Il Giornale lunedì 16 luglio 2001
GENETICA
di Giuseppe Sermonti
La settimana scorsa, l'Istituto
per la riproduzione di Melbourne, ha annunciato una nuova tecnica di
riproduzione assistita, che è stata riportata sotto titoli del tipo: Gli Scienziati «Aboliscono» l'Uomo. Rassicuratevi:
nei laboratori dell'università australiana non si prepara la fine dell'uomo o
il giorno del Giudizio. Posso essere d'accordo con Marcello Veneziani di
sospendere la Genetica o magari metterla in cassa integrazione. Ma più per le
sue minacce e le sue millanterie che per quello che effettivamente combina.
L'esperimento della dottoressa australiana Kaplan non è cosi nuovo e la sua
applicazione è poco più di un'intenzione. La Kaplan ha indotto in cellule del
corpo di un topolino la riduzione (il dimezzamento) dei cromosomi, processo
noto come («meiosi», che generalmente si svolge solo nelle cellule (gametociti)
da cui si originano spermatozoi o uova, ma che eccezionalmente si verifica
nelle cellule adulte. La studiosa ha prelevato da un topino alcune cellule
«ridotte» e le ha usate per fecondare uova di topolina. Ma ancora non ha
provato a impiantare i pre-embrioni risultanti in utero, e appurare se la
gravidanza procederà e se nasceranno topolini normali. Esperimenti sull'uomo
sono stati appena menzionati. Tutti questi annunci di rivoluzioni genetiche
umane sono fantasmagoriche bolle di sapone. Esse produrranno al più qualche
deprecabile effimero mostro. La dura realtà è che gli unici metodi efficaci per
cambiare la struttura delle popolazioni umane sono quelli rubricati sotto la
voce «selezione». Questa può essere realizzata mediante la fecondazione
artificiale con libera scelta da banche di semi, che il Nobel Herman Muller
propose dopo l'ultima guerra, ma che ebbe breve storia. Si tratta
essenzialmente di pratiche veterinarie, note da secoli e che la medicina si era
fino a qualche decennio fa astenuta dall'applicare all'animale domestico uomo.
Le prodezze genetiche o ginecologiche che gli scienziati annunciano a
ripetizione: clonazione, modificazione genetica, fecondazione aspermatica,
congelamenti e trasferimenti embrionali e simili sono solo falsi scopi per
adornare di scientificità la degradazione dell'uomo ad animale da laboratorio.
Esse ottengono anche un altro risultato. Ed è che l'uomo si va sentendo sempre
meno accreditato alla propria normale riproduzione e si va arrendendo a ciò che
gli viene presentato come conquista ormai irrinunciabile della scienza.
Qualcuno è arrivato a dire che un giorno solo i poveri adotteranno la
riproduzione naturale.
Per nostra fortuna la natura
stessa ci difende dalle nostre aberrazioni, e gli essermi «artificiali» sono
una categoria inferiore e a rischio rispetto a quelli generati nel talamo
nuziale. I cosiddetti animali «donati», che sono la condizione più simile a
questi progettati esseri fecondati con nuclei «ridotti», sono stati un
fallimento già nel campo veterinario. A parte l'alta percentuale di aborti, i
sopravvissuti presentano ogni sorta di tara e aberrazione. Se ne conosce anche
il motivo: i nuclei contengono una batteria di geni, eguale in ogni cellula del
corpo, ma con un diverso registro che indica quali geni debbano funzionare e
quali no. Nel cuore, nell'occhio, nel fegato sono diversi i geni attivi, ed è
appunto per questo che questi organi sono differenti tra loro. Nella
fecondazione con cellule somatiche si procede a una disattivazione nucleare, ma
questa non è mal assoluta. Come che sia, il procedimento naturale, con
l'incontro dello sperma e dell'uovo nel grembo femminile non è mai
eguagliabile. Esso non è una procedura rozza e animalesca, come si tende a
farci credere, ma un processo meraviglioso, raffinatissimo e inimitabile, di
fronte al quale tutti gli artifici di ginecologi e genetisti sono surrogati,
protesi, male imitazioni, talvolta necessarie per risolvere problemi di
infecondità, come un arto artificiale risolve quelli ambulatori. Non stiamo ad
ascoltare i proclamatori del verbo «in vitto è meglio», né i profeti che
qualificano come retrogradi e nemici del progresso coloro che si ostinano a
chiedere che i figli del precetto o del peccato siano più sani, più belli e più
garantiti. il futuro non appartiene agli aghi di vetro dei genetisti, ma alla
gioiosa coscienza che la nascita di un figlio odi un fiore non sono il trucco
di un prestigiatore, ma inarrivabili prodigi della natura.