Il Sole 24 Ore, 31maggio 2002
Punto di vista
di Gianni Fochi
Non è vero, ma lasciate che ci credano. Quest’adattamento d’una celebre battuta potrebbe esprimere in poche parole il senso d’un documento della Commissione europea. Il comitato che dovrebbe tirare le linee guida scientifiche per la salute e la protezione dei consumatori comunitari ha infatti pubblicato una curiosa relazione preliminare sui criteri di valutazione dei rischi. Vi si trova un’ottima analisi sulla corrispondenza scarsa - addirittura nulla, in qualche caso — fra la minaccia reale e i timori della gente. La conseguenza che il comitato trae da quelle sagge premesse è però del tutto imprevedibile: occorre dar peso — così sostiene — non solo al rischi oggettivi. riconosciuti scientificamente. ma anche a quelli che sono tali solo nell’immaginazione popolare. Non ci stupiamo se i politici tengono conto degli umori –dell’elettorato. ancorché ingiustificati; risulta invece a dir poco grottesco l’atteggiamento simile d’un comitato scientifico.
Nella relazione viene posta di continuo, come riferimento, la qualità della vita, cioè un concetto soggettivo. Piuttosto discutibile è che un consesso recante ufficialmente l’etichetta della scienza sia voluto uscire dal suo terreno e usare criteri inconciliabili con l’etichetta stessa. Nella qualità della vita esso ha compreso i possibili effetti psicologici delle paure, con un invito tutt’altro che implicito ad assecondarle. anche se ciò pone al progresso tecnico limiti che vanno ben oltre una prudenza doverosa e ragionevole.
Nel tentativo di rientrare sulla strada scientifica dopo la sbandata, la relazione tira poi in ballo il rischio, per le coronarie, di conseguenze psicosomatiche legate a depressione e ansia; ammette però che i risultati delle ricerche in questo campo sono contraddittorie e poco convincenti, Come più probabili vengono presentati gli effetti negativi di fattori definiti psicosociali sulla nostra funzionalità immunitaria. Tuttavia non ci pare necessario possedere una laurea in medicina per chiedere cautela sull’accostamento fra la psiche umana e la fase immediatamente successiva: “L’evidenza è composta in gran parte di dati ottenuti con esperimenti sugli animali”.
Sembrerebbe ovvio aspettarsi da un comitato scientifico un’azione rivolta semmai a spiegare alla gente, in tutti i modi possibili, che certe paure sono irrazionali, Invece si suggerisce alla Commissione europea di farsene condizionare, anziché attaccarle alla radice. Nel documento, in effetti, è espresso una sorta d’auspicio che gli scienziati trovino le occasioni e il linguaggio adatti a illustrare la consistenza reale dei rischi all’uomo della strada; ci sono anche osservazioni molto acute, per esempio sui difetti e sulle incongruenze delle norme europee a proposito di pesticidi agricoli. Ma la ripetuta raccomandazione di mettere nel conto gli stati d’animo privi di fondamento avrà purtroppo l’effetto d’avallare l’ambientalismo estremista e deteriore. Viene spontaneo pensare, insomma, a un documento frutto d’un arduo compromesso fra vedute opposte.