Tempi 12 - 20 Marzo 2003
di Newbury Richard
Perché l’America è decisa ad andare a Baghdad. E perché Francia, Germania e Russia non ci andranno. Il tutto in una biografia di Saddam. Ecco il dossier del direttore del Sunday Telegraph che spiega il punto di vista di Blair e di Bush
«Scrivere una biografia di Saddam è come cercare di riunire i capi d’accusa contro un famoso gangster. La maggior parte dei testimoni-chiave o sono morti o hanno troppa paura per parlare» ammette Con Coughlin, direttore esecutivo del prestigioso Sunday Telegraph. Ad ogni modo, dopo vent’anni da reporter nel Medio Oriente, Coughlin è riuscito a intervistare molti compagni di Saddam per la prima volta ed il risultato è tanto un penetrante studio psicologico quanto una sensibile biografia politica (La vita segreta di Saddam, Con Coughlin, Macmillan, Londra, 2002, pp.350) di colui che si auto-proclama successore di Nabuccodonosor, il cui antico palazzo ha raso al suolo per fare spazio a uno dei suoi trenta. Poco prima dell’11 settembre 2001, Saddam mise le sue forze armate nel più alto stato di allerta, l’“Alert G”, per la prima volta dopo la guerra del Golfo, mentre lui si ritirava nel bunker più fortificato del dominio familiare a Tikrit, nel Nord Irak. Dalla metà degli anni ‘90 in poi Saddam a continuato a istruire e usare al Qaeda per eseguire i suoi attacchi terroristici e questo è risultato evidente agli occhi di Bush dopo il tentativo fallito di attaccare New York con una “bomba sporca” nell’ottobre 2001. Questa biografia di Saddam - quello che ci pone di fronte - spiega perché dovremmo essere d’accordo col presidente Bush quando dice: «se stessimo ad aspettare il concretizzarsi di tutte le minacce, avremmo aspettato troppo a lungo».
La fortuna di Saddam
Nel 1968 il partito Baath con Saddam seduto nel carro
armato di testa prese il potere senza opposizioni e il generale al-Bakr divenne presidente. Come Stalin, Saddam stette nell’ombra, gli altri leaders
non considerarono questo contadino una minaccia. Allo stesso tempo stabilì una
rete labirintica di spie, commissari, aguzzini e assassini. Egli stesso si
dilettò nelle sue camere di tortura a gettare prigionieri vivi nelle vasche di
acido. Fu ugualmente senza pietà per i suoi nemici come per il suo capo al-Bakr. Ad ogni modo, fino a quando non abbatté veramente Bakr nel 1979, Saddam, in veste
di “Signor Deputato”, pose le basi del potere dell’Irak
con il Patto con Mosca nel 1972 e con gli accordi col Ministro francese del
Commercio Valery Giscard d’Estaing. Il ministro gli permise infatti di nazionalizzare
tutte le compagnie petrolifere straniere eccezion fatta per la francese Cpf, dandogli così il controllo delle riserve di petrolio
seconde al mondo per estensione e portando i guadagni petroliferi dell’Irak da 476 milioni di dollari nel 1968 a 26 miliardi di
dollari dal 1980 coronati da una dichiarazione di guerra fra i Soviet e le
Western Companies. Con questa fortuna Saddam, quale chairman del
Planning Board, diresse l’introduzione delle politiche socialiste nazionali
della requisizione delle terre senza compenso per i contadini, dell’educazione
e le cure sanitarie gratuite generali e l’emancipazione e la paga paritaria per
le donne.
“Chirac, Mr. Irak”
Egli realizzò però - con
l’umiliazione di dover sottoscrivere il Patto di Algeri con l’Iran nel 1975
sotto la pressione sovietica - che il petrolio non avrebbe da solo reso l’Irak una potenza mondiale. Solo le armi nucleari, chimiche
e biologiche di distruzione di massa avrebbero potuto farlo. Nel 1974 cominciò
così a sviluppare armi biologiche quali l’antrace, il tifo e il colera, dopo
aver firmato un contratto con l’Istituto francese Merieux
per il primo laboratorio batteriologico e, l’anno successivo, ottenne i
permessi per ottenere i gas Tabun, Sarin e “Mostarda” dalla Germania dell’Est in cambio
dell’aiuto all’Olp «dal momento che voi tedeschi
avete una grande esperienza nell’ammazzare gli ebrei con il gas». Allo stesso
tempo Saddam fece in modo di rappresentare una certa
minaccia, ospitando gruppi di terroristi quali Al Fatah
e Bader Meinhof o
l’Ayatollah Khomeini. Nel 1975 in una visita in Francia Saddam iniziò “una forte intesa personale” con il primo
ministro francese Jacques Chirac,
il cui nazionalismo gollista egli trovò ispiratore. Chirac
lo portò personalmente a visitare la stazione di ricerca nucleare francese che
aveva appena prodotto il suo primo reattore autofertilizzante
veloce e, in cambio dell’acquisto dei jets francesi Mirage, Saddam ebbe un nuovo
aeroporto, una metropolitana per Baghdad e un laboratorio nucleare. «L’accordo
con la Francia è il primo passo concreto verso la produzione di una bomba
atomica araba» disse Saddam alla stampa. Per la
comunità d’affari francese Chirac divenne “Mr Irak”. Inoltre, per non
diventare franco-dipendente, Saddam ottenne l’uranio
dal Brasile, dalla Cina e dall’India, e, nel 1979, abbastanza plutonio per fare
una bomba contrattando con la Snia Technit (Fiat) la realizzazione di quattro laboratori
nucleari. Solo il sabotaggio israeliano impedì a Saddam
di avere una bomba pronta già dal 1984 da usare contro Israele o l’Iran, contro
il quale egli usò il micidiale gas nervino Tabun, che
perfino Hitler aveva esitato ad impiegare.
Dalla dittatura al
totalitarismo
Con la Sicurezza e
l’Esercito entrambi nelle mani della sua famiglia e dei suoi sostenitori, nel
1979 Saddam fece un colpo grazie al quale il
presidente Bakr si dimise a suo favore prima di
venire ucciso nel 1982 dai suoi dottori. La presa di potere di Saddam mandata in onda in Tv fu un capolavoro staliniano.
Prima costrinse Mashhadi, Segretario Generale del
supremo Concilio del Comando Generale a scegliere se “confessare” un complotto
o vedere sua moglie e le sue figlie violentate e uccise davanti a lui. Così Mashhadi “fornì” la lista di 66 altri membri del Concilio
che Saddam gli aveva dato. Sorridendo dietro il fumo
del suo sigaro cubano al Centro Conferenze Al-Khud in
diretta Tv, Saddam annunciò che «le persone i cui
nomi sto per leggere devono ripetere lo slogan del partito e lasciare la sala».
La mossa che cambiò l’Irak da dittatura militare a
regime totalitario di assoluto terrore avvenne quando Saddam
“invitò” i rimanenti membri del Concilio a uscire fuori a sparare personalmente
“ai traditori” fra i quali c’erano i suoi più stretti collaboratori di un tempo
e amici - e rivali. Questo fu un glorioso anello di congiunzione in un paese
dove i legami di sangue corrono in profondità. A maggior ragione essi avrebbero
dovuto essere leali verso Saddam, non fosse che per
proteggersi dai familiari di quelli che avevano ucciso. Tale era l’industria
del culto della personalità che chi assomigliava loro dovette prepararsi per le
improvvise e onnipresenti visite di Saddam.
Affari e Occidente
La guerra Iran-Irak comunque dimostrò che Saddam
era singolarmente inadeguato a fare il leader di guerra, anche se questo non
bastò a evitare i suoi disastrosi interventi. Solo il terrore impedì
all’esercito di abbatterlo - 300 ufficiali maggiori furono fucilati in una
volta sola - e la pace finale dopo un milione di morti fu identica all’umiliante
Accordo di Algeri del 1975 firmato con lo Scià di Persia e il disastro fu
evitato solo grazie all’informazione satellitare americana e da Donald Rumsfeld, allora
consigliere di Reagan per il Medio Oriente. Nel
frattempo il presidente Mitterrand ricostruiva il
reattore nucleare Tammuz distrutto dagli israeliani e
provvedeva di Mirage F1 al suono di 2,6 millioni di dollari mentre per la stessa somma l’Italia
vendeva a Saddam una flotta appositamente costruita.
Per far fronte a complotti assassini, nel 1984 Saddam
creò la sua personale Guardia Repubblicana e una serie di bunker e profondi
tunnel lunghi una quindicina di chilometri. Questo condusse alla bancarotta
irakena. Del resto le rimarcabili abilità propagandistiche di Saddam gli assicurarono l’approvazione occidentale e, dice Coughlin, «il modo con cui Saddam
si adoperò per rigirare le pieghe pericolose nella primavera del 1991 a suo
personale vantaggio fu una dimostrazione testuale della sua astuzia politica e
abilità che gli permise di sopravvivere come campione indiscusso dell’Irak per tre decadi».
The end
La sua strategia a lungo
termine è quella di rappresentare un importante interlocutore a livello
mondiale grazie al possesso di una credibile minaccia nucleare, biologica e
chimica, consegnata per poco ai terroristi nel caso in cui i missili non
fossero disponibili. Egli è convinto - come Bin Laden - che all’Occidente manchi, per il suo egoismo, le
sue rivalità interne e la paura di vitttime, la
determinazione per disarmarlo. Bush, Blair, Berlusconi, Aznar e Howard hanno raccolto
questa sfida. Gli altri stanno, come Con Coughlin ha
dimostrato, comportandosi esattamente come Saddam ha
previsto. Usando le parole della Lady di ferro: «Saddam
deve andarsene. Il suo essere sopravvissuto dopo aver perso la guerra del Golfo
ha prodotto un danno non quantificato
all’appostamento
dell’Occidente in una regione in cui l’unico imperdonabile peccato è la
debolezza. La sua non osservanza dei termini per cui il cessate il fuoco è
stato decretato, ha reso ridicola la comunità internazionale».