Il Giornale, 28-06-02

Libertà religiosa, per i cristiani è un inferno

Corea del nord e Sudan in cima alla classifica dell’intolleranza. In Arabia Saudita vietati i culti non islamici

ANDREA TORNIELLI

 

La libertà religiosa nel mondo continua ad essere minacciata in molti, troppi Paesi: lo rivela, ancora una volta, l’annuale rapporto curato dall’Acs, l’associazione di aiuto alla Chiesa che soffre, presentato ieri a Roma. In cima alla lista nera, nelle 189 dettagliate schede che compongono il volume e fotografano la reale difficoltà di professare la propria religione, ci sono Corea del Nord e Sudan.

Nei 2001 “la parte più popolosa del mondo si è rivelata anche quella maggiormente carica di problemi relativi alla libertà religiosa” si legge nel capitolo del rapporto dedicato all’Asia. Che cita, ad esempio la situazione dell’Arabia saudita, giudicata molto simile a quella dell’Afghanistan talebano. “Ogni culto pubblico che non sia quello islamico - osservano gli estensori del rapporto- è severamente proibito e punito, mentre il culto privato rimane sottoposto a varie restrizioni nonostante le affermazioni in senso contrario del governo”. L’Acs spiega infatti che negli ultimi anni si sono moltiplicate le dichiarazioni a favore dell’autorizzazione del culto privato, ma non risulta ancora chiara la distinzione tra sfera pubblica e privata. “Ai cristiani e agli infedeli - si legge nel rapporto - non è consentito costruire un cimitero per ospitare le spoglie dei propri defunti, né tantomeno celebrarne i funerali. La macabra discriminazione vige per evitare che sul territorio saudita, dove sono ospitati i luoghi sacri dell’islam, siano recitate preghiere. I parenti vivi, quindi, devono sbarazzarsi del congiunto al più presto, rispedendo la salma in patria a un costo corrispondente a circa 3.300 euro”.

Tra le situazioni gravi dell’estremo Oriente, oltre a quella della Corea del Nord, dove i cristiani “sono ancora relegati nei gulag” (come testimoniano molti racconti di sopravvissuti), spiccano quella del Vietnam, del Laos, della Cina, Paese a maggioranza di agnostici dove una trentina fra preti e vescovi cattolici sono tutt’oggi imprigionati e dove soffrono restrizioni anche i buddisti.