Il Giornale
sabato 3 novembre 2001
di Antonio Socci
Piero
Fassino, il prossimo segretario Ds, alla domanda se davvero era comunista
quando stava nel Pci, ha risposto: «Assolutamente no... Mi sono iscritto al Pci
“contro” il comunismo» (da Sette, 1°
novembre 2001). Il suo concorrente alla segreteria, Giovanni Berlinguer, ha
fatto sapere sul precedente numero di Sette,
per interposta persona, che lui ha sempre usato i libri di Marx «per
schiacciare le zanzare sul muro». Solo per quello. Se è stato per mezzo secolo
dirigente del Pci dev’essere successo per caso: passava di lì... Ma lui col
marxismo che c’entra? Chissà come è nata questa bislacca diceria che il Pci sia
stato un partito comunista. Anche Massimo D’Alema tempo fa ha dovuto chiarire:
«Non ho mai studiato il marxismo-leninismo... e non credo neanche che esista» (l’Unità, 11aprile1998). E quando faceva
l’«enfant prodige» di Enrico Berlinguer? Era un liberale. L’ha detto e
ripetuto. Un liberale come Giovanni Malagodi e il barone Ricasoli. Lo stesso
Gramsci, rivelò D’Alema, fu un «liberale» (Il
Sole-24 Ore, 31 luglio 1997).
E
vero che nel 1985, quando il cardinal Ratzinger definì il comunismo come «la
vergogna del nostro secolo», proprio D’Alema insorse, indignato. Lo raccontava
Vittorio Messori, intervistatore del prelato, alla Stampa il 4 maggio 1997. Ma sarà stato un equivoco, forse Messori
ricorda male. Perché a Botteghe Oscure di comunisti non ce n’erano. Nell’estate
1999 a Newsweek proprio D’Alema
spiegò che il Pci, in blocco, da tempo non era più comunista se mai lo era
stato. Anzi, negli anni Settanta erano proprio gli anticomunisti a iscriversi
al Pci. Ce lo ha fatto sapere, prima di Fassino, Walter Veltroni. Sulla Stampa del 16 ottobre 1999 spiegò che
lui appartiene alla «generazione che aveva l’Urss come avversario» e negli anni
Settanta entrò nel Pci perché «pensavo che avesse ragione Jan Palach e non i
carri armati dell’invasione sovietica. Consideravo Breznev come un avversario,
la sua dittatura un nemico da abbattere».
Ovvio.
chi negli anni Settanta voleva abbattere i regimi dell’Est entrava nel Pci come
Veltroni, andava a Berlino Est ai festival della Gioventù comunista come
Veltroni ad applaudire i tetri e sanguinari burocrati di Breznev, faceva come Veltroni
(e come Fassino e come D’Alema) il dirigente di quella Fgci che nel suo Statuto
(confermato nel 1978) esordiva così: «Gli iscritti e i militanti della Fgci
lottano per costruire una società socialista che crei le condizioni e favorisca
il processo di liberazione dell’uomo verso il comunismo». E che all’articolo 1
proclamava: «La Fgci si riconosce nella strategia del Partito Comunista
Italiano, contribuisce ad arricchirla, ed educa i suoi iscritti alla conoscenza
del marxismo e del leninismo, nello spinto dell’antifascismo e
dell’internazionalismo proletario».
Chi davvero «aveva l’Urss come avversano» in quegli anni non andava per le piazze a chiedere firme per Solzhenicyn e raccogliere sputi e insulti dai compagni, ma faceva come Veltroni che il 24 febbraio 1974 organizzava una formidabile manifestazione anticomunista intitolata: «Togliatti con noi. Nel nome di Togliatti le lotte dei giovani per la pace, la libertà, il socialismo».
Ha
fatto discutere Veltroni quando, nel luglio 1995, ormai crollato da anni il
Muro, si è definito «anticomunista». Un temerario. Ma qui siamo davanti a un
fenomeno ancor più clamoroso: un’intera classe dirigente che oggi rivela di
essere sempre stata anticomunista. Di essere entrata nel Pci per questo. E’
straordinario. Perfino Fabio Mussi ha fatto sapere che «già ai tempi giovanili
avevo ben chiaro che il regime dell’unione Sovietica era una grande truffa e mi
riconoscevo in chi, da anticomunista, criticava il totalitarismo». Insomma era
un montanelliano in incognito, il Mussi. E da anticomunista faceva carriera
politica nel Pci. E’ curioso come si sia potuto prendere il Pci per un partito
comunista. Anche Massimo Cacciari - filosofo marxista, due volte deputato del
Pci, infine sindaco del Pds - un bel giorno ha rivelato: «Mai stato comunista e
neppure pidiessino» (Sette, 19maggio
1994).
Ma
forse almeno Enrico Berlinguer sarà stato comunista, non è vero? Nient’affatto.
Veltroni ha dissolto anche quest’ultimo equivoco. In realtà era un fanatico
anticomunista: «Proprio Berlinguer e la sua politica venivano considerati
avversari e nemici dal Pcus», perché «sul piano dell’ideologia, il comunismo ha
in sé, con la dittatura del proletariato, la negazione della libertà» (l’Unità, 30 ottobre 1999). Davanti a
tante rivelazioni mozzafiato, riattualizzate da Fassino, ci si sente un po’
storditi. Almeno Marx sarà stato marxista! Macché. Uno apre il «Requiem per
Carlo Marx» di Frank E. Manuel e scopre la battuta che l’autore del «Capitale»
amava ripetere, riferita da Engels: «Tutto quello che so, è di non essere
affatto marxista».
Nemmeno
lui. Ma chi l’ha imposto e sostenuto il comunismo per 70 anni? E chi li ha
prodotti 200 milioni di morti? E i Paesi devastati, i carri armati? Mah. In
Italia di sicuro non c’è mai stato un comunista, se non il movimento berlusconiano
che Veltroni, in un libro, ha definito «stalinista». Il bianco è nero, il nero
è bianco, vittime e carnefici si dissolvono, il giorno è la notte e la notte è
giorno. Viene in mente Arthur Koestler, «Buio a mezzogiorno», la sua micidiale
descrizione della menzogna totalitaria. Ma forse questa italica è solo una
burla, una barzelletta un po’ squallida.
Si
capisce perché è parsa così indigeribile a sinistra la storia di Antonello
Trombadori che ha sempre dichiarato lealmente di essere stato comunista e che
poi è diventato sinceramente anticomunista (come racconta il recente libro
curato dal figlio Duccio). La sua è la storia vera, dolorosa, di uno che si
assumeva le sue responsabilità. Niente a che vedere con chi racconta oggi, solo
oggi, come Fassino e Veltroni, che i regimi comunisti gli facevano schifo già
allora e si iscrisse al Pci per abbatterli. Certo, avranno capito già allora
che erano orrendi, ma perché hanno continuato a ingannare milioni di poveracci,
mentendo sapendo di mentire? Ce lo spieghino, per favore, invece di continuare
a coglionarci.