Corriere della Sera, 12 maggio 2002
IL LIBRO DEL GIORNO
di Armando Torno
Ci fu un lungo periodo in cui gli uomini, o almeno i filosofi, si convinsero che nessuna cosa sarebbe stata bella se non fosse venuta da Dio. Il motivo ricorre nelle Confessioni di Sant’Agostino e nell’Itinerario di San Bonaventura, due opere che distano otto secoli e mezzo, concordi però nel considerare l’Altissimo il genio dell’estetica. La bellezza cercò e trovò poi altre strade, anche se una frase —siamo nel XIII secolo — che si legge nel Liber de intelligentiis attribuito a Witelo (ma forse opera del teologo francese Adamo di Belladonna) ricorderà ai posteri che «Dio è luce». Difficile aggiungere qualcosa. Anche perché forse partì da simili considerazioni, qualche decennio dopo, il monaco Simone Tunstede per affermare che l’armonia nacque prima della studio della musica. E non poche discussioni tenute nei capitoli delle cattedrali si chiedevano in quegli anni «se e come» Dio fu prima che la luce si manifestasse e sì identificasse in Lui. Astrusità? Decisamente meno di certe solfe odierne sulla crisi del romanzo. In ogni caso, chi volesse accostarsi a tali argomenti ora dispone di questo agile volume di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, in cui la bellezza del mondo, le occupazioni della vista, i sogni e i lavori delle botteghe, oltre alle teorie dei filosofi, trovano moderna esposizione. E un mondo che commuove quello che esce dalle pagine ricorda te. Del resto, chi non avrebbe voluto vivere (almeno esteticamente) in un‘epoca in cui Giovanni XXII, in esilio ad Avignone, si preoccupava dei pericoli contenuti nella nuova musica e fulminava con la scomunica i trasgressori? E cosa si sarebbe provato a incontrare Giovanni Pisano che nelle iscrizioni del pulpito della cattedrale di Pisa dichiarava che sarebbe stato «incapace» anche se avesse voluto, di «scolpire opere di poco valore»? Un mondo dove Leone Marsicano nella Cronaca di Montecassino (parte del III libro è edita da Jaca Book) poteva elencare i magnifici doni recati dall’imperatrice Agnese per la gloria di San Benedetto: pianete intessute d’oro, piviali purpurei ornati, coperte con argento cesellato. Il resto immaginatelo. Non abbiate paura di esagerare, perché l’estetica allora la suggeriva Dio.