Corriere della Sera, 15-07-02

 

La salute della Terra

La via tecnologica

“No, non abbiamo ipotecato il futuro”

Il  premio Nobel Gaty Becker: “Il reddito del mondo cresce molto più della popolazione. La tesi delle risorse che si esauriscono non regge”.

 

Umberto Venturini

 

I sette cavalieri dell’Apocalisse, nella versione offerta dal World Wildlife Fund (Wwf) con il suo Rapporto sul pianeta vivente 2002 presentato la settimana scorsa, sono in realtà tre: l’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali, la crescita smodata della popolazione e gli inquinamenti. E, se i governi nazionali e le organizzazioni sopranazionali non interverranno immediatamente con drastici provvedimenti—come, ad esempio, forti penali per gli inquinatori industriali; tasse salate per scoraggiare metodi di produzione inefficienti, messa al bando di prodotti chimici non ecologici — il mondo diventerà invivibile entro il 2050. Una previsione che però non convince Gary Becker, premio Nobel per l’Economia, docente alla University of Chicago e uno dei principali luminari iella Hoover lnstitution l’autorevole think tank della Stanford University. Un economista conservatore che però non si tira indietro quando, per risolvere un problema, bisogna ricorrere a rimedi messi all’indice dall’ortodossia capitalista. Per frenare i consumi di idrocarburi in Usa, ad esempio, ha suggerito di aumentare le tasse sulla benzina, una presa di posizione eretica nel Paese del carburante a buon mercato e dei fuoristrada a sei cilindri.

“Il mondo non finirà fra cinquant’anni — dice Becker — anche se, per mantenere e continuare a migliorare il nostro tenore di vita, in quei settori dove il mercato non è sufficiente a equilibrare l’offerta e la domanda, saranno opportuni interventi dei governi”. Che però non saranno quelli “draconiani” proposti dal Wwf.

Il  Rapporto, secondo Becker, “è un’utile rassegna dei problemi posti dalla scarsità di acqua, dal depauperamento delle risorse ittiche e di altre risorse naturali”, ma la sua utilità. sia dal punto di vista delle conclusioni che raggiunge che da quello dei rimedi suggeriti, è viziata dal fatto che i suoi compilatori “non hanno tenuto conto di altri fattori importanti, senza i quali l’analisi, oltre che incompleta, risulta anche sbagliata”.

Se è vero che la popolazione mondiale, ad esempio, è più che raddoppiata nell’ultimo mezzo secolo, è anche vero che “il reddito pro capite degli abitanti del pianeta; compresi quelli dei Paesi più poveri, è cresciuto al ritmo più rapido mai registrato nella storia della natalità”, ossia all’1,5% annuo di media. Anche la durata media della vita è aumentata in quasi tutte le nazioni. Fa eccezione l’Africa, a causa dell’epidemia di Aids, “un fattore che non ha nulla a che fare con il problema delle risorse naturali di cui parla il rapporto”, osserva Becker, aggiungendo che “da praticamente tutti gli altri punti di vista, non si può negare che la vita delle persone è sensibilmente migliorata”.

Il problema delle risorse naturali, dice l’economista, va quindi visto in questo contesto. “Il fattore più importante — spiega — è il progresso tecnologico, che ci consente di estrarre e combinare risorse — umane, naturali e fisiche — con un’efficienza molto superiore a quella del passato”. Grazie alle tecniche agricole sviluppate negli ultimi decenni, ad esempio “la fame è diminuita, la disponibilità di cibo in quasi tutte le parti del mondo è aumentata insieme con le rese”. Ma restano problemi grossi, come la scarsità di acqua e l’eccesso di pesca. Che però “vanno affrontati nel modo giusto, non con misure drastiche”. Per l’acqua la soluzione è il mercato. “La maggior parte delle  risorse idriche—osserva l’economista americano—fra l’80 e il 90%, viene consumata dalle industrie e dagli agricoltori. Dato che viene fornita a prezzi nominali dagli Stati che hanno costruito, affrontando costi enormi, dighe, invasi e acquedotti, gli utilizzatori non hanno alcun incentivo a contenere i consumi e ad evitare gli sprechi. La soluzione, quindi, consiste nel far pagare, per l’acqua, un prezzo corrispondente al suo valore”. Per regolare la pesca, invece, basterà negoziare ragionevoli trattati internazionali.

Il Wwf però sostiene che i progressi economici degli ultimi decenni sono stati conseguiti soltanto grazie all’utilizzo di risorse che, a causa dell’eccessivo sfruttamento, si vanno progressivamente esaurendo. “Una tesi che non regge — risponde Becker —. Perché se fosse vero che queste risorse vanno scomparendo il mercato eserciterebbe una pressione al rialzo sui loro prezzi”. Invece, i prezzi in termini reali (ossia al netto dell’inflazione) di carbone, gas naturale e petrolio sono oggi più bassi che nel 1973, dopo il primo shock petrolifero provocato dall’Opec.

Lo stesso vale per le derrate e per i metalli come il rame. “I prezzi di quasi tutte le risorse negoziate sul libero mercato di cui si occupa il rapporto sono scesi per il gioco della domanda e dell’offerta — afferma l’economista — e questo vuol dire che, contrariamente a quanto sostiene il Wwf, i nostri progressi degli ultimi decenni non sono stati conseguiti ipotecando l’avvenire”.

Sta di fatto. comunque, che l’Onu prevede una popolazione mondiale di nove miliardi di anime fra 50 anni. Ce la farà il pianeta a sostenere un peso di questo genere? “In primo luogo — ribatte Becker — lo proiezioni dell’Onu; a partire dal 1989, si sono dimostrate errate per eccesso e vengono costantemente riviste al ribasso. Nei Paesi industriali, il tasso di crescita della popolazione. escludendo l’immigrazione, è intorno allo zero. E anche nei Paesi meno sviluppati, quando crescono i redditi e il tenore di vita, il tasso di natalità tende a scendere, come dimostrano le statistiche delta Corea e di Taiwan. Anche se diventassimo veramente nove miliardi fra 50 anni, comunque, sono convinto che sarebbe possibile assicurare alla popolazione del pianeta il mantenimento e anche il miglioramento degli attuali livelli di vita. Lo dico con profonda convinzione”.

L’ottimismo del premio Nobel è basato principalmente sull’aspettativa di ulteriori progressi tecnologici che consentiranno di utilizzare in modo più efficace ed efficiente le risorse disponibili, e di renderne disponibili di nuove: “Lo sfruttamento del potenziale dell’informatica, della biotecnologia e delle alte tecnologie che abbiamo negli ultimi 50 anni e che ci hanno consentito di far crescere le economie a tassi di sviluppo elevati, è ancora agli inizi”, sostiene l’ economista.

“Non sono Candide, e non dico che questo è il migliore dei mondi possibili — conclude Becker —. Ma il mondo non finirà fra 50 anni e sono pronto a scommettere che, se gestiremo in modo oculato le risorse del, pianeta, godremo di un maggiore benessere e di vita più lunga. non soltanto nei Paesi industriali ma anche in quelli più poveri.