Panorama 23 agosto 2001
CUBA 2 TELECINCO DOCUMENTA IL NARCOTRAFFICO
Un gruppo di giornalisti spagnoli acquista droga in grandi quantità da un grossista dell’isola. Che assicura: «Rispondo solo al governo»
Denunciato come «narcotrafficante» dall’Onu, dal governo Usa
e dalle pesantissime rivelazioni del libro Dulces
guerreros cubanos di Norberto Fuentes, l’unico pezzo da novanta
dell’entourage castrista che sia riuscito ad andarsene da Cuba, il governo
dell’Avana ha sempre respinto con sdegno ogni accusa. Non solo: Fidel Castro
ripete che nella sua isola la droga è straniera. Ma per la prima volta Atlas,
équipe di giornalismo d’indagine della spagnola Telecinco, ha proiettato un
filmato che documenta come all’Avana si possono comprare montagne di cocaina.
L’eccezionale reportage Narcotraffico all’Avana, andato in
onda il 13 luglio, mostra le trattative di giornalisti di Atlas per comprare
ben 400 chili di coca all’anno da «El Anillas», un grossista locale. Un
business colossale: 8 milioni di dollari. Ma c’è di più: il venditore assicura:
«La merce, 8 chili la settimana, la posso far arrivare all’aeroporto di
Madrid-Barajas. Per la sicurezza non c’è problema. Io la sicurezza la pago. E
rispondo solo al governo».
Per documentare il narcotraffico, Atlas ha spedito due
coppie di giornalisti all’Avana. La prima si è accreditata. La seconda, con
microtelecamere nascoste negli indumenti, si è spacciata per una coppia di
turisti. Prima, però, è stato necessario uno stage a Siviglia, dove un reporter
ha preso lezioni da un «pusher» su come si negozia con un grossista.
Soprattutto, Atlas è riuscita a farsi dare da un importatore, che già aveva
comprato da «El Anillas» cocaina per il mercato spagnolo e che è in galera, la
«password», l’indispensabile parola d’ordineper contattare il cubano.
«A Cuba, come sa qualunque turista, non è difficile comprare
modiche dosi di cocaina. Ma noi volevamo provare che se ne possono trovare
quantità importantissime in un paese
che è completamente controllato dalla Polizia» racconta a Panorama il direttore di Atlas. «E, se
si può comprare droga all’Avana, il regime è a conoscenza del business».
La seconda squadra, quella dei «turisti», è arrivata
all’Avana la scorsa primavera. I narcotrafficanti, nonostante la password,
studiano per due settimane i compratori. Poi, in una baraccopoli vicino alla
capitale, c’è l’incontro con «El Anillas», un uomo di 29 anni così chiamato per
la incredibile quantità di anelli che porta. «Il narco tirò fuori da un
nascondiglio tre sacchetti di coca e mi disse di fare tutte le prove che
volevo» racconta Alejandro, il reporter spacciatosi per compratore. La password
e lo slang imparato a Siviglia funzionarono perfettamente. E la coca è di
qualità eccezionale, pura la 90 per cento, perché, con l’embargo, a Cuba non
hanno di che tagliarla.
Alejandro verifica la qualità della cocaina con un test che
usa l’antidroga spagnola. Una prova fondamentale perché una purezza così alta è
come il marchi di fabbrica del paese d’origine e significa che non è passata
per altre mani .
Intanto un altro reporter riesce a filmare estesi campi di
marijuana in una zona militare nei pressi di Cienfuegos. Poi la squadra di
«turisti» torna in Spagna con il materiale registrato e da Madrid un altro
«turista» porta un video con le prove alla coppia di giornalisti rimasti a
Cuba, che lo consegnano al governo. «Aspettavamo spiegazioni ufficiali» dice il
direttore di Atlas. «Ma, da giugno, nessuna risposta»
Gian Antonio Orighi