Il Giornale 15 maggio 2002
di Luca Doninelli
Questa rubrica non può non occuparsi, benché se ne sia già parlato e molto – per fortuna - del libro più bello e necessario uscito in questi mesi in Italia: I nuovi perseguitati di Antonio Soci (Piemme, pagg. 160, euro 8,90). Di questo fenomeno taciuto dai media e, purtroppo, anche da moltissimi cristiani d’occidente, ossia il sistematico massacro (160mila morti l’anno) perpetrato nel XX secolo contro i cristiani in tutto il mondo, avevano già scritto lo scorso anno Antonio Riccardi (il secolo del martirio, Mondadori) e, in prospettiva italiana, Luigi Accattoli (Nuovi martiri, San Paolo).
Ma ne I nuovi perseguitati c’è qualcosa di più. C’è l’urgenza morale di un uomo, di un grande giornalista e scrittore cristiano, che fa sua questa tragedia per spiegarci qualcosa che i dati, pur agghiaccianti, da soli non riuscirebbero a dire perché l’orrore ottunde la coscienza e l’ingiustizia, quando venga commessa in quantità inaudite, ci rende avvezzi, siamo portati a giustificarla. E allora i numeri non bastano più, o meglio: bastano allo sdegno, non ancora alla coscienza.
Quello che ci spiega Socci è che essere cristiani oggi. guardare cristianamente la moglie e i figli, l’articolo che si sta scrivendo, il collega simpatico e quello antipatico, il cielo stellato, il duomo di Siena, la tv il successo, la malattia e la morte insomma tutto, significa dare testimonianza di Cristo, e che questo non esclude, di per sé, la possibilità del martirio, Il martirio è, in altre parole, consustanziale al modo in cui ci diciamo cristiani nell’affronto della realtà, ed è in qualche modo proporzionale al gusto stesso della fede. Un cristiano senza gusto della vita difficilmente interesserà i carnefici.
Centosessantamila martiri all’anno, morti per un uomo di nome Gesù Cristo; e, a fronte di questo, alti ecclesiastici secondo i quali «il conoscere non è venire a contatto con qualcosa fuori di noi, ma in noi: La verità sta nell’intimo». Quarantacinque milioni di cristiani uccisi nel XX secolo, soprattutto ad opera dell’islam e del comunismo (Socci dimostra definitiva mente come sia scorretto parlare di «stalinismo»); e, a fronte di questo, alti ecclesiastici che giustificano l’odio comunista contro i cristiani con l’atteggiamento della Chiesa a favore del potere costituito. C’è di che riflettere.
Socci aiuta a leggere in modo storicamente corretto alcuni eventi — come il sostegno della Chiesa di Spagna al regime franchista — sui quali la pubblicistica anticristiana ha trionfato. Ma soprattutto ci aiuta a considerare questo martirio come un fatto centrale per la comprensione del tempo che stiamo vivendo — non solo il XX secolo, non solo l’anno scorso, non solo ieri, o cinque minuti fa, ma adesso - soprattutto dopo che i fatti dell’11 settembre ci hanno proiettato in una prospettiva storica prima ignota perché ignorata). Per me, essere scrittore e romanziere oggi significa far navigare la mia nave in un mare i cui fondali sono stati disegnati con precisione da questo libro.