Secolo
d’Italia
27 novembre 2001
Intervista al genetista, celebre per aver demolito la teoria evoluzionista, il quale denuncia la pretesa della scienza di volersi sostituire a Dio
«Non sopporto questa retorica umanitaria.
Non posso uccidere una persona per salvarne un milione…»
di GLORIA SABATINI
ROMA.
Un’altra
rivoluzione genetica annunciata da Oltreoceano. La notizia choc della donazione
di tre embrioni umani fino allo stadio di sei cellule suscita un nuovo vespaio di
polemiche e apre inquietanti interrogativi sulla tracotanza di una scienza che
all’inseguimento di un progresso illimitato - pretende di sostituire la morale.
O peggio, dietro Io scudo della sperimentazione a fini umanitari o terapeutici.
di ricostruire in vitro il mistero della vita.
«Nulla di nuovo, comunque, rispetto agli annunci degli
scorsi anni. Saranno almeno sei volte che si grida alla donazione umana». In
un’intervista al “Secolo d’Italia” Giuseppe Sermonti, genetista e biologo di fama
internazionale, demolitore delle teorie evoluzioniste, con il rigore che gli è
proprio mette in guardia dalla tentazione da parte di alcuni settori del gotha
scientifico di sostituirsi a Dio nel mistero della creazione umana.
Professore,
cominciamo a fare un po’ di chiarezza. L’Iter seguito per la cosiddetta
“donazione terapeutica” è Io stesso che si utilizzerebbe per
riprodurre l’uomo?
Non c’è dubbio. Nel primo caso - dopo aver introdotto nella
cellula uovo il patrimonio genetico della cellula adulta - ci si è arrestati
alle cellule staminali e non si è impiantato l’embrione. Ma il punto è un
altro. Queste operazioni rese pubbliche nelle ultime ore non differiscono da
quel. le già annunciate. Non è successe niente di eclatante, solo un piccolo
miglioramento tecnico nella procedura Quello che giudico insopportabile è la
retorica umanitaria, l’annuncio del salvataggio di non so quante vite umane: a
sentire questi signori con certi esperimenti si risolverebbero i morbi più tremendi.
E invece...
È un’operazione eticamente ignobile, non si può vendere ciò
che è nella mente di Dio.
Lo dice da
genetista, da cattolico o da padre di famiglia?
Lo dico perché è deontologicamente scorretto, tanto più che
questi enormi benefici per l’umanità servono a giustificare comportamenti
pericolosi, Il problema morale esiste comunque, indipendentemente dai vantaggi
che ne conseguono. Non posso uccidere un uomo per salvarne un milione, su
questa china arriveremmo a sostenere la possibilità di uccidere migliaia di
uomini per salvarne altrettanti. La mia sensazione è che ci sia da parte di
alcuni ambienti scientifici un tentativo sistematico di desacralizzare la vita
umana, di impossessarsi di ambiti sempre più vasti della realtà umana, fino a
scacciare il mistero della vita. È lo scopo dichiarato di persone che vogliono
sostituire la scienza all’etica, considerando il mondo morale come un universo
oscurantista e retrogrado da sconfiggere.
Quale dovrebbe
essere, invece, il rapporto tra scienza ed etica?
Dovrebbero convergere. Oggi, invece, tra la scienza positiva
e l’etica umana esiste una reale contrapposizione. Per gli scienziati la morale
dev’essere messa da parte in attesa di costruirne una nuova attraverso la
scienza. In definitiva si pensa di poter eliminare la dimensione morale
attraverso precetti biometrici.
La medicina al possto dell’etica. Una prospettiva allarmante... Come per la donazione.
La scienza è scoperta continua È ricerca. Ma facciamo
attenzione: se si vuole donare l’uomo è un discorso, se si vogliono ottenere
esclusivamente delle cellule staminali, il discorso è diverso.
Nell’ambito
della seconda ipotesi, lei sarebbe favorevole a una donazione per ridurre o
curare alcune patologie?
E tutto il discorso che non mi piace per i motivi che ho
detto. Gridare alla donazione umana è sicuramente un errore: nessuno l’ha mai
progettata. La donazione umana non ha indicazioni cliniche e poi, oggi come
oggi, risulterebbe pericolosissima
Insomma, non è
una prospettiva dietro l’angolo?
Assolutamente no. Non credo si arriverà mai agli uomini in
serie. La mia riserva è un’altra: in questo modo si rafforza sempre di più la
contrapposizione tra scienza ed etica che, invece, dovrebbero convergere in una
prospettiva comune. Lo scienziato deve avere una visione generale della vita e
della realtà e non un’interpretazione specifica, se si pone su un piano
generale finisce per incontrarsi con la dimensione etica. Percorrendo la strada
della manipolazione genetica, invece, le due sfere si allontanano sempre di
più.
Anche
nell’ambito della legittima sperimentazione scientiflca, quindi, esistono dei
paletti insuperabili?
Certo. Penso alla pretesa di dare vita a “una seconda
creazione” cioè di sostituirsi a Dio, come certi studiosi hanno dichiarato di
voler fare. È aberrante. A questi maghi della tecnologia dico: “se volete
aiutare la generazione fatelo, e cercate di farlo in maniera pulita, ma se
volete sostituirvi a Dio, via da questa porta!
Quale
disciplina, quale corrente dl pensiero, quale scienza “illuminata” potranno
evitare questa deriva?
Una «scienza del simbolo», come auspica Pavel Florenski,
«una scienza dei significati» e non solo di procedimenti tecnici. È l’unica
strada possibile.