Avvenire, 07giugno 2002
di LUCIA BELLASPIGA
E’ stata lunga la discussione, è durata fino a notte. Ma alla fine il parlamento svedese ha deciso: le coppie gay potranno adottare un figlio. Una legge approvata a larga maggioranza - 196 voti a favore, 39 contrari, 71 astenuti - con cui la Svezia si guadagna ll record di primo Paese dell’Ue che equipara i coniugi omosessuali a quelli eterosessuali. Non solo: la legge prevede che uno dei due partner possa adottare il figlio dell’altro: provvedimento, questo, già adottato in Danimarca, Olanda, Islanda e in Navarra (Spagna). Ma soprattutto, per la prima volta al mondo, è consentita alla coppia omosessuale l’adozione di bambini stranieri. Una possibilità per ora teorica, vista l’opposizione dei 25 Stati da cui provengono i minori affidati alle famiglie svedesi. «Ma il fatto che l’India sia contraria — ha ribattuto Tasso Stafilidis, il deputato svedese, omosessuale, che si è battuto a favore della legge — non deve impedire che la Svezia si dia una legge che in teoria lo consenta.
Così nel Paese scandinavo da sempre schierato per i diritti della persona entra in vigore un provvedimento che, proprio quanto ai diritti dei minori, fa discutere: fino all’ultimo, ma invano, si sono opposti non solo i partiti cattolici e la destra, ma anche le organizzazioni che si occupano di adozioni, sostenute dall’opinione degli esperti, contrari soprattutto nel caso di adozioni internazionali: «Un bimbo indiano o cinese, che ha già perso i genitori — dice Boje Svensson, psicoterapeuta — ha bisogno di una famiglia vera: la sua situazione è molto più complicata rispetto a quella di un uomo che adotta il figlio del proprio partner». Se Tasso Stafìlidis esprime soddisfazione (Troppi genitori sono esclusi solo per i loro orientamenti sessuali) il pastore Tuve Skanberg riporta il dibattito al fulcro, a quei minore di cui nessuno pare essersi ricordato: «Se devo scegliere tra i diritti del minore e quelli degli omosessuali, sinceramente scelgo i diritti del bambino). Dibattito aperto anche in Italia: di «grave anomalia» e di un «provvedimento fatto per gli adulti, senza pensare ai piccoli» parla Riccardo Pedrizzi, responsabile di An per le politiche della famiglia; mentre Marco Griffini, presidente di Amici dei bambini, denuncia la «discriminazione tra minori: ad alcuni concederemo una famiglia, ad altri negheremo il diritto di sentirsi figli di un padre e di una madre. Sergio Lo Giudice, presidente di Arcigay, plaude alla legge: «Un atto di civiltà e di amore».