Avvenire, 07 giugno 2002
di Giovanni Bensi
Juzhnoje Butovo, uno dei tanti sobborghi di Mosca, con palazzoni anonimi dell’epoca di Khrushov. Nulla di particolare, se non che, poco fuori dell’abitato si stende un’area simile ad una vecchia fabbrica abbandonata con alcuni capannoni semidiroccati. Nel mezzo sorge una chiesa, dedicata ai «Nuovi martiri russi» e consacrata nel 1998. Accanto ad essa una sede di tavole di e con incisi lunghi elenchi di nomi preceduti da una croce. Siamo nel “poligono di Butovo”, dove ai tempi di Stalin l’Nkvd, la polizia segreta, fucilava e seppelliva i “nemici del popolo”. Con una particolarità: a Butovo venivano “eliminati” soprattutto i religiosi, sacerdoti e laici, di tutte le fedi, ortodossi, cattolici, ebrei, musulmani, monofisiti, armeni. Ogni confessione ha qui il suo martirologio.
Dalla caduta del comunismo tutti gli anni in questi giorni il Patriarca di Mosca, Alessio II, al di fuori di tutte le polemiche interconfessionali, viene a Butovo e celebra una panikhida, un ufficio funebre per le vittime del comunismo. Così è stato anche quest’anno, quando il Patriarca ha concelebrato con 12 vescovi, fra cui il metropolita di Krutitsy e Kolomna l’arcivescovo di Mosca) Juvenalij, alla presenza di 200 sacerdoti e almeno 3mila fedeli. La particolare solennità era dovuta al fatto che il Patriarca ha consacrato il campanile della chiesa, ultimo ad essere stato costruito. A Butovo sono state uccise forse centomila persone. Dagli archivi della Lubjanka sono usciti solo dati parziali, ma agghiaccianti: dall’8 agosto 1937 al 19 ottobre 1938, in 14 mesi, sono state fucilate a Butovo 20.675 persone. Alessio lI in una breve omelia ha definito il poligono di Butovo uno dei tanti «Golgota russi».Tra le vittime soprattutto ortodossi, fra cui il metropolita di Leningrado (Pietroburgo) Serafim, l’ultimo priore del Monastero della Trinità e di San Sergio (il monastero centrale dell’ortodossia) Kronid e numerosi altri. Ma fra le vittime di Butovo, accomunate negli elenchi ai loro fratelli ortodossi, anche numerosi cattolici, come sacerdoti Mikhail Tsakul’, Julian Tsimashkevich, losif Katajev, losif BelogoIovyj, Konstantin Budkevich e Sigizmund Krzhizhanovskij e la suora Marija Komarovskaja. Molti i monofisiti armeni i cui nomi sono indicati a parte: Komsar Abramjants, Magak Stepanjan e altri, in tutto 54.
Le celebrazioni funebri a Bntovo sono in genere officiate dai soli ortodossi, ma l’8 marzo 2000 le porte di Butovo furono aperte anche ai cattolici: una liturgia funebre fu celebrata dai sacerdoti Stefano Caprio (recentemente espulso dalla Russia) e Grigorij Tserokh, accompagnati da un gruppo di 23 cattolici moscoviti, Delle vittime dello stalinismo ormai quasi più nessuno parla. Una visita a Butovo serve a rinfrescare la memoria su una tragedia del XX secolo.