Italia Oggi, 3-12-2002
di Fernando Santosuosso
Ogni uomo ha l’ansia di conoscere, diceva Aristotele, anche perché, come ovviamente osservava Bacone, sapere è potere. Porte aperte quindi alla scienza e allo sviluppo tecnologico, anche sul genoma umano, se tutto ciò è finalizzato al miglioramento della vita, approfondendo e migliorando le forze della natura.
E invero in queste materie ogni giorno giungono notizie di nuove conquiste. Ma non tutti i traguardi possono portare benefici effetti; anzi alcuni di essi fanno tremare: assecondando tentazioni egoistiche o di onnipotenza, l’uomo può avviarsi verso folli realizzazioni che certo non giovano all’umanità.
Giorni fa, sotto il titolo «Pronti a fabbricare la vita», si annunciava che due studiosi (Hamilton Smith e Craig Ventre) sono in grado di creare un nuovo tipo di cellula di micoplasma capace di vivere e riprodursi, con caratteristiche diverse da quelle del micoplasma di partenza: in altre parole, siamo di fronte alla possibilità di essere fonte di nuovi tipi di vita, quasi alla scoperta dell’origine della vita. Contemporaneamente, il ginecologo soprannominato dottor Clone ha dichiarato che le centinaia di persone disposte a riprodursi in un piccolo clone sono vicine al traguardo di ottenere un essere subumano, geneticamente identico a loro, realizzabile solo in laboratorio.
In questa prospettiva, qualche docente (Anna Collier dell’univérsità di Milano, su il Manifesto del 30/11/2001) aveva già ritenuto che «la donazione terapeutica permetterà di trapiantare in pazienti vecchi delle cellule giovani... e di rafforzare la negazione della morte come limite invalicabile degli organismi viventi”.
Un ragionamento che si commenta da solo. E ancora peggiori sarebbero le conseguenze della donazione riproduttiva: si pensi solo all’effetto psicologico devastante per chi sappia di essere nato in seguito a tali procedimenti.
Gli interventi di donazione sono vietati in quasi tutti gli stati (anche nel disegno di legge n. 1514 approvato, dalla nostra camera dei deputati il 18 giugno 2002, ora all’esame del senato della repubblica), e analogo divieto è contenuto in una serie di atti internazionali: così della convenzione di Oviedo del 1997, nell’art. 1 del relativo protocollo addizionale del 12 gennaio 1998, nella risoluzione del 14. maggio 1997 dell’Organizzazione mondiale della sanità;nella direttiva europea 98/44 sulla «protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche»; dalla Convenzione europea dei diritti fondamentali dell’uomo, approvata a Nizza nel dicembre del 2000.
La generalizzazione di questo divieto avrà pure un significato e un serio fondamento sia sotto il profilo scientifico, sia nel comune sentire, considerati gli scenari molto preoccupanti che detti esperimenti potrebbero aprire nel futuro del mondo.
Non è il caso di approfondire in questa sede il passo biblico (Genesi 2,3) sull’inviolabilità dell’albero della vita, o diversi episodi mitologici circa la volontà divina contro tentativi di scalata dell’uomo all’immortalità o la sua sfida al creatore della vita. Né osiamo qui affrontare la tematica dei rischi biologici nei nascituri attraverso progetti così arditi, pur se questi rischi sembrano già accertati nell’esperienza già fatta con la clonazione di animali.
Sono forse più gravi altre due considerazioni. Anche se i due predetti scienziati si sono impegnati ad adottare tutte le precauzioni necessarie per evitare ricadute pregiudizievoli per gli esseri umani nati secondo natura, a cominciare dalla massima riservatezza sulle formule e sui procedimenti da loro seguiti, non sarà certo possibile garantire questi segreti, né le precauzioni potranno escludere del tutto la realizzazione di spaventosi sviluppi (basti solo pensare alla creazione di ibridi, di chimere o di altre mostruosità). Kant ammoniva: «fa’ in modo che i tuoi principi siano tali che tu possa accettarne tutte le conseguenze».
Ma la più profonda incognita consiste nell’offesa alla dignità dell’uomo; dignità che la nostra Costituzione intende tutelare fortemente menzionandola in numerosi articoli.
Ebbene, la dignità della persona, di questo essere irripetibile e capolavoro della creazione, sarebbe profondamente compromessa, sia formando altri esseri para-umani destinati alla mercificazione e comunque solo alla loro strumentalizzazione (ciò che la stessa morale laica ripudia energicamente), sia perché una simile concezione materialistica di una umanità, ridotta a un insieme di cellule viventi, si porrebbe in contraddizione con l’incontestabile parte essenziale dell’uomo: la sua personalità singolarizzata, che si identifica nella sua intelligenza, volontà, responsabilità, aspirazione ad amare ed essere felice.
Forse anche per questo il ministro Sirchia pensa che la donazione debba considerarsi un delitto contro l’umanità. (riproduzione riservata)