Avvenire 30 maggio 2002
di MAURIZIO SCHOEPFLIN
Sebbene qualche volta possa apparire un po’ più arida di altre branche delle filosofia. la gnoseologia, ovvero quella parte della speculazione che riguarda il problema della conoscenza, ha sempre rivestito e continua a rivestire tutt’oggi un’importanza che è difficile minimizzare. E non è un caso che un gran numero di pensatori abbia collocato in posizione centrale e nevralgica all’interno del proprio sistema la dottrina della conoscenza: basti pensare, a questo proposito, allo straordinario contributo offerto da Immanuel Kant, la cui riflessione sulla ragione e sulle sue possibilità rappresentò il fondamento dell’intera sua speculazione e, al tempo stesso, una delle pagine basilari di tutta la storia del pensiero occidentale. Perfettamente consapevole di questo e consapevole altresì che anche oggi un qualsiasi progetto filosofico complessivo richiede di essere introdotto e sostenuto da una chiara opzione gnoseologica, Antonio Livi, docente della filosofia d’ispirazione cristiana, ha recentemente dato alle stampe un denso volume intitolato «La ricerca della verità (Casa editrice Leonardo da Vinci), che va ad aggiungersi a molti altri scritti, ai quali Livi ha affidato la sua teoria del senso comune e un’originale rilettura di san Tommaso, teoria e rilettura che troviamo costruttivamente presenti e operanti nel libro di cui ci stiamo occupando. In sede di presentazione, Livi chiarisce immediatamente il significato profondo del suo lavoro, scrivendo le seguenti parole: «Oltre alla finalità generica e ovvia di introdurre ai problemi e al metodo della gnoseologia, lo scopo specifico di questa iniziazione alla filosofia della conoscenza è di far convergere tutti i discorsi che di solito si fanno in gnoseologia sull’unico problema davvero fondamentale, che è quello della verità». Livi sa bene che per molte orecchie e menti filosofiche contemporanee la parola verità risulta incomprensibile; ma ritiene altresì che la diffusione dello scetticismo rappresenti un grande pericolo non soltanto per la filosofia, ma anche per la libertà e a democrazia che finirebbero per essere insidiate dal relativismo dal pragmatismo e dall’utilitarismo. Di qui la necessità di non stancarsi di andare alla ricerca della verità, coscienti della difficoltà ditale impresa, ma contemporaneamente convinti che essa abbia buone probabilità di essere coronata dal successo quel successo che — ricorda Livi — arriderà a coloro che sapranno mettersi alla scuola di Colui il quale ha detto che soltanto la verità rende autenticamente libero l’uomo e che si è presentato come la via, la verità e la vita.
Antonio Livi, “La ricerca della verità” - Edizioni Leonardo Da Vinci pagg. 292, euro 21,18