Tempi 13 - 27 Marzo 2003
di Scroppo Erica
Sono in Italia e dopo giorni incollata allo schermo di ogni Tv, a leggere giornali, a parlare con amici e parenti, a respirare e cogliere l’umore generale, mi cadono le braccia. E mi sento pure terribilmente colpevole. Mi spaventa la disinformazione regnante, l’ignoranza, la faciloneria, il becerume degli slogan triti e melensi e la mancanza di responsabilità di coloro che scatenando la piazza e soffiando sul fuoco della reazione viscerale istigano odi nuovi e ne rispolverano di antichi finché la situazione sfuggirà di mano. Nelle piazze sembra essersi riversato tutto il pattume ideologico degli ultimi 50 anni e le giovani leve, pateticamente ripetono gesti e frasi riecheggianti le nostre di 30-40 anni fa. Quando poi vedo persone che per età, ceto, cultura non ha senso stiano, de facto, dalla parte di Saddam, mi sovviene l’incessante lavoro propagandistico condotto per anni e teso a convincere ogni essere che mi incrociasse di quanto era bello e giusto il comunismo. Quando Che Guevara era vivo e faceva la guerriglia per «crear dos, tres, muchos Vietnam» e nessuno sapeva chi fosse e come si pronunciasse il suo nome io vendetti centinaia di opuscoli con la sua lettera “da un altro Vietnam”, edizioni La Sinistra. Questo a dire la frenesia collettiva che ci possedette tutti e ci fece lavorare gratis e indefessamente e quasi sempre senza averne coscienza per il Kgb, che ci fece approvare le infami guardie rosse e vedere come profeta Ho Chi Minh, come macellaio un buon presidente come Johnson, operò assai bene e l’azione continua tuttora. Anche perché dopo non è venuto più niente. Noi abbiamo forse cambiato idea, anche perché siamo maturati - non tutti a quanto pare - ma una vera campagna contro il lavaggio dei cervelli non è mai avvenuta. E così, decenni dopo, i figli di quelli che io chiamavo qualunquisti e con martellante zelo avevo convinto a seguire il Che - quello bello, vivo, che sparava, non quello con l’aria stucchevole di santo sulle magliette - ora sfilano ripetendo sempre più logori e sfilacciati slogan che tutti, quando da gruppetto d’avanguardia di colpo ci ritrovammo trascinatori di milioni, si misero a ripetere con noi. Il pacifista che vorrebbe scannare l’“amerikano” o la pacifista “nonviolenta” certa che gli angloamericani siano gli aggressori, sono in piccola parte anche colpa mia. E delle mie efferate certezze di allora. Mi rendo conto che il comunismo è caduto nel 1989 ma non si è fatto contro di esso quel che si fece con Giappone e Germania e purtroppo non con l’Italia, nel ’45. Ed è per questo che gli utili idioti di Saddam oggi inalberano scritte come “Blair e Bush criminali contro l’umanita’”.