Ecco la
biografia del grande bob
Robert Nesta Marley, per tutti Bob, nasce il 6
febbraio 1945 nel villaggio di Rhoden Hall sulla costa nord della Giamaica
dall'unione di Norman Marley, capitano dell'esrcito inglese, e Cedella Booker
giamaicana. Per molti anni visse da orfano e proprio tale condizione fu la
chiave per la sua sensibilità poetica fuori del comune. E' nel ghetto di
Trenchtown che il giovane Marley coltiva la sua ribellione, anche se la musica
non è ancora lo strumento scelto per veicolarla. Quando scopre il rock di Elvis
Presley ed il country di Jim Reeves, decide di costruirsi da sè una chitarra,
usando un po' di bambù, alcuni fili di una cabina elettrica e una scatola di
sardine: almeno così vuole la leggenda. Il reggae di cui Bob Marley è il più
grande interprete, con la tipica accentrazione dell'uso del basso e della
chitarra a contrappunto è una lingua unidimensionale imperniata sull'iterazione
di una forma fissa e semplice. Le radici del reggae affondano nel periodo della
schiavitù della gente giamaicana. L'atteggiamento di Bob verso la morte è
sempre stato curioso e contraddittorio, inafatti un giorno diceva che la morte
non esiste se lo spirito vive per sempre, un altro che la morte non esiste
neanche nella carne: "Per me la morte non esiste. Io conosco veramente Jah.
Lui mi ha dato la vita. E se mi ha dato la vita perchè mai dovrebbere
riprendersela indietro? Solo il diavolo dice che tutti dobbiamo morire".
Negli ultimi giorni della sua esistenza, l'addio agli amici intimi e ai Wailers
lo dà il pomeriggio dell'ultimo show a Pittsburg: raduna la band e, senza dire
alcuna parola, attacca il ritornello "I go to keep on moving" da Rude
Boy; lo canta ininterrottamente per 45 minuti fino a quando i vecchi compagni
lasciano in lacrime il palco uno ad uno. Non si deve pensare ai testi di Bob
Marley come a messaggi di dubbia comprensibilità, ermetici e strambi, il
problema è proprio l'opposto: appaiono a volte troppo semplici per contenere
quel messaggio di redenzione che da sempre gli viene attribuito. Questo perchè
Marley arriva al nocciolo del discorso connuna lirica scarna ed essenziale,
lineare, ma mai povera, trascinando con l'immediatezza dell'esortazione. A
Kingstone, ambientato nella sua prima residenza, si trova un grande museo che
raccoglie scritti, foto e memorabilia assortiti, graffiti e disegni di
sconosciuti artisti giamaicani e una gigantesca pianta di marijuana, altro punto
cardinale del rastapensiero. |
Impossibile parlare di BOB e non degli Wailers...
Quando Marley scopre il rock provocatorio di Elvis
Presley, il soul irripetibile di Sam Cooke e Otis Redding
e il country di Jim Reeves, decide di costruirsi da sé una chitarra,
usando un pò di bambù, alcuni fili di una cabina elettrica e una scatola di
sardine. Almeno così vuole la leggenda. L'improvvisato strumento rimane amico
fedele fino all'incontro con Peter Tosh, che possedeva una vecchia e
scassata chitarra acustica. Marley, Tosh e Neville O'Riley Livingston
costituiscono il primo nucleo dei Wailers. "Ho preso
il nome dalla Bibbia. Quasi in ogni pagina ci sono storie di persone che si
lamentano. E poi, i bambini piangono sempre, come se reclamassero giustizia".
E' da questo momento che la musica di Marley entra in simbiosi con la storia del
popolo giamaicano. La scelta del nome del gruppo è dichiarazione programmatica:
prima di diventare i Wailers (coloro che si lamentano) è Wailing
Wailers e Wailin' Rudeboys (i Rudeboys sono i
disoccupati che vivono negli slums di Kingston, coloro che rifiutano di entrare
a far parte dell'ingranaggio di Babilonia per attendere l'avvento di Jah). Il
repertorio dei primi Wailers, prima che Marley abbandonasse il
taglio di capelli alla Sam Cooke per coltivare i Dreadlocks, conserva
comunque residui del suono nero americano: Chain Gang e Wonderful
World di Sam Cooke, Hit the Road Jack di Ray
Charles, These Goes My Baby, This Magic Moment
e Some Kind of Wonderful dei Drifters, Gipsy
Woman degli Impressions e He Will Break Your Hearth
di Jerry Butler.
Prima di raggiungere il suono che influenzerà prepotentemente il rock degli
anni '70 e '80, i Wailers sgusciarono via non sempre indenni
attraverso fasi e stili diversi: le incursioni nello Steady Rock con Leslie
Kong, l'era Lee Perry per la Upsetter, le prime splendide
incisioni per la Wailing Soul e la Tuff Gong. Queste prime canzoni rappresentano
comunque, a dispetto dello scarso successo commerciale, la prova del cammino del
reggae verso la maturità.
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