Toscana Oggi, 16 dicembre 2001

LA DOMENICA Diocesi di San Miniato

L’intervento del vescovo Ricci su pluralismo e parità scolastica

Una Battaglia per la libertà

 Credo necessario e opportu­no riproporre a tutti, com­presi i fedeli cristiani che li ignorano, alcuni punti della dottrina sociale cristiana riguardanti la scuola.

Va subito detto che non è accettabile il monopolio scolastico statale.

Lo Stato infatti non concede ma deve riconoscere il diritto-dovere naturale dei genitori ad educare i figli secondo coscienza e non può soffocare tale inviolabile diritto.

Il compito dello Stato è soltanto quello sussidiario di creare le condizioni favorevoli perché a tutti i giovani sia assicurato senza discriminazioni il servizio scolastico adeguato e più soddisfacente. Non si può imporre, a tutti - sia pure solo di fatto - la sola scuola gestita dallo Stato.

Il monopolio scolastico statale viola in modo insopportabile il diritto naturale dei genitori, misconosce il principio di sussidiarietà, non stimolando e soffocando anzi insipientemente le iniziative e le preziose risorse che persone e istituzioni, presenti nella società, desiderano mettere a servizio delle nuove generazioni. Sicché ad esempio, istituzioni come l’Università Cattolica del Sacro Cuore o membri di congregazioni che si dedicano per vocazione all’educazione della gioventù (Gesuiti, Scolopi, Fratelli delle Scuole Cristiane, Salesiani) non potrebbero sorgere ed essere utilizzati in uno Stato che pretendesse di riservare solo a se stesso la scolarizzazione delIe nuove generazioni e sciuperebbe e butterebbe via esperienze che da secoli hanno fatto e fanno la gloria culturale e sociale della Cristianità e che quindi danno e potrebbero dare al sistema scolastico nazionale e al progresso civile un apporto qualitativo e numerico di grande valore.

E’ stato finalmente riconosciuto nella legislazione della nostra Repubblica che anche le scuole di proprietà privata che accettano l’iscrizione di chiunque. senza discriminazioni, svolgono un servizio pubblico.

E se in possesso dei requisiti legittimamente fissati dallo State ottengono il riconoscimento di parità con le scuole statali, perché non dovrebbero godere anche del diritto - per giustizia distributiva - al finanziamento statale pari?

Evidentemente gli alunni delle scuole statali che vanno in corteo a gridare: «Non un soldo dello Stato alle scuole private» non sono stati liberati dai loro insegnanti dall’ignoranza e marciano per perpetuare inconsapevolmente un’ingiustizia.

Ignorano quanto la legge italiana riconosce: le scuole parificate sia pure non gestite dallo stato, svolgono un servizio pubblico.

Ignorano che lo Stato come percepisce da tutti i cittadini le tasse, così, coi soldi di tutti deve prestare il servizio scolastico a tutti e non soltanto ad una parte di scolari.

Fin qui, lo Stato ha mantenuto solo le scuole statali e non ha speso nulla per gli alunni italiani che frequentano altre scuole riconosciute pari dallo Stato stesso.

Da troppo tempo ha quindi defraudato e defrauda tali cIttadini!

Domando: quando vedremo in corteo studenti debitamente informati marciare finalmente per una causa di libertà e di giustizia per tutti?

Aspettiamo cioè che marcino per reclamare il rispetto del diritto naturale dei genitori di educare i figli secondo le loro convinzioni, per reclamare giustizia a favore dei cittadini della scuola parificata ai quali è negato il finanziamento prestato invece ai cittadini che vanno a scuola a totale carico dello Stato e cioè a carico di tutti i cittadini.

 

Vantaggi che la scuola libera parificata reca allo Stato e al miglioramento della scuola italiana

Quando, lo Stato italiano, riconoscerà l’ingente risparmio che ha realizzato e realizza a non aver dovuto fornire la scuola agli alunni delle scuole non statali? Quando si vorrà riconoscere che è vantaggioso per il bilancio statale avvalersi delle strutture scolastiche e delle prestazioni di volontariato che la scuola non statale mette a disposizione di tutti?

Al danno si aggiunge la beffa quando si lasciano marciare in corteo degli studenti a manifestare contro la scuola non statale perché «scuola dei ricchi!!» Privati ingiustamente del finanziamento pubblico, gli alunni delle scuole non statali devono pagare una retta.

Sono così condannati a pagare per poter esercitare una libertà sacrosanta. E così lo Stato priva ingiustamente i poveri della stessa libertà di scelta.

Non è forse vero progresso civile mettere anche i cittadini poveri in grado di scegliere la scuola che preferiscono senza subire una discriminazione?

La Chiesa apprezza grandemente il servizio scolastico che lo Stato presta. lncoraggia perciò i tanti insegnanti cristiani impegnati nella scuola statale a collaborare con competenza professionale, dedizione, senso di responsabilità per il migliore risultato dell’istituzione scolastica che servono.

La Chiesa ritiene altresì che il lavoro importante e delicato dei docenti debba ottenere l’apprezzamento e la rimunerazione che merita, ma ritiene pure che la presenza e l’opera della scuola non statale nel sistema scolastico nazionale possa essere uno stimolo assai efficace per il progresso qualitativo di tutta la scuola italiana perché determinerà una salutare concorrenza.

I cittadini infatti saranno spinti a preferire la scuola che meglio li serve e tutti i responsabili della scuola saranno spinti a migliorare il loro servizio e a meritare la preferenza delle famiglie.

+Edoardo Ricci