La Nazione - Cronaca di Pisa, 24 ottobre 2001

Un fenomeno di altri tempi ritornato clamorosamente alla ribalta proprio nell’era del computer

Gli analfabeti del 21° secolo

di Alessandro Ubiglia

Pisa – L’analfabetismo di ritorno è una piaga del nostro tempo. Da un indagine condotta su un certo numero di ragazzi alla visita di leva del 2000 e attraverso interviste a domicilio a numerose ragazze, è scaturita una verità sconcertante: un quarto dei giovani italiani arriva a 18 anni con gravi difficoltà nel leggere e comprendere il significato di alcune espressioni o particolari termini. Nonostante l’obbligo scolastico fino a 15 anni, “leggere, scrivere e far di conto” era ciò che essenzialmente, un tempo, veniva insegnato alle elementari. Chi aveva frequentato la quinta elementare, infatti, una volta, entrava nei mondo del lavoro e per lo Stato doveva essere in grado di comprendere ciò che giornalmente la vita presentava. Oggi, invece, sembra proprio che, sebbene la maggioranza dei giovani frequenti le superiori, ci sia disagio a comprendere perfino semplici articoli di giornale e annunci di lavoro, o difficoltà a compilare un bollettino postale. Non si conosce di preciso la causa per cui il 25% dei giovani riesca a malapena a leggere e scrivere; alcuni attribuiscono ciò all’alto abbandono della scuola dell’obbligo, altri, invece, danno la colpa al fatto che la scuola italiana è meno “severa” di un tempo e tende quindi a promuovere un numero maggiore di alunni. Ci sono, infatti, meno ragazzi bocciati, non esistono più gli esami di riparazione e quindi, la “paura” della scuola è diminuita e molti si sentono “incentivati” a studiare meno. Altro fattore che favorisce l’ignoranza, inoltre, è il disinteresse per la lettura di libri e giornali; il monto attuale, infatti, mette a disposizione delle persone molti svaghi che distolgono l’attenzione dalla carta stampata, inoltre, non c’è tempo per leggere: la televisione, Internet ed i videogames hanno completamente soppiantato questo modo di svagarsi. Il disabituarsi a leggere porta, dunque, inevitabilmente non tanto a non saper leggere e scrivere nel vero senso della parola quanto ad un “analfabetismo di ritorno”, che è dovuto a non usare e, successivamente, a non comprendere una serie di termini o di modi di dire, e pian piano ciò porta a una riduzione del proprio vocabolario.