del soggetto rimanda ad un altro soggetto, il soggetto dell'inconscio, soggetto che è un effetto, effetto di linguaggio, effetto di un ordine e dunque di una struttura. Questa struttura è generatrice, crea nella misura in cui è originata da una mancanza, un difetto centrale che dà il moto all'inconscio, alle sue  rappresentazioni, ai suoi ritorni continui sulla stessa soddisfazione la quale, più che riguardare un oggetto ben definito, riguarda sempre e solo il ritrovamento di sé, in  tal modo l'oggetto è sempre perduto (10). È il gioco di una mancanza senza fine: ciò  che costituisce  il destino del soggetto, ciò che produce il ritorno dell'oggetto come non-rappresentabile, ovvero come significante-oggetto  diverso, allucinazione o altra scena che sia.

Infine è la mancanza, essa si localizza in un corpo, si espande verso il piacere e si scopre desiderante, si volge così agli oggetti, sostituti molteplici, e si fa parola che chiede, come si è visto, e torna poi all'Altro di cui non può fare a meno: Ordine in cui deve perdersi per ri-trovarsi come ri-conosciuto  (Vedi Schema della coscienza infelice).

All'ascolto la scena si presenta con un nuovo modello di struttura. Una struttura che implica una epistemologia non tradizionale ma riferita ad una logica diversa anche dal punto di vista temporale. La divisione, il dentro e il fuori, un rapporto particolare tra il prima e il poi, una mancanza che non riguarda il reale: ecco i nuovi termini di una logica strutturale della soggettività. È da questa logica che emerge l'insoddisfazione, l'insufficienza di ogni oggetto rispetto ad un soggetto diviso e marcato da una mancanza.

 

5

Un soggetto parla. Il suo discorso è un testo che lascia trasparire un pre-testo nelle sue lacunosità, nelle sue forzature, nelle sue cadute logiche. Il testo che opera al di sotto rimanda  all'inconscio, alle sue formazioni: produzione ineliminabile, giocata tra visioni, desideri, domande. Come il fantasma, formazione che si produce tra conscio e inconscio,  schermo e scena mediante cui la realtà acquista sostegno (11). Formazione importante quella del fantasma  sia perché ha in sé i fondamenti dell'io, sia perché le sue modalità di articolazione sono direttamente connesse con l'erranza del desiderio rispetto all'oggetto verso cui è diretto. E, mentre nella parola la mancanza-a-essere (mancanza come privazione, frustrazione, castrazione) viene ad essere rappresentata da un significante, nel fantasma vi è un eccesso ad un qualche modo d'essere (12) .

 

6

L'altro testo, quello cancellato, nelle sue formazioni segue regole relative ad una strutturazione su due assi linguistici fondamentali (13) che sono quelli della metafora (sostituzione/condensazione) e della metonimia/sineddoche (combinazione/ spostamento). La metafora riguarda l'inserimento di un significante in una catena significante in sostituzione di un'altro significante che rimane latente e disponibile per un'altra catena significante. La metonimia/sineddoche riguarda la sostituzione di significanti per rapporto di continuità, sostituzioni per cui va ad intendersi tra altre figurazioni: la causa \ per l'effetto, l'effetto per la causa, il contenente per il contenuto, l'astratto per il concreto la materia per l'oggetto. Si può affermare che l'universo del sintomo  ha una consistenza metaforica mentre  la metonimia nel suo non-senso apparente produce una processualità particolarmente importante come quello del sapere->dominio->godimento. Qui il desiderio metonimicamente si separa dalla domanda  in una dialettica che richiama l'Altro /A/ il quale come inconscio (discorso dell'Altro- sapere senza soggetto) non rimanda che a se stesso, a ciò di cui fa difetto. Tale processualità in Lacan, nel passaggio dalle riflessione degli Scritti a quelle dei Seminari, acquista una marcata centralità nella teoria dei quattro discorsi (Vedi schema  Discorso del rovescio della Psicoanalisi).

 

 

7

Ascoltiamo un discorso amoroso e vediamo che l'amore cerca una  infinita differenza e si procura infinite unificazioni (S IV 22). Ma il problema centrale resta il dare nel rapporto amoroso, ovvero la relazione d'oggetto in cui l'oggetto è immaginario, simbolico e reale, come Lacan ci ha insegnato. L'oggetto ovviamente rimanda a una mancanza, per cui si ama ciò di cui si manca, ciò di cui si manca,  ciò di cui si è privi, ciò per cui si è frustrati, ciò che è riconducibile alla castrazione: tutte figurazioni  che il desiderio gioca tra l'immaginario e il simbolico. Per Lacan questi percorsi, questi coaguli, conducono al tema freudiano del Padre, la cui  scomparsa (morte, uccisione) produce uno spazio simbolico di presenze richiamate  il cui complemento è sempre immaginario (castrazione come mancanza simbolica, fallo immaginario ecc.).

Lacan procede per ambiti paradossali che poi  si chiariscono nell'articolazione: dopo ciò che dalla mancanza conduce al padre ecco che ritorna sul dono in amore. Il dono è dato dal vuoto del proprio desiderio. Lo scambio amoroso diventa così una dialettica della mancanza strutturata su tre figure: il soggetto, l'altro, l'Altro come vettore della mancanza. In tale spazio il dono è appello, richiesta, domanda, ovvero la parola sospesa sul vuoto, parola che rivela in quanto vela il nulla generatore.

 

 

8

Ascoltiamo il soggetto parlare di sesso. Lacan ci afferma che la sessualità è un luogo in cui l'uomo non si trova assolutamente a suo agio (14), ovvero "..niente va così male come i rapporti tra uomo e donna...". Rapporti tra parlanti, ciò che già complica le cose rispetto agli animali (il sesso fa corpo poiché essere parlante) (15), rapporti che riguardano il godimento dei corpi, godere come jouer, godere come parola ma anche come emozione. Rapporti che non sono rapporti: non c'è rapporto sessuale, sostiene Lacan, perché il rapporto non è propriamente sessuale e d'altra parte il godimento non stabilisce un rapporto (16).

Lacan ritiene che tutto ciò che è godimento nell'essere parlante comporta uno scarto, una devianza: ciò che impedisce l'instaurarsi di qualcosa che possa definirsi rapporto. Nel godimento il soggetto com-prende qualcosa che si nasconde perché in-dicibile, vale a dire che, come in gran parte delle formulazioni lacaniane, anche qui il centro, l'elemento attivante è altrove in un movimento di  spiazzamento, eccentrico. Ciò riguarda pure il godimento femminile di cui Lacan parla (1978) come qualcosa di cui non ci siamo ancora ben resi conto "...riguarda gli effetti secondari successivi  all'atto sessuale, in particolare nella donna....." (17) la quale  viene raggiunta dall'uomo solo fallendo nell'ambito della perversione o anche l'uomo incontra una donna con la quale succede di tutto: cioè quel "fallimento in cui consiste la riuscita dell'atto sessuale" (18).

 

9

La struttura e il soggetto: ecco il rapporto fondamentale che costituisce uno dei poli teorici più produttivi in Lacan.

Struttura qui oltrepassa l'accezione strutturalista pur comprendendone  precise coordinate di ordine linguistico e antropologico (Jakobson, Lévi-Strauss). Essa tende ad assumere una connotazione dialettico-determinante (assoggetta il soggetto e lo dirige) di tipo marxiano, ma nella misura in cui si  articola col soggetto intorno ad una mancanza attivante rivelata dalla psicoanalisi.

Il soggetto non è un dato di partenza (19) ma si costituisce da un qualcosa che gli preesiste, l'Altro, ovvero emerge  come soggetto dell'inconscio, come significante per un altro significante, soggetto di linguaggio  nella struttura metonimica del desiderio.

In ogni caso il soggetto e la struttura sono presi nella logica del significante che è una logica strutturale della mancanza, come si è detto. Questi elementi di teoria convergono,  dopo un  percorso di elaborazioni,  in un sistema di sole quattro lettere (che ricorda il quadrato logico AEIO delle proposizioni aristoteliche) nello sviluppo  topologico della teoria  dei quattro discorsi.  In tale ambito il soggetto, come opportunamente rileva J. A. Miller (20), soggiacendo alla dinamica delle identificazioni  non obbedisce al principio di identità e  si specifica come /$/, soggetto barrato come mancante-a-essere, o algebricamente come radice quadrata di -1. La catena significante è data da /S1.....S2/. La lettera /a/ rappresenta  l'oggetto  come prodotto del soggetto in una prima fase. Successivamente questa lettera assume una funzione abbastanza importante. Essa è l'oggetto nella formula del fantasma /$ <> a/ che inquadra l'andamento del desiderio. Successivamente essa viene ad assumere una consistenza reale come scarto, elemento irriducibile, produzione, resto. Questo sistema a quattro lettere ormai piuttosto in via di giusto abuso è il seguente.

 

                                                    S1  --> S2

                                                   ----    ----

                                                    $  <--   a

 

Questo schema è il  discorso dominante, discours du Maître, matrice per la produzione di altri tre discorsi fondamentali  quali quelli dell'isterico, dell'università e dell'analista (Vedi Schema del Discorso del rovescio della psicoanalisi).

 

10

Marguerite Duras, James Joyce, l'Amleto shakespeariano: tra altri, territori letterari  in cui Lacan porta la sua peste. Così vengono riterritorializzati ulteriormente ambiti quali l'angoscia, il rapporto tra sguardo e visione (21), il Joyce-sinthomo (22), il desiderio nella sua interpretazione (S VI) (Vedi  Grafi 1, 2, 3, completo).

In particolare i Seminari di J.A. Miller (23) mostrano,  come il  Finnegans Wake rappresenti un trionfo del sapere sulla verità, ovvero  il godimento della scrittura che traduce una lingua che è dell'inconscio e che non passa  per l'immaginario, rimanendo simbolico puro. Per quanto riguarda invece l'Amleto, inteso lacanianamente come soggetto moderno, Lacan, tratta del desiderio oltre l'hegelismo e il freudismo, desiderio nella sua dinamica metonimica di rinvio ai vari significanti, vettore di una mancanza nell'Altro (24). Amleto viene confrontato con Edipo e ne esce come colui che dispone di un sapere, ma che è dell'Altro, ne esce come il soggetto che ha il proprio desiderio ancorato alle modalità di una mancanza, di un perduto che è da scontare  e che ritorna come barratura dell'Altro.

Questi alcuni rimandi al continente della critica d'arte di derivazione freudiana ed a cui Lacan ha contribuito con sollecitanti itinerari di indagine.

 

11

I  matemi lacaniani oggi sono variamente applicati e la terminologia lacaniana, come nelle intenzioni del suo creatore, si adatta  in modo dialetticamente produttivo ad ambiti diversi come  rete significante utilizzabile  nelle predisposta estensibilità della sua lettera. Ancora una volta il riferimento è a Zizek che sembra, più di altri, aver sviluppato una parte di ciò che  è definibile  come "l'al di là della psicoanalisi", proponendo una lettura di Lacan  oltre la clinica, ovvero proponendo una interpretazione  innovativa dei termini lacaniani. In tal senso Zizek articola molto provocatoriamente la sua visione critica del  Grande Altro richiamando, con una certa continuità, la dialettica hegeliana. Si delinea così una omologia tra il Geist hegeliano ed il Grande Altro da intendersi, questo, come un universo di discorso che nella sua trama di significanti avviluppa il soggetto secondo una specie di "astuzia della ragione" (25). Tale universo del Grande Altro presenta come elementi costitutivi: la fiction e la fantasy, ovvero il plot simbolico generale e la strutturazione immaginaria apparentemente trasgressiva (26) rispetto al potere che sostiene strutturalmente questo universo. Tra il soggetto e il Grande Altro viene poi a stabilirsi una serie di rapporti dialettici attraverso cui è possibile leggere la cultura di massa e  non solo.

Zizek segue Lacan con una certa costanza di riferimenti  anche per quanto riguarda le dimensioni soggettive dell'immaginario, del simbolico e del reale, ma anche per quanto riguarda l'applicazione della teoria dei quattro discorsi ad ambiti storico-geografici ed alla critica d'arte, in particolare per ciò che riguarda il cinema come ambito ricco di indicatori  in grado di rendere conto di vari aspetti della realtà contemporanea (27). In tale percorso la dimensione filosofica è preminente come modalità di approccio alla critica del Potere (Grande Altro) nei suoi risvolti osceni (il Grande Altro può collassare mostrando il suo vero volto) e nelle sue strategie di discorso (28).

 

 

12

Ascoltare Lacan che individua nella dimensione linguistica ciò che istituisce un rapporto tra psicoanalisi e cibernetica: si tratta di ordini di pensiero e di scienza  (S II  371). Partendo  dalla distinzione  tra scienze esatte e scienze  congetturali Lacan pone la domanda: cos'è il reale? La risposta  univoca che giunge, in una prima fase, dalle scienze è che il reale è ciò che si ri-trova sempre allo stesso posto. Ma qui nasce la divaricazione tra le scienze, dato che se da una parte il reale pertiene all'esattezza esso nondimeno, in altro ambito riguarda l'impossibile, riguarda l'annodarsi e lo snodarsi con il simbolico e l'immaginario.

Attraverso un'altra domanda: che cos'è una porta? Lacan  delinea il concetto di messaggio cibernetico e di rete banale (S II 383), ovvero parla dello sforzo della cibernetica di collegare il reale ad una sintassi. Si ripropone così, ancora una volta, il problema delle semantica e quindi del senso  (orientamento della macchina da parte dell'uomo) e quindi del desiderio.

La cibernetica, indica Lacan, pone in risalto la frattura tra ordine simbolico e immaginario, questo immaginario che, di fatto, tende a invertire i discorsi, a spiazzare le alterità dei desideri, a configurare realtà fantasmatiche (Vedi Cap. Cyberanalysis).

 

13

Ascoltare Lacan per il discorso sul soggetto come soggetto della scienza. Una scienza, quella della psicoanalisi, che nel suo statuto viene a comprendere, attraverso il matema, i canoni di una trasmissibilità necessaria di questo sapere.

Lacan ci dice che noi possiamo sapere, ci è lecito accedere al sapere della sua Scuola, ad una teoria del pensiero che procede anzitutto con un trattamento trascendentale del significante (29) che conduce al funzionamento di base del  pensabile e ciò in relazione con una critica della filosofia che va da Aristotele a Galilei, a Cartesio, a Kant. 

L'altra prospettiva che emerge in modo complementare a  questa è quella di una matematizzazione del significante e della delineazione del suo spazio logico. Viene così a compimento il  progetto di una teoria del pensiero che si completa con il passaggio dalla logica del significante alla  teoria della lettera, ovvero di ciò che produce, in qualche modo, un sapere: la lettera, appunto (vedi  "l'Istanza della lettera" e il Seminario "Encore").

Si tratta di una teoria che tiene ben conto del bourbakismo nel  distinguere il calcolo dalla deduzione, nel dare alla lettera un valore di costituzione e non solo di  referenza.

Una teoria aperta questa che Lacan ci propone  e che negli ultimi esiti si propone come un mostrare di più oltre il linguaggio scritto: è un invito e una indicazione che sottendono una necessità di sviluppo.

 

14

E  dunque  un soggetto  e la scienza,  ovvero  le modalità   di esistenza  della   psicoanalisi (S 859). Temi questi affrontati negli anni sessanta da Lacan e centrati su alcuni fondamenti quali  i cambiamenti radicali attraverso cui la scienza procede, il soggetto  in causa  in questi mutamenti, la posizione propria del soggetto come soggetto della scienza (la psicoanalisi).

È dal concetto di discontinuità epistemologica di Koyré  (differenza tra episteme moderna ed episteme antica- alogicità dello sviluppo del pensiero scientifico- analisi della dinamica dei rapporti tra scienze e filosofia-  unità formale dei saperi (30) - che Lacan parte per porre in discussione il rapporto tra la scienza e la temporalità ponendo in evidenza cambiamenti radicali, immissioni e reazioni (31) .

Lacan pone in questione il soggetto in rapporto ai saperi.  Si tratta del soggetto cartesiano, questo soggetto che Lacan enuclea dal cogito  considerandolo il soggetto della scienza.  È questa disconnessione che taglia i saperi e instaura un nuovo piano di discorso scientifico.  È questo nuovo soggetto che viene a contrapporsi al discorso scientifico che cerca di sopprimerlo. Un soggetto dotato di uno statuto (32) che è relativo perché pertinente ad un discorso altro e ad un sapere altro, al di fuori di ogni  essenza ritenuta assoluta ed eterna.

 

15

Ascoltando Lacan  è concretamente emergente una epistemologia come correlato ad un pensiero forte. Gault, in tale ambito (33) mostra come affrontando il rapporto tra scienza e temporalità Lacan  individui nel Dio degli Ebrei la nascita della scienza moderna, con riferimento ad un percorso che va dall'ordine monoteistico instaurato da Mosè  (rispetto al disordine pagano) alla teoria copernicana (ideale monocentrico) a Cartesio ed a Newton che preparano e già delineano un mondo-sistema in cui Dio tende a non intervenire più. 

La creazione stessa, come qualcosa che nasce dal nulla, per Lacan autorizza lo sviluppo di saperi scientifici staccati e distinti da ogni riferimento alla divinità.

Il messaggio di Dio agli Ebrei, infine, quello che Lacan pone nella bocca dell'Angelo di Yahvè, alla domanda di Mosè su chi fosse,  la risposta "Je suis ce qui je suis", sta ad indicare un autoreferenzialità per cui il sapere si scinde dalla verità improntando di questa distinzione tutto il pensiero medievale.

La psicoanalisi riprende questi temi studiando proprio i rapporti tra la verità e il sapere scientifico.

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(1) Deleuze- Guattari, Che cos'è la filosofia? Einaudi, Torino 1996

(2) F. Papi, Un pensiero forte, in La psicoanalisi, n. 10, 7-12, 1991 pag. 155

(3) S. Zizek, Il Grande Altro, Feltrinelli, Milano 1999

(4) J. Lacan, Radiofonia Televisione, Einaudi, Torino 1982, pag. 16

(5) Debord, Vaneigem ecc., SITUAZIONISMO- Materiali per una economia politica dell'immaginario, a cura di P. Stanziale, R. Massari Ed. Bolsena (Viterbo) 1998

(6) G. Edelman, Natural darwinism 1987, S. Kauffman, The origin of Order 1993,

A. Modell, Other Times, Other Realities 1990, S. Jordan, Systems Theories and Apriori Aspect of Perception 1998

(7) F. Napolitano, Alla ricerca di un luogo comune tra mente e cervello, il manifesto 10.8.2000

(8) B. Ogilvie, Lacan. Le sujet, PUF Paris 1987 pag.117

(9) Clément, Bruno, Seve, Per una critica marxista della teoria psicoanalitica, Ed. Riuniti, Roma 1975 pag. 127

(10) G. Contri, Nozioni fondamentali della teoria di Lacan, in Cahiers pour l'analyse, Boringhieri, Torino 1972, pag. 250

(11) J.A. Miller, Schede di lettura lacaniane, in AA VV, Il mito individuale del nevrotico, Astrolabio, Roma 1986

(12) J.A. Miller, cit.  pag. 89

(13) R. Jakobson, Essais de linguistique général, Ed. de Minuit, Paris 1963, pag. 61

(14) J. Lacan, Del discorso psicoanalitico, in Lacan in Italia, La Salamandra, Milano 1978, pag. 190

(15) J. Lacan, Alla " Scuola freudiana", in Lacan in Italia,  pag. 239

(16) J. Lacan, op. cit. pag. 211

(17) J. Lacan, Excursus, in  Lacan in Italia cit.  pag. 219

(18) J. Lacan, Radiofonia Televisione, Einaudi, Torino 1982 pag. 93

(19) J.A. Miller, cit. pag. 80

(20) J.A. Miller, cit. pag. 81

(21) J. Lacan, in Marguerite Duras, Albatros, Paris 1975

(22) J. Lacan,  in Joyce & Paris, CNRS 1975

(23) J.A. Miller, Lacan con Joyce, in La Psicoanalisi, n. 23, 1998 pag. 31 e segg.

(24) J. Lacan, Amleto, in La Psicoanalisi, n. 5, 1989 pag. 12 e segg.

(25) A. Piotti, Voci, in S. Zizek cit. pag. 203

(26) A. Piotti, cit. pag. 204

(27) S. Zizek, The sublime object of ideology, Verso London- New York, 1989

S. Zizek, Looking awry: an introduction to Jacques Lacan trough popular culture, Mit Press, Cambridge Mass., 1991

S. Zizek, Enjoy your symptom!: Jacques Lacan in Hollywood  and out, Routlege, London- New York, 1992

S. Zizek, Everything  you always wanted to know about Lacan (but were afraid to ask Hitchcock), Verso SZ, London, New York, 1992

S. Zizek, Gaze and voice as love objects, R. Salecl and SZ Ed. Duhram, Duke Un. Press, 1996

S. Zizek, Cogito and the inconscious, SZ Ed. Duhram Duke Un. Press, 1998

(28) S. Zizek, Il grande  altro cit., pag. 112

(29) J.C. Milner,  Jacques Lacan, pensiero e sapere, La Psicoanalisi, cit. pag. 134

(30) A. Koyré, Studi galileiani, Einaudi Torino 1969

(31) J.L. Gault, Pour une èpistemologie lacanienne, in Connaissez-vous Lacan?,

Seuil Paris 1992, pag. 211

(32) J.L. Gault, op. cit. pag. 214

(33) J.L. Gault, op. cit. pag. 216

 

(c) by P. Stanziale 2001