Il Ponte di Sacco, giugno 2001

La presenza Islamica in Italia

 

Mercoledì sera, 30 maggio, a Ponsacco, presso  l’Auditorium della Mostra del Mobilio, si è svolto un incontro culturale organizzato dal Gruppo consiliare della Casa delle Libertà sul tema: «La presenza islamica in Italia – Fatti e problemi». Erano presenti oltre 80 persone, in prevalenza quadri di zona  dei partiti delle formazioni politiche organizzatrici e, per altra pare, personalità del mondo cultuale ed associativo locale. Relatore è stato Giovanni Cantoni, responsabile nazionale di Alleanza cattolica, autore di un libro sull’argomento che pure è stato presentato durante l’incontro.

Dopo una breve presentazione del capogruppo, ing. Leonardo Mattolini, il relatore ha esordito ricordando una serie di dati demografici (di fonte Istat) secondo i quali la popolazione italiana subirà nei prossimi trent’anni, per invecchiamento e denatalità, un decremento di cista 19.000.000 di persone di cui 16 in età lavorativa.

Questo vero e proprio vuoto, denunciato ripetutamente  anche dal Pontefice quale frutto di una mentalità e di istituti giuridici contrari alla dottrina cattolica, va ad essere riempito dall’immigrazione c.d. extracomunitaria proveniente da oltre la metà da paesi islamici.

Chiarita dunque l’importanza dello studio della presenza islamica in Italia Cantoni ha poi illustrato, pur nei ristretti margini di un intervento di poco più di un’ora  alcuni dei maggiori problemi di convivenza con l’Islam: una realtà profondamente diversa  da ogni altra nota alla nostra mentalità europea ed anche molto diversa dalle rappresentazioni da dépliant vacanze che spesso sono le sole  che se ne conoscono. Infatti, da un lato, l’Islam non ha capi riconosciuti (come può essere, ad esempio, il Papa tra i cattolici) il che rende difficile ogni seria intesa, come già ci si sta rendendo conto in altri paesi europei  ove pure ne sono state tentate. Dall’altra, poi, esso non conosce distinzione tra politica e religione  per cui – secondo i testi islamici più accreditati – la vita religiosa per i musulmani è possibile solo in un paese politicamente (e totalitariamente) islamico: da qui, la difficile vita  dei non islamici in tali paesi dove oltretutto sono diffusi istituti quali la poligamia, una concezione del ruolo della donna molto diversa da quella occidentale e, soprattutto, la pesante repressione penale delle conversioni dall’Islam ad altre religioni. Da tutto questo deriva poi anche il fatto che la presenza musulmana, una volta diventata numericamente significativa, tende  necessariamente ad istituzionalizzarsi nelle forme proprie dei paesi islamici certamente diverse dal tipo di democrazia occidentale.

Prima di concludere, Giovanni Cantoni ha poi anche timidamente accennato ad ipotesi di possibili interventi per affrontare il problema indicando tra di essi l’ipotesi di far rientrare i molti italiani all’estero (molti dei quali chiedono inutilmente visti di lavoro ai nostri consolati) ed il sistema adottato, ad esempio, dalla Comunità elvetica di sottoporre lo straniero, dopo un periodo di permanenza in prova, una sorta di esame di ammissione fondato sulla condotta tenuta e su conoscenze acquisite di storia, cultura, istituzioni svizzere; e questo al fine di evitare accessi indiscriminati di persone, forse, poco gradite anche nel loro paese di origine.