Il Giornale martedì 30
ottobre 2001
La memoria di non meno di 32 milioni di persone, vittime del
comunismo in Unione Sovietica, sarà richiamata oggi in occasione della Giornata
russa del ricordo, che quest’anno coincide con il decimo anniversario
dell’istituzione della Commissione per la riabilitazione delle vittime delle
repressioni politiche.
La manifestazione più significativa, prevista a Mosca, è stata illustrata ieri dal presidente della Commissione, l’accademico Aleksandr Iakovlev.
Parlando all’agenzia lnterfax, Iakovlev ha fatto un bilancio
dei lavori dell’organismo da lui diretto - creato nel 1991 per volere del primo
presidente della Russia post-comunista, Boris Eltsin - e ha fornito alcune cifre:
stando ai dati raccolti negli archivi e a una serie di elementi indiretti - ha
sottolineato - si può oggi affermare che dal 1917 almeno 32 milioni di persone
furono uccise durante le repressioni politiche del comunismo sovietico. Tra loro,
sono contati coloro che furono giustiziati, come pure chi morì di stenti nei gulag
(circa 1125% del totale nell’epoca staliniana, con aria forte incidenza di
prigionieri-bambini).
D’altro canto non si può circoscrivere il fenomeno solo alle purghe staliniane degli anni ‘30: secondo Iakovlev, 13 milioni di vittime sono infatti riconducibili già alla responsabilità di Lenin, agli anni della guerra civile e del terrore rosso. Iakovlev ha infine osservato che, considerando i bambini non nati e le vittime della II guerra mondiale, i Paesi dell’ex Unione Sovietica e in primo luogo la Russia) hanno perso tra il 1917 e il 1991 non meno di 100 milioni di vite umane.
Per ricordarle tutte, la cerimonia di commemorazione di oggi
si terrà a Mosca, sulla piazza della Lubianka (dove sorge l’edificio che ospitava
il Kgb, la famigerata polizia segreta), dinanzi al monumento del ricordo rappresentato
da una pietra delle isole Solovki, sede del primo lager di un regime totalitario
del XX secolo.
Alla manifestazione ci saranno, oltre a Iakovlev,
rappresentanti del governo russo, di vari partiti, di associazioni dei familiari
delle vittime, della Corte costituzionale e della procura generale.
Il velo sui massacri compiuti in particolare durante lo
stalinismo fu tolto da Nikita Krusciov durante il famoso rapporto segreto del
XX congresso del Pcus. Quando le prime notizie di quanto era stato detto dal segretario
generale ucraino filtrarono in Occidente, i seguaci del comunismo - tenuti all’oscuro
dai loro dirigenti- manifestarono incredulità. Ci volle del tempo e l’evidenza
della spaventosa verità per indurli a rivedere il giudizio sul «piccolo padre»
(così i comunisti chiamavano Stalin). Negli anni successivi, nuove testimonianze
hanno hanno reso ancora più terrificante il bilancio dei crimini perpetrati dal
comunismo sovietico. E il mondo è ancora in attesa di un rapporto sugli orrori
del Pc cinese di Mao.