Secolo d’Italia, 30-06-02

 

“Il Vangelo letto da un medico”: Felice D’Onofrio dimostra  razionalmente le verità della fede cristiana

Miracoli a prova di scienza

Un contributo al filone dell’apologetica cattolica sulla scia di Messori e Cammilleri

 

CORRADO GNERRE

 

LA storia di Felice D’Onofrio è particolare. Laureato in Medicina, poi docente universitario quindi direttore della Clinica medica della Seconda Università di Napoli, infine padre francescano ordinato sacerdote da papa Giovanni Paolo II nel maggio del 1989. Adesso anche autore di libri teologici. Ha infatti dato realmente alle stampe, per i tipi delle Edizioni Grafite di Napoli, Il Vangelo letto da un medico.

Si tratta di uno studio sui più importanti miracoli di Gesù che i Vangeli raccontano: ma si tratta di un’analisi un po’ particolare, l’analisi di un medico. D’Onofrio ne studia i particolari e arriva alla conclusione che la credibilità e storicità di questi miracoli è fuori discussione. Facciamo l’esempio del miracolo del Cieco di Betsaida che riacquista la vista grazie alla saliva di Gesù (Matteo 8,22-24). Alla domanda di Gesù: “Vedi qualcosa?” egli risponde: “Vedo degli alberi che camminano”. Secondo D’Onofrio una risposta di questo tipo è perfettamente aderente alla realtà delle cose. Chi riacquista la vista dopo molto tempo, non la riacquista istantaneamente, ma inizia a vedere solo qualcosa dl difficilmente definibile, qualcosa che si muove, che si sposta. Come ha detto lo steso autore in un’intervista “Il processo di adattamento retinico che al buio si esprime in un abbassamento della soglia luminosa è, viceversa, con un aumento della soglia di luce. Un comportamento dovuto a meccanismi biochimici e nervosi retinici che si attuano in condizioni di oscurità”.

Ma perché è importante un libro come questo? Da tempo si sta cercando di trasformare il fatto cristiano in vaga e fumosa atmosfera, cioè in una sorta di mitizzazione. Quella che è stata definita da molti osservatori come protestantizzazione del Cattolicesimo non è un’esagerazione. Soprattutto La Sacra Scrittura ne ha fatto le spese. Si pensi alla cosiddetta Formengeschichte che si basa sulla convinzione che i Vangeli non conterrebbero gli autentici fatti e detti di Gesù, ma solo quelli eIaborati, modificati dalla primitiva comunità cristiana. Il che vuol dire che non si può conoscere cosa realmente fece e disse Gesù, il che vuoI dire anche che il cristianesimo più che storia è mito.

Formengeschichte, nata in ambito protestante, ma importata abusivamente in quello cattolico grazie soprattutto alla maestria e alla scaltrezza del modernismo teologico e della nouvelle theologie. La Formengeschichte confutata più volte, ha saputo resistere solo con un paradosso: dogmaticamente. Essa nacque appellandosi alla scienza e ai criteri scientifici contro la dominante impostazione dogmatica; e poi, confutata e smentita dai fatti, non ha voluto sentire ragioni e si è arroccata nel peggiore dei dogmatismi, quello della presunzione intellettuale. E Infatti studiosi come il gesuita José O’Callaghan e Carsten Peter Thiede  sono stati attaccati non con argomenti ma con pregiudizi. Il primo è riuscito a identificare il piccolo frammento di Qumran (detto 7Q5) con il Vangelo San Marco; il secondo è riuscito a datare all'inizio del primo secolo alcuni frammenti dl papiro col Vangelo di San Matteo, frammenti che sono conservati presso li Magdalen College di Oxford.

Se proprio qualche appunto si deve fare alle tesi di D’Onofrio è,per esempio, quando — dell’episodio del ragazzo ritenuto posseduto da uno spirito immondo. D’Onofrio ci tiene a sottolineare che la fenomenologia descritta dal Vangelo è perfettamente coerente e precisa alla tipica fenomenologia dell’epilessia. D’Onofrio fa bene a precisano. proprio per confermate la storicità del Vangelo ma poi proprio per questo, sembra escludere qualsiasi ipotesi di presenza preternaturale nel ragazzo. E questa conclusione potrebbe non reggere perché teologicamente, l’azione del demonio può presentarsi con fenomenologie comuni a patologie diffuse.

Ma a parte ciò, libri, come questo di D’Onofrio, danno linfa a quell’importante filone dell’apologetica cattolica che negli ultimi anni, grazie soprattutto ad autori come Vittorio Messori e Rino Cammilleri, sta riacquistando importanza dopo anni di voluta dimenticanza.

L’apoIogetica è la dimostrazione e la difesa razionale e storica della verità della fede cristiana (per il suo carattere universale si distingue dall’apologia che è la difesa particolare di singole verità). Senza l’apologetica la fede perde persuasività e si riduce a pura esperienza ed emozione. Queste ultime sono importanti ma logicamente devono conseguire alla verità. Non è l’esperienza che giudica la verità, ma il contarlo: è la verità che deve giudicare l’esperienza. L’Incontro personale con Cristo è sì il criterio di giudizio del proprio essere cristiani (“cristiano” è per l’appunto chi è seguace di Cristo!), ma la volontà deve seguire logicamente (bisogna conoscere prima di scegliere!) l’adesione intellettuale al vero.

Ecco perché il cristianesimo attuale trasuda sentimento, ma manca di persuasione.