Il Giornale, 13-03-02
Album Cultura & Spettacoli
Ambiente
Parola di ecologista
L’intervista a Bjorn Lomborg di Carlo Stagnaro e la recensione del suo libro di Andrea Mancia, che pubblichiamo in questa pagina, sono riprese dal quindicinale on line “Ideazione.com”.
di CARLO STAGNARO
Ha appena 36 anni, Bjorn Lomborg ma
già è una delle persone più discusse sulla faccia della terra. Docente di
statistica presso l’università di Aarhus (Danimarca), egli è l’autore del
libro che ha fatto rodere il fegato a tutti gli ambientalisti del mondo: The
Skeptical Environmentalist (l’ambientalista scettico), edito nell’estate
del 2001 da Cambridge University Press e giunto già alla sesta ristampa - e di
prossimo arrivo in Italia per Mondadori. Tale volume è una raccolta dati, crudi
numeri e studi effettuati dai più accreditati enti di ricerca (dall’organizzazione
mondiale della sanità alle varie branche dell’Onu, flno alle più prestigiose
università). Gli stessi dati dì cui dispongono gli ambientalisti, dunque. Lomborg,
però, mostra come le cose stiano assai meglio di quanto ci venga abitualmente detto.
La maggior parte delle politiche ambientali. inoltre, rappresentano - secondo
l’autore - altrettante ingiustificate e inefficaci occasioni di sperpero del
denaro pubblico. Se si focalizza l’attenzione sull’ambiente, infatti, la si
distoglie dall’uomo; si perdono di vista i grandi problemi che, in ultima
analisi possono essere riassunti in una sola parola povertà. La vera via da
percorrere, allora, è quella dello sviluppo e della sperimentazione, non quella
della paura e dell’ostilità verso la scienza Se lo dice Lomborg,
ambientalista sì (ha alle spalle anche una militanza in Greenpeace), però
scettico, bisogna crederlo.
Professor Lonborg, cosa slgnlflica
essere un “ambientalista scettico”?
“Signiflca che io sono un ambientalista, perché - come la maggior parte della gente - mi preoccupo per la nostra Terra e per la salute e il benessere delle generazioni a venire. Ma sono anche scettico, poiché me ne preoccupo abbastanza da non voler agire sulla base di semplici miti, ottimisti o pessimisti che siano. Al contrario, gli uomini dovrebbero utilizzare le informazioni più accurate di cui dispongono per perseguire, tutti insieme, l’obiettivo comune di rendere migliore il domani”.
Lei ha definito le tesi
pessimistiche come “la Litania”. Ha qualcosa da aggiungere?
“La Litania ha pervaso il dibattito
così profondamente e così a lungo, che affermazioni chiaramente false possono
essere dette e ripetute, senza alcun riferimento preciso, e ciò nonostante
essere prese per buone. Questa non è la conseguenza del fallimento della ricerca
accademica sui problemi ambientali, che anzi è bilanciata e competente.
Piuttosto, ci troviamo di fronte alla disfatta della divulgazione delle
conoscenze ambientali, che tocca insistentemente la corda delle nostre
credenze fatalistiche”.
In effetti, quello
ambientalista “viene presentato abitualmente come un punto divisa oggettivo.
Lei non la pensa così?
“Diciamo le cose come stanno. Quanto
peggio viene ritratto lo stato di salute dell’ambiente tanto più facile è per
gli ambientalisti convincerci a spendere denaro su di esso anziché in ospedali,
asili, eccetera. E, per favore, tenga presente che io ero fino a poco tempo
fa il tipico uomo di sinistra, tranquillo e impegnato. Se me lo avesse chiesto
nel 1980, non avrei mai potuto immaginare che, ai giorni nostri, non vi sarebbe
stato alcun pericolo di esaurimento delle risorse. Allora partecipavo a
manifestazioni e cortei, ma solo a quelli: non facevo nulla di illegale, insommia. Sono troppo provinciale e accademico per questo genere di cose.
Ml scusi, professore,
davvero lei pensa che, non stiamo esaurendo le nostre risorse?
“Certamente. I dati mostrano che il
cibo probabilmente continuerà a diventare più economico e meno scarso e che
saremo in grado di nutrire un numero sempre maggiore di persone. Le foreste non
sono scomparse, anzi. L’acqua è una risorsa abbondante e rinnovabile, sebbene
possa essere localmente scarsa Non sembra esservi alcun serio problema per
quanto riguarda le risorse non rinnovabili come l’energia e le materie prime.
In particolare, il nostro consumo di energia non ha un limite superiore,
né nel breve né nel lungo termine”.
In
ogni caso, vi è chi dice che dovremmo comunque riciclare le materie: altrimenti
arriverà un giorno in cui non sapremo più dove mettere i rifiuti. Pensa che
dobbiamo pagare questo prezzo?
“La credenza sottesa a gran parte
delle argomentazioni a favore del riciclaggio è che stiamo esaurendo le risorse.
Si tratto, questo, di un esempio spettacolare in cui i vecchi ambientalisti
avevano sbagliato. Ma molte persone ancora ne sono convinte. Il riciclaggio
talvolta ha senso, ma non dovremmo prenderlo per un dovere. Anche se gli Stati
Uniti aumentassero la loro produzione di spazzatura pro capite del 15 per cento
all’anno e raddoppiassero la loro popolazione, l’intera produzione di rifiuti
del ventunesimo secolo potrebbe essere sistemata in un cumulo alto una
trentina di metri su una superficie a base quadrata di 28 Km di lato. Si
tratta di un’estensione irrisoria: un puntino sulla carta geografica degli
Usa. Trovare un sito per stoccare i rifiuti è una questione politica - nessuno
li vuole nel proprio cortile. Ma non è un problema di spazio”.
Se le cose stanno come dice lei, dovremmo sentirci davvero bene …
“Sarebbe irrealistico dire che tutto
stia migliorando. Ma dobbiamo sviluppare la capacità di costruire una scala
di priorità. Per esempio, il livello di inquinanti sta diminuendo rapidamente
nei Paesi industrializzati. L’ aria di Londra è oggi più pulita di quanto lo
sia mal stata fin dal 1585. Il londinese medio stava nel passato molto peggio
di oggi”.
Quindi, lei non pensa che
dovremmo investire in politiche per aiutare il Terzo Mondo. Cosa pensa, per
esempio, del protocollo di Kyoto?
“Penso che potremmo aiutare il Terzo
Mondo assai di più facendo altre cose, per esempio fornendo loro acqua potabile
e servizi sanitari. Con la spesa dl 200 miliardi - che è il costo di Kyoto per
un solo anno — potremmo garantire acqua potabile a chiunque e per sempre.
Questo salverebbe ogni anno due milioni di persone dalla morte e mezzo miliardo
di persone da una grave malattia. In ogni caso, il fatto è che gli uomini, in
media, sono più ricchi, godono di una migliore salute, hanno una più lunga
aspettativa di vita e si nutrono meglio che in qualunque altro momento nella
storia dell’umanità Tra venti anni, ci volteremo indietro e ci meraviglieremo
di esserci preoccupati così tanto. L’ambientalismo non sarà più una religione,
ma semplice buonsenso”.
Lei è giovane e famoso,
alcuni sono innamorati del suo lavoro, altri la vedono come l’Anticristo. Come
ci si sente?
“Essere famosi non è bello, ma è bello
essere nel giusto”.
Cinquecento pagine di cifre contro i
luoghi comuni
ANDREA MANCIA
The Skeptical Environmentalist
(l’ambientalista
scettico), scritto dal danese Bjørn Lomborg per la Cambridge University Press
(e di prossima pubblicazione in Italia), non sembra - a prima vista - un libro
capace di accendere le passioni spaccare in due la comunità scientifica
internazionale. Questo libro di quasi 500 pagine piene di numeri, grafici e
note bibliografiche accuratissime è invece riuscito dove pamphlet
propagandistici costruiti con ben altre pretese avevano miseramente fallito. E
ha finalmente gettato un po’di luce su quella “grande truffa” della litania
ambientalista che inquina, ormai da decenni, il nostro pianeta.
Lomborg - professore associato di
statistica all’università di Aarhus, ecologista, vegetariano, a attivista di Greenpeace vicino (per sua stessa ammissione) alle idee della sinistra
scandinava - è diventato un “ambientalista scettico” quasi per caso, soggiogato
dalla forza dei fatti e dal potere persuasivo dei numeri. Era partito per
dimostrare che la Terra era moribonda insomma, e si è ritrovato a raccontare
una storia del tutto diversa, fatta di una malattia in avanzato stadio di
guarigione è di una pletora di medici pronti a giurare il falso pur di ottenere
qualche finanziamento
In più.
Il libro
del professore danese parte dalle stesse fonti utilizzate dalle Cassandre
ecologiste per gridare al disastro imminente, ma le analizza con rigore
scientifico-matematico da una prospettiva di lungo periodo. E bastano poche
pagine per accorgersi della differenza: la Terra, dati alla mano, non è mai
stata così bene, proprio come aveva azzardato ipotizzare Julian Simon, ormai
decenni fa, in The Ultimate Resources. I numeri dl Lomborg dipingono,
falsificandolo, un quadro completo della litania ambientalista:
deforestazione, fame nel mondo, inquinamento dell’aria, specie animali in via
d’estinzione, pesticidi, smaltimento della spazzatura, fonti d’energia e surriscaldamento
terrestre. Persino il “sacro testo” del Protocollo di Kyoto finisce per essere
ridimensionato dalla fredda analisi di The Skeptical Environmentalist che,
in punta di penna e senza alzare la voce, si sbarazza di una serie infinita di
luoghi comuni travestiti da para-scienza.
Naturale, dunque, che
il Gotha ecologista si sia sentito toccato nel profondo dal lavoro del
ricercatore danese. Ma la reazione scomposta degli ambientalisti è andata
oltre. Scientific American ha dedicato un numero speciale alla
distruzione sistematica del libro di Lomborg, non andando oltre - per la verità
- ad una meschina raccolta di insulti gratuiti. Anche Greenpace, Wwf e
Worldwatch Institute si sono lanciati in una serie impressionante di attacchi
che molto spesso sono scivolati nel campo delle offese personali. Quasi nessuno
invece, ha avuto il coraggio di affrontare Lomborg sul suo campo, quello
dell’analisi statistica dei dati. Ma sarebbe ingenuo sorprendersi. La verità,
come cantava Caterina Caselli nel ‘66, fa male. Ma per chi è abituato a vivere
di menzogne, il dolore è addirittura insopportabile.